“L’UOMO È UN ANIMALE ONNIVORO, HA SEMPRE MANGIATO LA CARNE..!” (?)
            Questo è ciò che dicono coloro che cercano di giustificare il
 piacere di mangiare bistecche. Ma non è affatto vero che l’essere umano
 abbia sempre mangiato la carne. Negli ultimi millenni questo alimento è
 stato accessibile principalmente ai benestanti: il regime alimentare 
del popolo è stato quasi sempre vegetariano o al limite consumava la 
carne saltuariamente, in circostanze festive o rituali: per la gente del
 popolo era più conveniente assicurasi il consumo giornaliero delle uova
 piuttosto che un pasto a base di gallina; usufruire del latte della 
pecora o della mucca, piuttosto che consumare l’animale in pochi giorni.
 Il popolo dei greci, romani, spartani, etruschi, indiani, erano 
sostanzialmente vegetariani.
            Anche se fin dalle sue origini la specie umana, per necessità di sopravvivenza,
 fu costretta ad inserire nella sua dieta un quantitativo pur limitato 
di carne (20-30%) questo non vuol dire che l’organismo umano sia 
programmato a mangiare di tutto senza subirne gli effetti negativi. La 
carne, intesa come bistecca, fettina, coscia di pollo, prosciutto ecc. è
 un alimento altamente squilibrato sotto l’aspetto nutrizionale perché 
privo di carboidrati, amidi, zuccheri, fibra,  e pressocchè priva di 
vitamina A, C ed E. Da esperimenti è stato dimostrato che l’essere umano
 nutrito a sola carne non sopravvive oltre oltre 40 giorni (per contro 
di sola frutta si vive benissimo per tutta la vita). Infatti i carnivori
 consumano anche le interiora degli animali, le cartilagini, le ossa, ne
 lambiscono il sangue ecc. cosa che gli esseri umani, sprovvisti di 
qualunque arma naturale (artigli, zanne, becco, oltre gli enzimi 
adatti,  acido cloridrico nello stomaco, intestini della lunghezza 
giusta ecc.) non possono fare. 
            La natura ha previsto che in periodi di carenza qualunque animale
 possa nutrirsi, per brevissimo tempo, con cibi non proprio adatti alla 
 sua specie, senza subire pesanti conseguenze; il problema nasce quando 
l’eccezione diventa regola, come succede ancora oggi per la maggior 
parte degli esseri umani convinti di essere onnivori e di avere bisogno 
di mangiare di tutto.
            Dopo milioni di anni di regime pressoché fruttariano (cioè
 per circa 3-4 milioni di anni) i nostri lontani progenitori nella 
foresta intertropicale si alimentarono fondamentalmente di frutti, 
gemme, radici, semi, foglie, come succede ancora oggi per le scimmie 
antropomorfe, nostri vicini parenti; con i cambiamenti climatici, che 
trasformarono le foreste in savane, l’ominide dovette adattarsi a 
mangiare quello che trovava, compresa anche la carne degli animali 
abbattuti dai predatori; ma con l’introduzione della carne nella sua 
dieta ha pagato e paga con le malattie, e con il conseguente 
accorciamento della vita, l’eccezione divenuta regola. Successivamente 
l’uccisione degli animali determinò l’abitudione alla violenza, alla 
vista del sangue e la conseguente indifferenza verso il dolore e la vita
 della vittima. Se il gorilla, totalmente vegetariano, introducesse 
nella sua dieta anche la carne sicuramente svilupperebbe malattie ora 
sconosciute alla sua specie e di conseguenza si accorcerebbe la 
lunghezza della sua vita, oltre che lo sviluppo di un’indole aggressiva.
 In sostanza è sicuramente molto più lungo il periodo in cui i nostri 
antenati si sono alimentati secondo la loro natura di esseri frugivori, 
che come onnivori.
            Non solo. Gli animali, di cui i nostri antenati consumavano saltuarialmente la carne,
 vivevono allo stato brado, erano privi delle malattie degli animali 
d’allevamento moderno, dei farmaci loro somministrati, dei pesticidi di 
cui sono contaminati gli alimenti loro somministrati) e l’organismo 
umano aveva la possibilità di metabolizzare questo prodotto con meno 
effetti collaterali. I devastanti danni per il consumo della carne 
arrivano in Occidente dal 1950 in poi in virtù del 
benessere economico in cui (come per appagare la fame ancestrale  di un 
prodotto simbolo di benessere e forza guerriera) consuma la carne anche 
tre volte al giorno. 
            Ma anche la carne  degli animali selvatici, essendo prodotto cadaverico,
 risulta incompatibile con la salute umana in quanto sviluppa ptomaine, 
cioè sostanze che derivano da organismi  in decomposizione: indolo, 
scatolo, putrescina, cadaverina, ammoniaca, fenoli ecc.  prodotti altamente tossiche, oltre a contenere grassi saturi, colesterolo, e a causare ipertensione, reumatismo, gotta, cancro, uricemia,  acidificazione del sangue, sottrazion e di calcio ed enzimi.
            Ma se l’essere umano nel corso della sua storia
 ha mangiato (tra gli altri alimenti) anche la carne ciò non toglie che 
oggi la scienza della nutrizione (oltre che l’intelligenza positiva, il 
senso critico e soprattutto la coscienza morale) ci dice che sia dannosa
 per la salute, per l’ambiente, per l’economia, per il Terzo Mondo. 
Arriva sempre il momento in cui si accorge che una certa tradizione o 
una certa pratica era ed è un errore e allora si cambia atteggiamento, e
 da questo dipende l’evoluzione, altrimenti oggi sarebbero giustificati 
atteggiamenti che appartenevano all’era delle pietra e dovremmo fare le 
guerre perché così è sempre stato, dovremmo giustificare lo schiavismo, 
le crocifissioni, i roghi e così via. Dal passaggio da uno stadio ad uno
 più giusto si attua l’evoluzione civile, mentale e spirituale di un 
popolo.
Franco Libero Manco
 
 
 
Il consumo di carne e' necessario per sostenere questa economia basata sulla moneta debito che ci costringe a svolgere attivita' inutili,dannose e che non ci piacciono ma necessarie solo per ottenere la moneta.
RispondiEliminaSe la moneta fosse a credito molti macellai svolgerebbero una attivita' piu' umana ma essendo l'unico modo che hanno per vivere continueranno a massacrare gli animali.
Per la moneta c'e' chi arriva a vendere il suo corpo o parti del suo corpo.
Saluti
Casimiro Corsi