30 e 31 0ttobre 1993 - Dolcetto o scherzetto? – Il primo Halloween in Italia…

 

“Noi dovremmo occuparci solo di compiere azioni consone e giuste senza considerare l’uso buono o cattivo che ne deriva.. “ (Saul Arpino)


"Una settantina di anni fa, quando ero ancora un bambino in fase  pre-adolescenziale, con i miei zii visitai un villaggetto marchigiano chiamato "Borgata Santa Felicita", una frazione di Falerone, lì abitavano certi parenti di una mia zia acquisita.  Ai miei occhi ancora infantili apparve un mondo sino allora sconosciuto, dove la vita rustica e campagnola era rimasta ferma nel tempo. 

Per me che ero nato a Roma quel mondo fantastico lasciò un'impronta indelebile, persino il comportamento delle bambine del luogo mi lasciò stupefatto, evidentemente loro erano molto più avanti di me nella scoperta delle leggi della natura ma allora non potevo capirne realmente le implicazioni e le tentazioni connesse. Ricordo gli animali liberi che bevevano all'abbeveratoio tentando di montarsi, un torrente pieno di pesci che si potevano prendere con le mani, il parlare schietto ed ammiccante del popolo e soprattutto la malia che traspirava da ogni cosa. 

Il momento  di quella visita a Borgata Santa Felicita restò incorrotto nella mia memoria, doveva essere la fine di ottobre,  lo deduco dal fatto che i contadini e le contadine scavavano delle grandi zucche per ricavarne facce un po' paurose ed all'interno vi ponevano una candela accesa. Poi queste lucerne venivano poste in vari crocicchi nei campi per "scacciare le streghe e i diavoli" spiegavano i paesani. 

Ecco da lì imparai il significato della celebrazione di Samhain, la festa pagana (poi trasformata nella festa cristiana della Vigilia di Ognissanti) che segna un passaggio temporale molto importante, una porta tra l'aldiqua e l'aldilà. 

Tanti anni e tante vicende  trascorsero da quella esperienza ed infine accadde che nella metà degli anni '70 mi traferissi a Calcata, un minuscolo borgo della Tuscia arroccato su un acrocoro che si erge nella Valle del Treja. Miracolo! Anche lì ancora era viva una tradizione pagana che ricordava il volo  che le streghe compivano la notte del 31 ottobre. Compresi così che quel momento era  culturalmente da recuperare. Dapprima un po' alla chetichella ed infine con un vero e propria rivisitazione "ufficiale" che si tenne il 30 e 31 ottobre del 1993.    

1993 prima edizione di Halloween in Italia

Conservo ancora i trafiletti di giornale (Il Messaggero, La Repubblica ed altri) in cui si annunciava: “… 31 ottobre, il Circolo Vegetariano organizza una festa denominata Halloween…”. Correva l’anno 1993 ed era la prima edizione in Italia della manifestazione che intendeva riportare l’attenzione su un particolare momento magico dell’anno, quello a cavallo fra la vigilia di Ognissanti ed il giorno dei morti.

L’evento si rifaceva ad una antica tradizione celtica in cui è detto che in questo periodo “si apre una finestra fra la vita e la morte, fra la morte e la rinascita”. L’evento era conosciuto nell’antichità remota ed anche nel medio evo, ed infatti come spesso è successo con tante feste pagane Ognissanti e la ricorrenza dei defunti cade proprio in questo periodo. 

A Calcata c’era la tradizione contadina di festeggiare un sabbat la notte del 31 ottobre (che fu oggetto di una mostra di Luca Nemiz tenuta al Circolo) si dice che le streghe da tutta Europa si dessero appuntamento sulla collina di Narce (la più antica città policentrica d'Italia di cui anche Calcata fa parte) è lì compissero i loro riti magici per agevolare la fecondazione e la conservazione dei semi nella terra. 

Persino negli Stati Uniti d'America, un Paese un po’ naive, si era conservata questa data che era stata però trasformata in una festa per bambini, in cui si scavano zucche per farne lanterne e ci si veste da streghe e spettri. Questa festicciola venne chiamata Halloween, che è una storpiatura di All Saints Eve (la festa celtica si chiamava Samhain).

Siccome la tradizione in Italia era scomparsa completamente al Circolo VV.TT.  pensammo di rinverdirla approfittando di quella allora sconosciuta festa americana, che appariva solo su Linus (una vecchia rivista fumettistica) e pensammo di riproporla, coinvolgendo i bambini delle elementari di Calcata ed un mago chiamato appositamente per creare l’atmosfera (la cosa fu organizzata con l’ausilio dell'amico Luciano Poggialini e con la partecipazione di assessori comunali e componenti della banda). 

Ricordo ancora, in quel primo rifacimento “innocente”, la coralità della partecipazione popolare, pur in una decenza e poesia…  Purtroppo debbo constatare che dopo quella prima edizione romantica la festa di Halloween non è rimasta così poetica... diventando pian piano, e non solo a Calcata ma in tutta Italia, un inno consumista e ridanciano con musicacce, plastica, birra e quant’altro…  altro che magia campestre!

Pazienza… occorre rileggersi il pensiero di Saul Arpino in proposito (vedi al capo pagina).

Paolo D’Arpini - Presidente del Circolo Vegetariano VV.TT.

Paolo nella vecchia casarsa di Calcata


Ed ecco una prova del misfatto:
Roma, 22 Ott. 1993 (Adnkronos) - Da ”centro fatiscente e da demolire” (secondo un vecchio e spietato decreto dei Lavori Pubblici) a luogo di 'vacanze liberatorie’ -per curare il malessere metropolitano- ne ha fatta di strada il borgo antico di Calcata!
Non solo ogni estate artisti e ambientalisti si riversano presso le le storiche mura per dedicarsi a libere e creative perfomances (e si fanno anche veglie ecologiche in riva al Treja, si medita davanti alle cascate del vicino Monte Gelato, si pernotta in caverna per meditare sulle cose del mondo) ma le feste, proprio come negli antichi borghi, sono all’ordine del giorno.
Ed ecco per ”Halloween ’93” la grande ”Festa delle Streghette”, organizzata dal Circolo Vegetariano, animato da personaggi d’eccezione, a cominciare da presidente Paolo d’Arpini che finge di essere vissuto sempre a Calcata, ma è romano e ha fatto pratica di meditazione per oltre due anni in India.
Sabato 30 e domenica 31 ottobre sono dedicati in particolare ai bambini che potranno bussare di porta in porta, mascherati, per chiedere ed ottenere dolciumi. Avranno a disposizione le zucche vuote di Halloween secondo una tradizione che accomuna il piccolo borgo ad antiche tradizioni anglo-americane.

Una memoria sulla via di mezzo della spiritualità laica…

 

"Ogni pazienza ha un limite!"... Una memoria od un avvertimento?



Conciliare il mondo materiale con quello spirituale...

 

Sono nato a Roma, in una casa in cui nella sala da pranzo era appesa la riproduzione di questo quadro di Guido Reni (San Michele arcangelo che sconfigge il demone, che è lo stesso Guido Reni ritratto). Da bambino ci passavo davanti ore ed ore a cercare di carpirne i significati…. Lo spirito e la materia debbono far pace se si vuole trovare la pace!

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*

“Spesso ci chiediamo come conciliare il mondo materiale con quello spirituale e come viverli insieme..[…]  Chiaro che viviamo prima di tutto in quello materiale, ma il fatto che quello spirituale, soprattutto all’inizio, abbia una natura così opposta a quello materiale ci porta a cercare di “demolirlo” o rivestirlo di significati materiali che non ha..[….] Una volta raggiunto un certo conseguimento interiore le cose si chiariranno da sole…. Anche quando cerchiamo di trasmettere ad altri i contenuti e pure quando si cerca sempre di mettere ogni cosa nel contesto giusto e chiarire quanto ciò di cui si parla sia collegato o meno alla realtà materiale ed alla nostra percezione”

“L’alba arriva sempre, finché si è vivi, le esperienze sono passeggere come i giorni e le notti… trascorse, le sensazioni lasciano una traccia ma la traccia si ferma nella memoria e non può alterare il presente… sappilo… è come un fantasma che appare ed influisce sulla psiche ma non può intervenire nella realtà fisica… o sulla Coscienza. Persino un ectoplasma è semplicemente una apparizione psichica.. e le sensazioni di tocco, vista udito, etc. nascono dalla mente non dal riscontro sensoriale fisico… quindi sono come sogni… e come tali vanno considerati ed analizzati. Certo, un sogno contiene messaggi dell’inconscio, osservali elabora e vai oltre… Non soffermartici… non tenerli in conto come verità assolute”

“Cammino accecato verso la luce
e cerco di raggiungere la sua mano
Non chiedere nulla
e non cercare di capire
Apri la mente e
apri il tuo cuore
vedrai che io e te
non siamo distanti l’uno dall’altra
perché io credo
che l’amore è la risposta
Io credo
che l’amore mostrerà il cammino”
(Anonimo)

Meditazione è la scoperta che
la meta dell’esistenza
è sempre raggiunta
nell’istante presente
(Alan Watts)

La distinzione tra passato, presente e futuro è solo un’illusione, per quanto radicata.
(Albert Einstein)

Puzzle dell’ego
pezzi d’ego
sparsi
come farfalle nelle correnti della vita
crisalidi di granito incise nel passato
ali sbiadite al sole del futuro
lucide memorie
colori alati
il cielo
unica ragione
della loro esistenza
(Siràne)

“La gentilezza a parole crea confidenza. La gentilezza nei pensieri crea profondità. La gentilezza nel dare crea amore”
(Mao Tse Tung)

Selezione di pensieri a cura di Paolo D’Arpini



"L'amore con più partner" di Carlo Consiglio - Recensione


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La nostra società è largamente basata sulla famiglia che è, almeno apparentemente, una struttura monogamica. Ma vi sono molte eccezioni, tanto da domandarsi quanto la pretesa monogamia umana sia naturale e quanto sia invece una moda culturale. L'autore, il prof. Carlo Consiglio, ha voluto esplorare le alternative alla monogamia, sia consultando la letteratura che riguarda varie popolazioni umane, sia, essendo uno zoologo, dando un'occhiata al mondo animale. In quest'ultimo vi sono varie soluzioni, tra le quali la monogamia è piuttosto rara. Poiché tutti o quasi i caratteri degli animali sono adattamenti all'ambiente, l'A. ha esaminato vari caratteri morfologici, fisiologici, etologici, psicologici e genetici della specie umana, confrontandoli con quelli dei nostri più vicini parenti (le scimmie antropomorfe). 

La conclusione è stata che molti caratteri quali il dimorfismo sessuale, la grandezza dei testicoli, la presenza di uno scroto bene sviluppato, la grandezza del pene (maggiore che in tutti gli altri Primati), la particolare forma del pene (dilatato all'apice anziché appuntito), il polimorfismo degli spermatozoi (tra i quali alcuni hanno funzione di uccidere o di bloccare spermatozoi di altri maschi), i seni penduli, il volume e densità dell’ejaculato, la velocità e forza degli spermatozoi, l'ovulazione nascosta nella donna (caso rarissimo tra i mammiferi), l’orgasmo femminile (attraverso cui la donna può regolare il numero di spermatozoi trattenuti), il tappo vaginale, la preeclampsia (patologia che consente l’interruzione della gravidanza), la percezione della somiglianza, la posizione del missionario, le spinte pelviche, la sorveglianza, la masturbazione, lo stupro, la velocità di evoluzione ed il gene dell’infedeltà costituiscono adattamenti alla poligamia e specialmente alla poliandria (rapporto di una femmina con più maschi). 

Si conclude che gli antenati dell'uomo hanno praticato rapporti con più partner per milioni di anni, fino alla recente invenzione dell'agricoltura; probabilmente la scoperta del nesso tra inseminazione e gravidanza ha indotto i maschi ad impedire alle femmine l'accesso a più partner (ma non sempre con successo!).

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(Recensione del libro di Carlo Consiglio: L'amore con più partner, con prefazione di Luigi De Marchi, editore Pioda, Roma)

L’universo ci vuole così come siamo...

 


Ognuno è quello che è, per quello che ha ricevuto dai suoi antenati alla nascita e che  da allora è nel suo dna  e per le infinite esperienze che ha fatto durante la sua vita.

Tutto questo è nella nostra memoria per rispondere a tutte le richieste e decisioni che dobbiamo affrontare continuamente nel corso dell’esistenza. Ed in ogni momento siamo diventati una persona diversa a causa delle continue esperienze che la vita ci fa fare.

Allo stesso tempo non abbiamo la possibilità, di fare delle scelte differenti  perché in ogni situazione reagiamo in base a quello che la nostra memoria ha accumulato come in un programma di un computer.

Perciò nessuno fa errori ma può solo fare  quello che è in quel momento.

Anche quando abbiamo piu’ di una risposta o soluzione davanti a noi finiamo sempre per fare quello che la nostra memoria vuole.

Se facciamo cose dannose per la società, la società ci punirà nel tentativo di cambiare la nostra memoria, il nostro programma.

In ogni momento possiamo essere piu’ o meno: tristi o allegri, paurosi o coraggiosi, soddisfatti, riconoscenti, disposti a perdonare, stanchi o pieni di energia, ottimisti o pessimisti, grati o ingrati, irritati o sereni, sfiduciati o pieni di fiducia per il nostro futuro, in salute o malati , avere fiducia in noi stessi e negli altri, pazienti o impazienti, menefreghisti, onesti o disonesti  con noi stessi e con gli altri, aggressivi, cauti, che accettiamo o non  accettiamo noi stessi.     ecc. ecc.

Ogni cambiamento in questi tantissimi stati d’animo, influiscono e cambiano la nostra risposta a quello che dobbiami decidere o pensare.

Perciò non possiamo criticare noi stessi o gli altri, ma possiamo dire a noi stessi che  in futuro dobbiamo comportarci in modo differente se si presenterà la stessa situazione.

Non possiamo pretendere che gli altri debbano comportarsi o pensare come noi vorremo perché ognuno ha una  memoria differente e perciò differenti bisogni e differenti credo.

 Possiamo provare a dare consigli agli altri ma nel contempo essere preparati a che non li accettino.

Se gli altri si comportano in modo inaccettabile per noi e se non desiderano di cambiare secondo i nostri desideri, possiamo solamente o accettarli per quello che sono o se possibile non frequentarli.

I consigli più importanti che io posso dare in seguito alle mie esperienze sono:

Dobbiamo amare noi stessi e accettarci per quello che siamo con infinita gratitudine.

Accettare che più o meno siamo tutti differenti con bisogni e desideri differenti.

Dare assoluta priorità a quello che ci farà  essere più felici perché solo noi possiamo veramente farlo dato che noi  possiamo guardare dentro noi stessi e scegliere, mentre non possiamo guardare dentro gli altri; ricordarci perciò sempre che ognuno di noi è la cosa più importante della nostra vita.

Non possiamo e non dobbiamo giudicare gli altri perché se lo facciamo è perché desideriamo di essere meglio di loro e  dobbiamo ricordarci che neppure gli altri non posso giudicarci e se sia noi che gli altri  lo facciamo è  solo perché desideriamo o desiderano di sentirsi migliori degli altri.

Solo se ci amiamo possiamo amare gli altri.

Tutto quello che facciamo e’ solo per noi stessi, anche quando crediamo di essere generosi verso gli altri lo facciamo solo perché ci fa piacere di esserlo.

Mai dimenticare che l’universo ci vuole così come siamo.

Roberto Anastagi, libero pensatore

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La donna come rete connettiva dell'umanità...




Quanto piace equivocare ai mediocri conservatori a tal proposito, infatti è certamente vero che la donna è la custode del focolare della casa - non del focolare cristiano, bensì pagano, quello stesso fuoco che vediamo nella dea Vesta che protegge Roma - ma ciò non vuol dire affatto che la donna debba stare segregata in casa, una donna può custodire il focolare stando fuori o stando dentro casa, essa è il grembo che protegge sia i figli che la casa stessa, è la dimensione del femminile ed anche del materno –materno in senso pagano e Romano, non in senso cristiano o psicoanalitico – è dunque la dimensione del “matrimonio” – che significa “compito” della madre - tale compito consiste nel custodire la prole e lo spazio della casa in cui la prole cresce, la madre si occupa della prospettiva squisitamente terrena, essa non è tanto la dimensione della questione sentimentale che concerne un fantomatico cordone ombelicale che leghi la madre ai figli, la donna è la dimensione della terra e non dell’assistenzialismo, è l’incontro con la "veracità",

In un certo senso la donna – la dimensione della donna – è una strana rete
connettiva che annette la dimensione consapevole alla dimensione
dell’animale, in cui l’uomo scoprendo il processo biologico della vita
comprende come in sé stesso possieda differenti forme di questa vita che
compaiono in lui, nella dimensione materna impariamo allo stesso tempo di
essere uomini ed animali - e l’animalità la comprendiamo con il
nutrimento, la crescita biologica e la dieta che la madre ci fornisce -
dapprima nella forma dell'allattamento, poi nella forma della vera e
propria dell'alimentazione, in altre parole crescere con una madre è molto
simile al crescere con una lupa, la donna quindi è l’incontro in cui
l’animalità è strettamente connessa con l’essere uomo o donna, è la
veracita oltre ogni “coscienza” – oltre la “coscienza” che vuole
eliminare "l’animale" che è in noi - la donna non è la dimensione
dell’assistenzialismo, della premurosità di stampo sentimentalista o di
quel ripugnante sentimento di “morbidezza” e di "coccole" - il "cocco di
mamma" - che una madre conferisce al proprio figlio, è semmai
l’incombenza dell’animale, cioè la dimensione della selva – ecco perché
Romolo e Remo vengono cresciuti da una lupa in mezzo alla vita selvaggia -
è la vita vista come una ilare animalità che si tinge di “consapevolezza”,
 
Tuttavia nella dimensione del materno vi è una vita selvaggia che ancora
non ha incontrato pienamente il “morire”, con le madri non si incontra il
“morire” ed il superamento della morte nel movimento dell’espansione, detto
in altri termini nessuna madre può farvi sperimentare e conoscere quello
che vedrete nella donna verso cui proverete un "interesse" più profondo, ad
esempio la complice, la fidanzata, la sposa – oppure la figura della
“donna-iniziatrice”, come è avvenuto nell’incontro tra il sottoscritto ed
Elena Duvall - e se si pretende scioccamente di scoprire queste figure
intensive di donna nella propria madre, si ha verso la propria madre una
prospettiva morbosa ed incestuosa.
 
Le cattiva madri sono quelle troppo premurose, quelle che non vogliono che
il proprio figlio non faccia un solo passo perché c’è il rischio che possa
cadere e sentire dolore, o che possa essere investito sotto ad un'
automobile, o che possa affogare in acqua mentre è in mare nuotando, le
cattive madri troppo premurose sono quelle che non accettano che il figlio
possa "morire", per ovviare a questo problema di solito c’è l’Autorità
del padre, il quale ricorda a tutta la famiglia che la vita è patrimonio,
cioè è la dimensione della Legge, dell’Eredità, della guerra, del pericolo,
dell’aggressività ecc, se gli uomini commettono lo sbaglio di essere dei
mocciosi idealisti, le donne commettono lo sbaglio di essere delle ciniche
materialiste, infatti il sentimento di iper-premuroristà della donna è in
realtà un cinismo agghindato da buoni sentimenti, non si vuole che il
“cocco di mamma” muoia, perché si confonde l’affetto del bambino al
fatto di averlo cresciuto e partorito, come ci ricorda Nietzsche "Gli
uomini passano per essere crudeli, le donne invece lo sono. Le donne
sembrano sentimentali, gli uomini invece lo sono."
 
lo stesso Nietzsche ci ricorda che nella vita “si ama la propria opera” e
tutto questo è segno di virtù, anche quando la donna ama la sua opera -
ciò che ha partorito - amando il suo bambino in questo c'è nobiltà e non
c'è nulla di male, tale amore però può diventare vizio quando si
attualizza contro il divenire della vita – contro l’intensità che
permette alla vita di nascere e di morire – solo allora ciò che era virtù
si corrompe in vizio e debolezza, così come quando la madre
iper-apprensiva "barrica" il figlio contro ogni pericolo, quando la
psicoanalisi di Lacan dice che la madre è il registro del desiderio mentre
il padre quello della Legge si dice senza dubbio qualcosa di vero, ma
come mai la psicoanalisi ci costruisce tutto un Complesso nevrotico
legato alle pulsioni non soddisfatte, fraintese ed equivocate ecc, perché
la psicoanalisi è "nevrotica"? Perché è moderna! Moderna e cristiana
 
Il "pretismo" della psicoanalisi deve promettere una redenzione o quanto
meno un “trattamento”, l’uomo moderno è l’unico uomo scisso e polverizzato
dalla sofferenza, l’unico uomo che ha fatto della sofferenza un’obiezione
così Negativa contro la vita da scivolare nel nichilismo, la vita è
sofferenza ma per i moderni e i cristiani la sofferenza non sarebbe
dovuta esistere - è ingiusto che essa esista - la sofferenza è frutto
del “peccato”che ci viene narrato, infatti a differenza della “caduta”
raccontata in altri miti e in altre religioni, la psicoanalisi - così come
il cristianesimo - si “lega al dito” ciò che è accaduto, la morte e la
sofferenza sono episodi che non dovevano succedere ma siccome tutto ciò
ciò è accaduto allora vuol dire che non c’è evento "terreno" che possa
“redimere” la terra e questa stessa vita: e quindi il desiderio che il
figlio ha per la madre sarà sempre inappagato, la Legge di castrazione che
il padre ci ordina di rispettare sarà sempre un ostacolo che potrà
sopprimere questo desiderio, e nel migliore dei casi si può cercare un
“compromesso” tipicamente liberale e democristiano, in cui la Legge del
padre renda più mansueto il “desiderio” che è nel figlio – che è in ultima
analisi per lo psicoanalista. il desiderio dell’essere amato e compreso
della madre e dal linguaggio del registro materno, –
 
Ora tralasciando le fantasticherie di una teologia cristiana e mancata
quanto laica quale è la psicoanalisi veniamo alla vita nella sua possanza
vitale e lasciamo perdere queste chiacchiere da confessionale: la donna è
la dimensione che custodisce la casa, lo spazio in cui si cresce, lo spazio
della selva, della caccia, della cacciagione, infatti la dea Romana Diana
è la dea della caccia, della selva, dei boschi oltre che ad essere la dea
protettrice delle donne, dunque la donna e la viisone selvaggia sono
strettamente connesse.
 
I conservatori – che non comprendono ciò che dicono di amare, ovvero la
“tradizione” – dicono che la donna debba stare a casa e con il bambino, e
debba cucinare, accudire, curare il pargolo ecc. la donna però non è una
“stanziatrice” della casa, non deve “stare a casa”, la donna è custode del
focolare della casa – è la Lupa/custode del focolare - e può esserlo anche
fuori dalla casa, inoltre lungi dall’essere quell’angelo del focolare che
molti conservatori immaginano è anche una potenza selvaggia ed animale,
che la donna abbia una grande “luminosità” ciò non esclude che in quella
luminosità passi la possanza della visione selvaggia della vita, ora che i
cristiani vi vedano in tutta questa potenza animale della donna la
“tentazione”, l’inferno, il vampirismo della donna, la dannazione ecc la
dice lunga sul loro modo mediocre di concepire la "sacralità della vita", i
cristiani vorrebbero essere diffidenti con la donna come lo è un pagano
Romano o Greco, e invece sono solo dei volgari misogini
 
Certamente la madre può dimostrare affetto o attenzione materna al proprio
figlio ma sempre per un “interesse” che attiene all’opera che vede la madre
vede nella maternità, ad esempio la madre di un patrizio Romano amerà
suo figlio e lo riempirà d’attenzione proprio perché lei vedrà la sua opera
di donna Romana e di patrizia, infatti nella misura in cui cerchiamo di
rendere “degno” della nostra opera ciò che ci è introno allora possiamo
anche “educare”.
 
Vi è un egoismo tipicamente gerarchico ed aristocratico, esso a differenza
dell’egoismo utilitarista e liberale o anche dell’egoismo
anachico-indiivdualista non esclude la società, la vita pubblica, il
pubblico, il popolo ecc anzi lo coinvolge, gli uomini aristocratici come
Alessandro Magno, Giulio Cesare od Ottaviano Augusto devono essere dotati
di questo finissimo egoismo che solo l’araldica delle anime nobili può
concedere, ciò vale anche per le madri: nella misura in cui una madre può
rivedere quell’egosimo allora sarà un ottima madre, in altri termini il
figlio è per la donna un essere vivente che si connette e si collega alla
sua opera, esso può essere giustamente visto dalla donna come un vestito,
un abito, un soprabito, una piccola boutique ecc che la donna osserva e
contempla rivedendo la sua opera, infatti nella donna non vi è la questione
dell’eredità nel figlio (patrimonio) ma della selva (matrimonio) la pelle
di un vestito per una donna è da considerarsi come la pelle di un animale
(anche quando si tratta di pelle sintetica), in questo caso la pelle del
figlio, i suoi geni, la sua genetica, i suoi cromosomi, la sua anima, il
suo Corpo, la sua potenza ecc costituiscono la “pelle/selva” dell’opera che
contempla la donna.
 
Le madri più invadenti sono quelle che cercano di celare il proprio
“interesse” egoistico con spiegazioni perbeniste, moralistiche o
pseudo-pedagogiche, quelle che dicono <<Tuo figlio lo devi amare in quanto
"persona umana", non per il tuo egoismo ma perché è un essere umano che tu
hai voluto mettere al mondo e che devi rispettare in quanto tale>> queste
sono le madri deleterie nella loro versione progressista e democratica, ma
abbiamo anche la versione conservatrice di questo tipo di madre – ad
esempio la madre luterana di Nietzsche – la madre idealista, cristiana
tedesca, germanica, luterana , conservatrice ecc incarna il paradigma
dell’egoismo pieno di risentimento.
 
Gli egoismi peggiori sono quelli che non hanno basi solide, gerarchiche e
aristocratiche, e infatti tali egoismi sfociano nell’egoismo liberale,
oppure nell'egoismo dell'anarchico individualista, oppure nell’idealistico
“disinteresse", ad esempio nel Caso della donna idealista proprio quando si
pone la questione del Bene, delle “buone intenzioni”, del “disinteresse” è
li si che nascondono i rovi e le spine più velenose, una vera madre
aristocratica e gerarchica non accetterebbe mai un figlia – o una figlio -
reattivo, debole, molle, ecc poiché è come desiderare un vestito che non
può prendere anima, un’apparenza che non “prende vita”, le virtù del nobile
egoismo aristocratico producono le grandi virtù, sia nella donna che
nell’uomo, la donna essendo vicina al Fenomenico risveglia l’animalità e la
superficie delle cose, la pelle di ogni singolarità, di ogni elemento, di
ogni agente, di ogni flusso, la donna ci ricorda che il materiale pregiato
delle cose è fatto di un tessuto assai prezioso che la terra ricerca, la
terra è fatta di pelle che la donna scopre, rivedendo nell'opera della
maternità lo splendore tangibile di una geologica seta che la vita le offre.
 
Per i figli o le figlie deboli che vorranno essere "Riconosciute" dalle
loro madri rifiutando questo discorso sull'opera, sulla pelle e sulla
selezione gerarchica e aristocratica di questa pelle, per quelli che dicono
che i genitori debbano Riconoscere i figli come uno dei più grandi Beni
supremi da accettare in quanto "essere umano" e creatura speciale in quanto
umano ecc cosa dire? A costoro si dica che non comprenderanno mai la logica
della vita e della sua pelle finissima, costoro sicuramente sono tra le
schiere dei deboli, sono la "pelle" dei deboli così malconcia e
raffazzonata, sono egoisti questi deboli e falsificano persino il loro
egoismo.
 
L'uomo non cerca il Riconoscimento dell'altro - come crede il
cristianesimo - ma la gerarchia e la conquista, l'uomo non cerca il
Riconoscimento inter-soggettivo di un genitore, di un Dio, di un amico o di
un datore di lavoro ecc, l'uomo - e la donna - degni di rispetto cercano
lo spazio della fonte ascendente, di una potenza conquistatrice,
prodigiosa, stupenda e ricca di colore, l'uomo non vuol essere Riconosciuto
ma mascherare e mascherarsi con volo d'aquila, incrociando quello sguardo
d'aquila, quello sguardo fiero, contento, inesorabile rapace con cui
l'aquila contempla l'orizzonte liberandosi in volo.
 
I deboli e i malriusciti devono perire - ci ricorda Nietzsche - ma i
cristiani diranno che la vita è un dono, ciò però è falso: anzitutto perché
la vita è "conquista", infatti anche nei doni, anche nella "virtù che dona"
- come direbbe Nietzsche - anche in questi "doni" vi è selezione, gerarchia
e disuguaglianza, ci sono alcune vite che non donano nulla e che non
possono donare perché nulla hanno conquistato.
 
A proposito di pelle e di vestito, cosa si dice quando un vestito una
volta indossato non è convincente?  "Hmm, non ti dona", ecco! Vi sono
quindi nel mondo frutti preziosi che donano e frutti acerbi che avvelenano,
non tutto dona e si dona alla terra, il resto lo lasciamo alla
psicoanalisi, il resto lo lasciamo a chi non ammette che la vita vada in
questa maniera, il resto lo lasciamo a chi frigna, invocando “traumi”
invece di vedere i segni del destino, la psicoanalisi, questa scienza che
accontenta i "diseredati".


Maurizio Rubicone