Uno degli ingressi al borgo di Treia
E' buona norma, nell'approccio bioregionale, prima di tutto tentare di conoscere l'ambito che si vuole individuare, delimitandolo attraverso lo studio geomorfologico del territorio, della flora e della fauna. Questo ho cercato di farlo compiendo varie perlustrazioni attorno Treia, visitando le colline circostanti e le adiacenze dell'abitato, e osservando fiori, arbusti, alberi da frutto, piante selvatiche, insetti, uccelli ed animali vaganti, ed ascoltando le grida ed i rumori dei piccoli allevamenti rurali, con maiali, papere, galline, mucche, etc. Una volta compiuta questa opera, ed avendo anche preso visione e studiato le varie componenti urbanistiche che contraddistinguono l'antico borgo di Treia, ho tentato di riconoscere il contesto sociale e comunitario di Treia, sia quello antico e storico che quello presente, per come si è manifestato in questa piccola bioregione, composta di un monticello con le piane circostanti.
Per quanto riguarda il presente non ho avuto molti problemi, la conoscenza fortuita di vari personaggi treiesi e l'incontro e la immediata familiarità creatasi con la gente del posto mi ha consentito di apprendere lo spirito della comunità, la sua caratteristica peculiare e le sue note culturali. Mi sono sentito a mio agio in mezzo a questa comunità che sembra molto affezionata al luogo ed alle sue tradizioni popolari. Mi mancava quindi la conoscenza degli eventi storici che hanno configurato questo tipo di società.... Questa lacuna è stata ampiamente colmata, con un colpo di fortuna che mi ha consentito, nell'arco di alcune ore, di apprendere i minuti particolari della storia di Treia, partendo dai primordi sino all'unificazione d'Italia ed al periodo attuale. L'occasione è stata la manifestazione occorsa il 15 ottobre 2011, nella splendida sala consiliare del Comune, in cui si è svolta una tavola rotonda, sugli eventi e sui contributi di Treia e dei suoi abitanti alla storia patria.
L'incontro, un “talk show” com'è stato definito dal suo ideatore e conduttore Alberto Meriggi, si è svolto con sapiente mescolamento di colori e di sapori... Foto, esibizione di cimeli, canti popolari, poesie, rimembranze romantiche, etc. Ma prima di continuare nella descrizione vorrei dire alcune parole sulla persona di Alberto Meriggi. Un docente universitario ad Urbino, nativo di Treia e qui residente, che conobbi in occasione di una battaglia -da lui sostenuta e portata avanti con determinazione- per la salvaguardia del paesaggio treiese, imbrattato da lucidi e neri pannelli di silicio posizionati a migliaia nei campi del circondario. Un vero scempio paesistico.
Durante un paio di incontri avuti con lui per strada mi colpì la sua modestia e semplicità di eloquio, pur nella profondità dei temi trattati nella difesa bioregionale.
Così il pomeriggio del 15 ottobre 2011, mentre a Roma si svolgeva la fatidica marcia contro la corruzione del sistema, purtroppo degenerata in tafferugli non voluti dagli organizzatori, qui a Treia si cantava e descriveva il vantaggio ricevuto dalla comunità locale nel ricongiungersi pienamente alla patria. Ed anche Treia ha svolto la sua parte per la ricongiunzione... Questo ha comunicato Alberto Meriggi, corroborando le sue parole con numerose testimonianze. Durante la manifestazione comunale ho notato il religioso silenzio della folla numerosa e attenta. Io stesso sono rimasto avvinto ed immobile per tutto il tempo della narrazione e delle varie performances. Potrei meglio definire questo “talk show” con il titolo di “lectio magistralis”.
Ed ora, per contestualizzare l'evento e dare un senso di presenza diretta .. ecco una cronaca rapida su quel che è avvenuto durante l'incontro.
Foto di gruppo del 15 ottobre 2011: (Da sinistra) prof. Gilberto Piccinini, prof. Alberto Meriggi, prof. Annita Garibaldi Jallet, Luigi Santalucia sindaco di Treia
“Anche Treia ha fatto l’Italia” il titolo scelto da Alberto Meriggi ha ben rispecchiato gli obiettivi dell’evento che, da quanto annunciato in precedenza, erano solo quelli di dimostrare la presenza, finora sconosciuta, di personaggi, avvenimenti, aneddoti e situazioni particolari, nella vicenda storica treiese e marchigiano, particolarmente nel periodo rinascimentale. La conoscenza e l’amicizia personale di Meriggi ha fatto si che intervenissero a Treia per l’occasione, innanzitutto la prof. Annita Garibaldi Jallet, come ospite d’onore, il prof. Gilberto Piccinini, il prof. Leone Cungi e alcuni discendenti di patrioti treiesi.
La manifestazione ha avuto inizio con il saluto del sindaco Luigi Santalucia e dell’assessore provinciale maceratese Bianchini. Meriggi ha dato il via all’evento vero e proprio dando la parola ad Annita Garibaldi Jallet, pronipote dell’eroe dei due mondi perché figlia di Sante, a sua volta figlio di Ricciotti Garibaldi. Il primo intervento della Garibaldi è stato brillante e alla mano. Lei che ha detto di aver girato tutto il mondo per queste celebrazioni, si è mostrata meravigliata, ma con soddisfazione, della partecipazione di tante persone in una piccola comunità come quella di Treia. Subito dopo ha seguito la lettura da parte di Renato Pagliari di un brano presente in un giornale del 1932, pubblicato in occasione dell’inaugurazione del Monumento ai Caduti di Treia. Poi due giovani musicisti, Matteo Ortenzi e Davide Pucci, hanno suonato e cantato la famosa Ballata del Bellente, scritta da Giuseppe Gasparrini per ricordare le gesta del brigante appignanese Pietro Masi, detto Bellente, un renitente alla leva che diventò brigante e che fu ucciso in territorio di Treia. La tragedia chiuse a Treia il periodo dell’occupazione napoleonica. Da quella vicenda, puntualizzata da una conversazione con il prof. Mario Buldorini, Meriggi ha cominciato a raccontare, utilizzando immagini inerenti al parlato, lo sviluppo del patriottismo treiese, attraverso lo svolgersi dei fatti e la vita dei vari personaggi.
E’ emerso subito che le radici del Risorgimento locale hanno visto come protagonisti il conte Andrea Massimiliano Broglio d’Ajano, che, dopo aver combattuto in zona e anche con Gioacchino Murat, andò a morire nel 1828 in Grecia per la libertà di quei popoli, il poeta Giacomo Leopardi che scrisse la canzone “A un vincitore nel pallone” dedicandola al giocatore di bracciale treiese Carlo Didimi, e lo stesso giocatore Carlo Didimi. Quest’ultimo fu il primo organizzatore a Treia di attività di cospirazione contro il governo dello Stato pontificio. Il Didimi, insieme ai suoi compagni giocatori locali Luigi Butironi (di cui Meriggi ha mostrato per la prima volta la foto inedita) e Pacifico Fortunati, approfittava delle trasferte per le partite per avvicinare altri patrioti e le associazioni carbonare. Partecipò anche ad azioni militari a causa delle quali venne anche perseguitato col rischio dell’arresto. La signora Maria Teresa Fuscà, discendente di Didimi, ha puntualizzato aspetti della vita del campione e riferito alcuni aneddoti sul personaggio e la sua famiglia. Meriggi ha mostrato per la prima volta il certificato di morte di Didimi dal quale ha ricavato diverse informazioni. Poi è stata data la parola al prof. Leone Cungi di Monte S. Savino, studioso del gioco del pallone col bracciale, il quale ha presentato una breve relazione, con immagini, sui rapporti di Didimi con altri giocatori italiani patrioti. Carlo Didimi fece a Treia molti proseliti tra i giovani, tanto che diversi di loro abbracciarono le sue idee politiche e partirono per le guerre di indipendenza per arruolarsi nell’esercito regolare o come volontari nelle file garibaldine. Il conduttore ha iniziato a parlare dell’epopea garibaldina e dei treiesi che combatterono con Garibaldi.
A questo punto sono emerse alcune novità e sorprese. Contrariamente a quanto ritenuto finora, Meriggi ha dimostrato che numerosi sono stati i patrioti treiesi che hanno combattuto nelle file garibaldine come volontari e non solo i due ricordati in una iscrizione marmorea nel palazzo comunale. Sono stati fatti i nomi di tutti, attraverso la testimonianza di fonti d’archivio, e sono stati indicati i luoghi in cui hanno combattuto. Altra sorpresa interessante è stata la presentazione della foto di Luigi Bonvecchi, assolutamente sconosciuta a Treia, il garibaldino treiese che partecipò alla spedizione dei Mille. Di lui e del garibaldino locale Giovanni Sacchi, morto a Bezzecca, sono stati presentati documenti riguardanti la loro vita, la famiglia e il mestiere che svolgevano. Garibaldini treiesi furono presenti in tutte le battaglie condotte da Garibaldi, come Filippo Pierucci che nel 1849 prese parte alla difesa della Repubblica romana e del quale il pronipote Silvano ha presentato dei curiosi documenti, come i Comandamenti del garibaldino, e la camicia rossa con cappello del suo avo, del quale Meriggi ha mostrato anche la foto finora sconosciuta. Altri treiesi furono presenti in Trentino, alla difesa di Venezia, nella battaglia di Lissa e in quella di Castelfidardo, a Mentana e alla Breccia di Porta Pia. Meriggi ha fatto i nomi di tutti e ha voluto che l’elenco completo venisse allegato nella cartella di sala distribuita a tutti gli intervenuti. Interessante è stato anche il riferimento ad intellettuali e politici treiesi che hanno contribuito all’Unità d’Italia, come il dantista Giulio Acquaticci, del quale ha parlato la discendente Stefania Acquaticci, e il deputato e senatore del primo parlamento Carlo Luzi, il cui discendente marchese Gianfranco Luzi era presente in sala.
L’exursus storico è stato alleggerito, come detto all'inizio, da brani cantati dai due musicisti, riguardanti canti contadini marchigiani dell’epoca e canzoni popolari sull’emigrazione. Il lettore ha più volte letto brani di sonetti riguardanti i costumi dell’epoca del poeta-sarto treiese Raffaele Lausdei. Alla fine Annita Garibaldi ha chiuso l’evento con un intervento interessante nel quale ha ripreso i temi trattati da Meriggi e li ha puntualizzati e sottolineati. Ha anche elogiato il lavoro svolto a Treia dicendo che la manifestazione è stata ben organizzata e condotta. Alla fine Meriggi ha letto una poesia, scritta negli anni Cinquanta del Novecento dal poeta locale Rolando Sensini, avente per tema il pianto di una madre davanti al ritratto del figlio morto in guerra e, salutando i presenti, ha auspicato un futuro migliore per l’Italia unita, riferendo parole del Presidente della Repubblica.
Per concludere, una breve considerazione... Il senso di appartenenza e l'amore per il luogo in cui si vive è una condizione essenziale per il riconoscersi ri-abitanti bioregionali. Infatti nella adesione al bioregionalismo non si chiede l'appartenenza stretta all'etnia originaria di una data bioregione ma si sottintende la piena compartecipazione all'habitat ed alla cultura che vi si manifesta, nell'agire in sintonia con i viventi e confondendosi nella storia e tradizione locale. Perciò è importante conoscere il substrato culturale in cui una società bioregionale ha trovato il suo humus. Per questa trasmissione ringrazio vivamente Alberto Meriggi.
Paolo D'Arpini
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