Buoni consigli di Osho per ritrovare un ritmo biologico...

 


Domanda: Osho, spesso non riesco a dormire e questo significa che a volte dormo solo tre ore e poi ci sono momenti in cui dormo dodici ore circa. Non c’è equilibrio, ma non voglio prendere dei tranquillanti.

Osho: Devi fare alcune cose. Innanzitutto, stabilisci un orario regolare per andare a dormire ogni sera, ad esempio le undici. È importante avere un’ora regolare, in modo che il corpo possa presto acquisire un ritmo. Non cambiare l’ora, altrimenti il corpo si confonde. E il tuo corpo è confuso, è abituato ad andare avanti per giorni, a volte dormendo, a volte non dormendo. Il corpo ha perso traccia del ritmo e quindi il ritmo deve essere ricreato. Esiste un ritmo biologico e il tuo corpo ne ha perso le tracce. Quindi, se decidi di andare a letto alle undici, rispettalo: qualunque cosa accada, alle undici devi andare a letto. Puoi anche decidere le dodici, ma qualunque sia l’ora che fissi, poi deve essere regolare.
E prima di andare a letto, per mezz’ora balla vigorosamente, in modo che tutto il corpo possa liberare le sue tensioni. Probabilmente ora vai a letto con tutte le tensioni e quelle tensioni ti tengono sveglio. Quindi se hai intenzione di andare a dormire alle undici, alle dieci inizia a ballare. Balla fino alle dieci e mezzo. Poi fai una doccia, o meglio un bagno caldo: rilassati nella vasca per quindici minuti. Lascia che tutto il corpo si rilassi. Prima la danza così butti fuori tutte le tensioni; poi la doccia calda. Un bagno caldo è ancora meglio della doccia, perché puoi sdraiarti nella vasca per quindici, venti minuti, mezz’ora e rilassarti lì. Poi mangia qualcosa: qualsiasi cosa calda andrà bene, ma non fredda. Va bene anche solo del latte caldo e poi vai a dormire. E non leggere prima di andare a dormire, mai.
Questo dovrebbe essere il tuo programma, un programma di un’ora: ballare, fare il bagno, mangiare – il latte caldo è la cosa migliore – e poi andare a dormire; spegni la luce e vai a dormire. Non preoccuparti se il sonno arriva oppure no. Se non arriva, sdraiati in silenzio e osserva il tuo respiro. Non devi forzare il respiro, altrimenti ti terrà sveglio. Lascia che il respiro sia così com’è, silenzioso, e continui semplicemente a guardarlo: entra, esce, entra, esce... È un processo così monotono che presto ti addormenterai profondamente. Tutto ciò che è monotono è molto utile. E la respirazione è assolutamente monotona, mai nessun cambiamento: esce, entra, esce, entra. Puoi anche usare le parole “entrare”, “uscire”, “entrare”, “uscire”. Dentro di te, ripeti semplicemente le parole: “entrare”, “uscire”, “entrare”, “uscire”. Diventa una meditazione trascendentale e la meditazione trascendentale fa bene al sonno, non al risveglio!
Se il sonno non arriva, non alzarti. Non andare al frigorifero e non iniziare a mangiare, a leggere o a fare qualsiasi cosa. Qualunque cosa accada, resta a letto, rilassato. Anche se non dormi, rilassarti è prezioso quasi quanto dormire; solo un po’ meno prezioso, tutto qui. Se il sonno ti dà il cento percento di riposo, rilassarti a letto ti darà il novanta percento. Ma non uscire dal letto, altrimenti disturberai il ritmo. E nel giro di pochi giorni vedrai che il sonno arriverà. Ricordati che anche al mattino devi alzarti esattamente alla stessa ora.
Sto cercando di organizzarti in modo che il tuo corpo inizi a seguire uno schema: è andato un po’ fuori dagli schemi. Quindi la mattina alle sei o alle sette – qualsiasi ora tu voglia alzarti – rispettala. E tieni la sveglia vicino a te. Anche se non hai dormito tutta la notte, non importa; quando suona la sveglia, devi alzarti. E non andare a dormire durante il giorno, perché è così che hai disturbato il ritmo. Ecco perché un giorno dormi un’ora e un altro dormi dodici ore. Come farà il tuo corpo a riprendere il ritmo? Non andare a dormire durante il giorno, dimenticatelo! Aspetta la notte. Alle undici andrai di nuovo a letto. Lascia che il corpo senta la mancanza del sonno. Dalle undici alle sei: sette ore sono sufficienti.
Se durante il giorno ti viene voglia di dormire, fai una passeggiata, leggi, canta, ascolta della musica, ma non andare a dormire. Resisti a quella tentazione. Il punto è riportare il corpo in un cerchio ritmico. 

Testo di Osho tratto da: The Madman’s Guide to Enlightenment




Il grande flusso...

 


Le qualità, le sensazioni, le attrazioni e repulsioni che appaiono nel campo della coscienza, sono proiezioni come lo sono i sogni che appaiono al sognatore. Tutto si risolve nella stessa realtà, unica ed indivisibile, inspiegabile perché non vi è nessuno a cui poterla spiegare….

La nostra mente è il risultato di una combinazione psichica e energetica delle forze combinate dalla natura in questo caleidoscopio che è la coscienza individuale. In effetti nulla ci appartiene (se inteso specificatamente) oppure tutto ci appartiene (se inteso come la totalità del conosciuto)... Cosa volete che sia una bella parola proferita in silenzio od una brutta parola urlata al vento? Andiamo avanti perché tornare indietro è impossibile... nel senso che non si può correggere nulla degli eventi vissuti (nel passato) possiamo solo osservare con maggiore attenzione gli eventi che si presentano davanti ai nostri occhi nel presente...

Qualcuno allora potrebbe chiedersi come sia possibile modificare ciò che è già descritto nel destino. Eppure nel pensiero c'è già una leva di movimento, se un chiaro intento si manifesta nel pensiero possiamo scoprire che le ispirazioni che tu hai avuto su qualsiasi argomento innovativo vengono poi seguite a ruota da una messe di interventi nello stesso filone...

Sincronicità? Onda? Nel bioregionalismo si chiama "il grande flusso", e la funzione dei precursori è appunto quella di avviare un processo evolutivo dell'intelligenza umana... per questo è importante che i precursori non assumano su di sé una specifica "laurea" o "copyright" il loro lavoro è solo quello di preparare il terreno, seminare e procedere (come Jonny seme di mela)... Ognuno comincia a qualche punto e poi prosegue e lascia il suo esempio come traccia.

Paolo D'Arpini



Bohm-De Broglie e l'onda pilota...



Uno degli aspetti più interessanti della fisica quantistica,- di cui sentiremo certamente parlare anche in sviluppi futuri – è quello legato al fenomeno della “correlazione quantistica” (in inglese: “Entanglement“) (1)(2). In un numero precedente (N. 105) abbiamo visto come il cosiddetto “Esperimento EPR” ideato da EinsteinPodolski e Rosen per aggirare l’indeterminismo di Heisenberg, sia stato utilizzato da Einstein per sollevare il dilemma: se la correlazione che è possibile creare tra due particelle (in particolare elettroni), determinandone un comportamento analogo ed interdipendente anche a notevole distanza, sia dovuto a presunti “parametri nascosti” che ne hanno deterministicamente programmato le azioni, oppure se sia dovuto ad azioni istantanee a distanza tra le due particelle che violerebbero le leggi della relatività speciale (e ciò costituirebbe un paradosso).

Nel 1951 il fisico statunitense David Bohm (1917-1990), allievo di Oppenheimer, riformulò il paradosso in termini più ampi e precisi, risolvendolo poi in senso deterministico e “non-localistico” con la Teoria dell’Onda–Pilota o del Campo Pilota. Questa Teoria, detta anche di Bohm-De Broglie, derivava infatti da un’idea di De Broglie, secondo cui le particelle avevano un comportamento ondulatorio (perfettamente determinabile) in quanto dirette da un campo che ne orientava i movimenti con azioni istantanee a distanza (e quindi definite non-localistiche)(1)(2).

Bohm, sia per queste sue idee scientifiche eterodosse, sia per la sua militanza comunista che lo espose alle persecuzioni maccartiste, fu costretto ad emigrare in Brasile, dove ottenne la cittadinanza brasiliana, e poi in Inghilterra(2). Le sue impostazioni furono in seguito condivise dall’intelligente fisico nord-irlandese John Stewart Bell (1928-1990), noto come progettista di macchine acceleratrici.

Bell è soprattutto noto per aver sviluppato il Teorema che porta il suo nome, esprimibile anche come “Diseguaglianze di Bell”, che dimostra come in caso di fenomeni “localistici” (che avvengono cioè localmente in un dato istante senza effetti istantanei a distanza) non possano esservi parametri nascosti e dovrebbero comparire diseguaglianze nelle correlazioni statistiche tra particelle. Bell però ammetteva che in caso di fenomeni non-localistici con trasmissione istantanea di informazioni (fenomeni definiti da Einstein come “inquietanti azioni a distanza”)(1)  il determinismo rientrava in gioco e scomparivano le diseguaglianze. Queste idee furono espresse da Bell anche in una conferenza del 1984 in cui criticò Einstein per non aver accettato l’idea del non-localismo in difesa della teoria della Relatività Ristretta, ma anche Bohr per averla sottovalutata. Anche il filosofo statunitense Tim Maudlin ha sollevato la questione con il libro del 1994 “Quantum non-locality and Relativity”.

Le previsioni di Bell sono state confermate da esperimenti condotti negli anni 1971-72 dal gruppo statunitense di John Clauser e Stuart Freedman, già in contatto con Bell, e poi nel 1982 dal più noto esperimento del francese Alain Aspect, in collaborazione con J. Dalibard e G. Roger, che provocavano delle polarizzazioni contemporanee a distanza di particelle “entangled” con l’uso di speciali prismi.

Altri esperimenti, che hanno sempre verificato la presenza di fenomeni istantanei a distanza e la validità del teorema di Bell, sono state condotte nel 1988 dal gruppo Geneva diretto da Tippel e nel 1998 dal gruppo di Innsbruck diretto dall’austriaco Zielinger e coordinato da Gregor Welhs, che ha effettuato misure a 144 Km di distanza tra le isole di Palma e Tenerife. Altri esperimenti sarebbero stati condotti nel 2015, e nel 2017 anche in Cina, fino a 1500 Km di distanza (tra la Terra ed un satellite), ed avrebbero pienamente confermato i risultati precedenti.

Questi esperimenti dimostrerebbero che la nostra percezione dello spazio è il modo in cui la specie umana ha imparato a percepire la realtà, che però sarebbe molto diversa e completamente correlata in ogni sua parte. Per “salvare” il principio della relatività ristretta, secondo cui i fenomeni fisici non possono trasmettersi a velocità superiore a quella della luce, è stato varato un “teorema della non-comunicazione”, secondo cui le azioni istantanee a distanza non danno luogo a comunicazione di segnali.

Nell’ottimo recente libro di George Musser, “Inquietanti azioni a distanza”- l’originale è del 2015(1)- si sostiene che la non-località è presente in molti altri settori, soprattutto della Fisica quantistica, anche diversi dall’Entaglement. Uno di questi settori è costituito da alcuni aspetti delle teorie sui buchi neri (di cui ci interesseremo soprattutto in un prossimo articolo dedicato ad Hawking: N. 124). Un altro settore è la straordinaria omogeneità osservata nelle caratteristiche di galassie lontanissime poste ai margini opposti dell’Universo. Per spiegare questo fenomeno esiste una teoria, definita inflazione, secondo cui le galassie, vicinissime dopo il Big-Bang, si siano poi allontanate di colpo a velocità superiori a quella della luce a causa della crescita subitanea dello spazio intergalattico.

Questa teoria, sostenuta anche da Charles Misner (autore insieme a John Wheeler e K.S. Thorne del celebre libro del 1973, “Gravitation”), “salverebbe” la Relatività Ristretta di Einstein, pur considerando un’espansione dell’Universo a velocità superiori di quella della luce. Sarebbe infatti lo spazio a dilatarsi e non le singole galassie ad allontanarsi.

Molti altri fisici, tra cui gli statunitensi S. GiddinsN. Harkani-Hamed e L. Susskind, l’argentino J. N. Maldacena e la greca F. Markoupolou-Kalamara, preferiscono parlare di fenomeni non-localistici che interesserebbero sia i buchi neri che l’intero Universo. In alcuni autori si trovano anche concetti come quelli di “cunicoli spaziali” e “Wormholes” (letteralmente “buchi di vermi”), che metterebbero in comunicazione diretta punti distanti dell’Universo. È il caso di dire - come Amleto - che vi sono ancora molte cose (da scoprire) che non fanno (ancora) parte della nostra Scienza e della nostra Filosofia.

 Tratto dal libro "Conoscenza, Scienza e Filosofia" di Vincenzo  Brandi




(1) G. Musser, “Inquietanti Azioni a Distanza”, Adelphi, 2019

(2) J. Bricmont, “Quantum Sense and Nonsense”, Springer, 2017


Fluire nel grande flusso dell'esistenza...



Il discorso è "esiste il libero arbitrio od esiste solo un destino predeterminato?". 


Secondo Ramana Maharshi, tutto ciò che noi viviamo è stabilito dal momento della nascita, la nostra libertà sta nel sentirci coinvolti, reagendo con desideri o repulsioni nei confronti del vissuto. Desideri e repulsioni producono forme pensiero che vengono successivamente proiettate in altre "incarnazioni" (non intendendo particolarmente  incarnazioni dello stesso ente). Queste forme pensiero insomma producono nuovi nomi e nuove forme che cercano un completamento. E' un meccanismo spontaneo dell'evolversi della coscienza nello spazio tempo. 
 
Comunque -sempre menzionando Ramana Maharshi: "Dal punto di vista del Sé (Coscienza impersonale assoluta) non esiste progresso o regresso ma dal punto di vista della mente l'evoluzione è continua."
 
Ed in verità se assumiamo un atteggiamento distaccato, lasciandoci scorrere nel grande flusso evolutivo, non significa che le nostre predisposizioni non possano interagire con le situazioni. Il distacco consente una migliore prestazione. Ma anche questo atteggiamento è in qualche modo "determinato" dal processo evolutivo in corso. 
 
Per questo nel Libro dei Mutamenti  (I Ching) si distinguono le due tendenze:  involutiva (la via degli ignobili) ed evolutiva (la via dei nobili), come indicatrici del livello di adesione alla realtà. 
 
E la vita si gode quando non c'è repulsione o desiderio ma quando si persegue la propria natura con soddisfazione ed innocenza.

Paolo D'Arpini



Atto di nascita della Repubblica Italiana... era il 2 giugno del 1946...

 


L’Italia è una Repubblica dal 2 giugno del 1946. Questa data è come un atto di nascita ed è possibile stabilire le qualità insite nella fondazione del nuovo Stato partendo dalle qualità temporali della sua fondazione. L’aspetto più evidente, dal punto di vista dello zodiaco occidentale, è che l’Italia manifesta tutte le caratteristiche dei Gemelli. Il 2 giugno rientra nel secondo decano, quindi nella pienezza degli aspetti “gemellari”. Castore e Polluce ci sono entrambi, ed è forse per questa ragione che l’Italia ha avuto, ed ha, un destino sia artistico, culturale e poetico che truffaldino, speculativo e corrotto. 

In particolare si può dire che la Repubblica Italiana manifesta capacità di cambiamenti rapidi ed una quantità di talenti. Benedetta dalle qualità del “divo nato” la nostra patria rappresenta la personificazione caratteriale dell’uomo di spettacolo, una specie di prestigiatore Houdini o –al meglio- un accorto Disraeli. Lo spirito mercuriale dei gemelli predispone la Repubblica Italiana a trasformazioni repentine, cambiamenti di scena e facili entusiasmi. In tal modo si può perdere di vista la necessità contingente ed infatti la vita privata degli italiani -in generale- ne soffre, anche se nel pubblico tutti cercano di essere brillanti…

Nel calendario romano il 2 giugno era indicato come il “quarto giorno prima delle none. Fasto. Sacro a Marte, alla Dea Carna ed a Giunone Moneta” Secondo Microbio Carna è la divinità tutelare della parti vitali del corpo, forse questa la ragione per cui gli italiani sono così amanti della buona tavola e delle “rotondità” femminee. Il termine invece affibbiato a Giunone, “Moneta”, significa “l’Avvertitrice” e le venne conferito in occasione del celebre episodio dell’assalto dei Galli al Campidoglio, sventato dalle oche sacre del tempio di Giunone. L’attributo passò poi ad indicare la moneta (in senso di denaro) poiché la zecca si trovava nei pressi del tempio della Dea.

Questo particolare della “difesa” fatta dalle oche può servire da introduzione al contenuto semantico e zodiacale connesso all’oroscopo cinese. Infatti l’anno 1946 è quello del Cane di Fuoco. Il cane è animale da guardia per antonomasia ed il Fuoco rappresenta la vista, da cui se ne deduce che l’Italia è un paese che si guarda attorno e cerca di adeguarsi alle regole secondo termini di giustizia condivisa. Questa è una chiara immagine del destino del nostro paese. In aggiunta il 2 giugno rientra nella stagione del Cavallo, simbolo della libertà e della leggerezza, da cui se ne deduce che il motto più vicino alla realtà ideale della nostra Repubblica, secondo i cinesi, sarebbe “giustizia e libertà”. Ed effettivamente, malgrado i grandi difetti, queste aspirazioni sono nel cuore di tutti gli italiani…

Buon Anniversario della Repubblica a tutti quanti!

Paolo D’Arpini


Massimo Citro Della Riva: "Apocalisse. Li hanno lasciati morire" - Recensione



Il Sistema non può essere messo in discussione e, nella mente di tutti, deve rappresentare il migliore dei mondi possibili. Per questo ha imparato a distogliere l’attenzione creando di volta in volta un nemico da combattere, che in questo caso è il virus. La massa rimane nell’ignoranza, nella mediocrità, nel senso di colpa e continua a ridurre a “complotto” un progressivo colpo di stato mondiale, che ha già reso schiava buona parte dell’umanità.

La propaganda passa per visionari coloro che hanno compreso, mentre gli altri sono politicamente ammaestrati a rispettare correttamente le regole imposte dall’oligarchia. Una minoranza regge le sorti del pianeta e, in modo consapevole o meno, buona parte dell’umanità la sostiene: sono coloro che traggono vantaggi dal Sistema e da quello che “conviene” o che hanno sposato l’ideologia transumanista.

Ricoprono posti di potere, dell’alta finanza, operano in Borsa, traggono guadagno dal caos e dalla disperazione. Viene loro assicurato successo, denaro, visibilità, potere: in cambio si devono impegnare a tradire i valori dell’umanesimo, della cultura, del classicismo, della bellezza, del sentimento. Il mondo è oggi diviso in transumanisti, che sostengono il Sistema a suon di crimini e menzogne, e umanisti che difendono la vita.  Il Sistema è come una grande mela marcia. E in una mela marcia vivono bene soltanto i vermi. 

Massimo Citro Della Riva
Apocalisse
Li Hanno Lasciati Morire

Byoblu Edizioni

Apocalisse… l’Eresia continua.
 

Fiorigialli.it  - info@fiorigialli.it


Capaci, 23 maggio 1992 - In memoria di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei tre agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro

 


Il 23 maggio 1992 alle 17:58 al chilometro 5 dell’autostrada A29, vicino allo svincolo per Capaci, con mille chili di tritolo, la mafia, per mano di Giovanni Brusca, fa saltare in aria le auto dove si trovavano Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Sono passati tanti anni, ma in ognuno di noi rimane vivo il ricordo di così tanto orrore e del prezzo pagato per aver combattuto la “montagna di merda” che affligge il nostro Paese.
Vogliamo ricordare in questo giorno sia Giovanni Falcone sia tutti i morti per mano della mafia, di tutte le mafie… e vogliamo ricordarlo con una sua frase: “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno”
Si muore perché si è soli… ecco cosa diceva il giudice Falcone e noi, raccogliendo le sue parole, vogliamo aggiungere che la mafia non si combatte solo con le commemorazioni, ma anche e soprattutto sostenendo e non lasciando soli chi la mafia la combatte ancora oggi...



Articolo collegato - Per non dimenticare. Dopo Giovanni Falcone Paolo Borsellino - Queste sono le parole di un vecchio ex magistrato che è venuto nello spazio di due mesi due volte a Palermo con il cuore a pezzi a portare l’ultimo saluto ai suoi figli, fratelli e amici con i quali ho diviso anni di lavoro di sacrificio di gioia, anche di amarezza. Soltanto poche parole per un ricordo, per un doveroso atto di contrizione che poi vi dirò e... -  Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2017/05/24/dopo-giovanni-falcone-paolo-borsellino-preghiera-laica/

La storia del blog "Altra Calcata... altro mondo" e quel che era scritto sul frontespizio

 


Nella tarda primavera del  2009, un anno prima  di lasciare Calcata per andare in "esilio" a Treia,  non sapendo quel che sarebbe avvenuto di lì a poco, decisi di aprire un nuovo blog che chiamai  "Altra Calcata...  altro mondo" per fare da tandem a quello già esistente del Circolo Vegetariano Calcata.

 La ragione? Pensavo che alcune notizie "diverse"  dovessero essere inserite in un contenitore più idoneo, che non fosse quello più "specifico" del Circolo. Ma poi -pian piano- come sempre succede nelle mie cose, in entrambi i blog cucinai la solita frikassea. Un melange di cose serie e meno serie, di Calcata e di fuori Calcata. Riporto qui di seguito la presentazione che inizialmente  era stata pubblicata nel frontespizio di quel blog (poi andata persa per un mio errore): 


 "Altra Calcata... altro mondo" - Questo blog nasce per l'esigenza di restituire identità al luogo ed a noi  stessi.

Negli anni passati avevo coniato il motto "Una, cento, mille Calcata.." per significare  come l'esperimento in corso nel vetusto borgo potesse essere esemplificativo di un nuovo  modo di rapportarsi con la natura e con se stessi. Non è certo Calcata, in quanto  comunità o località, che va riprodotta ma un modo di percepire la presenza umana nel  luogo. Una presenza inserita nel contesto della natura, nel consesso dei viventi, in condivisione olistica e  simbiotica.

Infatti - come disse Nisargadatta Maharaj - noi non possiamo essere altro che una parte  integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera  possiamo esserne separati.

Molto spesso però ho notato che l´uomo tende a dare maggiore importanza al contesto  sociale in cui egli vive. E´ nella società umana, con le sue esigenze e movimenti, che si  fa la storia e si sancisce la caratteristica di un posto, molto spesso dimenticando  l'appartenenza al tutto, ignorando l´inscindibile co-presenza della natura e degli animali. Per tentare di riscoprire le  nostre radici naturali, continuando a prendere ad esempio un certo modo di vivere il  luogo e nel luogo, ho pensato di affidare le mie riflessioni a questo blog. In esso si  parla di Calcata ma anche di tutto il mondo, ma potremmo dire che è un'altra Calcata ed un altro mondo.

Programmi, storie, descrizioni dell´ambiente (sia naturale che umano), poesie, riflessioni... è ciò che troverete in questo blog. Non sarà quindi un sito di servizi, per promuovere il turismo o la speculazione commerciale, ma un luogo di incontro e di fusione delle anime.

Paolo D'Arpini


       L'autore nell'ultima casarsa di Calcata



Nota - Misteri telematici insindacabili, alla fine questo blog “alternativo” e neanche troppo “serio” è diventato il più seguito fra tutti quelli da me gestiti. Dalla sua apertura ad oggi ci sono state 2.918.151 letture, ultimamente la media mensile è attorno alle sessantamila visite... E chissà perché non è stato censurato da FB come altri miei blog che in fondo preferisco, come ad esempio: Il Giornaletto di Saul, Bioregionalismo Treia, La Rete delle Reti, Spirito Laico... ?”


"L'amore è un mistero..." - Letterina spirituale da Paolo Mario Buttiglieri

 


Vorrei essere più sincero che mai per dirvi che l’amore è un mistero, come lo è la vita e la morte. Se mi guardo indietro vedo le tappe della mia vita e sento con chiarezza che il protagonista, l’artefice della mia esistenza, delle mie gioie e dei miei dolori non sono io, piccolo essere, batuffolo di carne e pensieri spaesati, ma quel mistero assoluto che chiamiamo Dio.


Non importa se uno crede o non crede in Dio, quel che è certo è che non conosciamo niente di chi muove l’intero universo. So di non sapere diceva Socrate. E questa è l’unica certezza. Io mi definisco un mistico perché desidero con tutto me stesso immergermi in quell’Infinito da cui sono venuto e di cui sono espressione.

Nel mondo finito, in balia del bene e del male, del piacere e del dolore, ci stiamo stretti. Ma l’Infinito è li che ci aspetta ad aprirci gli orizzonti di un’altra vita, di cui ignoriamo tutto.

Paolo Mario Buttiglieri 



C'era una volta la libertà di vita...


 Il modo della relazione dovrebbe sostituire quello dell’affermazione. Nel primo possiamo riconoscere l’infinito che è in tutti noi. Nel secondo non possiamo che sopraffarlo o farci sopraffare. Comprimere l’infinito entro il razionalismo implica qualche inconveniente.



Nell’orgia razionalistica, che domina la creatività di questa cultura fondata sull’oggettività della realtà, avvengono distorsioni, distrazioni e dimenticanze. Queste però non appaiono in quanto tali, ma come semplici ricondotte del mondo, della realtà, del pensiero al razionalismo. Più precisamente, sarebbe opportuno dire riduzioni al razionalismo. Ovvero il tentativo – riuscito secondo il razionalismo – di ridurre l’infinito entro categorie, quantità, parametri finiti, arbitrari, autoreferenziali; di inquadrare e orientare anche la vita relazionale secondo uniformanti logiche finalistiche e deterministiche.

La tangente che prende il discorso razionalista si genera nel non ammettere che la realtà è nella relazione. Basta questa banalità per riconoscere l’assurdità della mente razionalista-materialista di definire, descrivere, spiegare, consigliare tutto e per tutti.

È un ordine delle cose divenuto abitudine e consuetudine, dunque verità, in penultimo dogma e, infine, superstizione. Ovvero non più osservato, non più discusso o criticato. Tutto è ridotto ad una sola logica, ad una sola prospettiva, ad una sola rappresentazione. Ad una sola realtà. Se in contesto strettamente teoretico-scientifico non c’è nulla da eccepire, in quello morale, humus dell’umano, c’è da inorridire.

È un punto dal quale prende le mosse la prospettiva scientista, ovvero quell’intento di esaurire nella scienza meccanicista – considerata per eccellenza razionalismo puro – tutto il reale e, contemporaneamente, escludere dal reale quanto la medesima non è in grado di misurare, catalogare, comprimere.

Se tutto ciò ha una ragione storica che lo legittima, ha anche un campo di applicazione in cui rende il suo servizio. Tutte le nostre affermazioni hanno ragione d’essere e di verità entro il campo coerente che le genera. È quello dell’amministrazione, cioè quel terreno determinato da protocolli condivisi o accettati. Lo si potrebbe definire bidimensionale, dove tutto è fermo e chiaro ai giocatori del momento. Ma, nuovamente, non è quello relazionale, che potremmo definire volumetrico, in cui tutti gli elementi dell’universo di ogni giocatore si muovono in ogni modo lasciando spazio a un’altra ovvietà, ovvero che l’equivoco è lo standard.

Una banalità assoluta che tutti noi possiamo riconoscere prendendo una qualunque delle relazioni personali e non che riempiono l’arco della nostra biografia.


Per comodità del discorso, si può considerare un’espressione qualunque del razionalismo normoprotocollare, della vita prêt-à-porter a taglia unica, nonostante l’irriducibile molteplicità delle differenze che ci distinguono. Per esempio, le scale delle difficoltà delle attività sportive.

Per quanto certamente sorte per rendere un servizio e un’indicazione, a causa della cultura che ci costringe il pensiero, sono più facilmente impiegate come riferimento definitivo.

Diviene così ordinario ascoltare commenti e perplessità che altro non derivano se non dall’inconsapevole messa a confronto della nostra esperienza con un dato considerato definitivo. Nell’attività dell’arrampicata, e non solo, si sente dire: “Non è vero che quel tiro è di 6a, è molto più difficile” o più facile. E altro del genere.

Le scale che sarebbero da intendere come indicazioni di massima, alla stregua delle previmeteo, sono invece assunte come plinti di realtà. “Avevano detto che pioveva e, invece, neanche una goccia”.


Ne risultano dunque equivoci. Consapevoli del fermo immagine del campo bidimensionale, espediente obbligatorio per esprimere un giudizio, diviene possibile accedere alle consapevolezze che permettono di riconoscere la realtà in quanto relazione. È quanto fanno i gli psicoterapisti, i didatti, i pedagoghi, alcuni docenti, la maggioranza delle madri. E anche gli scienziati, in particolare quelli che hanno potuto riconoscere il potenziale umanistico della fisica implicato nella meccanica quantica. Una specie di realtà nella relazione in senso stretto. Osservato e osservatore non sono separabili, come implicitamente ritiene la scienza classica.

In questi termini, con certe consapevolezze, la scala delle difficoltà torna a fornire il suo miglior servizio.

Non solo.

Gli adepti hanno modo di evolvere se stessi. Diviene infatti vero che la miglior informazione sulla difficoltà di una certa salita non è più fornita dal grado assegnatole, ma dal compagno di cordata che meglio di chiunque conosce le caratteristiche psicofisiche generali e del momento del suo socio, le sue doti, le sue motivazioni. Conoscendo già la salita, potrà informarlo che quel terreno è adatto o meno alle doti del momento del compagno. Tutti gli scalatori sanno che certe salite tendono ad essere compiute proprio perché non se ne conosce il grado assegnato dalla letteratura. Viceversa, accade anche che, proprio per la conoscenza del grado assegnato, si consideri una salita troppo facile o troppo difficile. Nel primo caso, ci si può trovare al cospetto di un terreno eccessivo per noi. Nel secondo, a rinunciare alla salita. In ambo i casi si ha a che fare con una mortificazione della nostra libertà di espressione, che altro non è che l’incongruenza dell’umano nel protocollo. Come accennato, per la comunicazione si tratta di banalità concettuali, ma di segreti in contesto relazionale. Da svelare attraverso un percorso personale, non per capirli, ma per incarnarli, per emetterli nel fare ordinario delle relazioni. Una verità che dovrebbe uscire dagli studi psicoterapici ed entrare nel fare di tutti.

L’infinito che siamo non sta nella regola. Nella bidimensione esprimiamo una parte di noi. Cogliere il volume è il passo necessario per la miglior relazione col mondo. Nel volume, nell’infinito, c’è già tutto. È anche in questo il nietzschiano eterno ritorno dell’uguale. Tutte le posizioni, tutti i perché, tutto ciò che accade. Ci sono il tempo e lo spazio e la logica, nonché la loro arbitrarietà, la rivelazione brutale della loro consuetudinaria natura, tanto necessaria e utile all’amministrazione della vita, quanto mortificante se estesa alla vita tutta. Tempo e spazio non sono che misure delle nostre azioni, calcolate dall’instabilità dei sentimenti.

Nel volume c’è modo di riconoscere l’uomo e il significato della magia.

Il giardinetto di giudizi e attributi che scambiamo per realtà, inconsapevoli che i primi, credendo di conoscerla e di svelarla, non fanno che ridurre e distorcere la seconda a proprio uso e consumo. Non fanno che allontanarci dall’intero, riducendoci a impostori di imbrattata, ideologica narrazione. È un giardinetto egoista, per il quale possiamo uccidere e farci uccidere.

Lorenzo Merlo 



Il partito dei PD-estri



La ex "sinistra" ha da tempo mollato gli ormeggi che la tenevano unita alla banchina del popolo. Ora è definitivamente salpata, senza mai guardarsi indietro per chiedere scusa, verso porti atlantici.

L’economia e la tecnologia non sono più strumenti operativi ma ideologie, contenitori di pensiero e creatività. Hanno sostituito la morale e la politica umanista. L’ordoliberismo è la nuova religione che ha richiamato a sé individui da ogni dove, rendendo obsoleto il concetto di destra-sinistra. Si potrebbe dire che con questa epoca, della globalizzazione e digitalizzazione, si svolta tutti a destra.

L’epopea socialista si è sciolta nell’acido disperso dai laboratori neocon. A dire il vero, è accaduto anche a quella sovranista, a sua volta posticcia rispetto all’anima spirituale della destra originale. In pratica, è sparito dall’orizzonte cultural-politico tutto il basamento su cui ha poggiato la storia democratica fino a qui. La politica si è venduta all’economia, convinta di aver fatto un affare. E a ragione, se il desiderio era quello di passare dal potere delle idee a quello del denaro.


Ma non lo ha fatto per stupidità. Di sé, sono certo, non potrà che dire di averlo fatto per lungimirante arguzia. Condivido. Se arguto è stare nascosti nel cavallo di Troia del nuovo ordine mondiale, parcheggiato da tempo in tutte le società atlantiche e non. Le persone sono state accalappiate con promesse di libertà e garanzie di libero arbitrio, ed educate a colpi di paura di morte, di perdita di guadagni, di accuse di tradimento della morale sociale, della scienza, delle istituzioni. E sono state anche soddisfatte con premi morali – di materiale se ne parlerà solo se l’obbedienza persevererà. Le celebrazioni politico-istituzionali-mediatiche delle bandiere colorate, dei medici eroi, della disgregazione dell’identità sessuale e familiare, di quella nazionale e delle molteplici sovranità regalate, dissipate, gettate o delegate al padrone americano, dell’importazione di immigrati che pur di sopravvivere accetteranno qualunque condizione capestro, della criminalizzazione dei “brigatisti” dissenzienti che ponevano domande e chiedevano risposte mai pervenute, dei “miserabili del web” rei di aver urlato l’assenza di vergogna di una stampa senza dignità, sono state il premio di cui si pavoneggia la maggioranza di noi. Un popolo ignaro di non essere – una volta di più – il detentore della politica, né di essere – sempre più – identificato, identificabile in funzione produttivistico-economica. Se questo lo volete chiamare progresso, fate pure. Basta intendersi sul gergo. E se non volete intendere Pasolini e, con molto anticipo, Tocqueville e altri terrapiattisti, proseguite pure nel vostro surrogato di progresso.

“L’idea di formare una sola classe di cittadini sarebbe piaciuta a Richelieu: questa superficie tutta eguale facilita l’esercizio del potere”.
(Alexis de Tocqueville, L’Antico regime e la Rivoluzione – 1856)

“Non è raro vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo”.
(Alexis de Tocqueville, La democrazia in America – 1835)


Chiunque possa giocare bene per ridurre i costi del capitalismo occidentale in funzione concorrenziale a quello cinese, assai più basso, non avrà mai da temere niente. Sarà l’eletto, godrà di carriera e bonus e, come un cretino, dirà che tutto va bene perché lui continua ad andare a sciare con sua moglie e poi alla spa e sono felici. “Che gli altri vadano a vivere in Russia se pensano qui si stia male” è nientemeno che il miglior argomento che si possa sentire dire. Affermato, per altro, con convinzione profonda, come se parlare non possa sussistere senza dover espatriare. L’edonismo e l’opulenza hanno definitivamente scollegato gli uomini dalla natura e dal senso della comunità identitaria. Si combattono l’aberrazione neoliberista, ma molto fa sospettare abbiano stravinto con lo stesso sistema del bon-bon usato con gli indigeni da depredare. Uomini che non sospettano di essere carne da conteggio dentro l’algoritmo del controllo sociale. Che non sospettano di essere condotti a quella condizione affinché il barlume d’inganno non risvegli in loro quei sensi indomabili da svegli. Affinché l’intossicazione e l’assuefazione imponga loro ancora più dosi di grande fratello, di novella 2000, di champions league, di isola dei famosi, da assumere felici. Affinché i venditori di progresso, prosperità, giustizia e verità possano vincere a mani basse.

Creare dissenso sociale genera un costo istituzionale dispersivo che riduce la forza egemonica alla quale l’occidente punta, costi quel che costi. Nel firmamento di campioni a sostegno del progetto in corso prendiamo l’ultimo. L’Italia è passata in un anno dal 41esimo al 58esimo posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa (1). Gente comune, gente ucraina, gente russa non fa niente. Vanno bene tutte, sono solo fisiologici danni collaterali da accettare sul grande cammino per confrontarsi con la Cina e, se possibile, per mettere in ginocchio anche lei.


La questione guerra, in questo caso, è mondiale. Una strategia che prevede un crescente desiderio e amore della maggioranza verso politiche autoritarie, che finalmente faccia funzionare le cose, impastate da troppo tempo nella pece burocratica. E allora viva la digitalizzazione, il 5G, i chip sottocutanei, la vita a punti, il tracciamento assoluto, i lockdown, le nuove pandemie dalle quali saranno esenti gli ubbidienti, vuoi scommetterci.  L’opposizione sarebbe anche spiritualmente forte, ma è composta da cani sciolti tra le maglie della rete.

Tutto va a destra e nel modo più pd-estre. Non c’è bisogno di alcuna idea. Basta essere paladini del futuro di cui tutti parlano. Governo, politica, media fanno un corpo unico per la formazione di un pensiero unico della maggioranza, della cultura, dei pensieri, dei comportamenti.

Il grande muscolo atlantico è ancora un bicipite da vantare.

Lorenzo Merlo







Note

World Press Freedom Index 2022 - https://rsf.org/en/index

Trasgressione a tempo determinato...

 


La mia generazione, quella dei "mitici" anni '60 e '70, fece dell'anticonformismo e della ribellione un vero e proprio stile di vita.

I capelli lunghi, la minigonna, gli "spinelli" o l'amore libero erano dei gesti di rivolta contro l'Ordine Costituito. Il rifiuto delle convenzioni dominanti, dall'abbigliamento all'amoralità sessuale, esprimeva il rifiuto dell'intero ordinamento sociale, politico, economico e culturale. E al tempo stesso indicava la ricerca di un'alternativa globale, attraverso la sperimentazione di nuove forme di comunicazione e socialità.

Purtroppo il sogno di "cambiare il mondo" è stato sconfitto. Il Potere ha retto bene, anche se ha dovuto rifarsi il  look , modificando certe regole, legalizzando atteggiamenti e comportamenti che prima erano banditi, ammodernando e perfezionando i sistemi di controllo, passando dalla repressione al permissivismo.

Oggi tutto è diverso. Cioè ha cambiato segno: ciò che era rivoluzionario ora è conformista, il sano è diventato malato, la "pazzia" norma. La mancanza di perversione  è guardata  con sospetto. Per avere successo bisogna come minimo essere transgender o maniaci...

Però il nocciolo duro su cui si fondano i rapporti sociali, i presupposti su cui è regolata la vita quotidiana, restano sempre gli stessi.

L' obbligo del lavoro e del consumo, la competizione per il denaro e per il potere, le differenze sociali (anche se più simboliche che reali) invece di diminuire   aumentano!

Eppure, più diventa soffocante e mortifero l'abbraccio della schiavitù, più il cittadino "medio" si sente "libero" ed "evoluto".

La civiltà di massa è il regno del più bieco conformismo: il conformismo della  moda, della clonazione, della volgarità e dell'ignoranza. Ma intanto i    mass  media    esaltano la  "trasgressione" propinandoci il peggio di tutto: dalle ciarlatanate di "Madonna" alla volgarità dei    talk    show    televisivi, dai    best     sellers    della "letteratura" erotica agli    stages    propedeutici sulla seduzione, fino alla "fantasia" escatologica del    rock    demenziale...

Ma dov'è la "trasgressione" ?  Cosa c'è ormai di "trasgressivo" nel turpiloquio, nell'osceno, nella mercificazione delle proprie viscere?

Trasgredire significa "non rispettare le regole, infrangere un tabù, andare controcorrente, ribellarsi". Mentre  questa falsa, epidermica trasgressione del ca..o, è ormai il luogo comune uno strumento di consenso, l'unico collante di una società alienata ed alienante. Basta guardare gli spettacoli TV più seguiti, tutti incentrati sulle natiche delle ballerine e sull' atto sessuale continuamente mimato....

Normalità, oggi, sono le casalinghe che si spogliano in TV per vincere qualche gettone d'oro, sono i ragazzi che ingurgitano anfetamine  per poter ballare tutta la notte, sono le esposizioni dei "falsi d'autore" o gli appelli alla delazione. Normalità è la prostituzione a tutti i livelli.

Così quelle stesse persone che al Venerdì sera si scatenano, pagando il biglietto per poter trasgredire, il Lunedì mattina sono pronte a strisciare come bisce davanti al più inetto dei capi ufficio, pronte a subire qualsiasi umiliazione pensando che a fine settimana potranno "liberarsi".

Probabilmente è più anticonformista, oggi, avere un minimo di pudore, provare dei sentimenti, difendere la propria dignità.

Dall'anticonformismo alla ribellione il passo è breve, ma non automatico.  Bisogna unire all'istinto di libertà la scelta della Ragione.

Luigi "Gigi" Betrone




"Chi sei tu? - I Ching, zodiaco cinese e sistema elementale indiano" di Paolo D'Arpini - Presentazione

 


La realtà della vita è una per tutti ma l'esperienza è diversa in ognuno di noi. Le differenze individuali sono tante quanti sono gli esseri viventi ma qualsiasi possano essere le esperienze lo sperimentatore è sempre lo stesso: la coscienza. 

Attraverso un riconoscimento delle propensioni da noi incarnate saremo in grado di trovare la vera identità. Sia quella dell'apparato esteriore che quella del noumeno. Questo libro è il risultato di uno studio, compiuto dall'autore nell'arco di oltre 40 anni, fondato sulla sua intuizione e sulla sua ricerca sulle correlazioni esistenti tra il metodo di auto-conoscenza cinese, basato sull'I Ching, e quello indiano, basato sui diversi aspetti elementali e yoga. 

Il testo è inoltre corroborato da una analisi comparata su vari sistemi archetipali e su varie filosofie, come il taoismo, il buddismo, il non-dualismo, ecc.

Essenzialmente l'argomento trattato parte da un metodo analogico di ricerca, incentrato sull'individuazione delle caratteristiche relative alla persona. Ognuno, con l'aiuto delle indicazioni qui contenute, potrà comporre il proprio autoritratto archetipale ed elementale. 

Una volta preso possesso della chiave sarà possibile penetrare nella stanza segreta del proprio “io”, scoprendo allo stesso tempo la vera identità che vi si cela. Seguendo passo passo questa mappa il lettore attento e discriminante potrà riconoscere il luogo ed il momento in cui si trova, non in forma ipotetica ma in “presenza”...



Paolo D'Arpini, nasce a Roma il 23 giugno del 1944. Nel 1970/71 fonda a Verona il Circolo culturale "Ex" e si dedica alla poesia concettuale. Nel 1972 parte per un epico viaggio che lo porta ad attraversare tutta l'Africa equatoriale con mezzi di fortuna. Nel 1973 raggiunge l'India dove risiede nell'Ashram del suo Guru Baba Muktananda, dal quale riceve l'iniziazione Shaktipat (risveglio della Kundalini). Nel 1975 incontra a Jillellamudi la sua Madre spirituale Anasuya Devi che continuerà a frequentare anno dopo anno sino alla sua dipartita. Conoscerà inoltre diversi altri saggi che lo guideranno sul percorso dell'auto-conoscenza. Dal 1976, nel suo eremitaggio di Calcata, riprende anche lo studio dell'I Ching, degli archetipi cinesi e delle correlazioni con il sistema elementale indiano e con altri sistemi analoghi. Come un san Tommaso si dedica alla ricerca di prove concrete sulla validità del suo sistema integrato, redigendo centinaia e centinaia di analisi zodiacali, tutte corroborate dai fatti. Negli anni seguenti tiene diversi corsi in vari luoghi d'Italia. Dal 2010 si trasferisce a Treia, in provincia di Macerata, ospite della sua compagna Caterina Regazzi, ed è a Treia che nel 2022, finalmente, dopo tante insistenze, riesce a realizzare questo compendio, edito dall'amico Antonello Andreani di Ephemeria (edizioni@ephemeria.it)



Per consigli: spiritolaico@gmail.com