Ricordo una divertente storiella zen in cui si narra di un contadino che chiamò un prete per svolgere una cerimonia di benedizioni alla sua famiglia. Il monaco stava per iniziare il rito quando l’uomo gli chiese se ne avrebbe avuto beneficio anche la sua consorte che era deceduta qualche tempo prima.. “Certamente –assicurò il prete- tutti gli esseri senzienti vivi o morti ne trarranno beneficio” – “Tutti .. proprio tutti?” Indagò ancora il contadino, ed il monaco: “Tutti gli esseri condividono la natura di Buddha e quindi tutti saranno beneficiati e ricordati nella funzione” – Ed il contadino: Ma.. veramente vorrei che almeno fosse escluso il mio vicino che mi sta molto antipatico….”
Ecco fatto, noi compiamo opere di bene ma riteniamo che debbano essere rivolte solo verso chi ci sta a cuore o perlomeno non ci è antipatico…” E possibile questa separazione nel contesto dei viventi? – Ovviamente no…
Paolo D’Arpini
Ed ora leggetevi questa "preghiera sincretica ed universale":
“Ma pensate ai bambini”. Questo è ciò che dicono alcune persone quando noi vegetariani-animalisti cerchiamo di sensibilizzare la gente nei confronti dell’universo animali tormentati in vario modo dagli esseri umani, che è come dire “Non mi interesso di animali perché ritengo prioritario interessarsi dei problemi umani”; come se il primo interesse escludesse automaticamente il secondo. Ma in genere coloro che sostengono questa tesi sono proprio coloro che non danno il loro contributo né a favore degli animali né degli esseri umani. Come se noi non ci interessassimo anche dei problemi della nostra specie; come se noi dissipassimo le nostre risorse umane solo a beneficio degli animali; come se non fosse possibile (quanto auspicabile) interessarsi degli uni e degli altri. Anzi proprio in questo la nostra filosofia di vita dimostra il suo valore sociale la sua grandezza morale. Noi ci interessiamo di animali perché consapevoli che solo da una nuova coscienza umana aperta a tutelare il più debole può nascere quella sensibilità e quel senso di giustizia capace di aprirsi alla tutela dei bambini e quindi degli umani. La causa della violenza e dell’ingiustizia perpetrata nei confronti degli animali è la medesima che genera violenza, miseria, malattie, e fame nel mondo.
Forse che i più grandi personaggi della storia, che hanno chiesto amore e rispetto per gli animali, del calibro di S. Francesco, Schweitzer, Leonardo, Pitagora, Capitini, Shopenhauer, Gandhi, Einstein ecc. hanno in qualche modo trascurato di interessarsi degli umani?
La nostra dedizione infastidisce forse per la recondita paura di dare agli animali quella dignità da millenni negata e assurdamente ritenuta prerogativa degli umani? Ma che cosa fa ritenere più importante i problemi umani dal problema animali? La nostra etica ci impone di muoverci in aiuto non in base alla specie di appartenenza ma alla gravita dell’ingiustizia subita e del dolore della vittima. Ognuno aderisce ad una causa a seconda della sua visione delle cose e della sensibilità della sua coscienza. Diversamente non avrebbero motivo di esistere tutti gli organismi di volontariato che non operano a diretta difesa degli umani. La logica delle priorità relegherebbe il problema animale alla risoluzione di tutti i problemi umani, cioè mai.
Ci interessiamo di animali perché sono le vittime dirette della malvagità umana, anche da parte di coloro che sono impegnati a favore del diritto, della giustizia e della pace;
ci interessiamo di animali perché non si tratta di difendere una sparuta minoranza di esseri senzienti ma miliardi di creature da millenni brutalizzate in vario modo da una minima parte della creazione più agguerrita e crudele;
perché non si tratta di lottare per ottenere una riduzione delle ore lavorative o di avere un aumento di salario ma per fermar il massacro sistematico di proporzioni apocalittiche nei confronti del 99,9% della creazione (1600 anime AL SECONDO);
ci interessiamo di animali perché c’è già un esercito di persone che si interessa a tutto campo a favore degli umani;
perché gli animali non hanno voce per gridare al mondo il loro dolore e l’ingiustizia che subiscono;
perché gli esseri umani possono in qualche modo comprendere il motivo del loro dolore, ma l’animale non sa giustificare le cause della sua sofferenza e della sua condanna alla tortura o alla morte;
perché se l’essere umano qualche volta è innocente l’animale lo è sempre;
perché l’animale è la parte più pura e incontaminata della Creazione;
perché è come difendere una razza schiava e senza diritti, senza sindacati, avvocati, Dei benigni o Santi in Paradiso in balia di una razza tirannica e crudele. Gli animali non hanno che noi, per questo ci interessiamo di animali.
Libera o Dio tutte le tue creature dal dolore e dalla malvagità
Franco Libero Manco
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