Dialogo con l'autore Simon Smeraldo:
INTERVISTATORE: “Smeraldo, il titolo di questa sua opera è molto suggestivo ma anche piuttosto enigmatico. Cosa intende per VELA VERSO ITACA?”
AUTORE: “Itaca, nell’immaginario omerico, più che un luogo vero e proprio è un archetipo: il simbolo dello stato interiore in cui si risolvono i propri conflitti. Un porto di approdo, insomma, a uno stato d’animo acquietato, dopo il travaglio di un viaggio periglioso e sfiancante attraverso gli imprevisti e le trappole della vita, come quello di Ulisse, che a sua volta è l’archetipo dell’uomo in cammino verso sé, al nucleo autentico del suo essere, alla scoperta del suo senso di esistere. Nell’immagine simbolica di Itaca si potrebbe appunto riconoscere l’approdo al sé; come dicevo, quello vero, sostanziale, la propria autentica essenza. Per questo ho incluso nel testo, come sigillo finale, la famosa lirica di Konstatin Kavafis, intitolata appunto “Itaca”, in cui egli delinea magistralmente, in toni splendidi e pittoreschi, l’arduo e al tempo stesso entusiasmante viaggio della vita, e l’arrivo a ciò che si può definire un punto fermo dell’animo. Questa poesia sintetizza in pochi versi ispirati tutto il senso del mio romanzo e della vita stessa”
D: “Tutto ciò che riscontro trova nel suo romanzo?”
R: “Il personaggio centrale della storia affronta una sua odissea personale, costellata di avventure e disavventure, incontri belli e sgradevoli, pericoli e momenti di pace, avventure amorose e perdite sentimentali. In più, come nel poema omerico, c’è l’intervento di forze non umane, a favore del protagonista ma anche a lui ostili. E’ tutto uno snodarsi di vicende colorite e a volte picaresche, anche se il tono sottostante è quello, fantastico e incantato, della fiaba. Un percorso alla ricerca di sé, simboleggiato nelle fiabe dalla conquista della principessa di turno, come nei romanzi cavallereschi dalla “cerca” del Graal. In termini moderni comunque lo si potrebbe definire un romanzo “on the road”, con tutti i suoi annessi e connessi. La simbologia occulta qui gioca un ruolo preminente nel percorso dell’eroe protagonista. Il mito, la leggenda, la fiaba e perfino la storia si intrecciano inestricabilmente sullo sfondo di una vicenda apparentemente bizzarra che invece ha un suo senso profondo, magari non del tutto evidente perché da decodificare”
D: “I suoi personaggi sono molto pittoreschi, e ognuno spicca per il suo carattere che si staglia in modo netto nello scorrere delle vicende narrate”
R: “Una frase trita è che la realtà supera la fantasia. Non voglio allinearmi a frasi fatte di una certa banalità, ma devo dire che ognuno dei personaggi del libro può percepirsi molto reale, in un mondo, quello tratteggiato nel romanzo, in cui l’individualità non è ancora stata sottomessa dalla generale anonimità che vediamo attorno a noi nel mondo cosiddetto “reale”.
D: “In questo suo romanzo lei mette sul tavolo il tema dell’alchimia. Ce ne può illustrare brevemente gli scopi e le caratteristiche?
R: “L’alchimia è una disciplina molto stimolante, che sfugge però a una classificazione ben definita; perciò non si può inquadrare secondo parametri esatti come quelli scientifici. Più che un metodo o una serie di tecniche è un sistema di vita, un’impostazione di vita”
D: “Può essere più specifico?”
R: “Come gli alchimisti stessi sostengono, la si può definire una forma d’arte: l’arte di mettersi in gioco costantemente, perseguendo una meta che si sa che c’è ma non si sa bene qual è e seguendo una mappa immaginaria, non tracciata chiaramente: queste indicazioni, per aleatorie e paradossali che possano sembrare, hanno lo scopo di sviluppare nel cercatore il fiuto, per così dire, per seguire la traccia giusta. D’altronde il paradosso è la cifra peculiare dell’alchimia”
D: “Ma questo approccio è del tutto empirico…come si può esser certi di ottenere dei risultati in questo modo così poco scientifico?”
R: “E’ ben questo il punto: una sfida che si intraprende, quale che sia, non permette di intravederne in partenza il risultato. Potrei citare, applicandola all’alchimia, la massima che si dice sia iscritta all’ingresso dei monasteri tibetani: “mille monaci, mille religioni”. In altre parole, la soggettività e l’interpretazione personale sono la chiave per sviluppare un sistema di alchimia – cioè, in termini pratici, di trasformazione interiore - a propria misura, con lo scopo di ottenere, idealmente, uno spostamento interiore permanente. Come vede, si tratta di una via individuale, soggetta al livello di impegno e alla lungimiranza del praticante”
D: “Ma ci saranno pure dei punti fermi, dei principi di base da cui partire, immagino?”
R: “Certo: bisogna trasformare il piombo in oro”
D: “Lei mi sembra volutamente enigmatico. Non crederà certo che tale leggendaria trasmutazione sia davvero possibile, no?”
R: “Invece sì, se il piombo è, come lo è nell’ambito alchimico, simbolico di uno stato interiore confuso, aggrovigliato, inerte, addormentato, come quello dell’umanità in generale. In questo caso l’oro, in accordo alla stessa metafora, è la conquista di un risveglio a una consapevolezza superiore, che apre orizzonti talmente vasti da permettere il passaggio ad un altro livello di realtà, un altro piano di esistenza. Un salto quantico, si direbbe nei termini della fisica moderna”
D: “Tutto ciò è molto misterioso e di difficile comprensione”
R: “Difatti. La comprensione, in questo processo delicato e difficile che ben poco ha di razionale, va lasciata da parte, perché l’intuizione non ne ha bisogno, ed è guida sufficiente per la psiche”
D: “In conclusione ci può lasciare, in sintesi, una descrizione atta a darci un’idea del metodo alchemico in poche parole?”
R: “Spiritualizzare il corpo e corporizzare lo spirito”
Per ulteriori informazioni: Vela verso Itaca di Simon Smeraldo | Cartaceo (youcanprint.it)
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