"Conoscenza, scienza e filosofia. Profili di scienziati e filosofi della scienza da Talete alla fisica contemporanea" - Vorrei cercare di spiegare perché scrivere un libro su questi argomenti che possono essere considerati noiosi, troppo specialistici ed apparentemente lontani dalla vita reale di tutti i giorni.
Certamente nello scrivere di scienza e nel riportare i profili di molti scienziati e filosofi della scienza che si sono distinti nel corso dei secoli e dei millenni mi è stata utile la mia esperienza quarantennale presso un grande istituto di ricerca pubblica italiano. Essendo un ingegnere chimico mi sono specializzato nello studio della chimica del sodio liquido (che viene usato in alcuni tipi di reattori nucleari), delle energie alternative, delle pile a combustibile (un particolare tipo avanzato di pila) e dell’idrogeno come combustibile.
Tuttavia, non intendevo fare un libro specialistico. La tesi fondamentale di questo libro è che non vi è contraddizione tra la “scienza” e la conoscenza comune di tutti i giorni, cui anche una persona comune – magari con un grado di istruzione limitato come la mitica “casalinga di Voghera”- può arrivare osservando con attenzione il mondo che ci circonda. D’altra parte il termine stesso “scienza” viene dal verbo latino “scio” che significa “conoscere”. Scienza e conoscenza sono sinonimi. La semplice massaia che cuoce la pasta sa perfettamente che, se mette una pentola piena d’acqua sul fuoco, l’acqua bollirà a 100 gradi centigradi. Lo scienziato approfondisce questa conoscenza empirica con esperimenti ripetuti, con il ragionamento, e sviluppando teorie per poter spiegare il fenomeno. Quindi scopre che nell’acqua si agitano miliardi di piccole molecole. Se aumentiamo la temperatura, fornendo energia all’acqua, le molecole si agitano sempre più velocemente, finché non possono essere più contenute nel liquido e si disperdono disordinatamente nell’ambiente determinando l’ebollizione.
Tutti sappiamo che se lasciamo andare libero un oggetto che abbiamo in mano (ad esempio una penna) questo “cade” verso terra. Galilei determinò le leggi di questa caduta sulla superfice terrestre con esperimenti ripetuti scoprendo che tutti gli oggetti cadono nel vuoto a velocità crescente e con la stessa accelerazione di 9,81 m/sec2 indipendentemente dal peso proprio. Newton scoprì che ciò avviene perché tutti i corpi si attraggono a vicenda, per cui la penna che “cade” è in realtà attirata verso il centro della Terra (Legge della Gravitazione Universale). Tutto il sistema solare è stabile solo perché esiste questa legge (l’attrazione del Sole è equilibrata dalla forza centrifuga dovuta alla velocità della Terra).
Ma il criterio della verità scientifica basata sull’esperienza ci può orientare correttamente in qualsiasi settore dell’attività umana, anche nella politica, l’economia, la morale, la storia, la psicologia, le relazioni interpersonali ed amorose, e così via. Il grande fisico viennese Boltzmann diceva che “la scienza è verità”, in quanto la verità è un’affermazione che corrisponde alla realtà che osserviamo. Se diciamo che la mano dell’uomo ha cinque dita, che il gatto ha una coda, o che tutti gli uomini sono mortali (come detto nella premessa del famoso “sillogismo”, figura logica creata da Aristotele), diciamo la verità perché queste affermazioni corrispondono ai fatti reali osservati (anche da persone comuni).
Quando diciamo che la Terra è piatta, diciamo una cosa sbagliata perché contraddetta da una serie di evidenze sperimentali. Quando Aristotele diceva che la velocità di un corpo che cade è proporzionale al peso, diceva una cosa errata come ha dimostrato Galilei con i suoi esperimenti. I dirigenti statunitensi ed i nostri giornali ossequienti dicevano che gli eserciti USA e della NATO andavano a distruggere l’Iraq perché Saddam possedeva tremende armi di distruzione di massa pronte a colpirci, ma dicevano una bugia, perché queste armi non erano reali. Quando in epoche per fortuna passate si diceva che i mali del mondo erano portati dalle streghe che si accoppiavano col demonio o che la peste era portata dagli “untori”, dicevano cose non vere perché non rispondenti a fatti reali. Galilei diceva che si fidava di quello che vedeva nel suo cannocchiale, piuttosto che di ciò che era scritto nelle Sacre Scritture. Il suo collega scienziato a Padova, Cremonini, si rifiutò di guardare nel cannocchiale, preferendo ricorrere alla vecchia filosofia metafisica di Aristotele piuttosto che all’evidenza sperimentale.
Vincenzo Brandi
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