Tornare a sé
Spirito, parole ed energia di Chi sei tu? I Ching, lo Zodiaco
cinese e il sistema elementale indiano. Una ricerca comparata sugli
aspetti archetipali e sulla conoscenza di sé, lungo titolo e
sottotitolo dell’ultima pubblicazione di Paolo D’Arpini.
Ricercatore indipendente, promotore della Spiritualità laica,
dell’Ecologia profonda e del Bioregionalismo. Un
testo utile agli appassionati dell’I Ching, agli inziati che
troveranno di che proseguire nel cammino e agli iniziandi, per le
risposte agli interrogativi che tutti i risvegli impongono.
Partendo da lontano
Gregory Bateson (1904-1980) è stato un
antropologo americano, cibernauta e visionario. Il suo libro Verso
un’ecologia della mente è una
delle albe scientifiche sorte dalle scosse di quegli anni
culturalmente rivoluzionari. Il libro, insieme ad altri non solo
suoi, ha illuminato il mondo e la realtà. Questa non era più un
semplice oggetto sotto il vetrino della nostra presuntuosamente
neutra osservazione, ma il risultato della nostra descrizione.
...vi sono importanti differenze tra il
mondo della logica e il mondo dei fenomeni.
(1)
La Scuola di Palo Alto, nota per le sue
ricerche nel campo della comunicazione, è stata forse la prima
istituzione di origine ortodossa in linea con le prospettive di
aggiornamento dei paradigmi che emergevano dalla beat generation, dal
movimento hippie, dall’uso di sostanze psichedeliche e psicotrope.
...una comunicazione non soltanto trasmette
informazione, ma al tempo stesso impone un comportamento.
(2)
A mio modo di vedere, il principio
quantistico coinvolge la mente in maniera essenziale, vale a dire in
modo che la struttura della materia non possa mai essere indipendente
dalla coscienza! (3)
Prima di loro ed altri, era stata la fisica
quantistica a fare presente il limite dell’ordine del pensiero
portante di tutta la cultura, quello meccanicistico. Questo aveva
come pilastri: il principio di causa/effetto,
una verità sempre dimostrabile e, attraverso la sua ripetibilità,
comunque residente nella materia misurabile; il tempo oggettivamente
quantificabile e oggettivo (4) e lo spazio, detto Vuoto,
tra gli oggetti. Colonne di un sistema in grado di vincolare i
pensieri, l’intelligenza e la creatività che, con la fisica
quantistica e la filosofia ad essa associabile, divenne relativo e
circoscritto. Perse il suo potere assoluto. Più precisamente, rimase
e resta strumento idoneo ed efficace per muoversi nei campi chiusi,
ma inopportuno e ottuso in contesto relazionale.
...han cominciato a spostarsi gli stessi
fondamenti della fisica; e che questo spostamento ha prodotto la
sensazione che ci sarebbe stato tolto da sotto i piedi, ad opera
della scienza, il terreno stesso su cui poggiavamo. [...] La
progredita tecnica sperimentale del nostro tempo porta nella
prospettiva della scienza nuovi aspetti della natura che non possono
essere descritti nei termini dei comuni concetti.
(5)
Anche chi si occupava dei sentimenti quali
creatori del mondo era convenuto al punto in cui si trova la risposta
al chi sei tu?.
Carl Gustav Jung, infatti, con la sua psicologia
alchemica (6) trovava piena
corrispondenza con quanto detto migliaia di anni prima, trovava nel
suo inconscio collettivo quell’Uno eterno ed immutabile, da cui
tutto si genera e del quale nulla può essere esperito se non
attraverso la storia. Un’ovvietà per chi osserva la vita senza
filtri d’interesse, che la tradizione ermetica aveva sintetizzato
nella formula così in alto come in
basso (7). Ma è nell’individuazione
dello psicoanalista svizzero la completa sovrapposizione con quanto
ci chiede Chi sei tu?
Erano gli anni ‘50, ‘60 e ‘70 del secolo
scorso.
L’ordine costituito, puritano, borghese, benpensante fece di tutto
per contrastare quanto stava emergendo e contestare lo status quo
della politica, della società, della conoscenza e dello scientismo.
In quel subbuglio, si può
semplicisticamente, ma non riduzionisticamente,
dire che c’erano i prodromi della presa di coscienza di se stessi
da parte della cultura occidentale, fino ad allora entità in cima al
pianeta qualunque esso fosse, economico, culturale, militare,
politico, scientifico. Furono di quegli anni le
indipendenze degli stati coloniali e la critica al colonialismo
stesso.
L’embrione era stato concepito. La sua energia di risveglio
individuale si è unita a quella del cosmo ed è consapevole di
essere insopprimibile. Il nascituro, o il bambino che dire si voglia,
era dunque un alieno rispetto alla cultura antropocentrista,
analitica e positivistica per eccellenza, figlia della supremazia
della vulgata del razionalismo. Sì, perché – cosa non troppo nota
– di degenerazione della parola dei lumi si tratta. La
ragione non ha gli strumenti per rispondere a tutti gli interrogativi
che l’uomo può porsi.
Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza
la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se
la causa di essa non dipende da un difetto d'intelligenza, ma dalla
mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio
intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il
coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il
motto dell'Illuminismo. (8)
Il cerchio si stringe
Cultura occidentale che, nonostante tanta distanza dal cuore –
olistico, non analitico – delle tradizioni sapienziali, tanto
orientali quanto occidentali, fiorite nei millenni che l’hanno
preceduta, stava in quei decenni americani avviandosi – oggi più
di allora lo si può affermare – a traguardare la realtà
attraverso le medesime prospettive del Taoismo, dei Veda, del
Buddhismo – per citare i tre riferimenti presenti nel libro – ma
non solo quelli.
Sono realmente esistite nell’evoluzione del pensiero umano
almeno tre forme spirituali [...] che considerano l’esistenza di
un’unica matrice per tutte le cose. Questa matrice è definita Tao
o Senza Nome nel taoismo; Brahman o Assoluto Non-duale nell’advaita;
Sunya o Vuoto nel buddismo. (9)
Ciò che è in corso in seno alla nostra cultura, è altrimenti detto
attraverso la metafora della scoperta del sé individuale. Ovvero di
quella presa di coscienza che permette a chi la elabora di prendere
in mano la barra del proprio timone. Un passo per disporre del
coraggio necessario per navigare in tutti i mari.
Governare la barra di se stessi, significa poter far fronte alla vita
– nel bene e nel male – con la forza che solo la fede è in grado
di conferirci. Non una fede dottrinale, acquisita, bigotta. Niente
del genere. Piuttosto quella che deriva dall’avere chiaro davanti a
noi stessi la nostra stessa natura. Quindi la nostra missione, ciò
che a noi nuoce e ciò che a noi funziona.
Ma si tratta di un noi che nulla ha a che vedere con quello
assegnatoci dal contesto di nascita, che la cultura del luogo
costantemente ci richiede di alimentare. Questo è esattamente il noi
che la scoperta di sé riconosce come temporale e fuorviante,
perennemente in conflitto con le nostre profondità. Quantomeno
perché ignote a noi stessi sono le sue incomprimibili esigenze. E
anche inderogabili, in quanto tanto meno vengono rispettate, tanto
più alta sarà la probabilità di vivere nel malessere,
nell’instabilità, nella vulnerabilità, nella dipendenza. Nel
trovarsi a seguire cliché senza la volontà di farlo.
Supponiamo che la vita duri un istante. Lo vogliamo consumare nella
sofferenza o nella serenità? Questa è la domanda un po’
mindfulness che ci si può porre per discernere se leggere o meno Chi
sei tu? e per trovarvi esattamente il necessario a noi, qualunque
sia il nostro livello evolutivo.
Chi sei tu?
Il libro dedica la prima parte alla presentazione esplicita ed
esaustiva dell’I Ching, del significato simbolico dei segni che lo
rappresentano, di quello degli animali dello zodiaco cinese e anche
dell’Advaita indiano a cui è necessario riferirsi per una
opportuna lettura dell’oracolo, pronunciato dagli esagrammi del
libro dei mutamenti. C’è materia per infilarsi nei frattali
che, sorprendentemente, sono propri di ogni lettura magica del mondo.
Esamina da prima le parole,
rifletti a quello che esse
intendono,
si manifesteranno allor le fisse norme.
Ma se tu non
sei quegli che esser qui conviene,
il senso allora a te non si
rivelerà. (10)
La seconda parte del libro è più discorsiva e letteraria.
Entrambe non hanno un capo né una coda. Neppure una logica
consequenziale. Una modalità che non rappresenta soltanto l’autore
e il suo spirito, ma anche e principalmente
quell’impossibilità di dividere l’intero, di crederlo narrabile
attraverso una successione progressiva di dati. Un giogo proprio
dell’esposizione logico-analitica del linguaggio ordinario che
Paolo D’Arpini, a suo modo, mette all’angolo.
Tutto ciò non crea problemi in colui che ha colto il centro di sé.
Lo può porre invece a chi è ancora in alto mare rispetto al proprio
approdo. Chi ancora cerca fuori ciò che è dentro. Chi ancora non ha
che i mezzi cumulativo-materialistici per elaborare la realtà. Chi
ancora non ha il necessario per conoscere attraverso il sentire.
La capacità evolutiva è la capacità di
rialzarsi dopo ogni caduta; rappresenta anche ogni inversione di
rotta, l’autocritica, la conoscenza di sé: si voltano le spalle
alla confusione dell’esteriorità (l’apparire, la ricchezza,
ecc.) e si scorge il divino nel profondo dell’anima, ovvero l’Uno.
(11)
Dunque il libro non è utile? Nessun libro è utile a trovare se
stessi per una miriade di ragioni, tra cui una elementare: siamo
universi diversi. Ognuno ha le sue galassie, i suoi poli. Ha perciò
il suo peculiare percorso per giungere in vetta a se stesso.
Esattamente come l’Occidente moderno e contemporaneo, così vicino
alla storia, così lontano dal centro delle cose – dopo gli errori
della scienza quale sola detentrice di verità – è arrivato a
riconoscere quanto da millenni era noto. In fondo, con legittimità,
in quanto l’esperienza non è trasmissibile. Se lo fosse, saremmo
saggi da sempre. Ognuno è costretto entro se stesso, entro il
proprio universo. Se proprio dovesse essere utile indicare qualcosa,
come dice D’Arpini, si può serenamente affermare che chiunque –
motivazione permettendo – sarà all’altezza della situazione.
Sarà cioè in grado di trovare il proprio sé, disinquinare il
proprio pensiero e esprimere la propria natura. Un processo che non
mancherà a nessuno in grado di immaginare la vita lunga un solo
istante.
Il mondo è dentro
Diversamente dalla comune convinzione, l’oracolo non implica
superstizione. A dire il vero, se di superstizione si volesse
trattare, non si potrebbe lasciare fuori la realtà tutta. Non sono
le nostre suggestioni a crearla? Non sono le suggestioni collettive a
parlare di oggettività? Non è la suggestione del materialismo a
limitare la realtà a ciò che si misura? E il metro di Sèvres come
può essere altro da un’arbitraria e autoreferenziale unità di
misura, prima imposta e poi condivisa?
Il potere dell’oracolo dell’I Ching non appoggia dunque sulla
superstizione, in quanto le forze sottili che sottendono alle nostre
scelte sono tanto più informative e utili quanto più siamo idonei a
sentirle, quindi a leggerle. Non solo. Si può dire che il metodo
razionalista di comprimere in colonne di pro e di contro,
credendole pure e scevre da suggestioni, sia più soggetto a occulte
ideologie e incantesimi.
Nuovamente ritorna la necessità della consapevolezza del sé. Lei e
solo lei può dirci chiaramente quali pregiudizi, pressioni, timori,
interessi personali, soggezioni stanno agendo su noi e in che misura
o se, invece, ce ne siamo liberati e quanto.
La consapevolezza di sé è condizione necessaria anche
all’assunzione piena di responsabilità di tutto ciò che viviamo.
Noi non possiamo essere altro che una parte
integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed
in nessuna maniera possiamo esserne separati.
(12)
Una specie di trucchetto per mantenere al massimo la nostra forza
creativa, per alzare al massimo il rischio di consumare quell’istante
se non nella beatitudine, quantomeno nella minima pena. Soltanto con
quel trucchetto lutti, traumi e sofferenze vengono ridotte e
superate.
La forza del cerchio
Di questo, con molti corollari affascinanti, parla Chi sei tu?
Lo fa partendo dall’I Ching per concludere ricordandoci come il
Tao, i Veda e il Buddhismo, a loro volta e con il loro stile, non
facciano altro. Abbracciare qualcuna di quelle direzioni è legittimo
e, volendo, può anche riferire la nostra natura, ma credere una via
superiore alle altre è interrompere la ricerca e l’allenamento
necessario per stare al centro. Un punto dal quale tutto è vero e
tutto è maschera. Ma, nonostante le apparenze, non c’è dilemma,
come la logica analitica imporrebbe. L’unione degli opposti è la
visione che emerge in ognuno che ha scoperto chi è. Da quel centro
non è più possibile identificarci con il nostro giudizio sul mondo,
quantomeno non più inconsapevolmente. Da quel centro, tutti i binomi
del mondo duale cessano di tirarci per il bavero.
Di questo ci parla Chi sei tu? che, sempre senza saccenza o
dottrinalità – il maestro è meglio cessare di farlo esistere –,
fornisce molte risposte a comuni e frequenti interrogativi che
chiunque si stia mettendo in gioco cerca all’esterno di sé.
Chi sa non fa mostra della sua erudizione, chi fa mostra della sua
erudizione non sa. (13)
Lo fa usando il lessico generato dall’esperienza. Ognuno, cercando
la corrispondenza con il proprio sé, sta avviando la scoperta che il
proprio lessico non era la verità, compiendo così un atto di
personale ecologia evolutiva. Sotto le forme c’è una sola
sostanza. Quando ciò sarà lapalissiano, potremo pensare di essere
sulla via che porta in cima a noi stessi.
Lorenzo Merlo
Note:
Bateson
Gregory, Verso un’ecologia della mente, Milano, Adelphi,
1976, p. 305.
Watzlawick
Paul, Helmick Beavin Janet, Jackson Don D., Pragmatica della
comunicazione umana, Roma, Astrolabio-Ubaldini, 1971, p. 44.
Jack
Sarfatti, 1974 in David Kaiser, Come gli hippie hanno salvato la
fisica, Roma, Castelvecchi, p. 83.
Sembra
una ripetizione, ma in realtà ci si riferisce a due concetti
diversi: oggettivamente quantificabile significa quantificabile
sempre allo stesso modo; oggettivo indica l’essere per tutti e
sempre identico.
Heisenberg
Werner, Fisica e filosofia, Milano, Il Saggiatore, 1963, p.
167.
Psicologia
e alchimia, Torino, Bollati Boringhieri, 2006.
Questa la
formula testuale: Ciò che è in basso è uguale a ciò che è in
alto; e ciò che è in alto è uguale a ciò che è in basso, per
compiere le meraviglie dell'unica cosa.
Immanuel Kant da Risposta alla domanda: che cos'è
l'Illuminismo?, 1784, Akademie-Ausgabe VIII, 35.
D’Arpini
Paolo, Chi sei tu? I Ching, lo Zodiaco cinese e il sistema
elementale indiano. Una ricerca comparata sugli aspetti archetipali
e sulla conoscenza di sé, Macerata, Edizioni Ephemeria, 2022,
p. 185.
I King, Il
libro dei mutamenti, Roma, Astrolabio, 1995, pag. 606.
D’Arpini
Paolo, Chi sei tu? I Ching, lo Zodiaco cinese e il sistema
elementale indiano. Una ricerca comparata sugli aspetti archetipali
e sulla conoscenza di sé, Macerata, Edizioni Ephemeria, 2022,
p. 74.
Ivi, p. 167.
Ivi, p. 178.