Alcune delucidazioni sul significato delle tre “guna” (qualità) o “forze” che agiscono nel mondo.
In verità queste tre spinte energetiche non appartengono soltanto alla tradizione indiana, sono presenti anche in tutte le altre filosofie e cosmogonie elaborate in varie culture. Ma in India da tempo immemorabile i cercatori della verità hanno cercato di comprendere il “funzionamento” della vita e perciò lo studio sulle varianti energetiche che creano e sostengono e distruggono il mondo sono state profondamente analizzate.
Le tre guna rappresentano i tre aspetti del divino, dove “rajas” (moto) rappresenta la spinta creatrice, Brahma, che irradia la vita, una sorta di Big Bang in espansione; “tamas” (stasi) simboleggia Shiva che ferma la ruota del divenire per infine riscoprire la verità dietro le forme, insomma le “distrugge” (come si dice in gergo); mentre “satva” (armonia), che è l’emblema di Vishnu, sta a significare l’equilibrio instabile tra le spinte energetiche di azione ed inerzia che consente alla vita di esprimersi nella mutevolezza.
Questi tre aspetti, in varie gradazioni trasformative, creano i cosiddetti cinque elementi che avviano il processo esistenziale. Ovvero: satva puro rappresenta l’Etere (lo spazio vuoto, la coscienza); mescolato con rajas diventa Aria (la mente sottile nel suo potenziale concettuale); rajas da solo significa il Fuoco (la mente che crea le forme mentali); il mescolamento di rajas e tamas produce l’Acqua (in cui le immagini e le forme mentali assumono una sembianza definita ma fluida); ed infine tamas in solitario rapprende le forme pensiero che si trasformano in energia materica, ciò che è fisico.
Da queste trasformazioni e dall’interconnessione costante delle tre guna si svolge lo spettacolo dell’esistente, le tre guna sono la causa prima della vita e del divenire, allo stesso tempo esse sono inseparabili e quindi nella disciplina spirituale del “ritorno a casa”, ovvero della conoscenza reale della propria natura, queste guna sono considerate spinte funzionali a proiettare l’illusione (maya) e che agiscono per “trattenere” lo spirito nel sogno cosmico.
Paolo D'Arpini
RispondiEliminaScrive Mason Giacom a commento dell'articolo:
“Satva deriva da sat, esistenza, che è connaturato a cit, coscienza, che si riflette in una mente sattvica cioè pacificata. Pertanto della coscienza si può conoscere solo un suo riflesso, non la coscienza stessa. Più correttamente sat rappresenta l'intelligenza che tramite l'energia, rajas, modella la materia, tamas, pertanto il modello alla base della creazione. I tre guna sono gli aspetti dinamici di Isvara (Dio-creatore) il quale giunge in apparente esistenza quando la consapevolezza (brahman) è in associazione all'ignoranza (maya). Non è ironico che l'interazione dei tre guna che hanno prodotto i cinque elementi sia un parto mai effettivamente avvenuto dell'ignoranza?”
Mia rispostina:
“Yes... nella visione della assoluta Esistenza-Coscienza la creazione è un “apparire”, che si manifesta simultaneamente all’osservatore, sia pur considerata dall’osservatore stesso uno svolgimento conseguente allo scorrere del tempo nello spazio. La manifestazione è di fatto un semplice riflesso nella mente del percepente che riesce a captarla ed elaborarla solo attraverso il “fermarla” nella coscienza (un simile processo avviene ad esempio nel sogno). Un singolo fotogramma della totale manifestazione che, sia pur sempre presente nella sua interezza, viene illuminato dalla coscienza individuale, visto nella mente e srotolato nel contesto spazio-temporale e denominato “processo” del divenire” (Paolo D'Arpini)