Madame Blavatsky non è stata ispiratrice di un "nuovo ordine mondiale"...



Come ho spesso scritto mi stupisco sempre quando leggo che H.P. Blavatsky viene considerata ispiratrice di un nuovo ordine mondiale al servizio della scienza materialista, perché dalla lettura dei suoi testi ho rilevato il contrario.

In  questo caso  faccio riferimento  alle affermazioni di  monsignor Viganò in merito ad H.P. Blavatsky – a 1,06’ di questo intervento   https://www.youtube.com/watch?v=qlzNdL-Splk

Rispondo al monsignore esponendo quanto segue:

 

Qui alcune risposte a domande su Teosofia – Nuovo ordine mondiale - .  https://www.thelivingspirits.net/nuovo-ordine-mondiale-e-teosofia-paola-botta-beltramo-risponde-ai-dubbi/

 

Ho seguito alcune ricerche dell’antropologo-teosofo Bernardino del Boca, che stimava molto H.P. Blavatsky, come si può rilevare da quanto ho riportato nel sito http://www.teosofia-bernardino-del-boca.it/  la quale, a  proposito del  ruolo dei microbi in Natura, dissentì dalle ricerche del chimico Louis Pasteur ritenendo più veritiere quelle del suo  contemporaneo medico Antoine Bechamp. Pertanto nel 1908 la Società Teosofica fondò la lega contro vaccinazioni e vivisezione perché fortemente contraria al vaccino antivaiolo di allora che causò stragi e perché, come scrisse anche Rudolf Steiner, che lasciò la Massoneria per entrare in Società Teosofica, dirigendo la sezione tedesca dal 1902 al 1912, le vaccinazioni occultano la comprensione delle vere cause delle malattie.

 

“La scienza, intravvedendo vagamente la verità, può trovare nel corpo umano batteri ed altri esseri infinitesimali che considera solo dei visitatori occasionali e anormali, ai quali attribuisce le malattie:” (H.P.Blavatsky – “La Dottrina Segreta” ed. 2003 – Vol.I Cosmogenesi – pag. 242)

 

“… La causa delle epidemie in certi periodi resta un mistero. Perché non essere onesti e aggiungere: impossibili da indagare con i metodi scientifici attuali?”

(H.P. Blavatsky – Iside Svelata – 1875 – La Scienza – Vol I parte I pag. 420) .  http://www.teosofia-bernardino-del-boca.it/categorie/vaccinazioni/

 

“Tra le cosiddette scienze esatte la medicina è quella che meno merita questo nome…teoricamente è la più benefica e pure, nello stesso tempo, nessun’altra scuola di scienza esibisce tanti esempi di meschini pregiudizi, materialismo, ateismo e maliziosa caparbietà”

(H.P. Blavatsky – “Iside Svelata” – La Scienza – ed. 1994 - Vol. I parte I pag. 175)

 

“La potenza dell’immaginazione sulle nostre condizioni fisiche ha poteri curativi o morbigeni di gran lunga più importanti delle pozioni… La paura spesso uccide ed i dispiaceri avvelenano i fluidi sottili del corpo”

(H.P. Blavatsky – “Iside Svelata “– La Scienza – ed. 1994 - Vol I pag. 126) . http://www.teosofia-bernardino-del-boca.it/categorie/medicina-nuova-medicina/

 

Auspico che siano sufficienti queste poche inconfutabili  informazioni per comprendere che H.P. Blavatsky non possa ritenersi  una ispiratrice  delle attuali menzogne virologiche/mediche. Se si fossero seguite le ricerche dei teosofi di fine ottocento forse il mondo intero non si sarebbe trovato in questa situazione a causa di “virus”.

Bernardino del Boca scrisse nel 1976, nel suo libro “Singapore-Milano-Kano : “che cos’è un virus?”, domanda che attualmente ha acceso gli animi di molti onesti ricercatori, in parte elencati  nel sito suindicato.

 

Paola  Botta  Beltramo




Roma. Gli incontri con Bhaktivedanta Swami Prabhupada, Raffaele Lacquaniti, Giorgio Furlan, Piero Angela…

Dove la verità è più importante della sembianza

Vi  ho già  parlato degli incontri con  vari yogi e maestri da me fatti nei primi anni ’70 in quel di Roma.  Di alcuni, quelli che ritengo più significativi, vi ho già parlato in altre occasioni, qui vorrei abbozzare alcune impressioni su alcuni altri,  ma dicendo ciò non voglio sminuire l’importanza della presente lista…  Come sapete amo tutte le donne ma non con ognuna ho avuto un rapporto stretto, con i  “santi” è la stessa cosa! 

In quegli anni gloriosi ero tornato a vivere  a Roma in pianta stabile, la madre patria mi aveva richiamato al dovere della presenza, ed io zitto zitto me ne stavo in trincea, nella vecchia casa di uno zio da poco defunto, in Via Emanuele Filiberto 29.  Da lì imparai a conoscere bene il centro storico di  Roma,  percorrendo le sue strade giornalmente a piedi e visitando ogni possibile angolo in cui si manifestasse qualche forma di “spiritualità”, dalla vicinissima Porta Alchemica di Piazza Vittorio, alla basilica di Santa Maria Maggiore, al Museo per il Medio ed Estremo Oriente, alle grotte del Colle Oppio,  ai vicoli e vicoletti, chiese e chiesuole del Borgo.

Nella mia ricerca sincretica non trascuravo i vari centri di yoga che, come funghi autunnali, erano sorti un po’ ovunque. Il più caratteristico, indianeggiante al 100%, era sicuramente il Tempio degli Hare Krishna.  Ricordo i canti continuati, l’atmosfera festosa, le vesti sgargianti delle ragazze, i musi lunghi dei ragazzi sempre attenti a non cadere in tentazione.  Visitavo spesso quel  gruppo seguendolo nei vari spostamenti che subì in varie zone di Roma. Purtroppo non potevo fermarmi molto a lungo nelle mie permanenze poiché venivo preso d’assalto dai “missionari” sempre pronti a convertire nuovi adepti ed io –come sapete- non sono convertibile a nessuna religione. 


Però gli Hare Krishna mi stavano simpatici e li trovavo persino divertenti, così quando venni a sapere che il loro maestro Swami  Brabhupada  sarebbe venuto in città non rifiutai l’invito di incontrarlo. La riunione coloratissima avvenne –mi pare- all’Hotel de La Ville (vicino al Giardino Zoologico) e praticamente c’era tutto il popolo esotico di Roma. Nella grande hall l’aspettativa era immensa, le persone eccitatissime come alla venuta di una grande star,  finalmente sul palco apparve il maestro…. In quel momento sentii l’impatto fisico di migliaia di cuori concentrati su di lui, un grande “upsurge” devozionale,  tant’è che sentii anch’io l’impulso di unire le mani in gesto di saluto inchinando il capo.  Ero consapevole però che tutta quella concentrazione amorosa dipendeva dalla devozione provata da tutti i suoi seguaci innamorati. Swami Baktivedanta Brabhupada in se stesso pareva alquanto legnoso e distaccato, un po’ come  tutti gli altri maschi Hare Krishna, timorosi di Dio.  Beh, il prasad cucinato dalle donne era comunque celestiale e ne mangiai a piene mani… Stranamente però da quella volta non sentii più l’impulso di visitare il Tempio e così salutai lo Swami come un messaggero di verità…


Un alto incontro abbastanza significativo avvenne allorché  visitai  Raffaele Lacquaniti (detto Raphael), credo abitante a  San Lorenzo oppure sulla Prenestina, sapete come sono smemorato per le cose concrete….   Accadde che durante i miei lunghi ritiri  nella casa di Via Filiberto,  mi capitò di leggere il Viveka Cuda Mani edito da Ashram Vidya, l’avevo acquistato nella libreria Rotondi di Via Merulana, consigliatomi da Rotondi stesso. Quel testo di Shankaracharia lo trovai sublime e perfettamente in sintonia con il mio sentire. Infatti Shankara è un grande Maestro Advaita (non-duale). Per quanto ne sapevo la traduzione mi sembrò ottima e –come spesso  avviene per queste cose- presi il relatore per il messaggio e quindi mi misi a cercare chi fosse questo traduttore Raphael che sembrava egli stesso illuminato. Dopo accurata indagine presso la casa editrice e dietro mia insistenza finalmente ottenni il suo indirizzo, egli abitava a Roma e ritenni che sarebbe stata una fortuna per me  poterlo vedere, così gli scrissi o telefonai  e avendo ottenuta da lui una riposta ed un appuntamento mi recai senza indugio a casa sua. Come dicevo il quartiere popolare in cui viveva non aveva particolare fascino ma questo che importava? L’abitazione stessa in un palazzo qualsiasi (a più piani) era delle più comuni, unica particolarità un soffuso profumo d’incenso  che  si respirava nell’aria. Raffaele  si presentò a me con semplicità, non c’erano altre persone  in casa, a dire il vero questo mi mise un po’ in imbarazzo ma accettai di sedermi in un salottino modesto davanti a lui. Il discorso ovviamente andò sulla sua traduzione, sulla sua esperienza della verità e su cosa si potesse fare per ottenere l’illuminazione. Io gli dissi francamente che ero ancora alla ricerca dell’illuminazione finale e chiesi altrettanto sinceramente se lui l’avesse raggiunta. Raffaele fece un gesto come a confermare che sì, aveva raggiunto la conoscenza, ed allora non mi restò che chiedere la sua benedizione per  godere anch’io della sua “esperienza”. A quel punto egli pose le mani sulla mia testa e cominciò a tremare come in trance, emettendo suoni gutturali e forse anche sputacchiando e strabuzzando gli occhi. Quello fu  per me veramente troppo… la mia laicità naturale prese il sopravvento e quasi mi misi a ridere  mentre non sapevo come fare a svincolarmi da quella strana situazione. Per fortuna, non avendo aderito alla “sceneggiata mistica” e dando segni di volermene andare,  lui  si riprese un po’ ed io ne approfittai per salutarlo e sveltamente guadagnare l’uscita… ed anche questa era fatta! 


La conoscenza con  l’insegnate di yoga Giorgio Furlan, si inquadra invece in un contesto molto più normale e socialmente accettato. Frequentavo il suo centro perché lo rifornivo di prodotti integrali Annapurna che a qual tempo avevo preso a distribuire in vari centri di Roma (Centro Macrobiotico, Le Sette Spighe,  lo Zen, etc.),  insomma l’Accademia  Yoga  era mia cliente. Non c’erano stati particolari risvolti spirituali nella nostra conoscenza, io sapevo che lui aveva fatto un corso  a Rishikesh  nell’ashram di Sivananda  (che intendeva propagare l’hata yoga nel mondo)  e lui sapeva di me che ero un discepolo di  Swami Muktananda  e basta. Poi un giorno mi chiese  se volevo partecipare al primo Festival dello Yoga che si sarebbe tenuto a Milano, organizzato da Carlo Patrian (un altro hata yogi),  in rappresentanza del movimento del Siddha Yoga in Italia.  Accettai e con altri amici partii per il Festival dove, fra pulizie intestinali con le garze, esercizi a testa in giù, canti devozionali, etc.  fu da noi proiettato un bellissimo documentario che il Film Luce aveva girato su Baba Muktananda in India.  


Solo un altro documentario era altrettanto ben fatto, quello di Piero Angela che riproduceva un maestro sconosciuto  dell’Himalaya. A quel tempo Piero Angela era egli stesso  totalmente sconosciuto,  costui  con un piccolo imbroglio riuscì ad infilarsi nella stanza che era stata a noi affidata per parlare con il pubblico, che numeroso era giunto dopo la proiezione del Film Luce per conoscere qualcosa di più sullo Swami Muktananda. Non so se l’infiltrazione di Piero Angela fu voluta da Giorgio Furlan, da Carlo Patrian, dallo stesso Angela  o … dal destino. Fatto sta che io non ebbi il coraggio di mettermi a litigare sull’uso della stanza e così tutte le persone che erano lì furono fagocitate dal discorso di Piero…  da allora iniziò la sua ascesa nel filone del para-normale. Che volete farci,  io non ho messaggi da vendere e così andò che non decollai…. Ma chiaramente questa fu per me una vera fortuna, altrimenti adesso invece di essere quello che sono  chissà chi e cosa sarei!

Paolo D’Arpini


Tratto da:   "Compagni di viaggio. La ricerca spirituale laica inizia e finisce nel Sé" di Paolo D'Arpini (Om Edizioni Bologna)