La donna e la sua missione di risvegliatrice della coscienza selvaggia


Dipinto di Franco Farina

James Hillman, come del resto Jung, Neumann e altri autori a lui assimilabili per scuola di pensiero e professione di fede, ci hanno parlato della necessità di una terapia della cultura.
L’esasperazione del modello simbolico patricentrico – associato al logos, il pensiero ordinatore - e la sepoltura del paradigma simbolico matricentrico – animato dalla rivelazione, sostenuto dall’istinto - ci appaiono oggi come una grande follia della quale siamo tutti vittime e per la quale tutti, in misura più o meno sentita, ci sentiamo smarriti.

L’anima selvaggia è sepolta, la coscienza dorme un sonno ipnotico. 

La donna è fortemente chiamata oggi a una missione di risveglio.

Le donne hanno bisogno di favole. Ma non favole qualsiasi, non quelle favole alle quali è stato strappato il cuore, ma le potenti favole che vivono nell’istinto, i racconti che di primo mattino gli gnomi sussurrano intorno al letto delle ragazzine poco prima del loro risveglio, i canti che si apprendono dalle salamandre, dagli elfi, dalle ondine e soprattutto dalle streghe.

Vi è stato un tempo in cui le favole di potere vivevano tra la gente alla luce del sole e tutti ne potevano beneficiare. In quel tempo, quando una donna era incinta, si raccontavano favole al nascituro perché potesse divenire un grande uomo. Le favole di potere accompagnavano l’esistenza di ogni individuo dal momento del suo concepimento al suo trapasso e anche oltre. 
Le favole non conoscono separazione tra morte e vita. Così, quando lo sciamano, capo villaggio, suonava il suo tamburo per radunare la tribù ed evocare gli avi, morti e vivi si ritrovavano insieme ad ascoltare favole. La forza di ogni clan, di ogni tribù, di ogni gruppo e di ogni singolo uomo dipendeva dalla potenza delle storie che udiva. Certe storie ci pongono di fronte a vari archetipi che sono le matrici della nostra esperienza umana, ci parlano dell’origine delle cose, di quando un comportamento o un evento è venuto in essere per la prima volta, in illo tempore, dunque, ci consentono di avere potere sugli eventi, sui comportamenti e sulle cose.

Nonterapia, per una rivoluzione spirituale.


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Il rito di morte e rinascita della rogyapa

Oh nobile figlia, se ancora odi la mia voce, profonda come la notte stellata è la tua consapevolezza, ancora non sei precipitata nell’oblio, ancora aspiri alla tua libertà, ancora tieni viva la fiamma dell’amore nei nove cuori dei nove universi che ti appartengono. Tuo è il cammino, tua la vetta e il compimento della missione finale.

Nell’oceano del tempo ora ritroverai tutte le donne della tua stirpe: la madre, le nonne, le bisnonne, le trisavole e così via: volti cari, volti noti e sconosciuti. 
In questa speciale occasione dovresti pensare in questo modo: voi siete immagini della mia anima e, come tali, avete forgiato il mio corpo e le mie attitudini, il ritrovarvi mi è enormemente caro, resto in ascolto dei vostri sussurri. Ora io so di essere vostra madre, per avervi ad una ad una immaginate e per aver voluto, nel mio sogno, esservi figlia. È giunto il risveglio, è l’ora di riassorbirvi nel mio cuore, adesso la verità è visibile: lasciate che vi riporti all’amore da cui ogni cosa ha avuto inizio.

Così pensando, siedi al centro dell’oceano del tempo, come una regina sul suo trono. Una presenza ti si avvicinerà, forse si tratta di tua madre, di sua sorella o della tua bisnonna. Ascolta attentamente ciò che questa presenza ha da dirti, accetta il regalo che ti porge e portalo con te. Tutto ciò che riceverai ora ti sarà di grande aiuto nelle fasi successive del tuo cammino.
È anche possibile che un’ava molto lontana da te nel tempo ti si avvicini per chiederti chi sei. Rispondile in questo modo: “Io sono colei che ha tante cicatrici ciascuna delle quali rende il mio tessuto più forte.” Poi, senza esitazione alcuna, confida alla tua ava il contenuto delle tue cicatrici maggiori. Forse c’è qualcosa che non hai mai confessato a nessuno, un amore perduto, un bambino rifiutato, una violenza subita o arrecata, adesso è il momento di liberarti di questo peso.

Ascoltami attentamente: i nostri segreti sono i veri cadaveri che ci trasciniamo appresso nascondendoli agli occhi di tutti e principalmente ai nostri per non soffrire. Ora metti i tuoi cadaveri nelle mani della tua amorevole ava, piangendoli fino in fondo, se necessario, ma liberandoli per sempre dal loro stato di mummificazione che impedisce lo scorrere della linfa vitale nel tuo essere.

Nessuna donna è qualcuno, ma una sola dona libera è tutte le donne, perciò col mantra Hig nel cuore, continua a danzare nel cielo …

Tratto da La favola del nagpa e della rogyapa di Selene Calloni Williams

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