La espiritualidad natural del hombre…. sin religion


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Nuestra verdadera naturaleza espiritual, si escuchada con respecto, está más allá del dualismo.

Lamentablemente el esquema mental de las religiones, puesto encima de la espontanea revelación de lo humano en nosotros, sigue ofuscando la sencilla conciencia de existir, de pertenecer a un todo indivisible del que somos parte integrante.

Antes de ser cristianos, mahometanos o budistas somos conciencia, pero esta conciencia está totalmente asombrada que nuestras calidades intrínsecas vienen sumergidas por una plétora de ideas, limitaciones y estructuras pre-construidas de diversas creencias religiosas. Una valla que impide la libertad de expresión en términos de la espiritualidad natural del hombre.

Basta ver el mal uso que se hace del término “laico” por la religión católica, dejando por entendido que se trate de una persona que no pertenece a la clase sacerdotal, pero miembro de la religión. Absurdo desde el punto de vista etimológico y lingüístico, en cuanto laico (del griego Laikós) significa afuera de cualquier contexto político y religioso (una especie de paria).

Pero el mal uso Católico del término “laico” se sigue haciendo descaradamente en las menciones hechas por el Vaticano con referencia a los llamados creyentes “laicos” (es decir, la gente común, los jefes de familias u otros no ordenados en el sacerdocio, pero que igualmente pertenecen a la religión). Este truco lexical ayuda a mistificar y diferenciar lo que es absolutamente indivisible: el espíritu.


Paolo D’Arpini

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(Traduzione in spagnolo di Silvia Marchegiani)

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Taoismo, sessualità e rigenerazione energetica


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La differenza fondamentale tra la natura sessuale dell’uomo e della donna è nella diversa natura dell’orgasmo. Quando l’uomo emette il seme (eiacula) perde gran parte della sua forza costituzionale; mentre per la donna è completamente diverso.

L’orgasmo per la donna è una forma di rigenerazione a tutti i livelli: fisico, energetico, mentale e spirituale. Ecco perché nel Taoismo si dice: “la donna comanda nella stanza da letto”. E’ la regina su molti livelli.


L’uomo occidentale perde il suo seme ad ogni rapporto e così facendo diventa sempre più debole: si ammala più facilmente e invecchia velocemente. La donna invece si rafforza sempre di più; infatti vediamo che la donna è normalmente più longeva dell’uomo.

Non bisogna pensare che l’uomo deve negarsi il piacere dell’orgasmo, ma egli deve imparare ad avere un’altra forma di orgasmo. Con questa tecnica non perde il seme e può vivere la sessualità come una profonda pratica spirituale e di guarigione. Si dice, ‘‘La natura dell’uomo è yang e quindi facilmente eccitabile’. Si eccita facilmente ma con la stessa velocità si spegne. La natura della donna è yin, si eccita lentamente e ci mette molto per trovare piacere”.

Insomma sono due mondi opposti e complementari che devono o possono trovare dei modi per comunicare ed imparare insieme. Nel Tao dell’amore i praticanti si nutrono a vicenda. L’uomo raccoglie il massimo dello yin dalla donna e la donna il massimo dello yang dall’uomo.

Si inizia con delle pratiche respiratorie molto semplici, poi si continua mettendo in contatto le zone dei rispettivi Tan-Tien (il punto due dita sotto l’ombelico) e in questo tocco si respira insieme. In realtà inizia già uno scambio profondo dello yin e dello yang.
E principalmente si gioca,si sdrammatizza l’atto sessuale e ci si incontra su un piano diverso. Di crescita e di alta spiritualità; il corpo e le sue innumerevoli energie vengono usati per crescere e comprendere di più la nostra relazione con l’universo.
Quando arriva il momento dell’orgasmo e qui siamo sempre nella prima fase(gioco – piacere – istinto), la ritenzione del seme da parte del maschio lo rafforza e nutre il suo cervello (mare del Qi del midollo) e anche i reni.

La donna non è privilegiata per il fatto che non trattiene il seme ma possiamo dire che lei è assolutamente la dominatrice della stanza da letto. Nel Tao dell’amore, l’obiettivo non è la longevità o il piacere dei sensi. Il fine è la conoscenza di sè stessi, e di conseguenza della vita.
 
La lontananza dell’uomo dalla donna e viceversa è sempre negativa. Insieme possono coltivare l’elisir di lunga vita e raggiungere livelli altissimi di realizzazioni spirituali. Quando la pratica è corretta possono avere in una notte anche più di 10 rapporti.

Chi dei due conosce tutti i passi della pratica non deve rivelare tutti i segreti subito, perché l’ingenuità e il fatto di consegnarsi a cuore aperto, favorisce il movimento del prana (Qi).
 
Gli spiriti comunicano tramite i corpi e in qualche modo si raccontano i segreti della vita universale; questo è meraviglioso. Nell’arte dell’alcova tutto è armonioso: ogni gesto è dolce e carico di pace. Si osservano i colori del compagno e lentamente si pratica in modo naturale;ma la naturalezza e la pace sono obbligatori.
La donna stimola e provoca l’energia dell’uomo, ma per dirigere il Qi dell’uomo in modo corretto il cuore della donna deve essere puro e il suo spirito calmo. Per nutrire l’energia dell’uomo la donna deve aspettare che l’uomo si stabilizzi nel più alto piacere fisico; che poi viene trasformato in energia spirituale.
 
Il punto nella pratica non è ne il piacere fisico ne il raccogliere per entrambi il fluido vitale, ma solo avere quell’atteggiamento fisico, mentale, spirituale che in qualche modo richiama gli spiriti (Shen) nelle coscienze dei praticanti.

Quando gli Shen sono a casa,allora inizia la vera pratica, perché l’uomo e la donna sono guidati da queste intelligenze superiori. Si dice che quando lo yang nutre lo yin non esiste malanno che non venga allontanato. Così la donna cerca lo yang dell’uomo e l’uomo cerca lo yin della donna. E’ una forma di alchimia meravigliosa che genera la vita a tutti i livelli:dal livello animale a quello spirituale.
Prima di qualsiasi rapporto l’uomo dovrebbe eccitare moltissimo la donna. I segni sulla donna sono molto chiari; i segni che ci fanno capire che è pronta per la penetrazione.

Occhi lucidi; labbra umide o bagnate;contrazioni spontanee; come una sensazione di stordimento. Qualche volta anche palpitazioni.
Le penetrazioni sono lente ma forti; poi si aspetta. Normalmente ci sono 3 penetrazioni profonde e una superficiale. Possiamo parlare di una figura mitica che trova nel Tao dell’amore una posizione centrale: è la regina madre d’occidente, si dice che essa sia diventata immortale assorbendo il liquido seminale dei giovanetti inesperti.
 
La donna per la tradizione medica cinese difetta di sangue,ma può sostituirlo con lo sperma dell’uomo. C’è quindi anche l’ipotesi dove è la donna che alimenta la propria vitalità grazie all’uomo. In realtà se la tecnica è praticata in modo corretto, tutti e due incrementano la loro vitalità. Nella coppia ci vuole una calma profonda; i cuori e le menti devono essere completamente in pace;il compagno si comporta come un innamorato al primo incontro: aspetta con calma che l’altra raggiunga il massimo godimento; solo così si può poi accedere a livelli di consapevolezza molti più alti.
E’ lo yin che nutre lo yang e viceversa.
 
Nel Tantra Taoista ci sono 3 stanze (o passaggi) da superare per arrivare allo yoga (unione con il Tao). La prima stanza (la più difficile ) è la stanza di carne,qui bisogna liberarsi di tutti i pregiudizi,le paure,la finta moralità che abbiamo sul sesso.

Quindi si va a toccare le nostre radici e il nostro lato animale; liberiamo così le forze più oscure e potenti dell’energia sessuale e del desiderio. Andiamo praticamente a toccare tutto quello che per noi è sempre stato vietato. Il fine qui è il godimento dei sensi al massimo livello. Questo passaggio è per noi molto difficile;primo perché non siamo tutti così disinibiti, poi la nostra cultura (cristiana-cattolica) ci vieta un po’ questo modo di vivere la sessualità.
 
La seconda stanza è quella dei fiori dove i praticanti imparano a gestire,guidare e manipolare l’energia sessuale (Yuan Qi) a scopo terapeutico. Qui la sessualità viene impiegata per curare i disturbi fisici,psicologici ed energetici dei praticanti.
 
Si utilizza l’orgasmo come strumento di cura. I corpi si muovono come in una danza dove i canali dell’energia vengono stimolati a fini terapeutici.
 
La terza ed ultima stanza è quella della luce: i praticanti fanno congiungere nel loro amplesso tutte le loro energie sulle sommità del capo e realizzano i 2 yoga (unioni). Prima la loro stessa energia (si uniscono nel gesto sessuale) e poi la più importante: fondono le loro energie con quella cosmica (yoga).
 
Dragonero
 
(Fonte: Centro Nirvana)

...di quella volta che incontrai Raphael a Roma


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Semi al vento

Vi  ho già  raccontato degli incontri con  vari yogi e maestri da me fatti nei primi anni ’70 in quel di Roma

In quegli anni gloriosi ero tornato a vivere  nella città in cui ero nato, la madre patria mi aveva richiamato al dovere della presenza, ed io zitto zitto me ne stavo in trincea, nella vecchia casa di uno zio da poco defunto, in Via Emanuele Filiberto 29.  Da lì imparai a conoscere bene Roma,  percorrendo le sue strade giornalmente a piedi e visitando ogni possibile angolo in cui si manifestasse qualche forma di “spiritualità”, dalla vicinissima Porta Alchemica di Piazza Vittorio, alla basilica di Santa Maria Maggiore, al Museo per il Medio ed Estremo Oriente, alle grotte del Colle Oppio,  ai vicoli e vicoletti, chiese e chiesuole del Borgo. 

Nella mia ricerca sincretica non trascuravo i vari centri di yoga che, come funghi autunnali, erano sorti un po’ ovunque.  Un  incontro abbastanza significativo avvenne allorché  visitai  Raffaele Lacquaniti (Raphael), credo che allora abitasse a  San Lorenzo oppure sulla Prenestina, sapete come sono smemorato per le cose concrete….   

Accadde che durante i miei lunghi ritiri  nella casa di Via Filiberto,  mi capitò di leggere il Viveka Cuda Mani edito da Ashram Vidya, l’avevo acquistato nella libreria Rotondi di Via Merulana, consigliatomi da Rotondi stesso. Quel testo di Shankaracharia lo trovai sublime e perfettamente in sintonia con il mio sentire. Infatti Shankara è un grande Maestro Advaita (non-duale). 

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Per quanto ne capivo la traduzione mi sembrò ottima e –come spesso  avviene per queste cose- presi il relatore per il messaggio e quindi mi misi a cercare chi fosse questo traduttore Raphael, che si diceva egli stesso illuminato. Dopo accurata indagine presso la casa editrice e dietro mia insistenza finalmente ottenni il suo indirizzo, egli abitava a Roma e ritenni che sarebbe stata una fortuna per me  poterlo vedere, così gli scrissi o telefonai  e avendo ottenuta da lui una riposta ed un appuntamento mi recai senza indugio a casa sua. 

Come dicevo il quartiere popolare in cui viveva non aveva particolare fascino ma questo che importava? L’abitazione stessa in un palazzo qualsiasi di periferia era delle più comuni, unica particolarità un soffuso profumo d’incenso  che  si respirava nell’aria. Raffaele  si presentò a me con semplicità, non c’erano altre persone  in casa, a dire il vero questo mi mise un po’ in imbarazzo ma accettai di sedermi in un salottino modesto davanti a lui. Il discorso ovviamente andò sulla sua traduzione, sulla sua esperienza della verità e su cosa si potesse fare per ottenere l’illuminazione. 

Io gli dissi francamente che ero  alla ricerca della "verità"  e chiesi altrettanto sinceramente se lui l’avesse raggiunta. Raffaele fece un gesto come a confermare che sì, aveva raggiunto la conoscenza, ed allora non mi restò che chiedere la sua benedizione per  godere anch’io della sua “esperienza”. A quel punto egli pose le mani sulla mia testa e cominciò a tremare come in trance, emettendo suoni gutturali e forse anche sputacchiando e strabuzzando gli occhi. Quello fu  per me veramente troppo… la mia laicità spirituale (naturale) prese il sopravvento e quasi mi misi a ridere  mentre non sapevo come fare a svincolarmi da quella strana situazione. 

Per fortuna, non avendo aderito alla “sceneggiata mistica” e dando segni di volermene andare,  lui  si riprese un po’ ed io ne approfittai per salutarlo e sveltamente guadagnare l’uscita… 


Ed anche questa era fatta!


Paolo D'Arpini

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Alimentazione e vivere bioregionale - "Non letigate per un tozzo di pane, ce n'è per tutti...."



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...il bioregionalismo si è diffuso in molti ambiti: Decrescita (persino
Latouche ha aderito alla visione bioregionale e profonda... ed è stato
lapidato dalla decroissance francese), Permacultura, Transizione,
persino da esponenti del movimento dolciniano, poi da Massimo Fini,
dai progetti di Comune partecipativo ...ecc. La Rete no! Anche perché
non esiste come movimento (e non potrebbe esistere) ma solo come
insieme di persone che hanno, tra le proprie e differenti radici
culturali e spirituali "anche" il Bioregionalismo. Ma non c'è, a mio
personale e modesto parere, un modo di vivere bioregionale... esistono
degli stili di vita che si ispirano alla semplicità volontaria, alla
decrescita, all'agricoltura naturale, al bioregionalismo e
all'ecologia profonda, questo in differenti misure e profondità.
Ciascuno di noi, con le proprie specificità ha diffuso la visione
bioregionale, es. 2 anni fa se digitavi bioregionalismo, trovavi il
sito di Ecologia Sociale, pagine dei Giovani Padani, Massimo Fini ecc.
... adesso troviamo il Blog, il sito di Albero Sacro, Piccolo Popolo
(che viaggia a una media di 100-120 visite al giorno) il blog del
Circolo Vegetariano VV.TT., Selvatici...


Il punto proposto: "Come è presente la rete bioregionale nel proprio
territorio, la nostra presenza incide, fa una differenza?" ci obbliga
alla domanda"perchè non si è riusciti a dare vita a presenze
collettive come Rete? Oppure a modificarla "Come è presente il
movimento bioregionalista nel nostro territorio..."

Il divario digitale tra chi ha accesso alla rete internet e chi no,
comincia a farsi sentire. Faccio un'altro esempio: ho distribuito
tramite sito e blog gli ultimi numeri del CIR una media di 700 copie
per numero mentre non riusciamo a stamparlo in cartaceo per mancanza
di fondi. L'intervista fatta a Mario Cecchi sull'ultimo numero di Lato
Selvatico non so da quante persone sia stata letta.  
L'ultimo numero di Quaderni di Vita Bioregionale  che ho messo su internet è stato scaricato e letto 163 volte. 

Capisco che la scelta vegetariana e vegana rappresentino uno spartiacque di sensibilità difficilmente colmabile ... Paolo  vegetariano e Etain e Martino che tirano il collo a quei bellissimi piccioni bianchi... Quindi mi auguro che nella visione bioregionale ci sia posto per le differenze.... Buon cammino.

Renato Pontiroli - Selvatici

28 novembre 2009


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