Immagine di Franco Farina
Cerchiamo
di vedere in che modo percepire gli originali 13 archetipi lunari
negli attuali 12 solari.
Di primo acchitto sembra un'operazione
impossibile, dal punto di vista matematico non c'entrano. Eppure
questo processo è avvenuto, attraverso uno scioglimento lento
e persino doloroso sino ad ottenere, stiracchiando ed oscurando, una
quadra. Per migliaia e migliaia di anni l'uomo ha contato in lune,
compiendo un percorso circolare segnato da tappe stagionali in
progressivo mutamento, ed ogni luna rappresentava un archetipo, e
questi archetipi erano 13 come le 13 lune che sono contenute in un
calendario lunare (com'è quello cinese, ad esempio).
E' andata bene
così per tutto il periodo matristico poi con il subentrare del
periodo patriarcale, con l'accumulo delle risorse, con la necessità
di un computo del tempo agevole e logico, è subentrata la
suddivisione dell'anno in dodici mesi, in cui l'anno è calcolato per
avere un inizio ed una fine, linearmente.
Si
è assestato tutto in suddivisioni precise: 4 stagioni di tre
mesi ciascuna. Dalle 4 stagioni sorgono le 8 direzioni mediane,
segnalate nell'I Ching come i Trigrammi di base, e poi altre 4
ulteriori posizione intermedie aggiunte per arrivare alle dodici
desiderate. Però, come dice Chuang Tzu, c'è differenza fra la
spontaneità del Tao e l'attenersi alla via di mezzo. Stare a metà
strada fra il valore e la mancanza di valore (qui inteso come
ragionevole saggezza) sembra una buona posizione, in realtà
non lo è, non ci si potrà mai districare dai guai del ragionamento
e dello stare in bilico. Egli disse: "Nel caso del corpo, è
meglio lasciarlo andare insieme con le cose. Nel caso delle emozioni,
è meglio lasciarle seguire i propri desideri. Andando assieme con le
cose eviti di diventare qualcosa separata da esse. Lasciando
che le emozioni seguano i loro desideri, eviti la stanchezza".
Nell'anno
del calendario lunare delle 13 lune si potrebbero osservare dei
passaggi interconnessi, addirittura un po' confusi, come avviene
nella vita di ognuno in cui il passaggio del tempo è una sorta di
continuum in cui le mutazioni sono gradienti impercettibili, in un
movimento di variabilità cicliche.
Dovremmo
considerare e valutare il tempo, considerandolo momento per momento,
come nell'antica visione taoista che lo compara ad un fiume, che
sorge e sfocia, sempre uguale e sempre diverso. All'inverso il
riconoscimento dei 12 archetipi all'interno dell'anno solare risponde
all'esigenza di un computo matematico del tempo in forma lineare ed
utilitaristica. Ed ora non riusciamo più con la nostra mente logica
a percepire, tantomeno comprendere, lo svolgersi dei 13 archetipi
originari antecedenti. 13 soste o punti di osservazione di uno stesso
cammino, in cui il primo passo comprende anche l'ultimo. 13 momenti
emozionali in un exursus analogico, denso di immagini e profumi e
colori e meraviglia.
Come
possiamo osare attingere alla memoria ancestrale, al cerchio della
luna, senza sentire che ci viene a mancare la ragione, che le
sicurezze alle quali ci siamo avvezzati (per pigrizia e comodità)
vengono meno....?
Eppure
i 13 archetipi lunari stanno lì, dentro la nostra storia, un po'
come la tredicesima tribù scomparsa di Israele. Scomparsa o
dimenticata, scomparsa od integrata per convenienza di ragionamento?
Così anche il tredicesimo archetipo mancante non è andato “perduto”
è lì presente negli altri dodici “costituiti”.
Ma
qualcosa resta anche in superficie. Ad esempio la ricorrenza della
Pasqua, sia cristiana che ebraica, che viene celebrata considerando
le lune. E la stessa cosa avviene nel calendario cinese per quel che
riguarda l'inizio della Primavera (che più avanti esamineremo
meglio). Questo significa che la memoria di una individuazione deve
rispecchiare la pariteticità dell'evento ricordato che non può
essere estraniato dalla condizione in cui l'evento stesso si è
manifestato. Altrimenti la commemorazione è fallace, manca di
sentimento, poiché cerca di integrare quel che è dispari con quel
che è pari.
Non
si può conservare ciò che è intuibile facendolo diventare
riproducibile. E nel Libro dei Mutamenti si fa un chiaro riferimento
all'imperfezione della “copia”. La copia non è mai l'originale.
La copia è una riproduzione speculativa, una semplice proiezione.
L'originale è, la copia diviene.
Tornando
al posizionamento dei 13 archetipi lunari ed il loro possibile
riconoscimento all'interno dei 12 solari, possiamo solo tentare la
via dell'evanescenza: “tra e tra”. Tanto per cominciare vediamo
come è avvenuto il passaggio dai 13 ai 12. La mutazione può farsi
risalire a tempi antichissimi, quasi mitici, forse avvenne nell'anno
2637 a.C., per la volontà dell'imperatore cinese Huang Ti, il quale stabilì
il calendario perpetuo tutt'ora in vigore che, pur mantenendo una
composizione di 13 lune, fu integrato nei dodici mesi solari. Altro
momento cruciale della trasposizione potrebbe essere quello di un
editto imperiale del 140 a.C in cui fu sancito che l'inizio dell'anno
agricolo era comunque fissato per il 5 febbraio.
Per completare un
anno lunare debbono trascorrere 13 noviluni, e l'editto definì il
nuovo inizio con la tredicesima luna nuova posta nel mese della Tigre
(il nostro Acquario), che va dal 21 gennaio al 20 febbraio, e il
giorno 5 febbraio è intermedio. Sorse così l'usanza di calcolare se
la tredicesima luna si manifesta prima o dopo quella data, il che dà
una diversa valenza alla qualità dell'anno. Se il 13° novilunio
avviene prima del 5 febbraio l'anno si definisce “cieco” poiché
non vede la primavera. Ad ogni modo ognuna di queste considerazione e
spiegazioni è solo una forma di aggiustamento, una concessione al
tentativo di coniugare l'imponderabile con il ponderabile, il logico
con l'illogico, il mistero con l'utile.
Può
avere il paradosso una spiegazione?
Per
questo nel tentativo di evocare ciò che è inesprimibile occorre
andare a fiuto. Né avanti né indietro, né a destra né a sinistra,
la cosa è lì, nell'aria: “fluttua”. Si sa che c'è ma appena si
pensa di averla individuata, oggettivata, diviene immediatamente una
“copia”. Una descrizione.
Infatti
anche se affermassimo che il Tao è “puro essere e consapevolezza”
l'abbiamo immediatamente ridotto in un sistema differenziale. Perciò
al massimo può dirsi che esso è aldilà dell'essere e del non
essere, del consapevole e dell'inconsapevole. O quel che avremmo
descritto, come diceva Lao Tzu, non sarebbe il vero Tao.
Ma
nel tentativo di “avvicinarci” e di sostare alla sua sponda
dobbiamo ricorrere allo specchio della descrizione mentale in
successione.
Perciò se -come affermavo prima- il Tao è puro essere
e consapevolezza, il suo svolgimento così si manifesta:
dalla
coscienza sorge l'esistenza, dall'identità viene il riconoscimento,
con il distinguere nasce il separare, qualificare comporta emozioni e
pensieri, e la scelta conduce all'uso.
Insomma l'essere consente
l'esistere e l'esistere consente le forme ed i nomi nello svolgimento
dello spazio tempo. Ma il Tao è in ogni fase, in quanto consapevole
presenza, è nel qui ed ora e non cercandolo nel passato o nel
futuro.
Paolo D'Arpini
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Postilla
Interessante questa immagine, mi fa venire in mente la trasformazione dei 13 archetipi lunari che diventano 12 solari, ovvero se ne perde 1... ma si guadagno l'Uno. Le 13 lune rappresentano la ciclicità della vita materiale, il femminino; i 12 soli mensili rappresentano le diverse forme pensiero astratte, il mascolino.
L'UNO, che non è più visibile, è la sintesi, il substrato spirituale che tutto integra...
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Postilla
Interessante questa immagine, mi fa venire in mente la trasformazione dei 13 archetipi lunari che diventano 12 solari, ovvero se ne perde 1... ma si guadagno l'Uno. Le 13 lune rappresentano la ciclicità della vita materiale, il femminino; i 12 soli mensili rappresentano le diverse forme pensiero astratte, il mascolino.
L'UNO, che non è più visibile, è la sintesi, il substrato spirituale che tutto integra...
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