Caro Paolo, ho letto un articolo del Giornaletto di Saul sul tuo modo di vivere la spiritualità, molto bello!
E’ proprio come la sento io, anche se a volte il pensiero si sovrappone a disturbare, ma più che semplice pensiero lo chiamerei “pensiero deforme”.
Il pensiero di per sé può essere positivo o negativo, le propensioni date dalla mia genetica, dalle esperienze positive o negative e dalle cattive abitudini spesso mi portano a fare “pensieri cattivi”, appunto “deformi”, ma, come gli animali quando hanno un handicap una malformazione non se ne curano e vivono sereni con se stessi comunque, così da non accentuare il “disagio”. E comunque, basta con questi discorsi, quel che è “è”.
Sono contenta di avere uno specchio come te, mi ci vedo “bella”! Ti ho chiamato appositamente specchio e non “maestro” perché questa parola incute un certo disagio (ancora!).
Devo dirti che se non venisse spesso usata con una certa connotazione negativa, per me, sarebbe un’ottima parola, per definire una persona che, senza secondi fini, mette a completa disposizione degli altri, il suo “essere”, sia di termini di conoscenza che di consapevolezza e in cui tutti indistintamente si possono specchiare, appunto, e vedersi.
Caterina Regazzi
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