Il sincretismo favorisce la pace universale?



Non esiste una sola persona al mondo che sia identica ad un’altra, che abbia gli stessi pensieri, lo stesso modo di sentire, gli stessi sogni, le stesse speranze, l’identico modo di concepire i problemi e le soluzioni. Se ne deduce che nelle relazioni affettive umane ci sarà sempre qualcosa che non condividiamo perfettamente anche con la persona più giusta, saggia ed equilibrata. Ma se nei rapporti interpersonali si evidenziano solo gli aspetti discordanti il rapporto è spesso destinato a naufragare. Ma il differente modo di sentire e di vedere le cose è la nostra vera ricchezza, ciò che ci consente di progredire, di ampliare il nostro piccolo mondo personale, ciò che permette alla stessa vita di manifestarsi nell’universo. Il principio di armonica convivenza tra le parti trova la sua peculiare base nella coppia dove i due elementi, differenti per estrazione sociale, culturale, religiosa, stabiliscono un rapporto di intesa e di collaborazione in virtù della volontà di accettare l’altro nei suoi differenti modi di essere come ciò che completa e arricchisce la nostra stessa natura. Ma affinché la coppia, e quindi la famiglia, sia un elemento armonico e positivo è necessario che il singolo componente sia a sua volta dotato di principi di lealtà, rispetto, condivisione, amore.

Nulla potrebbe esistere nell’universo se vi fossero soltanto atomi di elio o di carbonio. Nulla potrebbe manifestarsi se non nell’interazione armonica delle differenti sostanze che compongono la materia. La fusione armonica tra due elementi totalmente differenti in natura, l’idrogeno e l’ossigeno, unendosi danno vita all’acqua senza la quale la vita non sarebbe possibile sulla terra. Allo stesso modo se vi fossero soltanto rocce calcaree, o se la terra producesse solo alberi di mele, solo betulle o solo pomodori. Nessuna specie avrebbe potuto svilupparsi senza la armonica simbiosi con tutte le altre con le quali interagisce. Nessun progresso culturale, scientifico, spirituale potrebbe avvenire se non si attingesse alle differenti culture che popolano la terra. Se tutti avessero le mie stesse idee come potrei superare il mio piccolo universo? Il mio pensiero è la sintesi sommatoria del pensiero degli altri, di tutti coloro che hanno contribuito alla mia formazione; la mia coscienza è la sintesi sommatoria di tutte le esperienze morali, emozionali e spirituali che hanno contribuito alla mia formazione.

Credere che i grandi sistemi politici possano uniformare le loro ideologie è una follia, come l’idea che una di queste sia destinata a prevalere sulle altre; credere che un giorno tutta l’umanità sia destinata a diventare cristiana, induista, buddista o musulmana, o tutta di sinistra, di destra o di centro, sarebbe come dire che il pensiero umano sia destinato per legge naturale a standardizzarsi, a massificarsi. L’idea del migliore al quale la massa tende a identificarsi ha i suoi aspetti altamente positivi in quanto spinge l’individuo verso la sua realizzazione integrale, ma quando sussistono divergenze assolutistiche ha anche i suoi aspetti negativi in quanto entra naturalmente in antitesi con ciò che non è ancora maturo per condividere e incarnare una posizione ancora storicamente e culturalmente da raggiungere.

Qualunque dottrina che presume essere destinata a prevalere sulle altre ha in se il germe della discordia, della violenza e della sopraffazione. Nell’ambito dell’inevitabile globalizzazione probabilmente spariranno i confini, le frontiere, i passaporti, e perfino le monete nazionali. Ma, probabilmente, non ci sarà mai un’idea univoca sulle grandi dottrine, sui grandi principi culturali. L’intelligenza umana e la maturità della coscienza porteranno inevitabilmente ad accettare la realtà che ogni individuo è un universo unico nel suo genere, ma ciò che serve all’uomo non è il trionfo di una verità su un’altra ma l’armonica convivenza, la simbiosi delle stesse. Valorizzare e sintonizzare le diversità questo è il compito più alto e nobile in cui l’uomo moderno è chiamato a confrontarsi. L’idea di Dio (come principio di bene, di realizzazione e progresso integrale) deve essere punto di convergenza della parte più nobile e costruttiva del pensiero e dello spirito umano.

 Il sincretismo, componente fondamentale del pensiero universalista, può essere identificato ad un’orchestra il cui scopo è dar vita ad un concerto sinfonico: se ognuno dei componenti suona un diverso brano musicale ci sarà solo frastuono, rumori tra loro discordanti, mentre è necessario non solo che lo strumento di ognuno sia accordato ma che ogni musicista sia disposto a sintonizzarsi con il resto dei componenti l’orchestra facendo riferimento al maestro, nella fattispecie ad un codice che armonizzi il gruppo, al fine di realizzare una sinfonia. Il sincretismo, si può configurare anche come l’assemblaggio dia un mosaico in cui le tessere posizionate al punto giusto danno vita all’immagine d’insieme, diversamente se le tessere vengono disposte a caso, oppure se alcune vengono a mancare l’opera resta incompleta. Così per tutti i popoli della terra e per ogni individuo. Non solo ognuno deve avere la consapevolezza di essere insostituibile parte del Tutto ma avere la volontà di trovare l’armonia in se stesso e la volontà di far riferimento a un Codice Universale che sintonizzi ogni elemento con il suo prossimo e tutta la creazione.

Quindi, allo stesso modo dell’armonica convivenza tra due o più elementi, il Sincretismo è la sintonia degli aspetti più costruttivi e più eticamente evoluti di ogni regola sociale, di ogni dottrina a carattere etico, morale, spirituale, filosofico: è il mettere insieme ciò che unisce, tralasciando ciò che è stato (per esperienza storica) ed è motivo di separazione e di contrasto: è quel principio inteso a mettere in consonanza, realtà diverse tra loro per cultura, credo religioso, estrazione sociale, politica, purché ci sia la volontà di tendere ad un obiettivo comune, condiviso: quello che consente all’essere umano il bene individuale e collettivo, il progresso morale, mentale, spirituale, culturale, scientifico. Il fine non può essere quello di un’umanità che identifica i suoi principi solo in una delle grandi religioni o in una delle centinaia piccoli movimenti religiosi, spirituali o filantropici: anche se questo portasse l’umanità resterebbe divisa tra i suoi componenti anche se armonici tra loro.

Come in una squadra di tecnici in cui ognuno mette a disposizione il meglio della sua esperienza professionale per la realizzazione di un progetto comune, allo stesso modo gli aspetti più evoluti dello scibile umano, (giuridico, politico, medico, scientifico, tecnologico, religioso, filosofico ecc.) non solo devono interagire armonicamente ma creare un punto di riferimento delle conoscenze (come in una banca dati.) dei codici morali e dei precetti delle grandi dottrine che possono rendere l’uomo più buono, più giusto, più solidale, più fraterno, in un nuovo sistema universale valido per tutto il genere umano. Ma come mettere insieme tutti i principi delle diverse dottrine? Può il cristianesimo entrare in simbiosi con l’induismo, l’islamismo, il buddismo o l’ebraismo? Come conciliare dogmi e precetti antitetici e che nella storia sono stati e sono motivo di contrasti e di guerre? Quando nell’uomo sussiste la buona volontà ogni ostacolo può essere superato. Una commissione super partes di studiosi, teologi, di filosofi ed esperti delle varie materie dovrebbero estrapolare la parte più significativa dei testi ciò che non altera il contenuto, che può essere messo in sintonia con gli altri testi e che nella sostanza porta al bene di tutti.

Il problema è che ognuno può avere una sua visione del bene e della realizzazione dell’uomo: ciò che io ritengo bene per me e per pianeta può non coincidere con le convinzioni di un altro. Ma io ritengo che il Bene sia, per definizione, ciò che tutela la vita, la libertà, il rispetto delle esigenze vitali e consente l’evoluzione integrale di ogni essere vivente, mentre Male sia tutto ciò che si oppone ai valori fondamentali della vita. Questo a mio avviso dovrebbe essere il punto di convergenza al quale i rispettivi componenti del genere umano dovrebbero far riferimento nell’attuazione della visione sincretista delle cose.

Rifiutare il valore della diversità significa rifiutare il valore della vita. Il mio essere fisico, mentale, emozionale e spirituale è fatto dall’interazione armonica degli elementi cosmici che dall’esterno entrano e si uniscono a costruire la mia entità corporea. Io sono fatto delle cose che mangio, portate chissà da quale regione del pianeta, le quali hanno assimilato l’aria venuta da altri continenti, la luce che viene dagli spazi siderali, succhiato dalla l’acqua terra e i minerali che entrano a far parte del mio corpo. In me (come in ogni essere vivente) sussistono tutti gli elementi dell’universo. Tutto è in me e io sono nel Tutto. Se io fossi solo al mondo non avrei la possibilità di evolvere, di arricchirmi dell’esperienza degli altri, di venire a conoscenza di fatti lontani dal luogo in cui vivo. Il principio di valorizzazione delle diversità, il valore della complementarietà, come assioma nel sincretismo, non va, ovviamente esteso anche al criminale, al ladro o all’assassino, ma solo a tutto ciò che, positivo per sua essenza e natura, integrandosi con il resto dei componenti, contribuisce al bene collettivo. Nella comparazione valutativa tra gli effetti positivi, benefici e costruttivi e quelli negativi, dannosi e lesivi è necessario bandire ogni regola, principio, codice, o prodotto della scienza o della tecnologia come del pensiero umano, che si è rivelato nocivo per l’evoluzione dell’uomo, degli animali e dell’ambiente.

 Perché il sincretismo? Se gli uomini raggiungessero un livello di evoluzione morale, mentale e spirituale tale da vivere in benessere e armonia con se stesi e con il prossimo e le nazioni interagissero armonicamente tra loro, nascerebbe spontanea l’esigenza di dar vita ad una sola e grande famiglia e quindi di avere codici comuni. E se l’umanità diventasse una sola famiglia che senso ha avere regole diverse? Non solo. Non è possibile far parte di una stessa famiglia, pensare di relazionarsi in amore e accordo, in empatia e condivisione se ognuno, seguendo regole diverse, si comporta in modo differente e spesso antitetico. La sola possibilità di vera pace sulla terra è l’accettazione amichevole dell’altro nella bellezza della sua diversità. La sintonia delle diversità è la meta del genere umano proteso verso il progresso civile, morale e spirituale ma è soprattutto la meta di ogni individuo, di ogni grande e piccola associazione filantropica, specialmente se accomunate dagli stessi ideali, dagli stessi obiettivi. Diversamente si ristagna nella propria relativa impotenza, nel proprio piccolo recinto, nella propria parziale visione delle cose.

Questa rivoluzione ha bisogno di operatori, di gente disposta a lavorare per la sua realizzazione per accelerarne i ritmi naturali. Ognuno che sente la necessità della instaurazione di un mondo migliore dovrebbe far sua questa grande missione, sentire la responsabilità del proprio destino e quello dell’intero genere umano. Nessuna rivoluzione si attua se non attraverso il rinnovamento personale, nella volontà di essere un elemento positivo, armonico al servizio della vita, dell’amore universale.


Franco Libero Manco

1 commento:


  1. Commento di Alberto Mengoni:

    "...da dove proviene questa ‘apparente’ difformità di visioni? Ecco, qui non so chi potrebbe rispondermi con vera cognizione di causa… E’ inutile nominare religioni così diverse tra di loro se, in realtà, forse non ne conosciamo bene nemmeno una… Una vera religione, o meglio una vera Scuola di Vita, è quella che permette all’uomo di arrivare finalmente a conoscere chi egli è..."

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.