Il destino come scelta - Recensione


Nel campo della psicologia transpersonale Dethlefsen occupa una nicchia di prim’ordine, ed è facile capire perché sfogliando questo suo agilissimo testo, una piccola summa theologica, saremmo tentati a dire, quasi un manualetto da “giovani marmotte” nella sua essenzialità; aspetto che peraltro non va a discapito della completezza e della profondità della trattazione. 
     Evitando le astrusità e le tortuosità verbali e cerebrali di molti autori del settore, Dethlefsen ci guida con grande semplicità e con cristallina trasparenza attraverso temi di grande risonanza per la vita interiore. La lettura è pastosa e cordiale, poiché il tono discorsivo, fluido e sempre abbordabile  facilita un’assimilazione immediata e diretta di argomenti di vasta portata.
     Ma il più grande pregio dello psicologo tedesco riteniamo sia l’abilità nello smascherare e smontare le gabbie concettuali e i pregiudizi che generalmente si formano attorno a nozioni di non comune accettazione: il suo rendere limpida, lineare e “di tutti i giorni” la comprensione e la familiarizzazione con concetti quali per esempio l’esoterismo, indicante un settore generalmente ghettizzato nella terra di nessuno popolata da idee deformanti e spropositate dietro cui l’immaginario collettivo si rifugia come baluardo atto ad arginare tutto ciò che esula dalla razionalità. Il volo radente delle sue spiegazioni, ben guidato da una torre di controllo saldamente al comando della situazione in virtù di istruzioni di disarmante chiarezza, fornisce le nozioni da lui illustrate di carrelli d’atterraggio più che adeguati a prendere contatto con i terreni  a volte accidentati della mente.
     Illuminante in particolare il capitolo dedicato all’astrologia, che riconduce al suo vero senso la scienza delle stelle, un senso che in verità sfugge ai più: la responsabilità degli eventi si sposta dai pianeti, semplici vettori energetici, alle entità, o meglio ai principi primi preposti alla trasmissione degli impulsi archetipi che caratterizzano la nostra dimensione terrena; ma soprattutto alla loro interazione con l’individuo, che riacquista padronanza del suo destino nell’ambito di una progettualità assai più vasta, tramite l’alleanza con i principi che da sempre reggono le fila del gioco ma che sanno anche  piegarsi graziosamente al volere dell’individualità.
     Reincarnazione, numerologia, malattia, ritualità…tutti questi argomenti acquistano una loro affettuosa quotidianità, una volta conclusasi l’operazione di questo meccanico della psiche che li sdogana dal loro alone un po’ inquietante, e dopo averli ripuliti della loro intimidatoria connotazione ce li restituisce già pronti per essere digeriti. E utilizzati.
     “La malattia del nostro tempo è la mancanza di significato nella vita, e questa mancanza di significato ha sradicato l’uomo dal cosmo….solo quando l’uomo è pronto ad assumersi tutta la responsabilità di quel che vive e che gli accade scopre la significatività del destino: chi è disponibile ad assumersi la responsabilità del proprio destino si ritrova inserito nelle leggi di questo universo e perde le sue paure, in quanto ha ritrovato il rapporto con la sua origine prima” 

Simone Sutra

2 commenti:

  1. Grazie per questa spolverata... Ebbi modo di leggere "Il destino come scelta" appena fu pubblicato in Italia (ristampa del 2001, Mediterranee), poi ho proseguito con gli stessi autori Rudiger Dahlke e il citato Dethlefsen. Consiglio per chi volesse approfondire: "Malattia & Destino", "Malattia come simbolo", "Aggressione come scelta" e "Vita dopo Vita"; ne sono stati pubblicati altri dai due autori, anche separatamente. Ma se qualcuno vuole coltivare finalmente l'anima suggerisco la lettura - attenta, profonda, meditata - di Hazrat Inayat Khan "L'alchimia della felicità", ed.Mediterranee. Per i cercatori di Dio, per una Spiritualità Laica, per la vera comprensione di cosa significa "essere felici". Concludo citando Dethlefesen: "La vita infatti è un processo di apprendimento, ma purtroppo queste parole per molti non sono così ovvie e naturali come dovrebbero essere". Forse, piano, piano, ci stiamo arrivando... Buona settimana a tutti

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  2. Confermo, anche per me Dethlefsen è stato un pietra miliare della mia trasformazione spirituale.
    Aggiungo che proprio ieri ho riascoltato una rivelazione del Cristo di una ventina di anni fa, che parlava del motto "prega e lavora" e della meditazione. Meditare, in senso spirituale, significa essere completamente presenti a ciò che si fa, vale a dire, per es., che se si guida si deve pensare a guidare e non a cosa faremo una volta arrivati a casa o al lavoro, se si mangia a mangiare e non a parlare del più e del meno, e così via. Questa è la vera meditazione che mette veramente in sintonia con il mondo spirituale e con Dio. In sostanza la vera meditazione è la vera consapevolezza e presenza mentale.

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