L’oroscopo maya è una "invenzione" di José Argüelles. Infatti i Maya si erano già belli che estinti da parecchi anni prima della conquista spagnola e quando Arguelles si dedicò allo studio del loro calendario astrologico i reperti ai quali egli fece riferimento erano tutt’al più riesumazioni avvenute durante la successiva cultura atzeca.
Quella degli Atzechi erano la civiltà presente in Messico allorché arrivarono i conquistadores ed il loro sistema zodiacale può essere considerato affidabile e controllabile…
Sembrerebbe invece che i maya avessero un loro sistema numerico e di
calcolo da lungo tempo caduto in disuso. Generalmente, molti autori
che se ne occuparono in passato lo trattarono con estrema sufficienza,
qualificando i maya come una sorta di popolazione quasi preistorica,
probabilmente perché non svilupparono una particolare metallurgia, e
nemmeno la ruota.
Certo, riguardo l’uso della numerazione, si può constatare che il
calendario maya (lo tzolkin), od almeno il calendario che a loro viene
attribuito, è estremamente razionale. L’anno solare è diviso in 13
mesi lunari di 28 giorni + un giorno “senza tempo” (è detto così). 28
x 13 + 1 = 365, e la scansione della rivoluzione terrestre intorno al
sole è scansionata attraverso quella della luna, in modo più logico
della suddivisione arbitraria in 12 mesi, alcuni di 30, altri di 31 ed
uno persino di 28, ma una volta su quattro 29, giorni. chiunque può
apprezzare il fatto che il ciclo lunare, oltre ad essere un orologio
naturale, ha relazioni con l’agricoltura, i cicli mestruali femminili,
e con alcuni cicli solari.
Però da qui a fondare un mito sulle loro conoscenze astrologiche e
divinatorie ce ne passa…. Ma per alcuni studiosi la capacità
proiettiva dei maya, utilizzando i parametri menzionati, si estendeva
sino a fornire tabelle di previsioni astronomiche su tempi
eccezionalmente lunghi, fino alle decine di migliaia di anni.
conteggiavano cicli di coordinazioni celesti fino a periodi di 40.000
e 50.000 anni, prevedendo la comparsa di comete o congiunzioni
particolari (vedi per esempio Michael Coe, i maya, thames and hudson,
Londra, ed it newton compton).
Beh, anche nella cultura vedica indiana c’era il vezzo di calcolare il
tempo in eoni millenari.. ma evidentemente il gioco della matematica è
una cosa mentre la conoscenza degli eventi futuri è un’altra.
Insomma il calendario maya sembrerebbe una teoria inventata da un
teorico New Age, cittadino statunitense, José Argüelles, a partire
dagli anni 1970. Ma la sua materia di ricerca era storia dell’arte,
non l’archeologia o la cultura Maya. Inoltre egli ha francamente
dichiarato che molte sue teorie derivano da “visioni” che avrebbe
avuto sotto l’influsso dell’LSD. Neppure un solo specialista
accademico dei Maya ha mai preso sul serio Argüelles.
Ma del sistema zodiacale azteco possiamo tranquillamente parlare, esso
è ben documentato.
Prima vediamo chi fossero questi Atzechi (o Mexica). Essi dominavano
nel più grande splendore dal Messico al Nicaragua nel 1519 quando vi
penetrarono i conquistatori spagnoli. Questo popolo originario di
Atzlan ( forse l’attuale Utah) successe alle precedenti civiltà
centro-americane: Olmeca, Maya e Tolteca .
Sulla cultura Atzeca abbiamo notizie storiche affidabili, essendo la
loro cultura pienamente viva sino a cinquecento anni fa. Tonalamatl
era il libro della divinazione che contiene i misteri dell’oroscopo
Atzeco, il calcolo dell’appartenenza ai vari segni era basato sul
ripresentarsi ciclico di gruppi di sei anni distanziati da 13 anni
ciascuno. I “segni” di appartenenza venivano calcolati nella
suddivisione dell’anno in settori che comprendevano da 1 a 12 giorni
ciascuno ripartiti fra i 20 archetipi originari.
Detto così non sembra facile calcolare le caratteristiche di nascita
ed infatti pare che questi elaborati calendari fossero accessibili a
pochi eletti. Per accertare gli ascendenti, ad esempio, c’era un
calendario composto di 18 mesi di 20 giorni, questa suddivisione
consentiva di interpretare le caratteristiche del mese correttamente.
I loro nomi sono molto evocativi: mese dell’Acqua (predisposizione
alla magia), della Primavera (fascino), dei Fiori (generosità), dei
Campi (ottimismo), della Siccità (ossessività), degli Alimenti
(concretezza), del Sale (acutezza), del Mais (ambivalenza espressiva),
delle Feste (generosità), del Fuoco (ambizione), della Madre Terra
(tranquillità), del Ritorno degli Dei (capacità di osservazione),
della Montagna (amore ed amicizia), della Caccia (passionalità), delle
Piume (determinazione), della Pioggia (dispersione), degli Astri
(concentrazione) ed infine della Crescita (ingegnosità). Ma ora
torniamo ai 20 archetipi originari, essi sono: Vento (sincerità),
Coccodrillo (simpatia), Aquila (esuberanza), Ocelot (ambizione),
Coniglio (diplomazia), Capriolo (emotività), Fiore (istintività),
Canna (contraddittorietà), Morte (fortuna), Pioggia (allegria), Erba
(estroversione), Serpente (drammatizzazione), Pietra Focaia
(indipendenza), Scimmia (idealizzazione), Lucertola (naturalità),
Movimento (attività), Avvoltoio (metodicità), Acqua (volubilità), Cane
(scrupolosità), Casa (vulnerabilità).
Nella cultura Atzeca la teologia e gli aspetti caratteriali erano
collegati, lo percepiamo ad esempio nell’inno dedicato alla Festa
Venusiana. “Il fiore del mio cuore si è aperto, ecco la signora di
mezzanotte, lei è venuta – nostra madre – lei è venuta, lei la dea
Tamoanchan…”
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