Alberto Mengoni durante un pranzo con amici
Ai primi di luglio del 2015 appresi che l'amico e fratello spirituale Alberto Mengoni, conosciuto anche come Aliberth, aveva lasciato il corpo (vedi http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2015/07/alberto-mengoni-ha-lasciato-il-corpo-ma.html). Secondo Aliberth non è importante sapere chi egli fosse stato, né cosa ha fatto, ma soltanto la sua esperienza spirituale…
Il motivo è che quando un individuo ha realmente capito ‘chi-è’, nel vero senso della parola, allora non c’è più bisogno che si distingua dagli altri, o che racconti i fatti della sua ‘individualità’.
L'insegnante Aliberth volle assumere di proposito questo nome, perché quando è ripetuto in continuità, come un 'mantra' ha il significato fonico-onomatopeico di 'Libertà". Libertà, non nel senso di avere la libertà di fare il proprio comodo nel mondo, ma ‘Libertà’, o Liberazione dal mondo (moksha), dai suoi tentacoli e attrazioni coinvolgenti, dal suo dualismo di bene e male, e infine dalla sua illusoria interpretazione di una presunta ‘realtà’.
Egli quindi fu un ricercatore della Verità autentica, che è passato attraverso quasi tutte le conoscenze religiose del Divino... Da piccolo è stato per una decina d’anni in collegi cattolici poi, dopo alcuni anni di indolenza e abulìa spirituale per colpa di sostanziali e spesso drammatiche esperienze nel suo periodo giovanile, ha cominciato a frequentare gruppi spirituali alternativi come gli 'Hare-Krishna' e i ‘Bambini-di-Dio’, e ad interessarsi di macrobiotica e vegetarismo.
Pian piano, tutti questi avvenimenti ed approcci, lo portarono ad avvicinarsi a dottrine più profonde, viste dall’ottica delle ‘domande e risposte esistenziali' e, quindi, fu poi fortemente interessato all’insegnamento dell’'Advaita-Vedanta' Induista, sotto la guida del Maestro Italiano RAFAEL dell'Ashram-Vidyà, che egli frequentò per almeno otto anni. Quasi contemporaneamente, egli sentì la necessità di avvicinarsi al Buddhismo.
Nel 1984, dopo aver conosciuto Cristina, che sarebbe divenuta la sua compagna di vita e di Dharma e che purtroppo dopo 11 anni di totale sintonia lasciò lui e questo mondo a causa di un male incurabile, studiò insieme a lei il Buddismo sotto la guida di due grandi Lama Tibetani, Gheshe Sonam Cianchub dell’Istituto Samantabhadra di Roma e Gheshe Champa Ghiatzo, del Monastero Tibetano di Pomaia. Partecipando in maniera interessata ai loro insegnamenti, e frequentando ben due volte a settimana il Centro di Roma per almeno 12 anni, ottenne una buona preparazione nello studio della ‘vacuità’. Studio che poi gli fu estremamente utile quando nella sua mente esplose la scintilla della ‘comprensione-diretta’... Contemporaneamente, sotto vari maestri ed insegnanti di meditazione (come Corrado Pensa, Ajahan Thanavaro, Coleman, Bachelor ed altri) egli ebbe anche numerose esperienze di Meditazione 'Vipassana', e di Meditazione Zen, assistendo ad insegnamenti e pratiche di vari maestri Zen Italiani e stranieri.
Ma, la svolta effettiva, al suo interno è avvenuta grazie a particolari situazioni occorse nella sua vita e nella sua mente. Dopo aver sperimentato di persona, addirittura in due circostanze, l’esperienza di ‘sensazione-della-morte’ ed esser stato presente alla morte-reale della sua compagna (con la sua esemplare manifestazione di serenità e pazienza, frutto solo e senz'altro di una vera comprensione del messaggio salvifico del Buddha), egli ottenne alfine la ‘comprensione’ della vera essenza di ‘ciò che ognuno in realtà è. Poiché, come disse il Buddha, se una persona segue il Dharma 'con tutto il cuore e con vera sincerità', essa sicuramente 'vedrà la Verità e raggiungerà la Mèta', (altrimenti, non avrebbe senso darsi così tanto da fare nella spiritualità, rinunciando alla vita mondana e distaccandosi dalle varie occasioni di gratificazione e benessere materiale di questo mondo).
Così infine, nel 1994, dopo aver avuto un’esperienza mistica su una montagna della Sabina mentre leggeva insieme a Cristina il ‘Sutra di Hui-Neng’, un testo sacro sulla ‘Illuminazione-Improvvisa’ del Chan Cinese, anche stimolato da Cristina, egli decise di fondare un piccolo Gruppo di Autocoscienza col nome di CENTRO NIRVANA. Questo centro finché Aliberth è stato presente, ha cercato, di aiutare i pochi arditi che hanno avuto il coraggio (e la fortuna) di avvicinarsi all’insegnamento del Chan, a 'trovare il Vero ed Unico Maestro (ovvero, il Buddha)' al nostro interno. E per fare questo, egli si avvalse di tutte le possibili nozioni non-dualistiche delle varie dottrine Buddiste, Induiste, Taoiste e quando è il caso, anche Cristiane.
In particolare l'insegnamento Chan si rifà principalmente al Buddismo Mahayana ed alla Scuola Madhyamika di Nagarjuna e dei Patriarchi del Chan Cinese, applicando la Meditazione Chan come forma di profonda auto-conoscenza (nel vero significato del termine, e non come ‘nozione-spicciola’) e assorbimento delle verità interiori acquisite con gli insegnamenti sulla 'Natura della Mente', tramandata dai Sutra e dalla visione di 'Silenziosa Comprensione' di Bodhidharma, e di 'Illuminazione Improvvisa' di Hui-Neng e di tutti i suoi seguaci.
Queste notizie biografiche e le informazioni specifiche sull'insegnamento di Aliberth le ho riprese dal sito del Centro Nirvana prima che questo interrompesse le pubblicazioni.
(P.D'A.)
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