Premessa
Scriveva
il dott. Albert Leprince, nel 1935: "L'etere, che è presente
dappertutto, e che penetra tutto in modo molto intimo, mette ogni
essere, ogni oggetto, tutto ciò che esiste sulla terra, in sé o
dentro di sé, l'uno in rapporto con l'altro. Dato che l'etere è un
mezzo essenzialmente mobile e un ottimo emittente, non può avvenire
niente, e non può essere lanciata nessuna vibrazione, sebbene così
minima e debole, senza che sia diffusa immediatamente ovunque,
qualunque sia la distanza."
Ma
come avviene tutto ciò? Com’è
fatta la materia? Come avviene la correlazione tra ogni ente? Laddove
i nostri sensi non possono arrivare, nell’infinitamente piccolo, al
di là di quello che hanno visto i mitici e i veggenti, i fisici
occidentali hanno proposto modelli diversi e in continua evoluzione,
riuscendo persino alcuni, inascoltati, a costruire una visione
scientifica unitaria che spiega e fonda su un principio unifenomenico
tutta la fenomenologia universale.
Questo
breve saggio si prefigge di descrivere le modalità secondo le quali
gli elementi materici e spirituali nell’Universo sono collegati tra
loro, sia fisicamente che semanticamente. Per attuare questo
proposito sarà necessario riconsiderare alcune visioni consolidate
della fisica nucleare, dell’elettrologia e della meccanica,
partendo dal quinto elemento cristallino indicato da Platone e prima
di lui nelle conoscenze yogiche della cultura vedica, cioè dalla
sostanza alla base di tutto il mondo fisico e metafisico: l’etere.
L’esistenza
dell’etere è indubbia, malgrado la storia delle idee abbia sempre
incontrato in due fazioni coloro che ne negavano l’esistenza e
coloro per cui la sua presenza era scontata, singolare è come sia
stato indicato con termini sempre diversi a seconda del fisico o
pensatore di turno, troviamo infatti tra i tanti che in sanscrito
è detto ākāśa,
da Hermete Trimegisto, telesma; da Eraclito, logos; da Ippocrate, vis
medicatrix naturae; da Paracelso, munia; da J. Keplero, facultas
furmatrix, da J.W. Goethe, gestaltung, da L. Galvani, energia vitale;
da F.A. Mesmer, magnetismo animale; da K. Reichenbach, forza odica;
da G. Lakhovsky, universione, da M.T. Keshe, plasma, da W. Reich,
orgone, da M. Corbucci, VuotoQuantoMeccanico, ecc.
Dell’etere,
che già compare in epoca moderna nella teoria dei vortici
cartesiani, è ad esempio stata dimostrata l’esistenza nel 1727 da
Bradley, con l’esperimento sull’aberrazione astronomica della
luce, e nel 1887 col noto esperimento di Michelson-Morley,
mentre all’ing. M. Todeschini (Psicobiofisica, 1949) si deve la
misurazione della sua densità inferiore di 1,9-20
rispetto
a quella dell’acqua. (ossia 190 miliardi di miliardi di volte meno
denso). Secondo M. Corbucci la sostanza sottile che riempie
infinitamente l’Universo è dell’ordine di grandezza di metri
10-36.
La
definizione di etere o spazio
fluido, ci mostra una sostanza che riempie l’intero infinito spazio
universale, dotata di mobilità (non è mai in quiete), con densità
e viscosità al pari di un fluido reale senza elasticità (ossia non
è comprimibile, ovvero dilatabile), e quindi equiparabile ad un
liquido; pertanto le leggi della fisica che studiano i suoi moti sono
quelle della fluidodinamica, dell’idraulica e in specifico quelle
per i liquidi viscosi.
Malgrado
le teorie newtoniana ed einsteiniana assumano lo spazio interatomico,
interplanetario e cosmico come vuoto, e prescindendo dal
“superamento” di queste teorie da parte della fisica quantistica,
l’esistenza dell’etere è implicitamente fornita dal fatto che
non è possibile concepire il trasferimento delle forze attraverso il
vuoto, come per magia, vero è invece che le forze gravitazionali,
coulombiane e interatomiche, si possono esercitare solo attraverso
un mezzo, l’etere appunto.
In
breve, lo spazio fluido nell’Universo si muove principalmente in
tre modi: in flussi, in vortici e per oscillazioni.
Il
moto in flussi corrisponde anche al fenomeno del magnetismo, il
fluido eterico scorre tra i reticoli molecolari di un magnete,
fuoriesce da un lato e rientra da quello opposto decretando per
convenzione le polarità positiva e negativa. La stessa forza
elettromotrice va identificata con un flusso con delle traiettorie
specifiche (piuttosto che con un astruso moto retrogrado di
elettroni!!!).
Il
moto vorticante è palesemente quello che trascina i sistemi
planetari attorno al proprio sole, parimenti lo è nell’atomo, ed è
la ragion d’essere delle entità sub atomiche (quark, elettroni,
neutrini, ecc), che si rivelano essere dei vortici toroidali, che
ruotano a velocità anche superluminali, in ultimo la vorticazione
del fluido eterico è propria delle manifestazioni animiche, si pensi
per esempio ai 7 chakra del corpo eterico.
Ultimo
moto dello spazio fluido è quello delle oscillazioni che possono
essere trasversali (hertziane), longitudinali e miste (ossia una
verosimile composizione di entrambe). Le onde generate dalle
oscillazioni non spostano il fluido eterico se non facendolo ruotare
secondo un movimento elicoidale le prime, o in avanti e indietro al
pari delle contrazioni di una molla le seconde, trasferendo tramite
gli urti tra le porzioni infinitesime di fluido solo l’accelerazione
a quelle adiacenti e permettendo la propagazione del moto, a velocità
inferiori, pari e superiori a quella della luce.
Occupiamoci
per intanto della materia, per restituire un modello fisico che ci
permetta di immaginare i suoi infinitesimi e invisibili componenti.
Sin dall’antichità, partendo dalla letteratura vedica, in tanti si
sono espressi a riguardo della struttura dell’atomo, e nei primi
del ‘900, quando N. Bohr prospettò il suo modello (1913), era in
essere un acceso dibattito, tanto che persino due esponenti della
Società Teosofica A. Besant e C. W. Leadbeater, ne fornirono uno
loro, dedotto mediante l’indagine interiore (Chimica occulta-1921),
solo recentemente il fisico M. Corbucci, risolvendo l’equazione di
Schrödinger e individuando la diposizione di barioni ed elettroni
nel nucleo ed orbitali per ognuno degli elementi, fissava nel 1999 il
loro limite a 112, ridisegnando il modello dell’atomo e della nuova
tavola periodica.
Non
si intende qui entrare nel dettaglio della struttura atomica, se non
per evidenziare quell’aspetto che conferisce alla materia il
carattere che definirò di porosità. Infatti visto che l’atomo ha
il nucleo della dimensione di 10-15metri,
e al suo intorno gli elettroni si muovono su una sfera del diametro
medio di 10-10metri,
se si pone il nucleo pari ad un cm, tra esso e la posizione media
degli elettroni ci saranno 50.000 cm, ossia mezzo kilometro. Ecco,
tra il nucleo e la frenetica nuvola degli elettroni c’è tantissimo
spazio, questo spazio come si è detto non è vuoto, bensì è
pienamente riempito dall’etere, che non resta mai in quiete ma
fluisce e oscilla, la materia va quindi considerata proprio come una
massa porosa immersa nell’etere e da esso permeata per tutto il suo
volume.
Le
oscillazioni nello spazio interatomico come si è visto provengono
dall’esterno, sin dai punti più remoti dell’Universo, ma sono
inoltre create anche dalle entità sub atomiche stesse, queste
infatti rivoluendo e ruotando tra velocità inferiori superiori a
quelle della luce, vibrano ad altissima frequenza urtando l’etere
adiacente e imprimendogli un moto oscillatorio che si propaga a
distanza nell’etere stesso.
Oltre
alle oscillazioni però gli atomi generano anche un flusso eterico,
infatti considerando che i suoi principali elementi costitutivi
(quark ed elettroni) hanno la forma di vortici toroidali,
essi si comportano come dei mulinelli che aspirano di continuo da una
parte il fluido circostante facendolo poi fuoriuscire dall’altra.
Il flusso che entra ed esce dal toroide assumerà al contempo un
’andamento oscillatorio a causa delle vibrazioni, assumendo la
forma simile a quella di una lunga chioma riccia, questo flusso a sua
volta finirà parzialmente catturato dal toroide di altre entità
subatomiche permettendo così alle entità stesse di restare
allacciate, essendo di fatto questo trasmigrare del fluido eterico da
un vortice all’altro la modalità secondo la quale si esercitano le
forze interatomiche.
Quindi
i 103 tipi di barioni (gli elementi del nucleo quali protone,
neutrone, ecc.), tutti costituiti da tre quark, possiamo
immaginarli come composti da tre mulinelli nello spazio che
scambiandosi il fluido del quale sono composti restano uniti
vicinissimi in una velocissima danza; la forza
che li unisce è quella forte,
così detta in quanto aumenta esponenzialmente più si tenti di
separare i quark. Anche gli elettroni posti sugli orbitali intorno al
nucleo, altro non sono che vorticelli di grandezza decrescente,
dall’orbitale prossimo al nucleo verso l’esterno, e si legano ai
barioni attraverso i suddetti flussi eterici, quest’azione
reciproca è chiamata forza
debole,
poiché diminuisce all’aumentare della distanza.
Il
modello del vortice toroidale può far sorridere o addirittura
inorridire studiosi e ricercatori, ma la fisica atomica è stata ed è
alla continua ricerca del modello che risulti coerente con tutti
fenomeni propri della materia, si pensi che nel 1906 il fisico J.J.
Thomson vinse il Nobel per aver scoperto nel 1897 l’elettrone
indicandolo come una particella, bene nel 1937 fu assegnato un altro
Nobel, a suo figlio G.P. Thomson per aver dimostrato il dualismo
onda-particella dell’elettrone, scoperta effettuata in
contemporanea al fisico C.
Davisson
con cui condivise il premio!
Il
termine particella, ormai ontologicamente desueto, è fuorviante ed
appartiene ad una a visione infantilista della materia; quando I.
Newton nella metà del ‘600, nel suo fondamentale studio
sull’ottica, propese per la natura corpuscolare della luce a
scapito di quella ondulatoria, alimentò questa visione, e malgrado
le esperienze di H.R. Hertz e altri, ancor oggi si parla di fotoni
per la luce e di onde radio per le telecomunicazioni, anche se hanno
la stessa natura!
Sul
modello del vortice toroidale va fatta ancora una considerazione
generale di estrema importanza, che riguarda la causa della sua
vorticazione: ossia il vuoto, inteso però come totale assenza del
fluido eterico, ossia il vero vuoto assoluto. Esso ingenera il
potentissimo effetto aspirante causa della rotazione del vortice,
effetto coadiuvato dalla totale assenza di elasticità del mezzo.
Pertanto la vorticazione aspirante si rivela essere il moto
primigenio dell’Universo ed è la causa di tutti i moti. Esso è la
modalità di movimento più consona, versatile e potente dell’etere,
del resto non è un caso che il vuoto aspirante sia ben rappresentato
nel mondo fenomenico
universale,
oltre che negli enti costituenti della materia appunto, è
osservabile nei cicloni, nelle galassie spiraliformi, nei
buchi neri, ecc.
Inoltre
essendo il vuoto aspirante ad ingenerare la materia, va sicuramente
inteso come attraverso la modulazione dell’azione del vuoto
avvengano e possano eseguirsi le trasformazioni chimiche e più i
generale le trasmutazioni, mentre con l’esaurirsi della
vorticazione si otterrà l’annichilimento della materia, al pari di
un mulinello in un fluido che esaurisce, trasferendo la sua
accelerazione al fluido circostante, ricordiamo a tal proposito quale
sia la potenza dell’energia cinetica rilasciata dalle entità sub
atomiche ad esempio nelle reazioni nucleari.
Due
ultime considerazioni infine: la prima per evidenziare il paradosso
espresso dal fatto che proprio i costituenti ultimi della materia
siano fatti di vuoto, o meglio si può enunciare che la loro massa
consiste di un buco
con della materia
intorno; la seconda riguarda l’invito rivolto ai fisici di andare a
cercare nell’ingenerarsi della vorticazione e nelle azioni
scaturenti, la spiegazione al conferimento della massa.
Ma
lasciamo adesso la dimensione dell’atomo e iniziamo a guardare alla
materia per osservare nel macroscopico le caratteristiche dei suoi
stessi costituenti.
Qualsiasi
sostanza si consideri, un tavolo, il nostro corpo, una stella, essa è
la sede di due attività invisibili ma ormai svelate, la prima è
quella di irradiazione delle proprie specifiche oscillazioni, e di
ricezione di quelle sopraggiungenti da ogni direzione dell’infinito
spazio eterico universale; mentre la seconda consiste nell’attirare
e riemettere di continuo, flussi di etere secondo traiettorie che
sfuggendo finiranno per essere catturate da altri vortici o dalla
circolazione magnetica.
Tralasciando
l’aspetto l’oscillatorio, consideriamo ora esclusivamente i
flussi eterici circolanti nella materia distinguendoli in due
tipologie: la prima riguarda quelli poc’anzi descritti che
afferiscono alla vorticazione degli enti sub atomici e di fatto
sostengono
in essere gli stessi; la seconda riguarda il fluido eterico che
circola distintamente tra i reticoli atomici e molecolari.
Dunque
in tutta la materia circola etere, laddove ne circola di più esso
fluisce più veloce sempre per via della anelasticità del fluido. E’
noto che questa circolazione è maggiore nei metalli rispetto ai
materiali isolanti o dielettrici (non solo per via delle geometrie
dei reticoli atomici e molecolari), e non a caso quest’ultimi, nei
condensatori, sono di fondamentale importanza poiché ostacolando
la circolazione eterica a favore delle piastre o armature, consentono
che su quest’ultime si concentri maggiormente la pressione del
flusso eterico, volgarmente chiamata carica elettrica.
La
circolazione eterica tra i reticoli molecolari consiste di un flusso
continuo noto come magnetismo. In elettrologia le
traiettorie che l’etere compie intorno e all’interno di un
magnete (o più in generale in un campo magnetico), sono chiamate
linee di forza, di induzione o di campo (magnetico), queste
traiettorie descrivono la circolazione eterica in flussi curvilinei
che partendo dal più piccolo crescono fino a sfuggire verso
l’infinito, salvo essere rimpiazzati da un nuovo flusso proveniente
da un altro
capo
dell’infinito, istantaneamente a causa dell’assoluta non
elasticità’del mezzo. Il magnetismo dunque non è altro che un
fenomeno apparente dovuto alla circolazione del fluido eterico. In
ultimo va fatto presente che il moto delle porzioni infinitesime di
etere ha la forma elicoidale e avanza secondo le traiettorie delle
linee di forza, e non semplicemente curvilineo come indicato, questo
moto è congeniale al fluido per avanzare anche ad enormi velocità.
Da
questo si evince che ci sono sempre due i moti contrapposti,
che si avvitano l’uno nell’altro, anche se all’apparenza
sensoriale e strumentale se ne osserva solo uno, mentre l’etere li
compie entrambi, se così non fosse il fluido farebbe molta fatica a
muoversi, senza spostare il fluido stesso che incontra, come una vite
che ruota nel legno farebbe più fatica a penetrarvi se non estraesse
i trucioli.
Le
linee di induzione di un magnete non
rappresentano la realtà dell’effettiva circolazione
tridimensionale, ma solo la sua proiezione su di un piano e si noteranno le linee di forza proiettate sul piano
che accoglie l’asse longitudinale del magnete, esse corrispondono
alla circolazione meridiana, ma la reale traiettoria di questa
circolazione dipende anche dalla rotazione intorno all’asse del
magnete. Questa circolazione eterica assume la forma e
la movimentazione del toroide, a prescindere se il magnete sia fermo
o ruoti, tant’è che se il magnete fosse sospeso libero da vincoli
e posto nel vuoto pneumatico, si avvierebbe ad una rotazione a causa
dell’accelerazione dovuta agli urti tra fluido eterico e reticoli
molecolari. Ecco ancora una volta comparire il moto aspirante
toroidale, identico a quello che conferisce la massa e le relative
proprietà fisiche, alle entità sub atomiche.
Ricordando
che il moto reale compiuto dalle porzioni infinitesime di fluido
nella circolazione toroidale è di tipo elicoidale, moto che
permettere al fluido eterico di scorrere vincendo la propria
viscosità, da ciò si ricaverà l’assioma per quale il concetto di
moto rettilineo è solo un assunto teorico che nella realtà
universale non esiste; mentre a riguardo della circolazione
meridiana, va annotato che a causa della non elasticità dell’etere
accade che nella regione assiale del toroide la velocità del flusso
(Va) sarà maggiore che nella regione esterna (Ve), questo
per consentire ad una maggior quantità di fluido di scorrere in uno
spazio ridotto, quello del magnete (o dell’asse), rispetto alla
regione più esterna.
L’intera
circolazione magnetica descrive un campo molto esteso ma finito,
infatti anche se il fluido eterico costretto tra i reticoli
molecolari del magnete viene accelerato e compie delle traiettorie
sempre più ampie, sempre che non venga catturato da altri correnti
circolanti presenti nello spazio, esso si estinguerà quando la sua
accelerazione sarà pari a quella della viscosità del fluido stesso,
l’insieme di quei punti costituiscono i limiti del campo magnetico.
Ma nella realtà è più facile che le linee di forza restino
attirate da qualche altra circolazione, ed anche ammesso che ciò non
accada preme ricordare che l’etere non è mai in quiete, poiché
comunque si ritroverà ad oscillare o vorticare fosse anche per uno
sparuto neutrino di passaggio.
L’universo
eterico è infinito, a differenza di quello materiale calcolato pari
a 13,7 miliardi di anni luce di estensione e/o esistenza, ma in
realtà non è tutto pieno, a questo proposito preme menzionare la
scoperta fatta dal fisico Lawrence Rudnick nell’agosto del 2007,
che procedendo alla termografia di porzioni dell’universo
materiale, ha individuato un’area di circa un miliardo cubo di anni
luce con temperatura di 0° K, buia, il che indica assenza di onde e
quindi del mezzo attraverso il quale si trasmettono, un’area quindi
che ospita il vuoto assoluto.
Dato
quanto detto sinora, passiamo ad osservare la circolazione eterica
tra due magneti, ci aiuteremo sempre con uno schema è
data la rappresentazione classica tra la due barre, della
circolazione secondo le linee di induzione.
Come
abbiamo visto in precedenza questa rappresentazione non è veritiera,
poiché la circolazione eterica non è confinata nei piani meridiani
passanti per l’asse, ma compie delle volute spiraliformi a causa
della contemporanea rotazione di questi intorno allo stesso asse. Ma
c’è un altro errore nella rappresentazione, e riguarda le
traiettorie delle linee di induzione comuni ai due magneti, infatti a
causa della rotazione dei piani mediani intorno a propri assi, le
linee disegnate non possono corrispondere alla proiezione di queste
traiettorie sul piano del foglio.
Immaginiamo
di realizzare un modello tridimensionale della circolazione eterica
tra i due magneti, usando due pezzi di legno al posto degli stessi e
stendendo dei sottili fili d’acciaio per simulare le linee di
induzione come nel disegno, se i due legni, posti in verticale,
vengono fatti ruotare per simulare la rotazione dei piani meridiani
intorno all’asse, immediatamente i fili posti tra loro si
torceranno, assumendo la forma di svariate curve elicoidali strette
tra loro. Ora siccome i fili d’acciaio hanno scarsa elasticità,
finiranno per trarre vicendevolmente i due legni, a meno che non si
pensi di allungarli (o accorciarli), secondo quanto occorre. Ma nel
caso del fluido eterico, l’allungamento dei flussi avverrà grazie
al continuo apporto (o cessione), di infinitesime porzioni di fluido
attirate (o escluse) dalla circolazione, a causa della sua totale non
elasticità; ciò si figura meglio se pensiamo ad allontanare (o
avvicinare) i due magneti.
Va
osservato da subito che se viene ribaltato un magnete
invertendo la posizione della sua polarità, l’assetto della
circolazione diverrà automaticamente quella indicata poc’anzi. E’
intuibile come nelle regioni esterne ai due magneti le linee di
flusso avranno traiettorie toroidali, mentre nella regione tra i
magneti le stesse si ammasseranno ordinatamente secondo svariate
curve elicoidali, da ciò si ricava che qualunque sia la disposizione
polare dei magneti o il verso di rotazione di ognuno, comunque ci
troveremo di fronte a questa forma di assetto circolatorio.
L’insieme
di curve elicoidali che uniscono
i campi magnetici creano un flusso che ha l’aspetto di una colonna
tortile, che definirò col termine cordone. Tra le tante
considerazioni possibili preme da subito fare notare come la velocità
del fluido eterico all’interno del cordone debba essere molto alta
rispetto alle altre regioni del campo magnetico proprio per
permettere al suo interno lo scorrimento delle elicoidali, al pari di
come accade nella regione assiale della vorticazione toroidale
rispetto alle regioni più periferiche, essendo la geometria della
circolazione identica.
Sempre
per consentire lo scorrimento nel cordone le curve elicoidali si
muoveranno tra i magneti avvitandosi l’una sull’altra, con un
moto elicoidale equiverso e contrapposto.
Si è tentato di rappresentare la disposizione reale delle
linee di forza tra due magneti. Ma un buon e suggestivo risultato si
può ottenere disponendo due magneti a barra paralleli, piazzati
orizzontalmente su supporti rotanti, e alla maniera di F. Arago,
sospendervi sopra un vetro cosparso di finissima limatura di ferro,
come a tutti noto presto verrà a comporsi un disegno ma se si faranno ruotare i magneti sul loro asse
longitudinale, ecco che oltre a verificarsi un marcato accumulo della
limatura sulla congiungente i due punti mediani delle barre, sarà
persino possibile vedere le traiettorie della circolazione del fluido
eterico, il quale nel
suo
fluire urterà contro i frammenti metallici, disponendoli secondo le
linee di flusso come illustrato.
Da
quanto detto si ricava che anche la rappresentazione delle linee di
flusso della magnetosfera del Sole e della Terra e il loro rispettivo
fondersi in un’unica circolazione. Questo assetto circolatorio vale per i sistemi
planetari nei quali vi è un unico sole, e si verifica per ogni
pianeta, il che vale a dire che dalla stella dipartono tanti flussi
quanti sono i pianeti. Questi flussi sono caratterizzati da una
circolazione meridiana sui piani che ruotano
intorno all’asse magnetico ed una circolazione elicoidale che
unisce i corpi celesti, formando il cosiddetto cordone. Le aree sulla
superficie coronale, in cui si muove o sosta l’attaccatura del
cordone, ossia le aree di ingresso ed uscita dei flussi elicoidali,
ci appaiono attraverso il fenomeno delle macchie solari; in quelle
zone i flussi magnetici sono talmente intensi, ossia veloci, da non
lasciare spazio all’etere per le oscillazioni, incluse quelle dello
spettro luminoso, tant’è che appaiono scure. Sia chiaro che anche
sulle magnetosfere planetarie esistono queste aree, che però non
sono visibili come non lo è il magnetismo, e tanto meno rilevate
strumentalmente.
Le
cause che permettono ai pianeti di restare legati al proprio sole
derivano da un’unica causa, che per quanto detto finora, si può
così descrivere.
La
massa stellare posta al centro del sistema planetario, ruotando su se
stessa, trascina al suo intorno delle falde sferiche di etere con
velocità decrescente all’aumentare del raggio, fino ad una falda
periferica con velocità nulla, ove l’accelerazione dell’etere è
uguale alla viscosità dello stesso, questa falda esterna segna il
confine di un sistema planetario. Tutta questa enorme sfera di
influenza consiste di un toroide vorticante il cui asse di rotazione
coincide con l’asse magnetico della stella sole, sul cui piano
equatoriale ortogonale all’asse sono disposti i pianeti che ruotano
trascinati dal fluido eterico (al pari delle foglie in un mulinello).
Questo vuol dire che la Terra è investita dal flusso eterico
generato dalla rotazione del suo sole, parimenti lo è la Luna
investita dalla circolazione eterica che la Terra crea ruotando.
Inoltre in accordo all’effetto Magnus, è spiegata la rotazione
planetaria per versi concordi tra Sole e Terra, e Terra e Luna, e
anche il perché del loro allontanamento. L’orbita terrestre, se
non si considera il moto traslatorio del Sole nella galassia, ha la
forma di un uovo, e non ellittica.
E’
noto che il vento eterico che sospinge il nostro pianeta viaggia a
circa 60km/s, mentre la Terra viaggia a circa 30 km/s, inoltre
ripetendo l’esperimento di Michelson-Morley
con strumenti più sensibili, si è calcolato che al suolo il vento
eterico terrestre (quello generato dalla sua rotazione) è di 9,335
km/s.
Ma
torniamo al toroide e con uno sforzo figurativo immaginiamo infine il
grande toroide prodotto dal Sole, sul cui piano equatoriale sono
trascinati e posizionati tutti i corpi celesti del Sistema Solare,
questo trascinamento è la principale causa della gravitazione, a ciò
vanno aggiunti i toroidi minori planetari che al loro sole si
collegano tramite velocissimi flussi elicoidali contrapposti, i
cosiddetti cordoni.
Questa
modello della gravitazione non nega la veridicità della relazione
newtoniana (del resto dedotta dalle Leggi di Keplero), ma permette di
comprendere le geometrie che il mezzo etere descrive perché siano
trasferite le forze tra le masse nei sistemi planetari; e, visto
quanto detto per l’atomo in precedenza, anche tra le entità sub
atomiche.
La
stessa Via Lattea (e le galassie spiraliformi), è strutturata
secondo un gran vortice ruotante in senso orario, vortice generato in
sostanza da un buco nero, avente l’asse di rotazione posto
verticalmente rispetto al piano galattico e sul quale i sistemi
stellari sono trascinati nei vari bracci. Va però ricordato che ciò
che muove tutto questo, è il possente vuoto aspirante che si è
attivato all’interno del buco nero, lo stesso vuoto aspirante che
genera gli elementi sub atomici (conferendogli la massa), e che muove
i soli e i relativi sistemi planetari.
Ma
cos’è dunque un buco nero? In fisica si dice che una stella alla
fine della sua esistenza neutronizzi, vedendo collassare gli
elettroni dei suoi elementi sul nucleo, (l’elettrone trasferisce la
sua energia vorticante ai quark dei barioni), si formano così dei
neutroni; col tempo anche i tre quark dei neutroni si fondono
(quarkizzazione!) venendo risucchiati uno nell’altro, fino a
formare un immenso e sempre più possente vortice aspirante, (è come
se tanti mulinelli si unissero a formarne uno enorme); di fatto la
materia che formava la stella è come annichilita in un gran vortice
che ha la forma di un enorme toroide allungato sul cui asse centrale
sono presenti più vortici che ruotano a velocità superluminale
avvitandosi l’uno nell’altro. In prossimità dell’imboccatura
del vortice la forza di attrazione provocata dal vuoto assoluto è
massima e si comporta come la forza
forte,
mentre lontano da essa è poco influente. Questo comporta che stelle
e pianeti lontani dai buchi neri non rischiano di essere risucchiati,
mentre la materia e le stesse vibrazioni eteriche quando aspirate,
quasi annichiliscono e vengono emesse dall’imboccatura opposta, ciò
avviene su entrambi i lati. Il buco nero diventa così una galleria
intergalattica che va a collegare due punti distanti dell’universo
in un tempo brevissimo.
Il
vuoto assoluto presente nel buco nero rappresenta una scorciatoia che
mette in comunicazione con il vuoto assoluto che c’è al centro di
ogni particella
di tutte le masse materiali e che di fatto le genera, e prescindendo
dalle geometrie dei flussi eterici, è sempre il vuoto che, come
abbiamo visto, in ultima istanza causa l’attrazione gravitazionale,
con buona pace dei gravitoni che ad un tratto sono stati suscitati
per spiegare come avvenisse lo scambio delle forze tra le masse
planetarie nel vuoto siderale, e che sono stati affiancati dalla
recente scoperta delle onde gravitazionali, il tutto in linea con
l’eterno
dualismo tra teorie ondulatorie e corpuscolari!
E’
paradossale come si vada delineando che l’intera fenomenologia
universale, ossia la materia, la forza debole
e forte,
e quella gravitazionale, abbiano causa in un ente reale ma di
consistenza nulla: il vuoto assoluto; bene più avanti lo
incontreremo ancora.
Per
capire la fisica ci vuole fantasia, figuriamoci la metafisica, detto
ciò e armati di immaginazione, consideriamo uno spazio in cui le
perturbazioni impresse all’etere in esso pienamente stivato siano
minime, quindi a meno dell’aria per respirare, pochi flussi e poche
oscillazioni noti, e introduciamo in questo spazio due masse
materiali di qualsiasi sostanza, l’esempio viene meglio con i
metalli, ma siccome si è detto che tutta la materia è luogo di
circolazione eterica, più o meno pronunciata, avremo che anche due
pezzi di legno, sostando in questo spazio per un determinati numero
di minuti, inizieranno a far circolare i flussi che corrono tra i
reticoli molecolari secondo traiettorie sempre più ampie. Dopo un
po’ il legno A catturerà
i flussi del legno B e viceversa, bene tra i due pezzi di legno si
sarà instaurata una circolazione eterica mutua e comune.
Prima
che ciò avvenga, un’altra modalità comunicativa si è instaurata
tra i legni, infatti le oscillazioni specifiche impresse all’etere,
dovute alle vibrazioni delle molecole che li compongono, si saranno
propagate trasmettendosi vicendevolmente, ma ancora una volta
tralasciamo l’aspetto oscillatorio nella materia, e consideriamo
solo quello legato alla circolazione eterica, ricordando però che
entrambi sono aspetti di un unico fenomeno.
Quello
che accade tra i due legni, accade per qualsiasi sostanza, esseri
viventi inclusi, sia che sostino per mezz’ora in una sala
d’aspetto, tanto più se vivono assieme per decenni, come pure vale
per un asteroide che transiterà adeguatamente in prossimità di un
corpo celeste, ecc. ecc. Questo concetto di familiarità è sempre
stato noto e ben sfruttato in radiestesia, ove il chiaroveggente,
ovviamente serio e capace, allenato all’uso del cosiddetto sesto
senso, utilizza il testimone, ossia un oggetto appartenuto a
qualcuno, per potersi sintonizzare sulle sue emanazioni e carpire le
informazioni richieste, oppure nell’utilizzo di un testimone (es.
rame), per individuare la presenza dello stesso metallo nel
sottosuolo.
Quello
che interessa è evidentemente capire come avviene questo
collegamento, laddove deve essere chiaro che un collegamento esiste,
tant’è che è intellegibile, visto che il radioesteta riesce a
captarlo, comodo sarebbe usare come esempio la radio, ma così
facendo verrebbe a considerarsi esclusivamente l’aspetto
oscillatorio dell’etere. Poi visto che il chiromante, ai più, non
sa molto di scientifico, torniamo tra le certezze
delle conoscenze della fisica atomica.
Nel
1935 E. Schrödinger utilizza, forse con un po’ di leggerezza, il
termine di entanglement
(in inglese, groviglio!), per definire uno dei fenomeni più
importanti che gli studiosi della materia potessero concepire. Era
successo che N. Bohr andava ipotizzando che l’influenza della
materia sulla materia non fosse solo locale,
ossia confinata ad un ambito spaziale definito, ma non-locale,
e cioè che le correlazioni si trasmettessero a distanze illimitate e
istantaneamente. Questo accadeva se due particelle
o masse materiali che avevano condiviso per un po’ le stesse
condizioni quantistiche (temperatura, pressione, elettromagnetismo,
ecc), una volta allontanate, continuavano ad influenzarsi variando
istantaneamente lo stato dell’una al variare dell’altra, come per
un’azione fantasma. A. Einstein temé quello che egli stesso aveva
ipotizzato, e che i suoi dogmi, relativistico e sulla velocità della
luce, potessero crollare. Solo nel 1982, grazie al fisico francese A.
Aspect, si ebbe la conferma sperimentale della suddetta teoria. Per
capire le implicazioni di questo fenomeno inerenti l’atomo,
considereremo la variazione di spin (velocità, verso di rotazione e
carica), degli elettroni secondo l’esperimento condotto tra l’INFN
e il CERN nel 1997. In un atomo di Elio i due elettroni presenti
assumono determinati spin per equilibrarsi al nucleo a seconda delle
condizioni che si verificano al suo intorno, questo accade
normalmente quando i due elettroni sono in orbita intorno al nucleo.
Se uno dei due elettroni viene ‘catturato’ e allontanato dal
nucleo, al variare dei parametri elettromagnetici del nucleo, muterà
lo spin sia dell’elettrone rimasto vicino, sia dell’elettrone
lontano che varierà istantaneamente lo spin per adattarsi al nuovo
equilibrio richiesto, nella realtà questo accade anche se un
elettrone viene portato a 100, 1000 e più chilometri. Perché accada
i due elettroni (atomi, masse, ecc), devono aver interagito almeno
per un po’ di tempo, la fisica quantistica definisce l’effetto
diquesta interazione con il termine familiarità.
L’esperimento
del ’82 non fu proprio accolto bene, di fatto scuoteva le
fondamenta della fisica classica e della stessa relatività, quindi
al più i fisici fecero finta di nulla, poi realizzandosi sempre più
verifiche sperimentali, divenne necessario stabilire per mezzo di
cosa comunicassero le due particelle
a distanza e così velocemente, e cosa di meglio se non attraverso
delle particelle
veloci, furono così ipotizzati i tachioni!
Nel
proseguire preme ricordare due casi: la massima velocità
nell’Universo accordata alla luce nel vuoto
einsteiniano (che vuoto abbiamo visto non essere), limite tanto caro
ad Einstein quale fondamento della sua teoria, contrasta con i ben
6.000.000 km/s che il fisico francese Paul Langevin (1872-1946)
misura nei cristalli di sodio; mentre quale esempio di comunicazione
tra la materia, famoso è l’episodio della cristallizzazione della
glicerina avvenuta ai primi del ‘900, per la prima volta su una
nave in pieno oceano e solo dopo allora anche nei laboratori e
depositi sparsi per il globo. In ultimo, in riferimento alle
applicazioni possibili di questo fenomeno, va menzionato il
trasmettitore a spin per le trasmissioni radio immediate e a
qualunque distanza, realizzato dal fisico Massimo Corbucci (richiesta
di brevetto n° VT2005A000009), che giace ahinoi nello stato di
domanda sospesa, presso l'ufficio brevetti italiano dal lontano 2005.
Che
tutto fosse collegato, se ne era accorto anche Siddhārtha
Gautama, detto il Buddha, 2500 anni fa grazie all’indagine
interiore, ed era riuscito inoltre a dimostrare sempre
scientificamente anche come questo collegamento mutuo sostenesse di
fatto l’esistenza della materia stessa, oltre che a formulare il
principio dell’impermanenza; d'altronde durante l’estasi mistica,
annullandosi lo spazio e il tempo, si fa l’esperienza dell’essere
collegati al Tutto.
Attraverso
queste nuove nozioni è possibile spiegare in chiaroveggenza non solo
il caso in cui il testimone è un oggetto appartenuto a colui sul
quale si vuol indagare, ma anche quando è un oggetto che mai è
stato da questi toccato, ci sarà infatti sempre un percorso tra gli
innumerevoli collegamenti per raggiungerlo, si potrebbe dire una
familiarità indiretta.
Questa
correlazione continua che esiste all’interno della materia, va
considerata sempre presente, attiva ed agente sia sulla più piccola
entità atomica che sul più esteso ammasso di galassie, al pari di
una circolazione onnipresente che ispira una trama all’opera nel
micro e macro cosmo, e che appare evidente nelle forme naturali.
Gli
esempi di somiglianza tra macro e micro cosmo sono tantissimi, ed
evidenziano palesemente questa correlazione insita nel mondo
fenomenico che anche la scienza occidentale sta ormai accettando, al
pari di altre culture presso le quali questa conoscenze sussistono da
sempre.
Bene
essendo il proposito di questa dissertazione quello di spiegare come
avviene questa correlazione, bisogna ritornare a considerare
quell’elemento che ho chiamato cordone e che consiste di una coppia
di flussi elicoidali equiversi e contrapposti e che abbiamo
incontrato quale legame fisico, dovuto alla circolazione eterica, tra
nucleo ed elettroni, tra un sole e i suoi pianeti, tra due pezzi di
legno, ecc.
Per
figurare bene questa traiettoria dell’etere, bisogna immaginare
quella descritta da una molla che ruotando sul suo asse sembra
avanzare, mentre dal verso opposto avanza un’altra molla che si
avvita compenetrando la prima e ruotando nello stesso verso, proprio
come fanno, e non a caso, due serpenti in amore. Il moto elicoidale
insieme all’oscillazione (longitudinale o trasversale) e al vortice
toroidale, costituiscono le modalità circolatorie primarie
dell’etere, ad eccezione delle oscillazioni, gli altri due sono
causati dal vuoto assoluto, ossia anche la vorticazione elicoidale è
attivata dal vuoto. Del resto quella elicoidale non è altro che la
parte di circolazione eterica che avviene in un toroide intorno al
proprio asse, ma si è visto che essa si innesca anche tra due
toroidi permettendo alle particelle infinitesime di etere dell’uno
di circolare nell’altro, trasportando non solo la materia etere ma
anche le informazioni.
Ciò
che rende veloce la circolazione eterica in genere e quindi anche
quella elicoidale è il vuoto aspirato a preminente componente
centripeta. Proiettando sul piano ortogonale all’asse del vortice
elicoidale, le traiettorie della circolazione si osserveranno quella
centrifuga e quella centripeta, per bilanciare il moto sono
infatti necessarie entrambe, ma se le centrifughe fossero di
intensità maggiore, l’elicoidale si aprirebbe come la campana di
una tromba non proseguendo più la sua corsa.
Le
forze centripete devono essere quindi preponderanti permettendo alle
loro componenti di svolgere due azioni fondamentali: la prima
componente lungo l’asse
di
rotazione consente all’elicoidale di avanzare, la seconda
componente giacente nel piano ortogonale all’asse di rotazione,
invece di sottrarre velocità alla rotazione (cosa che accadrebbe con
le componenti centrifughe), la accelera esponenzialmente permettendo
alla coppia di elicoidali di avvitarsi a velocità incommensurabile,
generando un’accelerazione tremenda. Questa descrizione in termini
spaziali, serve per figurare meglio il processo, ma non bisogna
distogliersi dalla causa unica che genera questo moto, ossia il vuoto
aspirante centripeto.
I
fisici di fronte all’istantaneità del fenomeno di correlazione
osservato nella materia, non trovando soddisfacente l’ipotesi di
relegare ad un'altra particella, il tachione, il compito di andare
veloce da un ente all’altro, presi nel secolare dilemma
particella/onda, hanno ad un dato momento deciso che il lavoro
‘sporco’ lo faceva una un ente trasformista, la particonda!
A
riguardo dell’istantaneità del fenomeno va fatta una precisazione
importante. E’ difficile per la mente duale riuscire a concepire
che possa avvenire un trasferimento di un ente a qualsiasi distanza
istantaneamente, il che equivale a dire a velocità infinita, sicché
è più corretto accordare alla variabile tempo una ponderabilità
che riveli comunque una frazione di tempo seppure infinitesima, ma se
si considera la mente non duale, unitaria, ossia la condizione
percettiva non ordinaria e altrettanto reale dell’estasi mistica,
allora l’assunto dell’infinita distanza istantaneamente, diventa
possibile, scomparendo come è noto in quel caso la dimensione
spaziale e temporale. La definizione del tempo scaturente dalla
fruizione di eventi in successione, vale infatti solo per la
percezione ordinaria.
La
concezione dell’istantaneità annulla di fatto lo scorrere del
tempo, e unifica su un unico piano esperienziale, passato, presente e
futuro, e anche se può sembrare un paradosso piuttosto che qualcosa
di reale, trovandosi il tempo su un unico piano diventa possibile
cambiare il passato per modificare il presente e quindi il futuro. A
questo tipo di ragionamento si era rifatto A. Einstein quando, per un
velocità ben inferiore a quella infinita, ammetteva il paradosso
secondo il quale per chi viaggiava alla velocità della luce, il
tempo sarebbe avanzato più lentamente rispetto a chi agiva secondo i
ritmi delle ore terrestri!
Nel
mondo fenomenico incontriamo spesso il cordone, primo esempio su
tutti è l’elicoidale del DNA, questo cordone non è eterico ma
materico, è più denso, o diversamente si può dire che vibra a
frequenze più basse e si rende visibile,
un altro cordone materico è quello che unisce la madre al feto; tra
i cordoni eterici, invisibili ma altrettanto ricchi energeticamente e
semanticamente troviamo quello tra corpo eterico e corpo astrale, del
resto l’aura intorno al corpo altro non è che l’esterno del
toroide che lo ingloba, attivato dai sette vortici noti come chakra e il corpo
astrale
è una sua copia situata però fuori dal corpo fisico; in ultimo
nelle esperienze dette di pre-morte viene spesso descritto un tunnel
che porta verso la luce, questo condotto altro non è che il cordone
percorso e visto dall’interno da parte della coscienza individuale.
Il
cordone ha anche una funzione semantica in fatti per suo tramite
viaggiano le informazioni sotto forma di increspature delle
traiettorie elicoidali, al pari delle increspature che disegnano
nell’etere le oscillazioni longitudinali e trasversali.
L’onda raffigurata è quella di tipo trasversale, raggi
cosmici, luce, onde radio, e micro onde, per intenderci quelle delle
telecomunicazioni o se si vuole dei cellulari, la curva elicoidale
(in rosso), non indica nel caso delle oscillazioni la traiettoria del
flusso eterico, ma solo il movimento che l’etere compie, come si è
già detto in sostanza viene propagato il moto senza che l’etere
fluisca; qualora la curva elicoidale rappresentata, perfettamente
sinuosa, presenti increspature o dentellature, trasporterà
nell’etere un segnale con una sua informazione, che trasformato in
corrente da un apposito ricevitore diverrà una voce o delle
immagini. Questa forma increspata delle onde è la norma, la
sinusoidale pura esiste solo quando riprodotta dai generatori d’onda
costruiti dall’uomo; dunque, che l’onda provenga da un atomo che
vibra, o da una massa materiale, o da una massa planetaria, essa
recherà una sua forma specifica seppur complessa di informazione che
trasmetterà al suo intorno attraverso l’etere.
Parimenti
nel caso del cordone, i velocissimi flussi contrapposti elicoidali,
riportano nelle loro increspature informazioni, che sia nel legame
tra due elettroni, o tra una coppia di tartarughe, o tra un sole e i
suoi pianeti, verranno scambiate ancora e sempre informazioni.
A
riguardo del valore semantico nelle comunicazioni tra la materia, è
doveroso riportare l’esito di un esperimento condotto dal fisico L.
Montagnier e altri nel 2009.
In
una provetta contenente acqua distillata vengono posti frammenti di
DNA batterico, e aggiungendo acqua distillata, cosa che aumenta
l’intensità delle emissioni, sono registrate le radiazioni
elettromagnetiche di queste macromolecole; in un luogo distante
chilometri viene eseguito l’esperimento al contrario, una provetta
con dell’acqua distillata in cui sono stati disciolti gli elementi
chimici che formano il DNA, viene irradiata con le oscillazioni
elettromagnetiche registrate in precedenza, dopo circa una ventina di
ore nella provetta compare lo stesso DNA di cui era stato registrato
il segnale. Le onde hertziane, oscillazioni eteriche, recanti le
vibrazioni della macromolecola, hanno indotto i singoli elementi ad
unirsi secondo una struttura uguale, ossia con lo stesso timbro
vibrazionale.
Questo
esperimento stimola tante considerazioni, ne riferirò solo due, la
prima riguarda il pensiero, che essendo una vibrazione, viene emesso
nell’etere e influenza la materia o più in generale la realtà, ma
su questo torneremo dopo; l’altra considerazione riguarda
l’omeopatia.
Aveva
ragione G. Lakhovsky quando asseriva, avendolo semplicemente intuito,
che i rimedi omeopatici servivano ad indurre per risonanza nel corpo
la formazione del rimedio stesso in quantità necessarie, laddove la
somministrazione massiva dello stesso sarebbe risultata invece
velenosa. L’omeopatia quindi non cura un male con la stessa causa,
ma con il rimedio che contrasta quel male, che somministrato in
piccole dosi si moltiplicherà per trasmutazione delle stesse
sostanze corporee laddove necessità; per fare un esempio, se
paragoniamo l’organismo malato ad un orchestra stonata,
il rimedio equivale al ‘LA’ che il primo violino dà per
l’accordatura prima del concerto!
Per
estensione possiamo comprendere come non sia necessario quindi
somministrare un rimedio specifico, ma una sostanza (l’acqua
risulta molto versatile in questo), che conservi nel suo stato
vibrazionale le informazioni del rimedio. Ma ancora aggiungerò che
essendo anche il pensiero un’onda, è quindi possibile influenzare
materia e anima per suo tramite, con buona pace del dott. prof. G.
Calligaris che nel 1901 avviava con la tesi dal titolo “Il pensiero
che guarisce”, la sua straordinaria carriera di docente e
ricercatore.
Torniamo
infine a quello che si è individuato essere il moto che genera tutto
il mondo fenomenico fisico e metafisico, ossia la vorticazione
aspirante centripeta,
agendo su un’unica sostanza, l’etere, presente pienamente in
tutto l’infinito universo eterico, a meno, per ora, dell’area
scoperta dal fisico L. Rudnick nell’agosto del 2007.
Si
è visto come la vorticazione aspirante centripeta generi la gravità,
le forze interatomiche, forte
e debole,
conferisca la massa alle entità sub atomiche, concorra alla
correlazione istantanea
e a qualsiasi distanza tra entità sub atomiche, tra masse materiali
e tra entità animiche, permettendo ad ogni ente di essere collegato
con il Tutto.
In
questa trattazione più volte si è accennato all’ente animico
(nell’accezione platonica ove lo spirito è l’Uno, e l’anima
duale alberga nel corpo), identificandolo col corpo eterico,
esso consiste di un toroide generato da un insieme di vortici eterici
che permeano e agiscono sulla materia di cui è composto il corpo,
alimentando
la sua massa ed energizzandolo, permettendo al corpo di collegarsi
all’intero Universo, e vice versa, per come ci ha dimostrato G.
Calligaris, di proiettare sull’epitelio l’intero Universo. Questi
vortici, i 7 chakra, girano più o meno lentamente, a seconda
dell'attività spirituale di ognuno, per figurarli possiamo pensare a
dei mulinelli generati dal vuoto aspirante disposti lungo la spina
dorsale, che funge da asse come un’antenna, con alle sue estremità
l’epifisi (ghiandola pineale), e la
ghiandola coccigea (corpo del Luschka).
Quando
abbiamo delle forti sensazioni positive di gioia intensa, durante
l’orgasmo, durante l'estasi mistica, questi vortici ruotano veloci
portandoci ad alti livelli di coscienza e nel mentre ci sembra quasi
di volare.
Le
due cose sono collegate e ormai spiegabili: lo stato di coscienza non
ordinaria alimenta copiosi flussi eterici ricchi di conoscenze che ci
giungono da ogni dove; mentre grazie all’azione aspirante prodotta
dai vortici, si proverà l’ebbrezza del galleggiamento. Ecco che la
coscienza e la gravità hanno in comune la vorticazione toroidale,
così i pensieri positivi ci rendono più leggeri. Questo spiega la
levitazione, ad esempio, di alcuni santi. Un caso nostrano e ben
documentato è quello di Giovanni da Copertino (san, 1603-1663), che
durante l'estasi della preghiera si sollevava da terra, anche durante
la messa, questo accadeva involontariamente e gli procurò non pochi
problemi.
A
riguardo del vortice
aspirante centripeto
va fatta un’ultima considerazione di carattere fisico-matematico.
E’ importante chiarire infatti quale sia la geometria dalla quale
si sviluppa la spirale nello spazio che traccia il percorso di una
generica porzione infinitesima di fluido. La generante è un iperbole
asintotica fatta ruotare sull’asse x per formare un iperboloide, una curva piana nello spazio che somiglia ad una sorta di
imbuto, sulla cui superficie interna giace la spirale. E’
importante la caratteristica asintotica dell’iperboloide, poiché
permette all’elicoidale che si disegna al suo interno di proseguire
all’infinito, seppur diventando piccolissimo, senza mai concludere
la sua corsa passando per il centro, ossia per l’asse su cui
l’iperboloide stesso si genera.
Abbiamo
visto all’inizio come tra le caratteristiche dell’etere ci fosse
quella di non essere mai in quiete, infatti se l’etere infinito
dell’universo dovesse acquietarsi l’universo materiale e
fenomenico scomparirebbe al pari di un mulinello che esaurito il suo
vorticare svanisce indistinto nel fluido di cui è composto, chi
invece non scomparirebbe mai è l’universo spirituale. Chi ha mosso
dunque tutto questo? Cosa ha innescato il movimento dell’etere,
creando una pressione al suo interno? Una pressione enorme dovuta ad
una massa sottile ma infinita, causa di flussi contrapposti che per
frizione hanno messo in rotazione tante piccole sfere di fluido,
creando vortici, piccole masse, creando la materia, fino agli ammassi
stellari? La causa di tutto ciò risiede in quel Principio Spirituale
onnipresente, eterno e incorruttibile, chiamato anche Coscienza
Universale.
Da
questa Entità Intelligente Assoluta e Inviolabile si è prodotto,
quale riflesso, l’Universo materiale e animico, come un’immagine
nello specchio che riproduce la fonte senza intaccarla. Da allora la
sfera animica così realizzatasi, ha esercitato la propria volontà
coscienziale creatrice, mettendo in azione più coscienze creatrici,
secondo i vari livelli di consapevolezza acquisiti, rappresentando
infine l’universo fenomenologico quale immagine illusoria, poiché
riflessa, dello Spirito assoluto, ma allo stesso tempo reale e
tangibile.
L’esercizio
della volontà creatrice, secondo alcuni fisici, ha visto il
liberarsi di un’energia enorme accompagnata da un grande frastuono
che ancora echeggia come un suono sordo per l’Universo. Questo moto
creativo continua, è continuo, e intimamente connesso e alimentato
da ogni ente vivente e non, in un continuo scambio di reciproca
influenza che alimenta un immenso gioco cosmico.
Per
amor di conoscenza, 10
marzo 2018
Moscatello
Giuseppe
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