Il Guru secondo Nisargadatta Maharaj

 


Visitatore: che rapporto c'è tra il Guru interiore e quello esterno?
Nisargadatta: quello esterno rappresenta l'interiore mentre quest'ultimo accetta quello esterno, per un po' di tempo.

V.: chi compie lo sforzo?
N.: il discepolo, naturalmente. Il Guru esterno dà le istruzioni, quello interiore la forza; l'applicazione attenta è del discepolo. Senza volontà, intelligenza ed energia da parte del discepolo, il Guru esterno non può far niente. Il Guru interiore, invece, offre una possibilità. L'ottusità e gli errori nella ricerca causano una crisi e il discepolo si risveglia, rendendosi conto del pasticcio in cui si è messo. Saggio è chi non aspetta questo risveglio, che può essere molto brusco.

V.: è una minaccia?
N.: non una minaccia, un avvertimento. Il Guru interiore non fa voto di non-violenza. A volte può essere molto violento, fino al punto di distruggere una personalità ottusa o perversa. I suoi utensili da lavoro sono la sofferenza e la morte, ma anche la vita e la felicità. Solo nel dualismo la non-violenza diventa una legge unificatrice.

V.: si deve aver timore del Sé?
N.: no, non bisogna temerlo, perché il Sé è il bene. Ma è necessario prenderlo sul serio. Richiede attenzione e obbedienza; quando non gli viene dato ascolto, passa dalla persuasione alla coercizione. Per un po' può aspettare, ma non puo' essere trascurato. La difficoltà non è del guru interiore o esterno, perché un maestro è sempre disponibile, ma è del discepolo che non è abbastanza maturo. Quando una persona non è pronta, cosa si può fare per lei?



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