Il cinema è l’arte del fermare le immagini. Ma questa capacità di rendere evidenti le immagini attraverso nitide forme pensiero può manifestarsi in vari aspetti della comunicazione. Questo è il caso del racconto “Dal Pozzo” di Daniele Sforza, che è un cineasta. In esso l’autore trasmette un desiderio forte di interiorizzazione, continuamente mettendo in dubbio la funzionalità e la verità del comportamento esteriore. Infatti, nel processo dell’esteriorizzazione, spesso compiamo uno sforzo innaturale nel tentativo di soddisfare le condizioni esterne. Un meccanismo perverso che ci fa trascurare noi stessi in funzione del sentirci accettati dall’esterno.
Ritornando al tema del racconto, osservo che nel Libro dei Mutamenti (I-Ching) c’è l’esagramma “Il Pozzo”, da cui l’immagine: “...Il nobile anima il popolo durante il lavoro e lo esorta all’aiuto reciproco”. Questa evocazione è così commentata da C. Gustav Jung: “L’immagine del popolo impegnato nel vicendevole aiuto è riferito alla ripulitura del pozzo. La melma del fondo viene rimossa e per il momento nessuno può berne l’acqua”. Qui si rappresenta un momento necessario di pulizia per poter essere successivamente in grado di fornire “chiara acqua”. L’acqua è l’elemento della comunicazione, l’acqua trasmette messaggi. E’ tempo di seria analisi per Daniele ed è forse per questo che egli fa dire ad uno dei suoi personaggi: “Non voglio più giocare”. Egli ci mostra il suo desiderio di approfondimento, lo scoprire la melma sul fondo, il capire che occorre rimuoverla se si vuole che l’acqua (la mente, la memoria) resti chiara. Daniele racconta per parafrasi il suo processo di purificazione, la contemplazione del Cuore, l’eliminazione dell’oscurità che lo nasconde.
Ma per godere dell’acqua pulita occorre attendere pazientemente. La decantazione è in corso… Intanto con questo suo primo racconto egli ci ha mostrato un aspetto importante della sua ricerca. Ne consiglio la lettura ai giovani ventenni che affrontano ora il momento della verità.
Paolo D’Arpini
Recensione: “Dal Pozzo” di Daniele Sforza – Edizioni Strade.
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