Funzionamento nella Spiritualità Laica e nell'Ecologia Profonda - Insostanzialità dell'io, in quanto identificazione con un nome forma, e identità dell'Essere Assoluto (Sé)


Collage di Fulgor Silvi


L’io è solo un concetto nella mente, un pensiero aggregativo che si forma attraverso il processo di auto-consapevolezza psicofisica. Potremmo definirlo un coordinatore interno alla coscienza che presume di conoscere il “corretto” comportamento da manifestare in determinate situazioni vitali. Ovviamente tale presunzione è arbitraria e basata sulla memoria. Non è altro che una variante istintuale, un pensiero costante e ripetitivo di un immaginario sé, attraverso il quale la mente ritiene di poter operare delle scelte deliberate. 

Nel contesto generale della vita umana tale atteggiamento è funzionale a determinare comportamenti e giudizi giustificati, con la finalità di creare “forme pensiero” condivise, nella sfaccettatura di apparenti punti di vista differenziati.

Se percepiamo l’insostanzialità dell’io, in quanto spurio coordinatore della coscienza, possiamo anche comprendere che la sua permanenza è del tutto innecessaria al funzionamento empirico. Per cui una mente svuotata del pensiero “io” è decisamente libera e in grado di esprimere risposte adeguate ad ogni situazione ed in ogni condizione della vita. Senza l’identificazione corpo/mente la Coscienza permane nella sua natura impersonale ed universale, infallibile e aldilà di ogni dualismo.

Avendo superato persino la relatività dell’istinto e della ragione.

Se l’io cerca di percepire il suo limite pensando di poterlo superare come può riuscire nell’intento..? Può l’io uccidere l’io? No di sicuro.. a questo punto l’io si arrende .. ma interviene un fattore non considerato.. inatteso. Un qualcosa che sta prima della ragione e prima dell'istinto, vogliamo chiamarlo “grazia”? Vogliamo chiamarlo “intima natura”? 

Ed una volta percepita e realizzata la  propria vera natura, il Sé, come possiamo tornare a identificarci con l’abito? (mi riferisco al corpo/mente).

Finché si resta nel dominio della mente l’idea stessa che possa esserci uno stato aldilà della mente risulta aliena ed inconcepibile.

Il funzionamento nell'estensione spazio-temporale sicuramente esiste.. ma non è necessario che avvenga attraverso una specifica “identificazione” con un soggetto formale (tale è l’io ordinario attraverso il quale viviamo in una condizione divisa: io e tu, nero e bianco, etc.). 

Emancipazione corrisponde a “riconoscimento” di  quello “stato” in cui identità e unitarietà dell’Essere si manifestano integralmente. 

Di fatto nell’Ecologia Profonda, e più specificatamente nella Spiritualità Laica, si  evoca questa Unitarietà.. che è innegabile. Ma la sentiamo nostra? La pratichiamo? La osserviamo fino al midollo del nostro Sé ed è coscientemente realizzata

Diceva Nisargadatta Maharaj: “..noi non possiamo essere altro che una parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati..”.
Da ciò ne consegue che il senso dell'io separato è semplicemente  la capacità di esprimere il concetto di scelta. Che poi questa scelta appartenga realmente all’io è opinabile e analizzando in profondità appare  una semplice assunzione.

Ora, però, un’intuizione si è affacciata ai bordi della coscienza, lasciamo che prenda forma, per suo conto, come è giusto che sia, senza rincorrerla oltre.

Paolo D'Arpini


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