Un monaco chiese a Joshu: “Cos’è il Buddha?”.
“Quello nella sala”.
Il monaco disse: “Quello nella sala è una statua, un pezzo di fango!”.
Joshu rispose: “Esatto”.
“Allora cos’è il Buddha?” chiese di nuovo il monaco.
“Quello nella sala”.
Ora questo è strano. È d’accordo con lui che quella è solo una statua, un pezzo di fango, dice: “Esatto”. E quando l’uomo chiede di nuovo: “Allora cos’è il Buddha?” Joshu ripete: “Quello nella sala”.
Cosa vuole dire Joshu? Vuole dire che finché non smetti di chiedere “Cos’è il Buddha?” sei in cerca di una statua. Finché continui a chiedere “Cos’è il Buddha?” chiedi qualcosa di oggettivo. Ecco perché risponde: “Quello nel tempio, quello è il Buddha”. Se continui a chiedere “Cos’è il Buddha?” vuoi una risposta oggettiva, ma il Buddha è la tua soggettività.
Quindi è d’accordo con l’uomo: “Sì, hai ragione. Quello all’interno del tempio non è un vero Buddha. È una statua di fango”. Naturalmente l’uomo deve aver avuto una speranza: “Ora arriverà qualche altra risposta”. Chiede di nuovo: “Allora dimmi che cos’è il Buddha” e non si aspetta che Joshu risponda di nuovo allo stesso modo. Aveva convenuto che quella era solo una statua, una statua di fango. Ma di nuovo dice: “Quello nel tempio”. Perché? Perché se continui a chiedere qualcosa di oggettivo, chiedi qualcosa di morto.
La realtà è soggettiva. Dio è soggettivo. È il tuo nucleo più intimo, è la tua interiorità. Non puoi fare una domanda del genere. Devi andare dentro di te per sapere “Cos’è un Buddha”. E quando inizi ad andare verso l’interno, ti sposti sul Tao. E quando inizi a spostarti sul Tao, inizi a usare dhyan, la meditazione, lo Zen. Lo Zen è il metodo per andare dentro. Il Tao è la via che ti conduce al tuo nucleo più intimo. Il tuo nucleo più intimo è Buddha. Tu sei un Buddha.
La prima cosa è accettare la vita così com’è. Quando l’accetti, i desideri scompaiono. Quando l’accetti così com’è, le tensioni scompaiono, il malcontento scompare. Quando l’accetti così com’è, inizi a sentirti pieno di gioia e senza alcuna ragione. Quando la gioia ha una ragione, non dura a lungo. Quando la gioia è senza ragione, dura per sempre.
Per un essere umano ci sono due modi di essere. Può cercare di avere più cose e allora va contro il Buddha, contro il Tao, contro lo Zen. Quando un uomo è troppo preoccupato di avere di più, è un uomo mondano. E un uomo che afferma che tutto ciò che accade va bene, che si rilassa, che non si preoccupa di avere più soldi, più potere, più prestigio, più rispettabilità; un uomo che si rilassa in tathata, nello stato delle cose, nell’essenza, diventa una persona religiosa. Comincia a entrare dentro.
Quando pensi ad avere di più, vai verso l’esterno. Quando ti preoccupi di avere, vai verso l’esterno. Quando non ti preoccupi più di avere, ti sposti verso l’essere. E l’essere è il Buddha.
Testo di Osho da: Zen: The Path of Paradox
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.