Il buono, il vero ed il bello e la professione politica


Collage di Vincenzo Toccaceli

Le tre idee platoniche del buono, del vero e del bello (così come quelle opposte) sono un unicum divino. 

Se qualcosa è informe, a-forme, deforme, squilibrato - e in questo senso BRUTTO -, già solo perciò è quasi sempre falso e cattivo. I moderni hanno operato una vera inversione dei valori, sicché "forma" è divenuto guscio vuoto e fortuito, casuale - invece che involucro causale -, e "materia" qualsiasi ente sensibile, presupposto-imposto come unica realtà, datità, che si può accompagnare, rivestire pressoché di qualunque abito. Era inevitabile con la progressiva (oggi compiuta) "pietrificazione"-reificazione materialistica del mondo(1) e dell'idea stessa di mondo. Ma per Aristotele e il suo Maestro non era questo il significato e la relazione reciproca dei due termini (2).

Si potevano leggere, sul "Corriere" di (tanto) tempo fa, gli elzeviri che comparivano regolarmente in terza pagina. Molti, se non la maggioranza di essi erano abili esercizi, variazioni divenute quasi genere letterario. All'apparenza tutto quadrava in modo ammirevole, quanto a lingua bella e ben impiegata. Ma l'occhio ancora sensibile non tardava a trarne un senso di artificio, di "insostanzialità", di non-necessità. Non in-formavano nulla, non avevano richiamato (fatto sorgere, incarnare da un altro mondo) nessuna loro propria materia. 

La separazione-inversione  funeraria era già avvenuta - e data per scontata. Lo "stile" dispiegato era un tic, una maniera. Meno che mai significava "l'uomo", ma, eventualmente, il manichino spettrale... E in fondo non c'entra nulla, in realtà, il rispetto di qualche regola ossificata. 

Ciò che conta è proprio quel biunivoco rapporto-"amplesso" tra forma e materia NECESSARIO e che NON PUO' CHE ESSERE QUELLO CHE E'... da sempre e per sempre. Così il mondo spirituale potente, grandioso, primordiale, tremendo come un vulcano, di Musorgskij ESIGEVA le sue note non lisciate, non conformi e (anche qui all'apparenza) non perfette... PROPRIO quelle e SOLO quelle... più giuste (buone, belle, vere) della loro riscrittura, pur fatta con le migliori intenzioni, da parte dell'ottimo professore di Conservatorio Rimsky-Korsakov.

Oggi viviamo nel mondo dell'inautentico, si sa (si vede e si vive dappertutto). Un'immensa profusione, in ogni campo, di imitazioni, copie, falsi, cloni, ersatz, sostituti sempre più spettrali... 

Cos'è, in fondo, l'inautentico se non separazione e scontro della forma rispetto alla materia, l'una aliena dall'altra, unite da rapporti estrinseci, casuali, arbitrari? Perché ovviamente nulla può esistere, incarnarsi, senza quel rapporto... ma quando esso è danneggiato alla radice non può che produrre esseri incompiuti e mediocri. 

Di qui il senso di assurdo e inadeguatezza che spesso la "realtà" (tanto più quella odierna - invertita, orwelliana) rimanda. E ciò vale nel bene, così come nel male. Un criminale di guerra carino, frollo, retorico, eterodiretto e ballista come Obama è inautentico. Netanyahu o Lieberman, al contrario - o il loro zombimaestro Sharon -, autentici lo sono. Animo, faccia, parola, fetore... tutto in loro si accorda.

E a proposito di pietrificazione-reificazione...  sembra forse strano che l'architettura dei regimi "socialisti" fosse ciò che era - che è?... quell'obbrobrio uniforme-informe di pesantezza crassa, implacabile?... ma cos'altro poteva venir fuori da una visione del mondo, dell'uomo, della natura, della storia materialista-dialetticointestinale? Quando l'individuo è raso al suolo e ridotto a tubo digerente e riflesso condizionato, quale altra può essere la sua "abitazione"?

Joe Fallisi




NOTE


(1) La quale già di per sé comporta il predominio del brutto (e l'abitudine al brutto come normalità). 

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