Interrogazione a risposta scritta 4-15399
MASSIMILIANO BERNINI e SARTI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo . — Per sapere – premesso che:
il 2 novembre 1975 moriva Pier Paolo Pasolini. A metà novembre veniva presentato alla stampa «Salò o le 120 giornate di Sodoma». Il 10 gennaio 1976 il film arriva nelle sale italiane;
tre giorni dopo il film viene sequestrato e aperto nei confronti del produttore Aurelio Grimaldi un procedimento per commercio di pubblicazioni oscene. Più di un anno dopo (previa l'eliminazione di sei sequenze) il film torna nelle sale vietato ai minori di 18 anni. La pellicola su cui si è ormai creato un incredibile e morboso interesse, alla fine arriva a due milioni di spettatori;
Salò è considerato il testamento cinematografico di Pasolini, potente atto d'accusa diretto al potere politico ma anche a quello religioso, economico e giudiziario. Salò è un altro tassello del mosaico che l'autore stava componendo negli ultimi anni della sua vita, al pari degli articoli scritti per il Corriere della Sera (tra cui quello pubblicato il 14 novembre ‘74 dal titolo «Cos’è questo golpe ? Io so») e di Petrolio, l'incompiuto romanzo-inchiesta che metteva sul banco degli imputati la classe dirigente dell'epoca;
secondo diverse ricostruzioni degli ultimi giorni di vita del poeta di Casarsa, in realtà Pasolini si sarebbe recato all'Idroscalo di Ostia in quella fatidica notte perché era in accordo con chi in precedenza aveva rubato dalla Technicolor le pizze di Salò per le quali era stato chiesto un riscatto di due miliardi di lire che i diretti interessati si erano rifiutati di pagare; in pratica, gli assassini potrebbero aver usato le bobine come trappola nella quale attirare la vittima;
durante la lavorazione del film, alcune bobine furono infatti rubate e per il montaggio furono usati i «doppi»: le stesse scene, girate però da una inquadratura diversa; in occasione dell'ultima riapertura del «caso Pasolini», si è formulata l'ipotesi che Pasolini fosse stato informato del ritrovamento delle suddette bobine sul lido di Ostia, ove egli si recò guidato dal Pelosi, cadendo così nell'agguato che lo uccise;
parrebbe che nelle pizze rubate fosse presente anche una scena finale del film con la partecipazione dello stesso Pasolini;
nel libro inchiesta di Simona Zecchi «Pasolini massacro di un poeta» (Ponte delle Grazie, 2015) si legge a pagina: 152: «E Cinecittà, lo ricordiamo, è anche il luogo in cui vengono ritrovate le ventiquattro pizze dei film sottratti alla Technicolor. L'Unità, inoltre, che informò del ritrovamento in un articolo del 2 maggio 1976, chiarisce come tutte le parti mancanti siano state ricostruite con materiale di scarto»;
al momento non è dato sapere con certezza dove siano le bobine originali del film «Salò o le 120 giornate di Sodoma» –:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa e se non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza per agevolare il recupero, anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, delle citate bobine originali per riportare alla luce parti di pellicola che sono importanti per definire l'opera di uno dei più importanti artisti italiani di sempre. (4-15399)
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