Che
cosa è il Nulla? come tentare di immaginarlo? oltre al suono della
parola “n-u-l-l-a”, il Nulla in sé ha un qualche senso? E’
fantasia, allucinazione, ossessione, l’orizzonte degli eventi del
panico? o forse è l’anti-realtà, anti-creazione, anti-atomo e
anti-cosmo, anti-vita e anti-morte, anti-pensiero e anti-senso:
l’anti-dio? Di tutto può immaginarsi una traccia ma non del Nulla,
assimilabile quanto a quiddità ad un pensiero rimasto inespresso in
una persona che non c’è più. Esiste? Ma è poi esistito? O il
nulla diventa Nulla per sottrazione? Però lo spazio “vuoto”
che “prima”
avrebbe occupato è una Cosa, e così anche il Tempo, e loro non
sono Nulla. E poi delle due, una: Esse
est percipi o l’aseità
del Nulla?
Queste
elucubrazioni in soliloquio mi si sviluppano muovendo dalla
riflessione di Remo Bodei quando afferma che ogni volta che muore
qualcuno, un intero mondo scompare e si perde per sempre. Sì, si
perde, ma chi, date le premesse di estrema soggettività, può dire
che “è stato”?
Siamo ad un Nulla virtuale contrapposto ad un Nulla reale? però può
mai essere “reale” il Nulla? e poi, finchè ne parliamo, in un
qualche modo il Nulla c’è. Ovvero è un Nulla quantistico alla
Schrodinger?
La riflessione del filosofo Bodei è
una definizione annichilente quanto lo è la realtà dell’Uomo se
depurata dagli infingimenti religiosi e relative fantasie
mitico-compensatorie. Ognuno di noi ha dentro di sé un mondo
ricchissimo, multiforme e soprattutto inespresso, intimo e mai
esternato, subconscio e inconscio, fatto di eventi, immagini, suoni,
odori, sensazioni, pensieri, vergogne, pulsioni, dolori, gioie,
sentimenti, pudori, invidie, morbosità, autoinganni: insomma tutto
quello che normalmente chiamiamo “contenuti della mente”,
psiche, sé, o mondo interiore, ma che un giorno evaporerà deprivato
di ogni realtà ontologica o agganci ad essa: non ve ne sarà più
traccia, non esisterà come se non fosse mai esistito. Mai.
Era il Nulla prima di esistere e poi ritorna Nulla? e
se tutto questo non è il Nulla, il Nulla che cosa è?
Non è assolutamente come la morte, ove
le spoglie della vita, cioè il cadavere continua ad esistere, le sue
molecole e atomi , quark e spin continueranno a funzionare
trasmigrando come realtà in altre realtà, e realtà sono anche le
nostre immagini che ci sopravvivono, le voci registrate, le opere che
abbiamo prodotto, i sentimenti e i ricordi che lasciamo e parlano di
noi che non ci siamo più. La morte è grande realtà, non è il
Nulla. Il Nulla non è il mistero, che già di per sé è qualcosa,
cioè un mistero, il Nulla è molto più “nulla”
dell’ineffabile, dell’indefinibile, dell’irreale. Il Nulla è
l’infinitamente “oltre” qualsiasi tentativo di negazione
di tempo o di spazio o di sostanza o di vita di qualsiasi genere; il
Nulla potrebbe essere visto come la vera realtà che sta in fondo a
quel tunnel che chiamiamo variamente mondo, universo, cosmo,
meta-realtà, vita, Tutto.
Cui, volendo, si può aggiungere
qualche rompicapo: che differenza è congetturabile tra gli entrambi
totalizzanti Tutto e Nulla? e poi… il Nulla è infinito, oppure in
quanto nulla è zero, o non è nessuno dei due? ma allora…?...
resta soltanto che il Nulla è Nulla?
Oppure, finiamola qui, chiamiamolo
“dio” e sono finiti i problemi.
Paolo Bancale
(Fonte: Minima moralia n. 47 3300)
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