La via dell’Amore e la via della Conoscenza...




La via dell’Amore -diceva il grande saggio Ramana Maharshi- è valida tanto quanto quella della Conoscenza.

 L’aiuto imponderabile che viene dal Maestro, si definisce “Grazia” ed esiste… è la spinta spirituale che consente alle anime di tornare al “Padre”, che è il Sé, … la “Grazia è sempre presente ma il cercatore talvolta non è pronto a riceverla, dovuto -come detto- alle tendenze oscuranti- poi pian piano a causa delle sofferenze conseguenti agli errori ripetutamente commessi (karma) il cuore del cercatore si “apre” alla verità… ed alla Grazia ed all’Amore ed alla Conoscenza…. il Maestro, il Padre, la Grazia, la Conoscenza…. sono espressioni della stessa Verità, che il cercatore infine realizza come propria natura intrinseca, forme del suo stesso Sé.

Ed inoltre: …è pur vero che viviamo in un mondo in cui l’esistenza appare composta di innumerevoli esseri, in ultima analisi però siamo tutti Uno. Per quanto riguarda la crescita spirituale e la Realizzazione del Sé i maestri ci sono di aiuto, essi indicano la strada e provvedono -sulla base delle nostre necessità evolutive e del nostro karma- a rimuovere gli ostacoli che si frappongono sul cammino. Ma  il lavoro del cercatore è necessario, poiché la realizzazione non può essergli data ma deve sortire di per sé al suo interno. Questo lavoro è una condizione indispensabile, anche se dal punto di vista finale dell’assoluto non c'è mai un momento in cui il Sé non sia presente… e lo stesso Ramana, in altri contesti, dichiarava che “un giorno riderai dei tuoi stessi sforzi per ottenere quel che già sei…”…

La pura mente, liberata dal senso dell’io separato, è lo stesso Sé. Non esistono due Sé. IL Sé essendo l’unica realtà non può essere ottenuto con sforzi, esso è sempre presente, il lavoro spirituale è rivolto alla purificazione della mente, finché ci si rende conto che una mente separata dal Sé non è mai esistita… Era solo un riflesso, un gioco nella coscienza. Qui non parlo di “congetture” ma di reale esperienza… che supera ogni concetto religioso o mondano o psicologico che sia…

Ma qui una precisazione è necessaria. Cosa si intende per Sé?  E' lo Spirito che tutto compenetra, nell’advaita si definisce  Atman. Preciso: allorché si parla del Sé già siamo in uno stato di dualità. Come dice Lao Tzu: il Tao che può esser detto non è il vero tao. Dal punto di vista concettuale, quindi con una descrizione all’interno della mente duale, il Sé rappresenta l’assoluta consapevolezza non consapevole di sé, ovvero l’Assoluto uno senza secondo. Il sé individuale (anima) è il riflesso nella mente di quella consapevolezza. E qui si chiede cosa è la mente? E’ quel potere di riflessione che consente al Sé di manifestarsi nelle infinite forme (Maya o Shakti. – Tempo spazio energia). Siccome il riflesso delle immagini manifestate ha come substrato il Sé, si può dire -come diceva Shankaracharya- che il mondo è irreale se visto come separato dal Sé, ma diviene reale se visto come il Sé. Il realizzato non è quindi una persona ma è il Sé, Come un qualsiasi personaggio del sogno al momento del risveglio smette di esistere in quanto “individuo del sogno” e si risveglia come il soggetto sognatore. La similitudine è imperfetta… come detto sopra…. Realizzazione quindi non è altro che risvegliarsi alla propria vera natura, essendo sempre stati quel Sé...

Paolo D'Arpini



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