Tra le correnti filosofiche di inizio ‘900 ha assunto un peso non trascurabile quella indicata col termine “Strutturalismo”. Questo termine deriva dall’opera del linguista svizzero Ferdinand de Saussurre (1857-1913) che intendeva studiare le strutture linguistiche. Questo tipo di ricerca fu poi esteso al campo antropologico dall’etnologo francese Claude Levi-Strauss, che intendeva analizzare le relazioni sociali nelle società primitive, alla luce di presunte strutture inconsce universali sottostanti i comportamenti palesi, ma con metodi in genere anti-empirici e considerati dai critici scarsamente scientifici(1).
In seguito, vicini allo strutturalismo sono stati alcuni filosofi, psicologi e psicanalisti francesi: tra questi, ricordiamo lo psicanalista eterodosso Jacques Lacan (1901-1981) che aveva auspicato un “ritorno a Freud” contro le tendenze psicanalitiche moderne prevalenti negli USA, ed aveva sostenuto che lo scopo principale dell’Uomo è quello di farsi accettare dall’altro. Le idee di Lacan sono state però criticate da Gilles Deleuze (1925-1995), autore insieme al militante di area trotzkista P.F. Guattarì (1930-1992) del libro “Anti-Edipo” del 1972, in cui si parla di “Capitalismo e Schizofrenia”, che costituisce il sottotitolo del libro.
Altro noto esponente di questa corrente è stato Michel Foucault (1924-1984), autore del noto libro del 1975 “Sorvegliare e punire” in cui parla di istituzioni come prigioni ed ospedali che sarebbero strumenti di repressione capitalista. Foucault parla anche di “dissoluzione dell’Uomo” riferendosi anche esplicitamente alla filosofia di Nietzsche.
Caratteristica comune di questi filosofi-psicanalisti, sulle cui idee in questa sede non è il caso di approfondire, è un dichiarato e spesso provocatorio, ma confuso radicalismo che ha avuto forse in Italia un riscontro nella figura di Toni Negri. Il fisico belga Jean Bricmont, insieme all’altro fisico statunitense Sockal, hanno sbeffeggiato impietosamente gli strafalcioni scientifici di alcuni di questi autori (in particolare Deleuze, Guattarì, Lacan) nello scritto “Imposture intellettuali”, in cui questi pensatori sono accusati di narcisismo e fumisteria(2).
Torneremo sull’argomento nelle conclusioni. Intanto sottolineiamo che l’autore più interessante di questa corrente è Louis Althusser (1918-1990), già membro del Partico Comunista Francese, e sostenitore della irriducibilità della dialettica marxiana alla dialettica hegeliana. Per Althusser bisogna guardare al Marx scienziato che analizza le strutture del capitalismo, e liberarlo dalle influenze hegeliane. Il pensiero di questo autore ha influenzato vari autori italiani, su cui torneremo dopo, tra cui Della Volpe, Preve, La Grassa e l’economista Emiliano Brancaccio.
Nell’articolo cui si faceva cenno alla filosofia italiana nell’800 (N. 99) si era sottolineato che accanto ad istanze positiviste (Ardigò, Lombroso) si erano affermate filosofie idealiste come quella conservatrice di Spaventa. La tradizione idealistica hegeliana fu ripresa da Benedetto Croce (1866-1952) all’inizio del secolo XX, anche con chiari riferimenti al pensiero storicista di Vico (visto come alternativa agli elementi razionalisti nel pensiero di Cartesio e dell’Illuminismo). Coerentemente con il suo idealismo, Croce ha contribuito purtroppo ad una certa arretratezza della cultura italiana della prima metà del secolo con la sua decisa avversione ad ogni istanza empirista e positivista e l’aperta avversione alle Scienze esatte ed alla matematica, cui non dà alcun valore di conoscenza. La sua fama è legata ad un certo antifascismo di marca liberale e moderata. Infatti Croce fu nell’immediato secondo dopoguerra (vedi referendum costituzionale del 1946) dichiaratamente anti-comunista e filo-monarchico.
Idealista ed hegeliano fu anche Giovanni Gentile (1875-1944) che poi aderì al Fascismo, divenendo Ministro dell’Istruzione e varando la famosa Riforma dell’Istruzione, di stampo classista, e che prevedeva la reintroduzione della Religione come materia di insegnamento in accordo con i Patti Lateranensi del 1929 tra Fascismo e Chiesa Cattolica. Gentile fu giustiziato dai partigiani nel 1944 per la sua partecipazione al Governo Fascista.
Tra gli allievi di Gentile vi era stato anche Galvano Della Volpe (1895-1968), che poi si staccò decisamente dall’idealismo aderendo ad idee materialiste, empiriste, marxiste, con influenze althusseriane ed anti-hegeliane, e di apprezzamento del pensiero scientifico di origine sperimentale galileiano. Della Volpe apprezzava il Marx più scientifico che analizzava il Capitalismo, e riteneva che vi fosse incompatibilità tra dialettica marxiana ed hegeliana. Riteneva che bisognasse considerare i dati storici concreti per formulare teorie politiche da verificare con l’esperienza. Tra le sue opere più note: la “Critica del Gusto”, in cui polemizza con le idee estetiche romantico-idealistiche di Croce(8), e “Rousseau e Marx”, in cui valorizza gli elementi egualitari nel pensiero di Russeau(9).
All’inizio degli anni ’70 compare la monumentale opera di Ludovico Geymonat, e dei suoi collaboratori (tra cui Silvano Tagliagambe che è stato anche collaboratore del gruppo G.A.MA.DI. che ha ispirato la presente pubblicazione)(1). In essa viene vigorosamente difesa la validità del metodo scientifico anche alla luce della concezione materialista dialettica di Engels (su cui si intende dare un giudizio ben meditato nelle conclusioni che seguiranno questa serie di articoli).
Su posizioni di difesa del pensiero scientifico di origine sperimentale, e della sua intrinseca oggettività, troviamo anche l’allievo di Della Volpe, l’ex partigiano e membro del PCI Lucio Colletti. È nota la sua polemica con il gruppo guidato da Marcello Cini, che nel 1976, con la pubblicazione “L’Ape e l’Architetto” aveva messo in dubbio il concetto di neutralità della Scienza, servendosi di citazioni marxiane, ma anche abbondantemente della più recente filosofia statunitense che tende ad assegnare alla Scienza un carattere ideologico (vedi N. 114). Colletti è stato anche un critico deciso dei legami tra dialettica hegeliana e marxiana, prima considerandole inconciliabili, ma poi criticando la stessa dialettica marxiana fino a giungere a posizioni anti-marxiste, ed aderendo infine a Forza Italia.
Un ripensamento di precedenti posizioni hanno compiuto anche due intellettuali, Costanzo Preve (1943-2013) e Gianfranco La Grassa, animatori tra il 1983 ed il 1993 del Centro Studi sul Materialismo Storico insieme a Maria Turchetto ed Augusto Illuminati, ma poi allontanatisi dal marxismo più tradizionale. Preve, convinto antisionista e sostenitore della resistenza irachena, molto critico verso l’atteggiamento dell’ex-sinistra nel caso della guerra contro la Jugoslavia, ha infine aderito ad una visione di comunismo solidaristico e comunitario. La Grassa ha sottolineato la necessità di aggiornare quella parte del pensiero di Marx, che prendeva in considerazione un capitalismo concorrenziale a forte presenza operaia, mentre oggi non può essere sottovalutato il consolidarsi di vaste classi medie di professionisti e tecnici, con proprie esigenze di egemonia politica, tematica non ignota allo stesso pensiero di Marx più maturo(3). La Grassa ha anche rivisitato il concetto di Imperialismo di Lenin, sottolineando l’aspetto degli scontri interimperialisti(4). Anche dagli ambienti marxisti statunitensi è venuta l’esigenza di aggiornare Marx, che non aveva considerato le dinamiche del capitalismo monopolistico: vedi l’opera di Sweezy, Baran, Huberman e altri(5). Anche il fisico belga Jean Bricmont(6) ha espresso perplessità sull’utilizzo della dialettica hegeliana.
Un rilancio della dialettica hegeliana, come propedeutica alla dialettica marxiana (tesi già sostenuta all’inizio del secolo XX da Lukacs e Ernst Bloch) è venuta dalla recente opera di Vladimiro Giacchè su Hegel(7), apprezzabile per sintesi e chiarezza, anche se le sue conclusioni non sono del tutto condivise dall’autore di queste note, che pensa che un dibattito vada aperto sull’argomento per trarre fuori il pensiero dialettico di Marx ed Engels dallo stato di imbalsamazione in cui si trova.
Vincenzo Brandi
(1) L. Geymonat, “Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico”, Garzanti 1970 e seg.
(2) J. Bricmont, Sockal, “Imposture intellettuali”, Franco Angeli ed.
(3) G. F. La Grassa, “A 150 anni dal Manifesto Comunista”
(4) G. F. La Grassa, “Fuori dalla Corrente”,
(5) P. Baran, P. Sweezy, “Il Capitale monopolistico”, Einaudi
(6) J. Bricmont, “Quantum, Sense and Nonsense”, Springer 2017
(7) V. Giacchè, “Hegel”, Diarkos, 2019
(8) G. Della Volpe, “Critica del Gusto”, Feltrinelli
(9) G. Della Volpe, “Rousseau e Marx”, Editori Riuniti
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.