"Agricoltura Celeste. La conoscenza ed il potere dell’alchimia" di Giorgio Sangiorgio - Recensione


Ponderoso trattato che definirei però indispensabile per chi vuole avvicinarsi a una materia non priva di complessità come l’alchimia cercando un approccio divulgativo quale quello che sorregge questo testo fondamentale; d’altronde, nonostante la relativa facilità della lettura, la profondità e la completezza della trattazione non ne vengono minimamente intaccate.
L’autore si muove con consumata abilità- quella del vero conoscitore che padroneggia ampiamente la materia – tra i meandri e le possibili sabbie mobili di un argomento abbastanza restìo ad essere affrontato alla leggera; argomento che presta il fianco, inoltre, alla faciloneria del giudizio di chi vi vorrebbe riconoscere solo un astruso esercizio mentale, un vano inseguire obsolete chimere del passato. Obiettivo che apparentemente si cela, per di più, dietro criptici aforismi e oscuri sillogismi, affidati a un apparato simbolico piuttosto complesso e di non immediata risonanza per la mente non avvezza a certa  terminologia, a tali sottili insinuazioni: un dire e non dire, un coprire per svelare.  Ma Sangiorgio – paladino alchimista alle prese con un temibile drago concettuale – qui assume di volta in volta le vesti del microchirurgo, del fine cesellatore, dell’intagliatore di pietre preziose, dello scienziato che effettua una dissezione pilotata con lucidità, ma soprattutto dell’impietoso fotografo che ferma con contrasti scolpiti dalla luce più che dall’ombra l’obiettivo su immagini di realtà tanto rarefatte quanto innegabili. Così facendo l’autore riscatta la “fanciulla” alchemica presa in ostaggio dai luoghi comuni e dall’incapacità (o dal rifiuto) di andare oltre un linguaggio codificato e misterioso, svincolandola dalle scorie del pregiudizio ed esaltandone l’attualità, confermata da un raffronto con la fisica moderna; per poi penetrare nell’intimità della sua alcova, svestendola abilmente dai suoi numerosi veli ed inducendola a rivelare le sue arcane verità. La non facile operazione agevola l’empatia della mente nei confronti di questa esotica amante, senza tuttavia comprometterne le virtù nascoste, che ogni vero esploratore potrà reclamare come propria prerogativa quando scoprirà in sé l’alchimista. Magari proprio in seguito a questa preziosa e illuminante lettura.
“Ogni processo in natura è una metafora che indica una funzione precisa, al di sotto della quale esiste a sua volta un potere, una causa invisibile dell’esistenza che l’operatore alchimico deve scoprire e sperimentare, a riprova della sua intuizione”
Simone Sutra

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