Recuperare il significato originario dei simboli e delle parole nella spiritualità laica



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Se ci si basa sulla spiegazione  stabilita nelle enciclopedie e nei vocabolari, o nell'uso corrente, sovente si perde il significato originario delle parole. La lingua italiana, come ogni altra,  è una lingua viva che si è adattata ai cambiamenti, anche strumentali, apportati nei secoli dalle diverse culture e religioni. Per questo preciso che per me "spirito" significa sintesi fra intelligenza e coscienza. 

E cosa sono l'intelligenza e la coscienza? Di un uomo dotato di queste virtù non si dice forse che ha "spirito"? E lo "spiritus" non è forse la presenza cosciente? Che dire poi dell'altra parola "laico" che in seguito alla manipolazione cristiana addirittura ha completamente cambiato significato stando a indicare "persona appartenente alla religione ma non all'ordine ecclesiastico". Strumentalizzazione dopo strumentalizzazione la denominazione data alle funzioni  cambia, assume la forma che gli si vuole dare per ottenere un risultato "politico" di convenienza... ma la radice originaria resta e quella vorrei recuperare. 

Perché non c'è bisogno di creare neologismi ove esistono già termini consoni, sia pur stravolti. Un altro esempio concreto di come il significato di una parola possa assumere diverse valenze in seguito alla strumentalizzazione: la "Swastika", simbolo solare e divino per eccellenza, trasformato in orrido emblema di morte. Abolire la Swastika? No, correggere il significato sovra-imposto... 

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Paolo D'Arpini




P.S. E pure  i tedeschi hanno diritto alla conoscenza della spiritualità laica, non si dica che li trascuriamo... (http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2015/07/uber-die-laizistische-spiritualitat.html).

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