Nel 123 a C., con Caio Gracco, si affermò e stabilì nello stato romano il principio delle distribuzioni permanenti di grano agli indigenti della capitale.
Inizialmente le frumentationes non erano del tutto gratuite, bensì a prezzo calmierato popolare, accessibile alla plebe.
Questo beneficio aumentò immediatamente l'immigrazione plebea a Roma, specialmente quando dopo la guerra sociale del 91-88 la cittadinanza romana venne estesa a tutti gli italici.
A quel punto le frumentationes gravarono con costi enormi sull'erario, che potevano essere coperti solo grazie ai proventi dei forti tributi delle provincie.
Cesare rese le distribuzioni completamente gratuite, sicché non solo aumentò ulteriormente l'immigrazione, ma si diffuse anche l'abitudine di trasformare in liberti gli schiavi, in modo da scaricare sullo stato parte del loro mantenimento.
Poichè nel 46 aC su un milione di abitanti urbani i beneficiari delle distribuzioni erano 320.000, quasi un terzo della popolazione, Cesare collocò nelle colonie circa 70.000 plebei, ed escluse dalle frumentationes mensili coloro che avevano fissato a Roma una residenza fittizia, mentre in realtà vivevano altrove, riducendo complessivamente a metà i beneficiari.
Tuttavia pochi mesi dopo la sua morte i destinatari delle distribuzioni erano già risaliti a 250.000, e nel 5 aC furono nuovamente 320.000.
In realtà le distribuzioni non erano rivolte solo a poveri ed indigenti, poiché costituivano un eccellente strumento di politica clientelare: benefici in cambio di voti.
E il metodo proseguì, fintantochè lentamente la crisi dell'impero romano condusse alla decadenza e disgregazione.
Queste vicende di due millenni or sono dovrebbero ricordarci che le politiche clientelari sulle immigrazioni non sono certo una novità, bensì pratiche note e di vecchia data.
Quindi possiamo anche, dall'esperienza storica, prevederne le conseguenze, nelle forme della decadenza.
Vincenzo Zamboni
la storia insegna ma l'umano non studia o peggio dimentica
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