Effettivamente, come evidenzia Pierre Hadot nel suo “La filosofia come modo di vivere” (pag.176), per molti pensatori esistenzialisti (egli pensa soprattutto a Sartre e Camus) dopo la “morte di Dio” la vita non ha più un fondamento e quindi è diventata un assurdo.
Ora questa conclusione è del tutto logica e giustificata, se andiamo in cerca di un fondamento metafisico, cioè di un fondamento che vada oltre la vita e che si ponga prima della vita.
E tuttavia le cose possono essere viste anche da una prospettiva diversa, tutta interna alla vita stessa: in questa prospettiva la vita ha un fondamento in sé stessa e, quindi, ritrova un senso.
Io voglio vivere perché un impulso vitale mi porta a voler vivere.
Che non ha bisogno di alcuna giustificazione: esiste e basta!
Semmai sono portato a chiedermi come mai esista in me questo impulso.
E qui in alcuni sopravviene il sentimento della meraviglia, dello stupore.
In altri, come, ad esempio, in Sartre e Camus, quello dell’assurdo.
Ma tali sentimenti non traggono origine dal pensiero filosofico, dall’aver trovato o meno un fondamento razionale, metafisico, quindi filosofico, alla vita in generale, bensì, piuttosto, dalla condizione esistenziale singolare della persona che li prova.
Addirittura la stessa persona, in fasi diverse della sua vita, può provare gli uni o gli altri: la meraviglia e, quindi la gioia, in certi momenti, addirittura, la felicità di esistere; o il dolore, perfino l’angoscia, e quindi l’assurdo di esistere.
Giovanni Lamagna
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