“Artemisia annua” è il suo nome scientifico, la pianta viene dalla Cina ma da parecchi secoli si è ben acclimatata in Europa, cresce ormai spontanea un po’ ovunque, ed anche qui a Treia non è raro incontrarla.
Riconoscerla non è difficile soprattutto nei mesi di aprile e maggio in cui si spande nell’aria il suo forte effluvio odoroso.
Ma a parte l’odore molto intenso il sapore è alquanto disgustoso, chi l’ha assaggiata storce la bocca al ricordo, infatti è molto amara. Nei secoli scorsi le sue foglie venivano usate per profumare e disinfettare le coltri e la biancheria e per tenere lontani gli insetti indesiderati.
L’artemisia è in verità un potente rimedio antimalarico per la sua azione repellente verso le zanzare. “Molto più efficace degli insetticidi chimici – afferma la dottoressa Chiara Castellani, che sta facendo specifiche ricerche sulle sue proprietà – essa è una trappola efficace e risolutiva, esente da risvolti inquinanti”.
Artemisia deriva il suo nome da Artemide, la dea del bosco e della caccia (Diana per i romani), che probabilmente se ne serviva per nascondere la sua presenza alle vittime predestinate, confondendo l’olfatto degli animali per il suo forte odore.
Ma è soprattutto dalla sostanza attiva ricavata dalla pianta per usi farmacologici, chiamata “artemisinina”, che si ottiene un rimedio contro la malaria in grado di svolgere il suo compito ad arte, dell’artemisina sin’ora non sono state scoperte altre fonti se non l’artemisia stessa.
Gran parte del mondo scientifico si è schierato a favore dell’infuso di artemisia come antimalarico, meno l’organizzazione mondiale della sanità, ma si sospetta che tale posizione contraria sia dettata da motivi di interesse chimico-farmaceutico. Ma le frecce nell’arco dell’artemisia sono economiche anche esse, e vanno a tutto vantaggio dei poveri del terzo mondo, infatti la pianta da ottimi risultati praticamente a costo zero e viene usata in tre continenti come cura naturale.
Insomma conviene…
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