Gli scritti di Mauro Biglino hanno il grandissimo merito, e non è da poco, di dimostrare chiaramente, al di là di ogni dubbio, con un serio esame filologico dei testi originali alla mano, che l'Antico Testamento non parla di Dio, e non è un libro sacro,bensì un libro di storia (io però lo definirei di mitologia). Plaudo al suo lavoro davvero molto esaustivo e liberatorio; anche perché francamente questo Yhwh, Javhè, o Geova che dir si voglia, come psicopatico se la cava bene, ma come Dio lascia un po' a desiderare, visto il suo hobby compulsivo di sterminare la gente, o, in alternativa, colpirla con ogni genere di maledizioni.
Però, c'è un però... in primo luogo Biglino si contraddice vistosamente dapprima affermando che come ogni libro di storia con i suoi annetti l'Antico Testamento risente pesantemente di interventi "editoriali", errori di trascrizione dai testi originali, modifiche intenzionali, manipolazioni varie, e fin qui ci siamo;per non parlare poi dell'opera autoreferenziale degli ebrei che nei testi fondanti dell'ebraismo (ma non tutti gli ebrei sono pienamente d'accordo sui suoi significati) hanno trasformato una masnada di pastori nomadi magari armati di bastoni in un esercito invincibile e travolgente quando la storia non fa nemmeno menzione di questo popolo insignificante dell'antichità. E anche qui ci siamo: ma l'ineffabile Biglino poi segna un clamoroso autogol quando "fa finta che...." gli autori della Bibbia ebraica abbiano voluto dire esattamente quanto hanno detto, senza seconde intenzioni. Allora: lo volevano dire davvero o il testo è affidabile solo fino a un certo punto?
Per di più, essendo totalmente digiuno della materia, non comprende come il linguaggio dell'antichità nel riferire gli eventi - fino almeno al razionalismo dei tardo-greci e dei romani che fra l'uno e l'altro hanno inventato il genere "storia" - è sempre e unicamente stato di tipo mitologico e quindi simbolico. Dunque nessuno di quei testi va preso assolutamente alla lettera, poiché sono criptati e vanno letti tra le righe, con il giusto atteggiamento di indagine spirituale: ma poiché l'autore in questione nulla sa e nulla capisce di metafisica, trascendenza e spiritualità, le sue disanime risentono dell'ottusa ottica materialista di chi non vede- perché proprio non c'è, poverino - al di là del proprio naso, senza alzarsi un metro da terra.
E di conseguenza egli fa di ogni erba un fascio , tuonando contro le "interpretazioni esoteriche e spiritualiste di ogni genere" evidentemente credendo- oppure dicendolo in mala fede, il che è più probabile - che la nozione di trascendenza e di spiritualità sia stata introdotta proprio dall'Antico Testamento, e che questo testo sia paradigmatico in quanto a questo. Ciò è totalmente errato e denota i vistosi limiti culturali del Biglino che non sa (o, come suo costume, "fa finta ...di non sapere" ) che esistono testi molto più antichi della Bibbia -. i Veda indiani per esempio, o il Tao Te Ching, lo Zend Avesta degli iranici o i testi egizi ma anche altri - che non lasciano dubbi sul fatto che la trascendenza, al di là di ogni discorso "religioso", è sempre stata patrimonio dell'umanità e presente con essa, poiché la natura stessa dell'uomo ne è profondamente intessuta.
Tutto ciò tralasciando l'ingenua e meccanica ipotesi dell'origine "extraterrestre" di Javhè e degli elohim avanzata da Biglino (ma non sua, poiché riprende tesi già note) ....ma questa è un'altra storia.
Sono comunque persone e autori come questo che tradiscono, soprattutto con il loro atteggiamento da infervorati crociati contro tutto ciò che esula dalla razionalità, un evidente "mandato" da parte delle potenze che scrivono la storia, con il fine di mantenere gli uomini nella bassa vibrazione della materia e dell'ignoranza.
Dunque, bene - anzi molto bene - quanto a mettere in luce le plateali contraddizioni bibliche quanto alla figura di un presunto "Dio" unico e creatore e Padre amorevole; male, molto male quando si allarga a macchia d'olio questa presunzione di colpevolezza e falsità riguardo ai principi spirituali di cui non c'è alcuna comprensione.
Simon Smeraldo
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