Non possiamo pensare di fare tutti gli agricoltori, ci vuole anche, per esempio, chi lavori nei trasporti, qualcuno che lavori in edilizia, qualcuno che faccia il medico, magari naturopata, qualcuno che faccia il dentista, il dentista a sua volta ha bisogno di attrezzi che qualche fabbrica li deve pur costruire, i vasi di vetro per conservare la passata di pomodoro, seppur fatta in casa e così pure quelli per le marmellate……. insomma ho letto tante cose e libri in cui si parla di tornare il più possibile all’autoproduzione, ma l’autoproduzione si può attuare per certe cose, ma non per altre, mi viene in mente la cucitura dei propri vestiti, se uno è capace di farlo meglio per lui, ma costui (o costei) ha comunque bisogno di aghi e fili, almeno, e stoffe e queste cose le producono le FABBRICHE.
Possiamo fare a meno dell’automobile, è vero, della lavatrice, del cellulare, potremmo fare anche a meno del computer, ma facciamo a meno dei libri? dei treni? dei vestiti? della scuola? E dato che ci saranno delle persone che lavoreranno e lavorano in questi settori di cui secondo me NON POSSIAMO più FARE A MENO qualcun altro si dovrà occupare di produrre il cibo anche per loro.
Mettiamo pure di ricorrere al baratto invece che alla moneta (e quindi eliminare anche le banche e le assicurazioni) ma i campi per essere coltivati non solo per sé hanno bisogno di essere concimati. A cosa pensate che servisse prevalentemente quel piccolo allevamento di bovini (da 2 a 12 animali) che 100 anni fa e anche fino a 10 anni fa c’era in tutti i fondi? A produrre il letame!
Sapete quanti piccoli allevatori si sono rammaricati di dover chiudere le stalle perché magari erano anziani e non ce la facevano più a stare dietro al bestiame e tenere gli animali per la produzione del latte era una rimessa dal punto di vista economico col latte a 30 centesimi al litro? Ma continuavano a coltivare la terra perché credo che chi nasce contadino difficilmente muore “non” contadino e cosa useranno quegli agricoltori per concimare i loro terreni?
Insomma secondo me o torniamo a vivere nella foresta e a fare i “raccoglitori” e cacciatori (ma allora dobbiamo darci al nomadismo oppure vivere tutti all’equatore) oppure ci rassegniamo basare la nostra alimentazione e quindi la nostra sopravvivenza (leggi: vita) sull’agricoltura (che per me non può essere disgiunta dall’allevamento).
Caterina Regazzi
Il problema descritto nell'articolo può essere risolto se si pensa ad esempio che i processi nelle fabbriche sono sempre più automatizzati e quindi di questo passo in futuro produrre un oggetto non richiederà più tutta quella manodopera e quel personale che oggi richiede. Si stanno diffondendo proprio in questo periodo tecnologie come le stampanti in 3D, che daranno si comunque lavoro, perché serve comunque chi le progetta e le costruisce, ma d'altro canto ne toglieranno molto di più. Tutti questi posti di lavoro che vanno persi "grazie" alla robotica e alle nuove tecnologie con cosa vogliamo riempirli? L'ideale sarebbe che i robot gestiscano praticamente tutti i processi di fabbrica (che comunque andrebbero limitati e resi più ecocompatibili) e gli esseri umani inizino a dedicarsi alla cura e al nutrire la terra non che anche all'autoproduzione perché no? Tornando in un qualche modo a uno stile di vita più lento e più consono alla natura umana. Le città e le fabbriche sono i luoghi più insalubri per la nostra mente e per la nostra anima.
RispondiEliminaNon si può produrre tutto da sé questo è vero, però si può comunque tornare ad uno stile di vita che renda l'uomo più libero, tornando anche al baratto se necessario. In percentuale comunque chi produce il cibo dovrebbe essere in numero maggiore rispetto a chi il cibo lo consuma in cambio di altri servizi. Oggi invece sta succedendo il contrario purtroppo. Si vuole automatizzare ciò che non si dovrebbe, come la produzione del cibo che è sacrosanta e dovrebbe essere gestita solo ed esclusivamente dall'uomo e non dalle macchine agricole o dalla chimica mentre si fanno invece fare all'uomo lavori debilitanti fisicamente, psicologicamente e spiritualmente in cambio di qualche pezzo di carta che poco basta per soddisfare l'infinità di bisogni, spesso inutili, dell'uomo di oggi.
Riguardo alla questione che l'allevamento non può essere tolto dall'agricoltura poi, non mi trova d'accordo.
Ora come ora, quello che vedo io è che per sostenere da un punto di vista alimentare un'intera stalla di vacche da latte occorre impiegare ettari e ettari di terreno coltivato a foraggio (nel mio paese si usano gli stessi terreni a rotazione, foraggio - mais - grano - foraggio - mais) che consumano molte sostanze nutritive e di cui in gran parte vengono mangiati dagli animali (il mais viene raccolto e gli scarti dati agli animali). In questo modo gli animali sottraggono nutrimento al terreno, e quindi per forza il letame è necessario, perché si deve restituire al terreno quello che si è preso. Quindi gli animali sì concimano, ma sottraggono anche nutrimento, questo aspetto non viene valutato spesso...
Se ci si informa meglio poi e si ha il coraggio di fare esperienze nuove, si può osservare che esistono molte tecniche assolutamente naturali che consentono una coltivazione senza l'apporto costante da parte dell'uomo di concimi animali. Se si rispetta la biodiversità infatti saranno gli stessi animali selvatici a portare sostanze nutritive dall'esterno e non dovendo foraggiare animali di grossa taglia il nutrimento rimane nell'appezzamento sottoforma di concimazione verde (che contribuisce molto nella formazione dell'humus). Quindi non è necessariamente detto che chi non usa concimi animali non produce nulla... è solo una nostra abitudine basata sugli usi del nostro passato. C'è davvero bisogno di una riforma dell'agricoltura e del modo di produrre cibo.