10 luglio 2013.... senza vincitori né vinti... in memoria del 10 luglio 1943


Si avvicina il 10 luglio e, con esso, la celebrazione dello Sbarco in Sicilia nel 1943. Oramai da più di un decennio, grazie   ad un più sereno confronto con gli studi e le tesi di quanti richiedevano un riequilibrio nella valutazione di quei tragici giorni, si è reso onore al valore ed al sacrificio dei soldati italiani caduti, assieme a quelli tedeschi, per la difesa della Sicilia. Così oggi, facendo un passo indietro pure dalle mie personali opinioni, spesso molto drastiche su torti e ragioni degli opposti schieramenti e sul comportamento di alcuni alti comandi, mi sento di lanciare  un appello alle persone di buona volontà. 

Dal 10 luglio al 17 agosto 1943 la Sicilia fu teatro di violentissimi combattimenti anche sul terreno. La popolazione civile, già vittima di bombardamenti indiscriminati, ebbe a soffrire pure le conseguenze materiali dello sbarco alleato e della conseguente resistenza delle truppe dell'Asse. Le prime vittime di ogni guerra, donne, bambini ed anziani sicuramente non avranno visto ora che tutto terminasse presto. Indipendentemente dal consenso o dalla ostilità verso il regime e senza troppo badare a torti e ragioni.

Gli uomini, quelli sotto le armi o militarizzati, si trovarono scaraventati in un inferno di fuoco degno della peggiore bolgia dantesca. A secondo delle proprie convinzioni,delle personali paure,delle necessità di sopravvivenza e, non ultimo, del fatto di avere propri familiari non troppo distanti,si comportarono di conseguenza. Moltissimi resistettero al nemico invasore (l'8 settembre era lontano), a migliaia persero la vita o furono feriti. Con grande coraggio e valore, certificato pure dal successivo regime  con la concessione di centinaia di medaglie d'oro, argento e bronzo. Purtroppo la maggior parte alla memoria.


Una gran massa di soldati, non andiamo in questa occasione a valutare perché, si trovò improvvisamente senza comando od in preda ad ordini contraddittori. Vide piazzeforti potentemente armate svuotarsi d'incanto dei propri superiori, specie quelli ai massimi livelli. Fu ordinato loro di distruggere treni blindati, cannoni, postazioni antiaeree, abbandonando tutto per ritirarsi. Anzi,per sbandarsi. Oggi, specie in questa occasione, si può davvero riflettere su cosa avrebbero potuto fare in quella situazione. Forse l'unica cosa possibile,salvare la pelle e tornare a casa.


Assieme ai primi,stranieri lontani da casa, i tedeschi. Cui non sarà parso giustificabile il casino (mi si scusi la parola) combinato dagli italiani in casa propria. Avranno sicuramente guardato con poca considerazione al comportamento di tanti alti comandi ed al conseguente sbracamento di interi reparti. Pure per questo commettendo alcuni eccessi non giustificabili. Però combatterono dal primo all'ultimo giorno della Battaglia di Sicilia al fianco degli italiani contro gli invasori. Non scappando senza battersi e lasciando sul campo migliaia di morti e feriti.


Gli Alleati. Invasori o liberatori che vengano considerati, rovesciarono sull'Isola centinaia di migliaia di combattenti. Riempirono cielo e mare con la strapotenza dei loro mezzi. E con l'aiutino della mafia.

Colpirono duramente il nemico e la popolazione civile. Ma, pure loro, persero migliaia di soldati tra morti e feriti.


Appunto,morti e feriti. Quasi tutti giovani. Sepolti nei cimiteri militari a due passi da casa nostra. Dispersi tantissimi nei campi e sulle spiagge. Senza una tomba.


Americani, inglesi, tedeschi, canadesi, italiani. Caduti per la loro patria, per la ragione delle loro idee o,semplicemente,per aver fatto il proprio dovere di combattenti.


Ricordiamoli tutti così, assieme. Senza amici o nemici. Né invasori né liberatori. Cerimonie uguali per tutti. Senza vinti e vincitori.


Vincenzo Mannello

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