Dall'I Ching agli archetipi alla conoscenza di Sé



Come accennato in precedenza il calendario cinese è un calendario lunare in cui l'inizio dell'anno è sancito dal passaggio di tredici lune (si considera il passaggio delle lune nuove o nere).

Il Libro dei Mutamenti (I Ching), come tradizione orale, addirittura precede la formazione del calendario cinese: si trattava inizialmente di un sistema di conoscenza basato sulle coordinate spazio-temporali e su di un responso oracolare affermativo o negativo in cui la linea spezzata rappresentava il no e la linea intera rappresentava il si, in modo del tutto analogo al sistema divinatorio degli sciamani mongoli e tibetani (a cui è collegato) e a quello della Pizia o delle Sibille nel mondo mediterraneo.
I cicli di base del calendario cinese sono costituiti da sessanta anni.
I Cinesi erano pragmatici ed il sistema lunare si rifà alla condizione spazio-temporale sulla terra, ai cicli stagionali che riguardano tutti gli esseri viventi; i movimenti dei pianeti non vengono tenuti in gran conto perché si privilegia l'aspetto del "qui ed ora", delle condizioni presenti  in cui ci troviamo immersi.

Commentari del Libro dei Mutamenti:

I commentari sono ad opera di Lao Tze con il Taoismo e di Confucio e/o dei suoi discepoli, circa nel 600 a.c. Nell'I Ching si possono riconoscere anche alcune influenze di tipo buddista.
Secondo la filosofia cinese gli aspetti negativi non vanno scartati ma per dare la giusta risposta è necessario tenere un atteggiamento discriminante. Questo comportamento è rappresentativo dell'evoluzione. Secondo il criterio cinese ed indiano (soprattutto nel sistema Taoista ed Advaita) è necessario vivere la propria natura liberandosi dalle sovrastrutture come le influenze culturali e sociali.
Lo Zen stesso ci esorta a perseguire l'autenticità piuttosto che la perfettibilità.
A questo proposito rammento un antico proverbio popolare: “Il meglio è nemico del Bene”.

Come leggere il Libro dei Mutamenti:

Il Libro dei Mutamenti è un libro di conoscenza e andrebbe letto come un “romanzo” in cui i personaggi sono costituiti dagli esagrammi stessi.
Lasciarsi pervadere dalle immagini evocate senza tentare un'analisi è il modo migliore per avvicinarsi ad esso; il testo va compreso sia per mezzo della razionalità che per mezzo dell'intuizione, usando cioè la mente con la sua parte sia logica che analogica ovvero Yang e Yin.
Il nostro studio ci porta ad analizzare tutti i modi espressivi della mente fino ad arrivare a comprendere che colui che osserva non è diverso da quello che è osservato (e questo viene corroborato persino dalle recenti scoperte della fisica quantistica).

Ambito di formazione del Libro dei Mutamenti:

Nel periodo iniziale della formazione del Libro dei Mutamenti vigeva ancora il matriarcato ed in esso se ne trovano delle tracce, per esempio nell'esagramma “Il Farsi Incontro” in cui vediamo la donna prendere l'iniziativa nell'avvicinarsi ad un gruppo di uomini.

Nella cultura greca assistiamo alla lotta tra Venere, rappresentante del fascino femminile, e Minerva che rappresenta l'intelligenza nelle sue qualità femminili.  Al tempo della fondazione dell'impero cinese c'era già il patriarcato che arriverà in Europa con gli Indo-Europei scalzando il matriarcato (vedi studi dell'archeologa lituana Marija Ginbutas), le cui ultime vestigia sono ravvisabili a Creta ed in Sardegna, luoghi abitati delle ultime enclavi di stampo matriarcale. Le divinità tipiche del periodo matriarcale sono le divinità ctonie (della terra e sotterranee) mentre quelle relative al periodo patriarcale sono le divinità “celesti” che “virtualizzano” il concetto stesso di divinità, per esempio il dio dei Giudei (che è poi lo stesso Arconte del Cristianesimo e dell'Islam).

Nel sistema zodiacale indiano e nel Libro dei Mutamenti il principio maschile e quello femminile sono considerati paritari salvo che per un lieve accento a favore della cultura patriarcale; come esempio portiamo il concetto, presente nel Libro dei Mutamenti, secondo il quale la Terra senza la fecondazione del Cielo non potrebbe produrre i suoi frutti. E' da notare comunque che la Devozione è la qualità principale della Terra e la Conoscenza è la qualità del Cielo. I due aspetti vanno integrati in quanto costituiscono una realtà unica.

Ricordiamo qui che il greco ed il latino sono lingue di derivazione sanscrita; parimenti la filosofia greca rappresenta un aspetto speculativo simile a quello della filosofia indiana (vedi Socrate e Plotino). Infatti i Greci sono di origine indoeuropea (tale civiltà trovò la sua affermazione più evoluta nella Valle dell'Indo e del  Sarasvati (quest'ultimo fiume ora prosciugato) e si estese fino alla Persia). Altra popolazione indoeuropea furono gli Ittiti, che invasero la Mesopotamia e zone limitrofe.

Alcune considerazioni filosofiche

Possiamo dire che la perfezione nella forma è una convenzione e come tale “perfettibile”; la perfezione per i Cinesi e gli Indiani risiede piuttosto nell'Assoluto, nella coscienza interiore, nella fase che precede ogni attributo o identificazione. Da qui il concetto di verità indefinibile ed ineffabile che può essere solo evocata e vissuta nello scioglimento del soggetto individuale nel soggetto universale.
L'esistenza è una espressione dell'Assoluto,  che non si comprende né si descrive, ma all'interno del dualismo appare in forma di conoscenza empirica di un soggetto che conosce l'oggetto.
La nostra ricerca presente è basata sulla conoscenza degli aspetti pratici di questa manifestazione duale, salvo il negarlo di tanto in tanto per ricordarci che non è la verità ultima, questo percorso non è di apprendimento per conoscere quello che intimamente siamo, Coscienza Assoluta, ma ci serve soprattutto per “disintossicarci” dalla tendenza esternalizzante e da tutto ciò che essa produce (il senso di identificazione con la forma ed il nome) perché vogliamo dare meno valore a questo aspetto specifico. In realtà analizziamo l'esterno (ovvero gli aspetti riconoscibili della mente) solo allo scopo di poterne riconoscere la non-sostanzialità.

Reincarnazione e Buddismo

La reincarnazione secondo il concetto buddista non è di tipo personale. L'incontro dello Yin con lo Yang porta alla manifestazione fisica e psichica senza che questo percorso formativo sia legato all'Esistenza di un io individuale; si tratta piuttosto di un modo espressivo della coscienza che assume una determinata sembianza ed identità sulla base delle caratteristiche psicofisiche in cui si imbatte.

In altre parole l'io individuale è solo una tendenza mentale, un pensiero, una capacità identificativa, che non ha sostanza, insomma è un riflesso che si forma nella coscienza. Perciò secondo il criterio buddista non c'è alcun io individuale che si reincarna ma solo una sequenza di pensieri e tendenze mentali che trovano espressione  in una sorta di prosieguo evolutivo.

Per questa ragione si indica la realizzazione di Sé come un “ritrovare” la vera natura originaria,  ciò che si è sempre stati,  e non il raggiungimento di un qualcosa che si ottiene ex novo, questa conoscenza di Sé e allo stesso tempo imponderabile, indefinibile ed onnicomprensiva. L'insieme di tutto ciò che è e non è. Mentre il  credere in uno stato duale (dio e anima, creatore e creatura, io e l'altro, etc.) significa fissazione su un fotogramma mentale e quindi corrisponde alla "morte" od oblio del Sé. Qui si pone l'esempio dell'esame di un organismo, non tenendo conto (in senso olistico) dell'insieme vitale, che è come il sezionare un cadavere per capirne il funzionamento. Ma la comprensione di quel che è vita può venire solo dalla diretta esperienza e non da una sterile analisi sul cadavere.

La coscienza "è", non è coscienza "di", e noi siamo quella pura ed assoluta  Coscienza.

Paolo D'Arpini



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