Chi scrive ritiene che la risposta da dare sia articolata: se la Dialettica ed il Materialismo Dialettico sono un segno delle contraddizioni reali che possono essere sempre presenti nella realtà concreta, fatta di avvenimenti reali e oggetti “materiali” (realtà che è sempre dinamica ed in continua trasformazione) ed un invito ad esaminarle, spiegarle e risolverle in modo concreto, il metodo è qualcosa di positivo; ma è anche vero che è sempre presente il pericolo di considerare la Dialettica – ed il Materialismo Dialettico che ne deriva - come un pesante schema metafisico derivato direttamente dalla filosofia idealistica e non materialistica di Hegel , e quindi come un’interpretazione logico-dogmatica globale e totalizzante, buona per tutti gli usi.
A parere di chi scrive, posizioni concrete e corrette (ma spesso considerate “eterodosse” dagli stessi materialisti dialettici) furono assunte da Lenin nella sua polemica contro la filosofia “empirio-criticista” e convenzionalista del fisico e filosofo Mach. Se le teorie fisiche non hanno valore assoluto – diceva Lenin - ciò non significa che abbiano un carattere convenzionale. La modifica delle teorie si deve al loro adeguamento alla realtà materiale odierna sulla base delle nuove esperienze e di indagini più approfondite. C’è – cioè - un approfondimento progressivo della conoscenza. L’errore del “fenomenista” (come Mach o Berkeley) è la convinzione che la realtà oggettiva coincida con le sue sensazioni e rappresentazioni, che invece sono solo strumenti per cogliere una realtà indipendente. Esiste certamente un mondo esterno indipendente da noi che coincide con la realtà ed è materiale. Il pensiero è il riflesso della realtà materiale. Dalle sensazioni si passa ai concetti per astrazione. Il “materialista dialettico” è sicuro dell’esistenza di una realtà indipendente, ma sa che la teoria va modificata sulla base dell’esperienza. La differenza con il materialista non-dialettico è che costui pretende che la sua visione di questa realtà sia assolutamente esatta, cioè fissata per sempre, senza possibilità di modifiche dovute all’esperienza.
Engels nella sua opera “Dialettica della Natura” esprimeva posizioni simili. La realtà esterna ha una sua storia ed è in continua trasformazione. Anche le categorie ed i concetti scientifici possono mutare per poter essere adeguati alle nuove esperienze. Ha torto quindi Kant nel considerare categorie fisse ed immutabili (come quelle di spazio e tempo). Non potremo mai abbracciare tutta la Natura che è infinita, ma possiamo avvicinarci progressivamente alla verità ed avere fiducia nel fatto che la nostra conoscenza diventerà sempre più profonda.
Considerazioni simili possono farsi per il “Materialismo Storico” (la filosofia attribuita a Marx, che riguarda essenzialmente la storia, la politica, l’economia, e le altre scienze umane, viste come fatti concreti e reali). Personalmente apprezzo molto il pensiero di Marx ed Engels (che sono dei grandi pensatori, ma non dei profeti infallibili) quando il loro pensiero assume toni razionalisti e scientifici, non quando talvolta si riaccostano agli aspetti dogmatici della Dialettica Hegeliana. Il grande rivoluzionario Lenin ammoniva: “L’anima viva del Marxismo, la sua essenza, è l’analisi concreta della situazione concreta”.
Il fisico teorico dell’Università di Lovanio, il belga Jean Bricmont, da me più volte citato, diceva di non aver mai ben compreso il distacco operato da Marx ed Engels nei confronti di Hegel con il cosiddetto “rovesciamento della Dialettica Hegeliana”, che è irrimediabilmente idealista. Esprimeva anche perplessità verso quei fisici che valutavano la Fisica Quantistica essenzialmente alla luce del Materialismo Dialettico: sia quelli che affermavano che le contraddizioni interne di questa branca della Fisica (come la contraddizione onda-particella) la pongono nell’ambito del Materialismo Dialettico (come affermato dal sovietico Fock); sia quelli che criticavano l’incapacità della Fisica Quantistica di trovare una sintesi dialettica (come altri fisici sovietici).
In un articolo precedente, dedicato ad alcuni aspetti della filosofia del ‘900, abbiamo ricordato che alcuni filosofi, come il francese Althusser, ma anche italiani, come Galvano della Volpe, Lucio Colletti (prima del suo passaggio a “Forza Italia”), Preve, La Grassa, ecc. hanno sottolineato l’incompatibilità tra dialettica hegeliana e marxista e la necessità di aggiornamenti dello stesso pensiero marxiano. Il dibattito, che coinvolge anche il Materialismo Dialettico di Engels, è aperto e va approfondito.
Sperando di aver fornito un contributo non dogmatico e stimolante al dibattito su Materialismo Dialettco e Scienza, rimandiamo a questo proposito anche all’ottima pubblicazione del gruppo GAMADI “Materialismo Dialettico e Conoscenza della Natura” del 2007, che contiene una serie di interessanti articoli e interventi sull’argomento scritti da vari autori: l’ing. Anastasia, Brandi, i professori di biologia comparata e matematica Cristaldi e De Blasi, De Vita, Martino, il fisico Martocchia, il filosofo - già collaboratore di Ludovico Geymonat - Tagliagambe, oltre che brani classici di Stalin e Mao-tse-Tung.
Vincenzo Brandi
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