Dattatreya, il guru senza un guru...



Datta Jayanti 2020 date - Mantra - Guru Dattatreya Jayanti in 2020 ...

La leggenda vuole che i genitori di Dattatreya fossero una coppia molto pia e che praticassero delle austerità per lungo tempo al fine di ottenere un figlio tanto atteso. La madre Atreya voleva intensamente che suo figlio fosse incarnazione del Nirguna Parabrahman (il Brahman Supremo privo di forma). Nonostante l'impossibilità che il senza-forma prendesse una forma, Brahma, Vishnu e Shiva le accordarono il figlio così desiderato. Dattatreya era un Avadhuta, uno "aldilà di ogni convenzione", che sarebbe stato percepito dagli uomini come un asceta nudo.

Dattatreya non dichiarò mai di avere ricevuto l'istruzione da un Guru tradizionale, dichiarò invece di avere avuto ventiquattro Guru: l'acqua, il mare, vari animali, un fabbricante di frecce, ecc. Apprese così le varie tipologie di virtù: "La Pazienza dalla Terra, la Luminosità dal Fuoco, l'Imperscrutabilità dall'Oceano, la Solitudine dalla Foresta e così via, fino a sintetizzare tutte queste diverse virtù nella sua straordinaria vita", trovando l'istruzione spirituale attraverso questi e altri fenomeni naturali.

L'Avadhuta Gita, l'opera che gli viene attribuita, è una delle più chiare esposizioni della verità Non-duale. Nel Capitolo II, Dattatreya afferma "Non credere che coloro che sembrano immaturi, creduli, sciocchi, lenti, profani o falliti non abbiano nulla da insegnarti. Tutti loro insegnano qualcosa, impara dunque da essi." Nell'uso che Dattatreya fa di tutti i possibili Guru, troviamo che tutto ciò che normalmente è considerato un elemento dispregiativo, si applica come una categoria cui è tributato valore e deferenza. Questo tema prosegue nel Capitolo II "Non sottovalutare il tuo Guru se dovesse essere carente di lettere e di erudizione. Prendi la Verità che ti sta insegnando e ignora tutto il resto. Ricorda bene che un'imbarcazione dipinta e decorata ti farà certamente attraversare il fiume, ma altrettanto farà una barca semplice e disadorna." Né il Guru né il discepolo necessitano di erudizione. Devono soltanto essere saldamente nella verità.


 ARTICOLI
       (Testo puranico riproposto da Beatrice Polidori)  


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Articolo in sintonia: http://www.fiorigialli.it/dossier/view/6_i-sentieri-dell-essere/2102_il-simbolismo-di-dattatreya

La pratica spirituale "possibile"

Il discorso è "esiste il libero arbitrio od esiste solo un destino ...

Ogni giorno con regolarità compio dei piccoli riti, tipo cantare l'Arati verso l'ora di pranzo, oppure cantare mentalmente lo Shiva Manasa Puja la sera, questo oltre ad alcuni momenti tranquilli di consapevole assorbimento interiore (chiamiamola meditazione) e a momenti di lettura e di riflessione sulle verità del Nondualismo. 

Diverse volte,  nell'arco della giornata,  le mie emozioni si sciolgono nella rimembranza del coraggio e della forza spirituale dimostrata da alcuni saggi e santi che io in particolare amo, e scopro nei miei occhi lacrime di devozione e amore. Oppure osservo  il mio  agire senza sapere a chi giovi quell'azione ed a chi o cosa  sia diretta. Le azioni si compiono come un corollario della vita. 

Tutte queste piccole cose avvengono spontaneamente, non ci penso nemmeno, non ho una vera e propria scaletta, succedono come succede che a certe ore mangio o svolgo funzioni corporali. Potrei dire che la mia pratica spirituale è inconscia, non posso definire ciò che è spirituale o ciò che è mondano. 

Persino passare il tempo a parlare di I Ching e zodiaco cinese od a scrivere qui al computer é una forma di contemplazione di come le cose succedano per conto proprio senza intenzione da parte nostra... Perché vi dico tutto questo?

Un'amica mi scriveva: “...Stasera è stata una gran "faticaccia". Abbiamo finito quasi alle 11 e mi sono pure addormentata, è veramente eccessivo! Comunque per me è anche un esercizio, devo starmene lì, scomoda, ferma (per quello che posso), cercando di non divagare pensando alle mie cose... cercando di non pensare male di questo o di quello e scambiando pure qualche parola gentile con qualcuno... meglio che starmene a casa a rimuginare o a litigare con chi mi sta vicino. Caro, ho visto che hai pubblicato il resoconto di Renata, ma quelle non sono cose che si possono leggere su un computer, perché non le raccogli, dal primo incontro in poi e me le mandi così provo a stamparle? Chissà che non mi venga voglia di leggerle!
(scherzo, in teoria la voglia c'é, ma in pratica...)” -

 Al che le ho risposto: “...la pratica dovrebbe essere anche una gioia.. altrimenti a cosa serve? Per questo é importante che ognuno trovi il suo modo di praticare, che sia in armonia con il suo essere... La disciplina formale collettiva va bene quando si vive in comunità e conviene apprendere forme di convivenza finalizzata nella stessa direzione, come in un ashram o monastero. Eppure va bene anche praticare collettivamente di tanto in tanto, come stai facendo tu, accettando la disciplina come una forma di "offerta" in attesa di trovare la propria disciplina... beh, sono parole... tu sai già tutto questo. Per lo zodiaco cinese già qualcuno mi aveva chiesto di scrivere un libro sull'argomento... forse potrebbe anche essere utile.. ma lo sai come la penso al riguardo...” 

 E lei: “Non ho detto di scrivere un libro, ma solo di raccogliere gli appunti che le tue allieve prendono per eventuali altre allieve che desiderano avvicinarsi all'argomento ed avere qualcosa di scritto perché "verba volant e scripta manent", lo sai che ho cattiva memoria ed ultimamente anche cattiva capacità di concentrazione e applicazione mentale, a volte mi pare di essere un po' autistica e non è per copiarti, a volte lo penso davvero, per esempio prima mentre guidavo guardavo il marciapiedi e mi pareva di vedere tutte le foglie una per una...”  

Paolo D'Arpini

Riciclaggio della memoria: Una memoria su Calcata Calcutta Kolkota

Articolo collegato: 
http://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2011/08/shiva-manasa-puja-adorazione-mentale-di.html



  

Fantaecologia -  "L'astronave degli Dei"   di Renata Rusca Zargar  -  Segnalazione  


L'astronave degli Dei”, il nuovo libro distopico di fantaecologia ...

La fantaecologia, attraverso situazioni distopiche, catastrofi portate all'eccesso e soluzioni non ancora possibili per la tecnologia contemporanea, sviluppa e propone all’essere umano cieco e sordo messaggi positivi in favore della salvezza del nostro Pianeta.
Diversamente, la fantascienza può diventare realtà.
  
La trama 
La Terra è stata devastata da un virus che ha ucciso milioni di persone. Gli Umani, però, non hanno capito la lezione e, infine, la Terra esploderà e precipiterà per sempre nel Buco Nero. La razza umana sparirebbe allora completamente ma alcune persone meritevoli saranno salvate dagli Dei, Mahākāla e Vetali, e trasferite con una potente astronave su un altro Pianeta, lontano ben 110 anni luce. La nascita degli uccelli, che saranno  musica per sempre, conclude la vicenda ed è ispirata al maestro Ezio Bosso recentemente scomparso.  

Un estratto
“La Terra si era allontanata solo di poco, quando avevano sentito uno scoppio, un fragore orrendo che aveva scosso persino l'astronave. Quel loro Pianeta che girava da tempo immemorabile intorno al Sole era scoppiato come un'enorme bomba. Fuoco, magma e ammassi di materia disintegrata avevano immediatamente iniziato a precipitare verso un enorme Buco Nero. Tutto era finito in pochi minuti inghiottito là dentro e nessuno ne avrebbe mai più saputo niente.”

Renata Rusca Zargar

L'immagine può contenere: 1 persona, persona seduta e spazio al chiuso

renataruscazargar@hotmail.it

Viaggi ai confini della vita ed esperienze fuori dal corpo


Le enigmatiche esperienze di pre-morte – Fisica Quantistica e ...


Per millenni le culture orientali hanno cercato di raggiungere esperienze fuori-dal-corpo attraverso stati di meditazione (Becker 1993). Interessata al fenomeno nel 2004, mentre facevo ricerca al 21 century Centre of Exellence on Death and Life Studies dell’Università di Tokyo, sono stata invitata ad una tavola rotonda con Hiroshi Motoyama, sacerdote Shinto noto in Giappone come visionario e guaritore nel suo tempio nella periferia di Tokyo. (…) Rimasi molto sorpresa nell’apprendere che Motoyama pratica regolarmente la meditazione dalle tre del mattino fino alle dieci o a mezzogiorno, e qualche volta addirittura per tutta la giornata, senza mai saltare un giorno. Questo esercizio quotidiano lo ha portato a capire come “uscire dal suo corpo a volontà”, ma ovviamente non senza sforzo. Secondo quanto dichiara:

Ciascuna sessione di meditazione è paragonabile ad una situazione in cui un guerriero samurai mette a repentaglio la sua vita in un duello alla spada. E’ un compito estremamente difficile vincere il proprio Io, resistendo alla sensazione di dolore e di disagio.

Questo stato di dolore può essere legato al lungo digiuno e ad altre pratiche rituali che possono aver alterato in qualche modo le sue funzioni cerebrali. Per esempio abbiamo una quantità crescente di dati che dicono che persone sottoposte a deprivazione sensoriale per un lungo periodo di tempo hanno immagini visive simili a esperienze fuori-dal-corpo. Tuttavia solo quando questo senso di dolore e di disagio è scomparso la sua coscienza è diventata gradualmente chiara e trasparente, consentendogli di fare la sua prima esperienza fuori-dal-corpo. Ha detto:

Una mattina durante un esercizio inizialeho cominciato a sentire che il dolore e il disagio stavano gradualmente svanendo e questa sensazione era accompagnata dalla mia coscienza che diventava gradualmente chiara e trasparente. Era uno stato di calma. Poi nel momento in cui ho cominciato a sentirmi calmo, la mia anima improvvisamente è uscita dal mio corpo e mi sono trovato a guardare giù verso il mio corpo, seduto in meditazione, avevo gli occhi chiusi, potevo vedere chiaramente, per esempio, i gradini di fronte all’altare, le finestre, il soffitto e il cuscino su cui ero seduto. Mi sentivo molto strano e confuso, mi chiedevo che cosa fosse successo, ma al tempo stesso avevo la sensazione che non fosse nulla di straordinario. Nel giro di una decina di minuti, sono tornato nel mio corpo. Poi ricordo di essere rimasto in una sorta di stato di beatitudine per varie ore. Meno di un mese dopo, ho avuto un’altra esperienza della Kundalini che saliva attraverso il tubo centrale del midollo spinale. Questa esperienza mi ha consentito di uscire dal mio corpo quando volevo. (Motoyama 2009)

Hiroshi Motoyama ritiene di essere riuscito, grazie alle pratiche di meditazione, a risvegliare una dimensione di coscienza più elevata. Ho colto l’occasione di discutere con lui alcune caratteristiche dell’esperienza perimortale, come l’incontro con altri esseri e con Dio. Motoyama crede che esistano molte dimensioni ontologiche degli esseri, le cui interazioni possono verificarsi a livello sia verticale che orizzontale. Queste ultime avvengono nella stessa dimensione o “luoghi di coscienza” (per esempio: incontriamo altre persone e comunichiamo con loro. Una comunicazione analoga avviene anche nel resto dei mondi animale e vegetale. In questo senso una pianta comunica con una pianta, un coniglio con un coniglio, e così via). Secondo Motoyama, diversa è la natura di una “relazione verticale”, che si verifica fra esseri che appartengono a dimensioni o “luoghi” diversi. Un esempio è l’incontro con “Esseri di Luce” o con parenti scomparsi durante una esperienza di pre-morte. Motoyama ipotizza che una tale interazione sia possibile perché esiste un Basho (un “luogo” o “campo” che appartiene simultaneamente a più esseri. In una delle sue molte pubblicazioni ha scritto:

Perché gli esseri possano esistere, deve esserci un basho della stessa dimensione in cui sono collocati, dove ciascuno riconosce gli altri come omogenei al suo stesso essere, e insieme riconosce il proprio essere come eterogeneo rispetto agli altri esseri. (Motoyama 2009)


Cosa interessante, Motoyama ha definito l’espressioni Basho in termine di “Mondo dei Luoghi”, per descrivere lo stato mistico di Samadhi. Ha osservato come in tali situazioni si manifesti una disintegrazione completa dell’ego, dove non esiste più alcuna distinzione tra il soggetto meditante e il Luogo (Basho) circostante. In tema di Esperienze di pre-morte, Motoyama crede esse siano una manifestazione del “Mondo dei Luoghi”, accessibile solo in momenti particolari come ad esempio stati di meditazione molto profondi. Altre tradizioni orientali hanno colto questo concetto in vari modi. Per esempio si trova l’idea di Purusa nello yoga, di Atman nel Vedanta, del Tao nel taoismo, che fanno tutte riferimento a quella che Nishida definiva la sfera del “sé autentico” (Nishida 1990) ossia la parte più profonda di noi che spesso dimentichiamo.


Viaggi ai confini della vita. Esperienze di pre-morte ed extra ...


Brani tratti dal libro di Ornella Corazza *: “Viaggi ai confini della vita (Esperienze di pre-morte ed extra corporee in Oriente ed Occidente: un’indagine scientifica) 


 
* Ornella Corazza è docente e ricercatrice nel campo delle dipendenze, della salute mentale e degli stili di vita all’Università dell’Hertfordshire, in Inghilterra.


Ornella Corazza

Satya Deva ed il collezionismo di maestri


Unialeph | intervista di Mauro Scardovelli a SATYA DEVA

In  una recente  intervista  Satya Deva  risponde a Mauro Scardovelli  (*): “sono stato un collezionista di Maestri. Tu (Scardovelli) mi hai fatto vedere una cosa molto importante: mentre tutti i maestri di spiritualità si preoccupano del microcosmo, quindi del risveglio di una o più persone, del risveglio spirituale, e bada bene come ti ho detto tante volte il risveglio spirituale è qualche cosa che non è una nuvoletta in mezzo al cielo, ma coinvolge il sistema nervoso, le ghiandole endocrine, lo scorrere del liquor nel canale vertebrale e nel cranio, coinvolge modificazioni anche drammatiche  del corpo,  ecco mentre tutti i maestri si preoccupano di questo, tu mi hai fatto vedere un sistema  necessario di illuminazione generale  perché, mentre  fino ad ora è stato molto faticoso il risveglio spirituale delle persone e dei singoli individui,  praticamente mi hai mostrato che è molto importante che ci sia una società che faciliti questo risveglio.   Quindi come mi hai spesso detto bisogna che l’economia, l’etica, la spiritualità, la politica  e tutto il corpus giuridico vadano a braccetto perché se si ha un’economia divisa dalla spiritualità l’unica cosa che un maestro ti può dire  è come Cristo  che disse, quando gli hanno fatto vedere un sesterzio, “dai a Dio quello che è di Dio e a Cesare quello che è di Cesare” nel senso   preoccupati della spiritualità e dai a Cesare quello che è di  Cesare. Tu praticamente hai portato nella mia vita una grandissima rivoluzione cioè  mi hai detto di  preoccuparmi – era una cosa che avevo già in seme -  anche della socialità, nel senso che se avviene un salto quantico in cui queste cose che abbiamo nominato si potessero riunire che invece restare in blocchi separati, e quindi avere un’economia non separata dalla spiritualità, dall’etica, dalla filosofia, dalla morale ecc. ma riunite, ecco che tutta l’umanità farebbe un grande salto  e i singoli individui sarebbero molto più facilitati nel loro percorso spirituale. E questa è una cosa magnifica. Cioè mentre i maestri si preoccupano della microevoluzione di persone o di piccoli gruppi che stanno in un monastero o in ashram, tu ti preoccupi di un salto evolutivo della socialità  e di come facilitare che avvenga questo fenomeno”

Anche tutte le ricerche divulgate da  Bernardino del Boca, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale e fino alla sua dipartita dal piano fisico del 2001,  concordano con ciò che Satya Deva e Mauro  Scardovelli hanno detto  in questa intervista. Basta ricordare la frase scritta nel sottotitolo del sito “Teosofia – Bernardino del Boca”:  “Finchè  non si sarà fatta una sintesi tra i vari rami della scienza e non si sarà sottoposta questa sintesi alla luce della spiritualità,  il fenomeno umano non potrà essere compreso nella sua finalità e nemmeno nella sua espressione individuale” (dal libro “La Dimensione Umana” 1971).

Paola Botta Beltramo

PAOLA BOTTA BELTRAMO E LA CONFERENZA SULLA NUOVA MEDICINA DEL DOTT ...


Riflessione in chiave zen sulla Presa della Bastiglia del 14 luglio 1789


Il 14 luglio 1789 con la presa della Bastiglia iniziò la Rivoluzione Francese. Sono molto legato a questa data, anche perché sento che i tempi sono maturi per una nuova rivolta. Spero pacifica, senza inutili spargimenti di sangue. Una rivolta ecologica, spirituale, morale e politica. Un avanzamento di coscienza.
Luglio è un mese di fervidi intenti. L’antico calendario arcaico dei Romani lo chiamava Quintilio (il quinto mese) poi su proposta di Marco Antonio fu chiamato Iulius in memoria ed onore di Giulio Cesare. Ma oggi luglio richiama alla mente, di noi europei moderni, quello che fu il momento più entusiasmante e magico della nostra storia, ovvero la Rivoluzione Francese, e -sempre iniziando dalla Francia- venne un’altra rivoluzione contemporanea, quella dell’estate del 1968….. “la merce del consumismo è inutile, la bruceremo”…. Dicevano i sessantottini. Ed in questo momento storico la rivoluzione che ci attende è soprattutto spirituale ed ecologica…
Come diceva Andrè Breton: “La rivolta, solo la rivolta crea la luce… e la luce non può avere che tre vie: la poesia, la libertà e l’amore…”. Cercando questa libertà e questo amore tenteremo di ri-conquistare l’autonomia intellettuale, salvandola dagli oscuri disegni maligni e speculativi in atto. Ma non lo faremo con una assalto bieco e violento, bensì con le armi della riflessione e della contemplazione.

Paolo D’Arpini

Ascolta le parole del silenzio


Saper ascoltare è un'arte non facile da imparare e nasce dal ...

Mahavira è l’unico, in tutta la storia dell’uomo, ad aver detto che se il discepolo ascolta totalmente, non deve fare nient’altro: niente meditazione, nessuna disciplina, niente yoga, nient’altro. E ha detto che esistono due vie: la via del monaco e la via dello shravaka.
Shravaka significa “ascoltatore”. E secondo lui, la via dell’ascolto è di gran lunga superiore: se riesci ad ascoltare così totalmente e così intensamente, che diventa una meditazione in sé e non devi fare nulla. Il monaco deve fare molto. Ma che strano destino: persino nel giainismo il monaco è più in alto dello shravaka. Nessuno si è preso la briga di esaminare il fenomeno secondo cui lo shravaka è naturalmente superiore, proprio perché non ha dovuto fare nulla. Ha semplicemente ascoltato con tutto il suo cuore e si è trasformato. Ma nel mondo la persona che fa pratiche ascetiche, digiunando e torturandosi, persino nel giainismo è diventata più importante.
C’è anche una seconda ragione: l’ascoltatore è scomparso insieme a Mahavira. Dopo non c’è stato nessun altro con il quale sarebbe stato possibile illuminarsi solo ascoltando. Ora i seguaci di Mahavira si chiamano shravaka, tuttavia la parola shravaka ha perso completamente significato. Innanzitutto perché non c’è più stato nessuno da ascoltare, nessun uomo della statura di Mahavira. E in secondo luogo, perché anche se ascoltano, a questi monaci non succede nulla. 
Quando ho sollevato la questione per la prima volta, a una conferenza di giainisti, dicendo che lo shravaka è superiore al monaco, è stato uno choc, perché per venticinque secoli nessuno lo aveva mai detto.
Shravaka ha perso il suo significato; è semplicemente diventato il seguace, il credente. Il suo significato è “l’ascoltatore”. Shravan significa ascoltare e shravaka significa l’ascoltatore, colui che pratica il giusto ascolto. Ma è necessario un maestro. Oppure, se un uomo è abbastanza intelligente, può ascoltare il vento che passa attraverso i pini e l’effetto sarà lo stesso. O il suono dell’acqua, le onde dell’oceano che si susseguono continuamente e schizzano sulla riva...
Se ti siedi in silenzio ad ascoltare il loro movimento eterno, o se semplicemente ti siedi ad ascoltare gli uccelli, o qualsiasi cosa stia accadendo, persino in mezzo alla folla. Se semplicemente ascolti la folla, senza alcun giudizio, come se stessi ascoltando il maestro… La questione non è ciò che stai ascoltando, ma se stai ascoltando con il tuo essere totale. Solo allora ti porterà uno stato meditativo. 1
Un giorno un monaco chiese a Joshu: “Cos’è il mondo degli antichi?”.
Joshu disse: “Ascolta attentamente! Ascolta attentamente!”.
In questo silenzio, ascolta attentamente. 
È un vero esperimento, non un sermone o una predica.
Ascolta attentamente. Non troverai parole, ma un silenzio senza parole che ti sprofonda in una gioia immensa.
La risposta di Joshu è una delle risposte più grandi: 
Ascolta attentamente! 
Sii silenzioso e tutta l’esistenza apre le sue porte.
Osho 
OSHO Italia - «L'arte dell'ascolto si fonda sul silenzio... | Facebook
Fonte:  Osho Times n 267

Credo - Non credo


Blo-B | Non credo nella formazione (Parte Prima) | formaMenti

"Non ho alcuna convinzione personale, non ho pregiudizi, sono completamente aperto"   disse Osho. Ecco la chiave di volta per un ricercatore e vorrei scolpirla nel mio cuore: “Nessuna convinzione, nessun pregiudizio, apertura totale”.

Fukuoka diceva che l'unica certezza che abbiamo è osservare che il sole sorge a est e tramonta ad ovest, più di questo non sappiamo, se poi ci vogliamo costruire sopra  una religione una magia una scienza attorno   siamo liberi di farlo,  purtroppo questo è stato fatto sempre con violenza sopraffazione e prevaricazione, è un dato di fatto evidente. 


"Se queste attività speculative umane fossero state fatte rispettando sempre la natura umana e quella dei luoghi non ci sarebbe stato niente di male -afferma l'amico Ferdinando Renzetti-  naturale sarebbe stato, come nell'antica Grecia, il "dissoi logoi"(«Ragionamento doppio»), e  attraverso il dialogo e il confronto decidere assieme se era utile alla comunità continuare a guardare le cose nella pace nella convivialità e nell'armonia". 


Questa che segue è   la mia risposta al  se credo o non credo.    Da lontano ci giungono, pregne di una saggezza senza tempo, le suggestive e ispirate strofe del Rig-Veda:

Nessuno sa da dove

la Creazione abbia avuto inizio.

Se da Dio sia o non sia provenuta.

Solo Colui che dal cielo

ogni cosa osserva lo sa,

e, forse, nemmeno Lui lo sa.


Già, "forse nemmeno Lui lo sa", in questa semplice frase è racchiusa l'antica saggezza vedica, l'onniconoscenza è solo una supposizione, la vera conoscenza è la consapevolezza di Sé.

"Maestro è colui che ti porta ad essere il tuo stesso Maestro!" (Saul Arpino)

Ma torniamo terra terra ad analizzare come il "credere" sia stato strumentalizzato a fini di potere.  Ci sono due categorie di persone che piacciono ai potenti: i leccaculo, adulatori per mestiere,  che campano di piaggeria e  frode  e poi  gli ipocriti, falsi critici, che alla prima occasione svendono la propria filosofia in cambio di prebende e favori.

Dell’una e dell’altra categoria  io non faccio parte ed è per questo che sono ancora “fermo” all’infanzia. Ovvero sono ancora un bambino che guarda il mondo con i suoi occhi e dice quello che vede.

Questo modo d’essere lo ho appreso “tempo addietro” da una maestra ed un maestro che ebbi nella scuola elementare, furono loro che con l’esempio concreto, attraverso il proprio  comportamento pulito, istillarono in me le qualità della nobiltà d’animo.

Stranamente entrambi potrebbero essere considerati dei “falliti” – dal punto di vista della carriera- due vecchi insegnanti rimasti immobili ai primi gradini della scala gerarchica, in fondo erano due emarginati che insegnavano in piccole scuole degradate di periferia… ma per loro educare era una missione.

Ma lasciamo da parte queste considerazioni che ci porterebbero altrimenti a crudeli analisi sullo stato attuale della scuola, soprattutto dopo le ultime decisioni governative di rivedere il modello della scuola pubblica.

Il fatto è che i bambini nella nostra società non sono più incentivati a pensare con la loro testa, a crescere riconoscendo i valori dell’etica e del bene comune, essi sono strumentalizzati  e visti in chiave di utilità commerciale, di proposizione politica o religiosa, ed inquadrati sin da piccolissimi nella schiera dei consumatori, semplici ingranaggi funzionali. Non son loro gli esseri umani che erediteranno la terra?  No, insignificanti rotelline di un meccanismo cartesiano e minimalista. Con questo sistema educativo il "credere o non credere" è solo un fatto strumentale. 

Ciononostante casualmente appare qualche giovane saggio che è in grado di gridare “il re è nudo”.  A questo proposito mi sovviene una storiella, forse vera e comunque verosimile,  la ho appresa da Osho,  ed il fatto sembra accadde realmente in una scuola missionaria d’oltre oceano.

Un prete svolgeva la sua opera apostolica  in uno sperduto villaggio nella foresta amazzonica. La missione si presentava bene, prima aveva preso in cura i malati, poi era  passato  agli anziani e  poveri infine aveva costruito una chiesa con un oratorio per poter insegnare la religione ai bambini. Un giorno stava spiegando la bibbia e raccontava la storia dell’uomo, del peccato originale, della faticosa  via verso il  bene e di come il compassionevole Gesù fosse venuto in terra per redimere i peccatori che si erano pentiti ed affidati a lui.

Dopo aver così istruito i bambini, per vedere se avessero capito bene il concetto della religione cristiana, chiese ad alta voce alla classe: “Ecco dopo aver ascoltato quel che ho detto chi sa dirmi in sintesi qual è il messaggio della religione?”. Subito un ragazzino sveglio si alzò e disse: “Io l’ho capito, il  messaggio è che bisogna peccare”.

“Come sarebbe a dire – obiettò il prete-  se ho parlato male del peccato dall’inizio alla fine?”.  Ed il bambino: “Tu hai detto che l’uomo è un peccatore, ma egli deve necessariamente peccare per poi potersi pentire e  prendere rifugio in Gesù che lo salva… Senza peccato quindi  non c’è redenzione”.

Questa storia fa un po’ ridere ma anche un po’ piangere giacché ci fa vedere come la permeabile mente infantile assorba e si adegui al messaggio che viene trasmesso.

Tornando al discorso dell’educazione infantile rilevo con meraviglia che i modelli steineriano e montessoriano sono  stati entusiasticamente accolto in paesi poveri, come ad esempio l’India, mentre vengono osteggiati e negletti qui in Italia… ma questo la dice lunga sul tentativo in corso di controllare e dirigere le coscienze infantili. Ed è  il meccanismo perverso della “conversione” ai bisogni sociali delle duttili menti dei bimbi.

Questa odierna utilizzazione impropria della scuola è –secondo me- simile all’impiegare la gioventù al “libro e moschetto” dell’era fascista.

L’uso dei bambini ai fini consumistici è evidente senza descrizioni ulteriori basta sfogliare qualsiasi rivista e si constata che il 70% della pubblicità è rivolta od utilizza i giovani come esca… Nessuna meraviglia poi che nella società sia ogni giorno più evidente il degrado morale,  violenza, pedofilia e prostituzione minorile. E poco tampona la stura immonda il perbenismo finto e la religione di facciata.

Ma non voglio terminare questo articolo con un messaggio disperato, anzi vorrei concludere questa mia riflessione sull’infanzia con un elemento positivo.

Ed ecco la buona notizia.  Controcorrente l’affermazione dura di molti bimbi maleducati che dicono “questo è mio” oppure “voglio (o non voglio) questo..”  il mio nipotino Sava, che viveva a Calcata, ed al quale nulla veniva suggerito o negato perentoriamente e senza che nessuno di noi lo avesse  specificatamente imboccato diceva “questo mi piacerebbe” oppure “vorrei (o non vorrei) questo o quello…” e da quel  condizionale ne nasceva un dialogo costruttivo da cui far uscire fuori la paritetica possibilità di accettare o respingere senza assolutismi (il  "dissoi logoi"  di cui sopra).

Tra l'altro  la madre di Sava talvolta  si lamentava per l'insofferenza del bambino ad ogni regola imposta e cercando di ammorbidire le sue ritrosie  gli chiese "ma insomma cos'è che ti da tanto fastidio?" e lui "che mi comandino...".

Evidentemente è sempre meglio dialogare e lasciare che le opinioni si sviluppino sulla base di un ragionamento e di una considerazione condivisa. Credere o non credere?

Paolo D’Arpini

Bioregionalismo Treia •: marzo 2019
Calcata. L'autore con il nipotino Sava

Il pensiero di Jalal ad-Din Muhammad Rumi


A Year of Being Here: Jalal ad-Din Muhammad Rumi: Untitled ...

Chiesero a Rumi, maestro spirituale persiano del tredicesimo secolo:

Cos'è il veleno?
Tutto ciò che va oltre ciò di cui abbiamo bisogno è veleno. Può essere potere, pigrizia, cibo, ego, ambizione, paura, rabbia, o qualsiasi altra cosa...

Cos'è la paura?
La non accettazione dell'incertezza. Se accettiamo l'incertezza, diventa un'avventura

Cos'è l'invidia?
La non accettazione della beatitudine nell'altro. Se lo accettiamo, diventa ispirazione

Cos'è la rabbia?
La non accettazione di ciò che è al di fuori del nostro controllo. Se accettiamo, diventa tolleranza

Cos'è l'odio?
La non accettazione delle persone così come sono. Se li accettiamo incondizionatamente, allora diventa amore

Cos'è la maturità spirituale?
È quando smettiamo di provare a cambiare gli altri e ci concentriamo sul cambiare noi stessi
È quando accettiamo le persone così come sono
È quando capiamo che tutti hanno successo secondo la loro prospettiva
È quando impariamo a lasciar andare
È quando siamo in grado di non avere aspettative in una relazione, e diamo solo per il piacere di dare
È quando capiamo che ciò che facciamo, lo facciamo per la nostra stessa pace
È quando perdiamo la necessità di mostrare al mondo quanto siamo intelligenti
È quando smettiamo di cercare l'approvazione degli altri
È quando smettiamo di paragonarci agli altri
È quando siamo in pace con noi stessi
La maturità spirituale è quando siamo in grado di distinguere tra bisogno e volere e siamo in grado di lasciar andare questa volontà
La maturità spirituale si ottiene quando smettiamo di cercare la felicità nelle cose materiali

Jalal ad-Din Muhammad Rumi 

Jalal ad Din Muhammad Rumi - YouTube

SCHOPENAUER, KIRKEGAARD, NIETSCHE E Il “CONTINGENTISMO” NORDAMERICANO



Blog - www.artealiena.com: CONFERITO ALL'ARTISTA LUCIO TARZARIOL ...

In questo  articolo accenneremo brevemente ad una serie di filosofi, e di scuole filosofiche dell’800 di stampo irrazionalista, sorte come reazione, sia all’idealismo di Hegel (che manteneva comunque un impianto razionalista derivato da influenze illuministe), sia alla fiducia assoluta nella scienza e nella tecnica dimostrata dalle correnti positiviste, da molti governi sostenitori del capitalismo, ed anche da molti scienziati e da ambienti politicamente socialisti(1)(2)(3)(4).

Contemporaneo ed avversario dichiarato di Hegel fu il tedesco Arthur Schopenauer (1788-1860), che nell’opera più importante: “Il Mondo come Volontà e come Rappresentazione” del 1819, ripubblicata ed ampliata nel 1844, pur dichiarandosi seguace di Kant ed ammettendo l’esistenza di fenomeni, ha poi precisato che la rappresentazione della realtà esterna sarebbe illusoria ed i concetti derivati da essa solo costruzioni sterili della mente. L’unica realtà sarebbe la “volontà infelice” dell’uomo, che prova dolore per i limiti che sono imposti alla stessa volontà. Solo la creazione artistica (in cui la musica ha un ruolo privilegiato) può darci delle idee. La limitazione della volontà individuale, causata dalla compassione o da idee di giustizia, ci porta alla fine a contemplare il “nulla” (fatto che però può darci pace).

Il danese Soren Kirkegaard (1813-1855), che frequentò a Berlino le lezioni di Schelling, nelle opere “Aut, aut” e “Timore e Tremore” del 1843, “Il Concetto dell’Angoscia” (1844), “La Malattia mortale” (1849), si pone essenzialmente il problema dell’esistenza individuale, così come faranno gli Esistenzialisti del ‘900. L’esistenza traversa una fase “estetica” di ricerca del piacere che però ricade nell’angoscia, una fase “etica” in cui si dà delle regole, ed infine una fase “religiosa” in cui fronteggia l’assurdo del rapporto con Dio, la trasgressione del peccato e la contemplazione – in questo caso angosciosa - del “nulla”. L’opera di Kirkegaard ebbe larga diffusione, come quella di Schopenauer, nella seconda metà del secolo.

Il tedesco Friedrich Nietsche (1844-1900), nelle sue opere: “Così parò Zarathustra” (1883-85) ed “Al di là del Bene e del Male” (1886), denunciò l’abbandono da parte dell’umanità di un presunto stato primitivo di ebbrezza “dionisiaca” per abbracciare una razionalità “nichilista” di cui l’autore ritiene responsabili la filosofia di Platone ed il Cristianesimo. Bisognerebbe invece andare al di là della morale comune per liberare la propria “volontà di potenza”, utilizzando tutte le proprie potenzialità e raggiungere lo stadio di “Super-Uomo”. La filosofia di Nietsche – finito comunque in manicomio – ha influenzato varie correnti irrazionaliste posteriori, ed anche il pensiero di movimenti politici totalitari, come il Nazismo.

Bertrand Russell, e sostanzialmente anche Ludovico Geymonat, stroncano (giustamente, a parere di chi scrive) il pensiero di questi filosofi ritenuti irrazionalisti romantici. Nella seconda metà del secolo si deve segnalare anche il francese Emile Boutroux (1845-1921), la cui filosofia (che ebbe grande successo) fu, definita “Contingentismo” in quanto egli riteneva che ogni branca del sapere fosse “contingente” (cioè irriducibile) rispetto ad altre. Essa contiene una polemica esplicita con il positivismo, lo scientismo, e la fisica meccanicistica in auge. Boutreaux si batte a favore dello spiritualismo e ritiene che la religione – basata sulla fede – sia incompatibile con la scienza, basata su verifiche sperimentali. Ritiene che la conoscenza sia un adattamento della realtà alla nostra mente mediante costruzioni “simboliche”. Su posizioni analoghe troviamo Felix Ravaisson-Mollien (1813-1900), sostenitore di uno spiritualismo religioso, e Charles Renouvier (1815-1903), secondo cui è la volontà che ci indica la verità da accettare.

Dubbi irrazionalisti sulla validità della scienza coinvolsero anche noti scienziati come il tedesco Emil Du Bois Reymond (1818-1896) – che parlò di enigmi insolubili con i metodi della scienza – e come il francese Claude Bernard (1813-1878), che parlò della necessità di conoscenze più alte, di tipo metafisico. Già ne facemmo cenno nel numero dedicato ad Helmholtz (N. 82). Abbiamo anche ricordato (N. 80) la posizione assunta dal filosofo Spencer di valorizzazione della religione per affrontare il problema di un presunto “inconoscibile”.

Chiari aspetti irrazionalisti si trovano anche nell’ambito del “Pragmatismo” americano, corrente filosofica il cui “manifesto” è considerato lo scritto del 1878 di Charles Sanders Pierce (1839-1914): “Come rendere chiare le idee”. L’autore, che già abbiamo segnalato (N. 91) come valente filosofo logico, afferma che la verifica di un’idea è data, non dal fatto se sia vera, cioè se corrisponda alla realtà, ma dai risultati pratici a cui porta, ovvero se ci porta al successo. Per lui infatti conta solo la “razionalità dell’azione” ed il pensiero deve servire solo a realizzare azioni più efficaci. Per Pierce la verità è solo “l’opinione destinata ad essere accettata dall’ultimo di coloro che hanno investigato”.
Su una linea analoga si pose il pensiero di William James (1842-1910), medico e professore ad Harvard (come Pierce), autore dei “Principi di Psicologia” del 1890. Anche per lui è determinante, non la conoscenza (in cui non vi è differenza tra soggetto ed oggetto in un’ottica che ricorda il pensiero di Berkeley), ma l’azione. In un Universo, da considerarsi aperto ed indeterministico, dove nessuna realtà oggettiva sarebbe stabilita, siamo liberi di avere fiducia nei nostri mezzi e di poterci migliorare (“migliorismo”), e dobbiamo scegliere le “credenze” più utili. Tra queste al primo posto James non pone le conoscenze scientifiche ma i postulati etico-religiosi, che sarebbero i più utili ad orientarsi correttamente nella vita.

Impostazioni analoghe, anche se più articolate, si possono trovare nel pensiero di John Dewey (1859-1952), professore all’Università del Michigan, a Chicago ed alla Columbia di New York, considerato il massimo filosofo statunitense di tendenze pragmatiste. Anche Dewey sostiene che – nell’ambito di una realtà articolata ed aperta, di cui bisogna considerare tutti i livelli, fisico, psicologico e spirituale – l’intelligenza deve servire, non tanto alla scoperta della verità, quanto alla vita pratica (“Strumentalismo”). 

Il pensiero ha un’origine ed un fine pragmatico. La conoscenza è data da un processo (chiamato “indagine”) di adattamento reciproco tra soggetto e fatti esterni. La logica deve servire solo a riorganizzare i fatti in un tutt’unico. Le convinzioni che ne scaturiscono sono buone solo se portano a risultati positivi. La morale è un mezzo per risolvere problemi. L’educazione è importante in quanto ci deve dare gli strumenti per affrontare la realtà della vita. Essa deve curare sia gli aspetti materiali della vita, sia quelli spirituali. Bertrand Russell criticò duramente il pensiero del suo contemporaneo Dewey, accusato di voler manipolare i fatti – quasi preso da una volontà di potenza - invece di analizzarli razionalmente e studiarne le cause. Ne seguì una vivace polemica, in cui chi scrive prende chiaramente posizione a favore di Russell.

Vincenzo Brandi

Blog - www.artealiena.com: CONFERITO ALL'ARTISTA LUCIO TARZARIOL ...

  1. L. Geymonat, “Storia del Pensiero Fil. e Sc.”, op. cit. in bibl.
  2. Adorno, “ Filosofia”, op. cit, in bibl.
  3. B. Russell, “Storia della Fil. Occ.”, op. cit. in bibl.
  4. N. Abbagnano, “Storia della Fil.”, op. cit. in bibl.

L'Egitto prima delle sabbie...


Invernomuto – “Prima delle sabbie” | Zero

E’ del resto difficile sostenere sia sul piano umano che filosofico che un pensatore come Platone, coerente formulatore di concezioni e opere metafisiche e morali tra le più sublimi mai prodotte dal pensiero umano possa avere di sana pianta inventato una simile vicenda, puntando sulla fama del sapiente Solone e delle misteriose quanto inverificabili antiche tradizioni egiziane… a quanto riferisce Platone nel Crizia: Solone… prendendo il significato di ciascun nome, lo trasmise traducendolo nella nostra lingua. orbene questi scritti si trovavano presso mio nonno e ora sono in casa mia e da me sono stati attentamente studiati quando ero ragazzo… secondo il mito nel corso della spartizione della terra da parte degli dei, il possesso di questi territori oceanici sarebbe andato a poseidone, il dio del mare che avrebbe poi generato atlante, primo re della stirpe atlantica… così dunque poseidone toccatagli l’isola di atlantide, diede sede in un certo luogo di quell’isola ai figli da lui generati con una donna mortale. presso il mare al centro dell’intera isola c’era una pianura che si dice essere stata la più bella di tutte le pianure e notevolmente fertile. 

C’era un monte e su di esso risiedeva uno di quegli uomini nati dalla terra, di nome evenore mentre la donna che abitava con lui si chiamava Leucippe. Essi generarono Clito… Poseidone preso dal desiderio giacque con lei e isolò tutt’intorno il colle su cui viveva… generarono cinque coppie di figli maschi e divisa in dieci parti tutta l’isola di Atlantide, assegnò l’abitazione materna al primo dei figli maggiori, nonché la porzione di terra tutt’attorno, che era la più grande e la più bella, e lo pose sopra gli altri in qualità dire. anche di questi ultimi fece sovrani, perche a ciascuno attribuì l’autorità su molti uomini e terre di grande estensione. A tutti poi impose i nomi: al maggiore, il re, quello da cui tutta l’isola e il mare chiamato atlantico presero nome, poichè chi allora regnò per primo, fu atlante. al gemello nato dopo di lui era stata assegnata la parte estrema dell’isola verso le colonne d’eracle, ebbe il nome in greco eumelo che nella lingua del posto è gadiro… tutti questi (principi) e i loro discendenti per molte generazioni abitarono (qui) regnando su molte altre isole del mare e inoltre dominando sui popoli al di qua, fino all’Egitto e alla Tirrenia. di atlante dunque la stirpe fu numerosa e molto onorata. trasmettendo sempre il re più vecchio il regno al maggiore dei figli, lo conservarono per molte generazioni, possedendo ricchezze in tanta abbondanza, quanta mai antecedente nessuna dinastia reale… pertanto prendendo queste risorse dalla terra costruirono templi, dimore reali, porti, arsenali, abbellendo anche il resto del paese in quest’ordine. il palazzo reale all’interno dell’acropoli fu dunque costruito cosi. al centro il tempio consacrato a Clito e Poseidone, fu lasciato inaccessibile, circondato da una muraglia d’oro, in esso avevano all’origine concepito e messo alla luce la stirpe dei dieci re. ogni anno vi si compivano per ciascuno di loro i sacrifici di dovere, da parte di tutti i dieci regni. per molte generazioni finche dominò in loro la natura divina erano rispettosi delle leggi e bendisposti verso il dio donde era venuta la loro stirpe. 

Per tutto il tempo in cui continuarono a pensare in questo modo e lasciarono operare la loro natura divina quello che abbiano prima enumerato, continuo per loro ad accrescersi. quando la componente divina si estinse in loro, per essere spesso mescolata con elementi propri della natura mortale e la natura mortale prevalse, allora incapaci di reggere la presunta prosperità degenerarono. e zeus il dio degli dei, che governa secondo le leggi, come colui che queste cose conosce, consapevole della degenerazione di una stirpe, originariamente buona, pensò di castigarli, affinché la riflessione li facesse diventare migliori. convocò tutti gli dei nella loro più nobile sede, che è al centro di tutto il cosmo e vede tutto ciò che principia a essere e, radunatili disse… la narrazione venne qui interrotta e l’opera rimarrà per sempre incompleta nel punto in cui gli dei in consesso decisero di punire la follia degli Atlantidei e dell’umanità in generale.  

Considerando che i sacerdoti egiziani fanno risalire a circa 9.000 anni prima la guerra contro Atene, che il loro dialogo con Solone si è tenuto nel 564 a.c. e quello platonico prima del 390 a.c. lo sprofondamento di Atlantide, avvenuto in un tempo presumibilmente successivo alla guerra, sarebbe da datarsi intorno agli 11.500 anni fa. Il misterioso alchimista Fulcanelli, erudito francese riporta nell ermetico testo “le dimore filosofali”: noi pensiamo che sia fuor di dubbio che platone diventò divulgatore di verità assai antiche e che di conseguenza i suoi libri racchiudono tutto un insieme, un corpus di conoscenze segrete. il suo numero geometrico, la sua caverna hanno un significato, perchè anche il mito di atlantide non potrebbe averne uno? L’Atlantide dovette subire la sorte comune e la catastrofe che lasommerse, evidentemente deriva da una causa identica a quella che seppelli, sotto la profonda massa d’acqua, l’Egitto, il Sahara e le contrade dell’africa settentrionale. 

Fulcanelli ultimo dei grandi adepti all’alchimia, detentore di una straordinaria sapienza ed erede di una conoscenza esoterica che tramite l’Egitto e i templari deriva dalla perduta atlantide conferma le parole di sonchis sommo sacerdote di sais sul grande diluvio cataclisma: l’Algeria e la Tunisia, con i loro laghi disseccati e rivestiti di uno spesso strato di sale, il Sahara e l’Egitto con il loro terreno costituito in gran parte di sabbia marina, dimostrano che i flutti hanno invaso e ricoperto delle vaste distese del continente africano. le colonne e i templi faraonici recano le tracce innegabili dell’immersione, la scomparsa del rivestimento esteriore delle piramidi, le evidenti tracce di corrosione da parte dell’acqua, sulla Sfinge di Giza ed anche su molte altre opere della statuaria egizia, non hanno altra origine. La Sfinge di Giza, opera secondo alcuni scolpita direttamente nella roccia, sarebbe di parecchi millenni più antica rispetto a quanto affermato dalla datazione ufficiale che la fa risalire all’epoca del faraone chefren 2.500 a.c. il tipo e la profondità dell’erosione del tempo, infatti la riporta a un'epoca più antica di 10.000 anni quando l’intero nord africa poteva godere di un clima assai diverso e più piovoso da quello attuale. 

Tenendo presente il clima estremamente secco degli ultimi 5-6.000 anni dell’Egitto e considerato che la Sfinge stessa è rimasta sepolta sotto il manto protettivo della sabbia per secoli e secoli, la sua accentuata erosione risulta inspiegabile alla geologia se non retrodatando di parecchi millenni la costruzione, esattamente a quel periodo a forti precipitazioni che coincide con la fine dell’ultima glaciazione. 

Questo tipo di erosione verticale è dovuta all’azione della pioggia nel corso dei millenni. Pur non potendo essere attribuita a un periodo di sommersione in acque marine, tesi cara a Fulcanelli, dimostra comunque la presenza di una antichissima civiltà, padrona di tecniche di estrazione e lavorazione della pietra incredibili per l’epoca con tutta una serie di considerazioni e conseguenze. Molti studiosi ricercatori e scienziati ritengono che sia ormai innegabile l’esistenza di una civiltà mondiale da alcuni identificata con Atlantide, presente almeno 10.000 anni prima di Cristo. Dopo il grande diluvio dovuto allo spostamento dei Poli, al conseguente scioglimento dei ghiacci e forse altre catastrofi concomitanti, questa civiltà sarebbe scomparsa, lasciando tuttavia alcuni nuclei di vita, affidati a ristrettissime cerchie sacerdotali, dispersi per il mondo. Queste colonie sopravvissute di Atlantide, divenuta preda dei ghiacci al polo sud o più tradizionalmente sommersa dalle acque dell’Atlantico, furono in grado di sopravvivere alla generale barbarie, in cui cadde l’umanità e di riaccendere, millenni e millenni più tardi, i fuochi delle nuove civiltà. 

Abbiamo detto come realmente una serie di eventi catastrofici abbia sconvolto l’equilibrio del nostro pianeta 12-13.000 anni fa; quest’epoca coincide esattamente con quella del diluvio, secondo le antiche fonti egiziane riprese da solone e platone. lo scioglimento delle enormi calotte polari, ha realmente provocato l’innalzamento del livello mondiale delle acque, fino a un massimo di 200 metri. Questo fenomeno preso isolatamente, sembra dare una spiegazione plausibile ai racconti del diluvio della varie tradizioni, tuttavia non è di per se sufficiente a dare una spiegazione alla scomparsa di Atlantide. Si potrebbe sostenere che il diluvio universale, sia da identificarsi con una catastrofe sismica seguita da una serie di inondazioni dovute allo scioglimento dei ghiacci polari. Un simile fenomeno avrebbe investito una particolare zona del pianeta, sede di uno dei centri primari della civiltà. La tradizione della sua scomparsa sarebbe stata in seguito tramandata da varie popolazioni discendenti dai superstiti o dai popoli da questa stessa civiltà colonizzati. tale ipotesi cifornirebbe la ragione dell’esistenza universale del ricordo di un simile evento. Nell’ambito di un generale periodo di sconvolgimenti terrestri, il cataclisma di cui tante culture ci hanno dato testimonianza, avrebbe avuto la sua sfera d’azione massimamente distruttiva in alcune zone del pianeta, una di queste era un continente ora scomparso: Atlantide.

La scienza ha stabilito che nel corso di successivi periodi di glaciazione, sui poli erano andati accumulandosi quantità astronomiche di ghiaccio. lo scioglimento di questo ghiaccio, alla fine dell ultima grande glaciazione di Wurm, oltre 13.000 anni fa, avrebbe provocato il fenomeno mondiale conosciuto come diluvio universale. Secondo alcune fonti nell’epoca post glaciale il mare avrebbe raggiunto quote ben superiori ai 70 metri dei limiti attualmente riconosciuti dalla scienza, fino a 200 metri secondo alcuni atlantologi. Il fenomeno avrebbe inoltre potuto essere stato causato addirittura dall’urto di un meteorite, in grado di modificare la posizione dei poli, al punto da provocare il disgelo delle immense masse e dare inizio al fenomeno di occupazione dell’Antartide, da parte dei ghiacci. Nello stesso periodo la scienza registra la più drammatica quanto misteriosa estinzione di mammiferi verificatasi circa 13.000 anni fa nelle immense regioni di varie zone del pianeta. Le ipotesi per la scomparsa della megafauna sono diverse, tra queste il rapido cambiamento del clima avvenuto alla fine dell’ultima glaciazione trasformo profondamente l'ambiente dove viveva la megafauna determinandone la scomparsa. 

In Siberia furono scoperti i corpi di molti mammut conservati per migliaia di anni dal ghiaccio, gli animali erano affogati tutti insieme e quindi il freddo li aveva repentinamente congelati. Il rinvenimento di resti animali grandi e piccoli in molte parti del pianeta, indica che il fenomeno non fu caratteristico solo di certe zone soltanto bensì sconvolse l’intero paneta. qualcosa di fatale, terribile e improvviso per le popolazioni umane e animali, accadde alla fine del pleistocene, circa 12.000 anni fa

L'antico Egitto era una terra rigogliosa, dove i grandi sacerdoti delle scuole esoteriche provenienti dall'isola di Atlantide avevano custodito la sacra conoscenza dell'Essere e le misteriose leggi dell'Universo. Un notevole studio approfondito conferma le dichiarazioni fatte dal grande maestro Gurdjieff. La storia dell'Egitto come non è mai stata raccontata.

Gurdjieff affermò di aver trovato, durante una delle sue spedizioni, una mappa dell’Egitto “pre-sabbia” che comprovava la presenza di una civilizzazione esistita prima di quella che ora conosciamo come l’Egitto dinastico, un’avanzata cultura preistorica responsabile del sapere in seguito tramandato all’umanità. In quei tempi la sabbia non aveva ancora trasformato l’Africa settentrionale in quello che oggi è il deserto del Sahara e il continente africano era il luogo più fiorente e civilizzato sulla terra. L’uomo era più vicino alla terra, al cielo, e soprattutto, a se stesso.

Lungo la strada, attraverso una serie di eventi descritti nel suo libro, “Incontri con Uomini Straordinari”, ad un sorpreso Gurdjieff venne mostrata, da un prete armeno, una pergamena ben conservata che mostrava la mappa dell’ ”Egitto prima delle sabbie”, al tempo in cui la regione era punteggiata da corsi d’acqua e possedeva una ricca vegetazione. Su quella mappa dell’Egitto prima delle sabbie era chiara l’immagine della Sfinge. Per apprezzare completamente lo stupore di Gurdjieff dobbiamo pensare che l’ultima volta che in Egitto ci fu così tanta acqua fu nel 7500 a.c. Questo portò Gurdjieff a pensare che l’origine della civilizzazione dovesse trovarsi in Egitto piuttosto che a Babilonia, e dunque si diresse in questa direzione.

Gurdjieff e altri compagni vissero fra le rovine di Giza, Tebe e Edfu, imparando a decifrare alcuni dei geroglifici che trovarono nei muri in rovina. Una storia parlava di “7 saggi” che arrivarono nell’antico Egitto e fondarono la società che costruì i grandi templi. I saggi arrivarono su una ”imbarcazione del sole" dallo sprofondato continente di Altantide. Nell’epica saga di Gilgamesh, ci sono storie simili circa l’arrivo di emissari di una antica cultura spirituale. Ci sono forti evidenze che la civilizzazione Egiziana, fra le altre fosse stata “seminata” in questo modo piuttosto che come accademicamente si pensa attraverso una “evoluzione” spontanea. Purtroppo il linguaggio egiziano e il suo significato a livello spirituale non è più conosciuto. Avendo preso dalle rovine tutte le informazioni che gli erano necessarie, Gurdjieff  fece ritorno in Medio Oriente, dove continuo le sue ricerche.

L’Egitto prima delle sabbie è l’ottavo album in studio del musicista Franco Battiato, pubblicato nel 1978. Il brano, pianoforte solo, contenuto nell'album è strumentale e consiste nella ripetizione di una scala di note dove varia solo la distanza tra le esecuzioni. L'Egitto prima delle sabbie vinse il premio stockhausen, un festival internazionale di musica per pianoforte. Il titolo è ispirato al racconto di Gurdjieff, maestro spirituale armeno, molto amato da Battiato.

Scrive Robert Bauval in “il codice egizio”: il fulcro della vita filosofica scientifica e spirituale dell’antico egitto è stata la comprensione del funzionamento dell’universo, il maat e dei suoi meccanismi, le stelle. Per questo motivo lo studio degli antichi scienziati è stato quello di riprodurre sulla terra un esatta copia delle costellazioni. da qui la disposizione lungo il nilo, una via lattea in terra, delle piramidi, le quali lette in questa prospettiva, assumono significati nuovi e diversi: sorta di stazioni di controllo per l’osservazione dei moti celesti se non addirittura per l’interazione con essi. Nel capitolo del libro: come in alto cosi in basso riporta: contrariamente a quello che alcuni critici hanno asserito riguardo alla mia teoria non sostengo che questi monumenti siano stati costruiti da una qualche civiltà perduta di Atlantide e concordo assolutamente con gli egittologi riguardo al fatto che tutte le piramidi e i templi solari della regione di menfi siano stati edificati dagli egizi in un periodo compreso tra il 2700 a.c. e il 2200 a,c. il punto su cui dissentiamo fermamente è il seguente: credo che il grande progetto generale portato a termine dalla quarta e dalla quinta dinastia sia una rappresentazione religiosa del duat celeste come questo era visibile nell’11541 a.c., l’epoca che ritengo in cui secondo gli antichi egizi, la creazione ebbe luogo in questa regione. 

Affermo che per poter determinare la posizione dei loro monumenti, la quarta e la quinta dinastia si servirono di progetti antichissimi che venivano tramandati dai sacerdoti astronomi o in alternativa che essi furono in grado di estrapolare il cielo del XII millennio a.c. grazie alla loro conoscenza della precessione. ho applicato i dati astronomici ai testi delle piramidi e ne ho estrapolato una data del calendario che possa costituire il momento della creazione. questo è stato possibile invertendoil ciclo della precessione fino al momento della prima apparizione di sirio in quella regione e facendola corrispondere all’inizio di un ciclo sotiaco. La data che ne emerge è il 11541 a.c. è chiaro che questa data disturba e irrita notevolmente gli egittologi e gli storici della scienza anche se non ci posso fare nulla, sarebbe come dire a Copernico che la sua teoria eliocentrica disturbava e irritava moltissimo i vescovi di Roma.

L’egittologo David o’Connors fu cosi audace da dichiarare: secondo me, l’unica teoria che fornisca una spiegazione onnicomprensiva per il complesso delle piramidi, è quella che vuole che tale complesso rappresenti fondamentalmente nella sua interezza e simultaneamente, la cosmologia, il rinnovamento cosmico e l’ordine cosmico. Il rinnovamento cosmico che maggiormente influenzava gli antichi egizi era il ritorno della fenice che rispetto al calendario, era indicato dal ritorno ciclico della levata eliaca di sirio con il capodanno ogni 1460 anni. 

E' mia ferma convinzione che il rinnovamento cosmico perfetto avvenuto all’incirca nel 2781 a.c., quando la levata eliaca di Sirio coincise con il giorno del solstizio d’estate, rappresentò lo stimolo religioso che spinse i sacerdoti di Eliopoli a mettere in moto un progetto per realizzare nell’intera regione di Eliopoli e Menfi una specie di modello tridimensionale, quasi olografico, del duat come quello che era stato fissato al tempo della creazione.

Ferdinando Renzetti




Bibliografia:
crizia, platone  
la dimora degli dei, fulcanelli  
l’egitto prima delle sabbie, alexandr zakharov  
incontri con uomini straordinari, gurdjieff  
l’egitto prima delle sabbie, franco battiato  
atlantide e mu, valerio zecchini
il codice egizio, robert bauval

Musica  in sintonia: https://youtu.be/g0GkUzNAzIA