Il partito dei PD-estri



La ex "sinistra" ha da tempo mollato gli ormeggi che la tenevano unita alla banchina del popolo. Ora è definitivamente salpata, senza mai guardarsi indietro per chiedere scusa, verso porti atlantici.

L’economia e la tecnologia non sono più strumenti operativi ma ideologie, contenitori di pensiero e creatività. Hanno sostituito la morale e la politica umanista. L’ordoliberismo è la nuova religione che ha richiamato a sé individui da ogni dove, rendendo obsoleto il concetto di destra-sinistra. Si potrebbe dire che con questa epoca, della globalizzazione e digitalizzazione, si svolta tutti a destra.

L’epopea socialista si è sciolta nell’acido disperso dai laboratori neocon. A dire il vero, è accaduto anche a quella sovranista, a sua volta posticcia rispetto all’anima spirituale della destra originale. In pratica, è sparito dall’orizzonte cultural-politico tutto il basamento su cui ha poggiato la storia democratica fino a qui. La politica si è venduta all’economia, convinta di aver fatto un affare. E a ragione, se il desiderio era quello di passare dal potere delle idee a quello del denaro.


Ma non lo ha fatto per stupidità. Di sé, sono certo, non potrà che dire di averlo fatto per lungimirante arguzia. Condivido. Se arguto è stare nascosti nel cavallo di Troia del nuovo ordine mondiale, parcheggiato da tempo in tutte le società atlantiche e non. Le persone sono state accalappiate con promesse di libertà e garanzie di libero arbitrio, ed educate a colpi di paura di morte, di perdita di guadagni, di accuse di tradimento della morale sociale, della scienza, delle istituzioni. E sono state anche soddisfatte con premi morali – di materiale se ne parlerà solo se l’obbedienza persevererà. Le celebrazioni politico-istituzionali-mediatiche delle bandiere colorate, dei medici eroi, della disgregazione dell’identità sessuale e familiare, di quella nazionale e delle molteplici sovranità regalate, dissipate, gettate o delegate al padrone americano, dell’importazione di immigrati che pur di sopravvivere accetteranno qualunque condizione capestro, della criminalizzazione dei “brigatisti” dissenzienti che ponevano domande e chiedevano risposte mai pervenute, dei “miserabili del web” rei di aver urlato l’assenza di vergogna di una stampa senza dignità, sono state il premio di cui si pavoneggia la maggioranza di noi. Un popolo ignaro di non essere – una volta di più – il detentore della politica, né di essere – sempre più – identificato, identificabile in funzione produttivistico-economica. Se questo lo volete chiamare progresso, fate pure. Basta intendersi sul gergo. E se non volete intendere Pasolini e, con molto anticipo, Tocqueville e altri terrapiattisti, proseguite pure nel vostro surrogato di progresso.

“L’idea di formare una sola classe di cittadini sarebbe piaciuta a Richelieu: questa superficie tutta eguale facilita l’esercizio del potere”.
(Alexis de Tocqueville, L’Antico regime e la Rivoluzione – 1856)

“Non è raro vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo”.
(Alexis de Tocqueville, La democrazia in America – 1835)


Chiunque possa giocare bene per ridurre i costi del capitalismo occidentale in funzione concorrenziale a quello cinese, assai più basso, non avrà mai da temere niente. Sarà l’eletto, godrà di carriera e bonus e, come un cretino, dirà che tutto va bene perché lui continua ad andare a sciare con sua moglie e poi alla spa e sono felici. “Che gli altri vadano a vivere in Russia se pensano qui si stia male” è nientemeno che il miglior argomento che si possa sentire dire. Affermato, per altro, con convinzione profonda, come se parlare non possa sussistere senza dover espatriare. L’edonismo e l’opulenza hanno definitivamente scollegato gli uomini dalla natura e dal senso della comunità identitaria. Si combattono l’aberrazione neoliberista, ma molto fa sospettare abbiano stravinto con lo stesso sistema del bon-bon usato con gli indigeni da depredare. Uomini che non sospettano di essere carne da conteggio dentro l’algoritmo del controllo sociale. Che non sospettano di essere condotti a quella condizione affinché il barlume d’inganno non risvegli in loro quei sensi indomabili da svegli. Affinché l’intossicazione e l’assuefazione imponga loro ancora più dosi di grande fratello, di novella 2000, di champions league, di isola dei famosi, da assumere felici. Affinché i venditori di progresso, prosperità, giustizia e verità possano vincere a mani basse.

Creare dissenso sociale genera un costo istituzionale dispersivo che riduce la forza egemonica alla quale l’occidente punta, costi quel che costi. Nel firmamento di campioni a sostegno del progetto in corso prendiamo l’ultimo. L’Italia è passata in un anno dal 41esimo al 58esimo posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa (1). Gente comune, gente ucraina, gente russa non fa niente. Vanno bene tutte, sono solo fisiologici danni collaterali da accettare sul grande cammino per confrontarsi con la Cina e, se possibile, per mettere in ginocchio anche lei.


La questione guerra, in questo caso, è mondiale. Una strategia che prevede un crescente desiderio e amore della maggioranza verso politiche autoritarie, che finalmente faccia funzionare le cose, impastate da troppo tempo nella pece burocratica. E allora viva la digitalizzazione, il 5G, i chip sottocutanei, la vita a punti, il tracciamento assoluto, i lockdown, le nuove pandemie dalle quali saranno esenti gli ubbidienti, vuoi scommetterci.  L’opposizione sarebbe anche spiritualmente forte, ma è composta da cani sciolti tra le maglie della rete.

Tutto va a destra e nel modo più pd-estre. Non c’è bisogno di alcuna idea. Basta essere paladini del futuro di cui tutti parlano. Governo, politica, media fanno un corpo unico per la formazione di un pensiero unico della maggioranza, della cultura, dei pensieri, dei comportamenti.

Il grande muscolo atlantico è ancora un bicipite da vantare.

Lorenzo Merlo







Note

World Press Freedom Index 2022 - https://rsf.org/en/index

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