La domanda essenziale, tra ignoranza e conoscenza...



Esistono due modi di fare domande. Uno di essi non nasce perché non sai, ma perché sai qualcosa: scaturisce dalla tua cosiddetta conoscenza. Hai già la risposta e quindi sollevi la domanda. È così stupido!

Qualunque cosa tu sappia, non la sai per davvero, altrimenti non ci sarebbero domande. In secondo luogo, dal momento che la domanda è nata da una risposta preconcetta, non sei pronto a ricevere una nuova risposta. Con domande del genere è assolutamente inutile, non ti portano da nessuna parte.

Non chiedere mai perché sai qualcosa. Se sai, va benissimo e non c’è alcun bisogno di chiedere. E se non sai, chiedi come se fossi ignorante, come se non sapessi. Se non senti di non sapere, non sarai mai vulnerabile, aperto, ricettivo. E la ricettività è necessaria, altrimenti fai una domanda e non permetti alla risposta di entrare.

Più o meno tutte le domande sono così. Abbiamo già la risposta e cerchiamo una conferma. Non siamo sicuri, perché non sappiamo per davvero, ma abbiamo semplicemente raccolto determinate informazioni. Ora vogliamo che qualcuno ci convinca ulteriormente, qualcuno che sia testimone della nostra conoscenza, in modo da poter sentire: “Sì, ho ragione”.

Questo è assurdo. Se sai, la conoscenza stessa, il fatto stesso di sapere, ti dà fiducia e fornisce una prova di se stessa. Se sai qualcosa, anche se il mondo intero lo nega, non fa alcuna differenza. E allo stesso modo, se non sai nulla e tutto il mondo dice: “Sì, è vero”, anche questo non fa differenza. Conoscere è auto-provante e anche l’ignoranza rivela se stessa.

Quindi non chiedere basandoti sulle tue conoscenze. Se sai, va bene così. Se non sai, sii consapevole di non sapere e chiedi basandoti sulla coscienza della tua ignoranza.

Il secondo modo di fare domande, che è quello autentico, sincero e onesto, proviene sempre dalla sensazione di non sapere. Le tue porte sono aperte e sei pronto a invitare l’ospite. Altrimenti, inviti l’ospite e la tua casa è completamente chiusa e quindi non è un vero invito. 

Se fai un invito, crea lo spazio per l’ospite! Se hai delle risposte già pronte, non hai spazio per ricevere la risposta.

Fare domande è inutile se non c’è lo spazio per ricevere. 

Quando fai una domanda, osserva se c’è lo spazio per ricevere la risposta. Prima crea lo spazio, poi chiedi. Così la domanda non è solo intellettuale, non è solo mentale. Tu sei totalmente coinvolto, è in gioco tutto il tuo essere, il tuo essere totale. Questo è ciò che si intende con “esistenziale”. Ora la domanda arriva dalla tua stessa esistenza, dal tuo essere.

Il primo modo di fare domande è sempre condizionato dagli altri e questo va compreso molto chiaramente. L’ignoranza è tua, ma la tua cosiddetta conoscenza ti è data dagli altri. L’ignoranza è più esistenziale della cosiddetta conoscenza. Se non sai, questo non-sapere è tuo. Ma se dici: “Lo so perché ho letto la Gita. Lo so perché qualcuno da qualche parte ha detto una cosa del genere. Lo so perché Buddha aveva una teoria simile e io ne ho sentito parlare, quindi, lo so”, questa conoscenza non è tua! 

E ricorda, persino la tua ignoranza è più preziosa della conoscenza altrui, almeno è tua, è possibile fare qualcosa. È reale, è esistenziale. 

Con una finzione non si può fare nulla. 

Ciò che è reale può essere trasformato e cambiato, ma con una finzione non puoi fare nulla, con l’immaginazione non puoi fare nulla. La conoscenza immaginata, basata solo sull’informazione, è fittizia, non è esistenziale.

Quindi poni una domanda, indaga su qualcosa, ma attraverso i tuoi sentimenti esistenziali, non attraverso le informazioni mentali accumulate. 

Se chiedi davvero a partire dalla tua ignoranza, la tua domanda sarà universale in un senso e individuale in un altro, perché quando chiedi basandoti sulla tua ignoranza, sollevi una questione che è uguale per tutti. Se chiedi a partire dalla tua conoscenza, la questione sarà diversa. Un hindu non farà mai la stessa domanda di un musulmano; un cristiano non farà mai la stessa domanda di un giainista. La conoscenza di un musulmano è completamente diversa dalla conoscenza di un hindu, ma non esiste l’ignoranza del musulmano o l’ignoranza di un hindu. L’ignoranza è universale, esistenziale, ma la conoscenza si differenzia. La conoscenza musulmana è diversa dalla conoscenza hindu, giainista o cristiana.

 

Se la tua domanda scaturisce dalla tua conoscenza, è inevitabile che provenga dal tuo condizionamento sociale. Quindi non è universale, esistenziale. Quando un musulmano chiede qualcosa, in realtà non è lui che chiede. Chi chiede è ciò che gli è stato imposto, ciò che gli è stato inculcato, ciò per cui è stato condizionato. È quel condizionamento che pone la domanda. 

L’uomo reale è nascosto dietro il musulmano e il musulmano imposto (o l’hindu imposto) fa la domanda. E allora è superficiale e qualunque risposta riceverà non arriverà in profondità, perché la domanda non è nata dalla profondità.

Le domande esistenziali implicano che attraversi tutti gli strati condizionati della tua mente e chiedi in quanto esistenza pura e nuda, non come musulmano, sikh o giainista. Chiedi come se non ti fosse mai stata fornita alcuna risposta prima. Metti da parte tutte le tue risposte. 

E allora la tua domanda sarà individuale in un certo senso, perché è arrivata da te, e sarà contemporaneamente universale, perché ogni volta che una persona entra dentro di sé così profondamente, arriva la stessa domanda.

Quindi sii esistenziale nel chiedere e non chiedere mai a partire dalla tua conoscenza, chiedi in base alla tua ignoranza. Se vuoi trasformazione, mutazione, chiedi in base alla tua ignoranza. Sii consapevole della tua ignoranza. Scava in profondità e trova quelle domande che arrivano dalla tua ignoranza e non dalla tua conoscenza.
 

Tratto da: Osho, The Eternal Quest #12




 






Fonte: Osho Times n. 271

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