Nella spiritualità laica non vi sono "strade", come nel cielo!


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Il gioco della Spiritualità Laica…

Ma insomma cos'è questa spiritualità laica? Serve a qualcosa continuare a parlarne come fosse un percorso, una via per andare da qualche parte per giungere a delle conclusioni di vita?

Nel cielo non vi sono strade c'è solo vuoto spazio.

Nello spirito, nella coscienza, così come nel cielo, non c'è percorso e quindi anche parlare di spiritualità laica sottintendendo che ci sia un modo di impostare la ricerca interiore attenendosi a delle norme o respingendone altre è pura vanità, è finzione.


Tutto avviene per conto suo, sulla base di una spinta evolutiva interiore, credere in una via e pensare di essere nel giusto è la prerogativa di ogni percorso. Ma non serve nemmeno indicare le incongruenze di questa o quella religione, di questo o quel credo. Finché c'è qualcuno che crede in una religione non si può far a meno di riconoscere che per lui la verità del "né è un miraggio. Credere in questo o credere in quello è solo credere.

Ma possiamo affermare di "credere" nell'esistenza, di "credere" nella nostra coscienza?
Noi esistiamo e siamo coscienti, non ‘crediamo’ di esserlo.

L'io è un segno, ognuno di sé dice "io sono", questo segno è comune a tutti, il resto è solo pensiero aggiunto. L'io è lo stesso per tutti. Essendo questa la verità, a che serve legare l'io ad una specifica forma pensiero, ad un concetto? Tutto è nell'io. La forma individualizzata dell'io è come la coscienza di una cellula nel corpo. Ovviamente nella consapevolezza di sé, come organismo unitario, quella cellula è solo un aspetto, una base esperienziale dell'io. Ed allora dov'è la differenza fra l'individuo ed il tutto?

Quell'io da cui ogni pensiero emerge e che è in grado di riconoscere ogni pensiero è lo stesso io in cui tutto si scioglie.

Quando dormiamo percepiamo nel sogno molti personaggi, li vediamo separati da noi, consideriamo noi stessi e gli altri come separati, ma è così realmente? Possiamo ragionevolmente affermare di essere separati dai personaggi del nostro sogno?

Infatti ignorare che tutto è Uno è come sognare.

Risvegliarsi alla conoscenza di sé è chiamare questo fatto "spiritualità-laica" è solo un modo di dire, dal punto di vista dell'esperienza non può essere dato un nome, quindi spiritualità laica è solo una descrizione dell'indescrivibile.

Diceva un maestro zen "il dito che indica la luna non è la luna".

Ecco qui sotto una poesia che amo molto:

 “… Ci sono così tante luci abbaglianti

 nel negozio di lampade del cervello morente;

dimenticati di loro.

Concentrati nell'essenza,

concentrati nella luce.

La luce fluisce verso di te da tutte le cose,

tutte le persone, tutte le possibili combinazioni

del bene e del male,

tutti i pensieri e tutte le passioni.

Le lampade sono diverse ma la luce è la stessa.

Una sostanza, un'energia, una luce, una mente-luce,

che emette tutte le cose, senza fine.

Un diamante rotante e bruciante,

uno, uno, uno.

Spogliati davanti al silenzio avvolgente ed amorevole.

Resta lì, finché non vedi

la luce con i suoi stessi occhi eterni.


(Jallaluddin Mohammad Rumi, poeta persiano del XIII secolo)


Paolo D'Arpini 

                                        
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COMMENTO di Aliberth - Bello questo panegirico di Paolo. Bello e vero. Molto vero. Sembra preso pari pari dai Sutra del Chan, o del Vedanta Advaita. Pur se, in un certo senso, esso può sembrare rivolto proprio CONTRO la dottrina che lo ha affermato. Non a caso il Chan (cioè lo Zen) afferma che TUTTE le parole, anche quelle che negano la stessa validità del parlare, sono profferite soltanto per indicare. Quindi, esse NON SONO la luna, bensì il dito… Come tutto in questo mondo, d’altronde. Perciò, anche il buon Paolo, proprio mentre ci dice di non attaccarci a regole, a religioni, a ideologie, ed a tutto il resto, in fondo ci consiglia di non attaccarci NEANCHE alle sue parole. Ciò che importa è solo la COSCIENZA, il SENZA-NOME, e fintanto che l’uomo non arriva DA SOLO ad essere Coscienza, tutte le dottrine, i maestri, i filosofi, ed i saggi non sono altro che ‘indici’ puntati verso la luna….  Comprese queste mie stesse vuote parole ….

RISPOSTINA di PAOLO: Certo, nella Kabala è definito En Sof (il Senza-Nome), nella Bibbia si chiama Jeova (Io sono). Che altro nome potrebbe esserci. Son contento della tua precisazione, della tua puntualizzazione....  Ramana diceva "l'ego che vuole escludere il proprio nome è lo stesso di quello che vuole affermarlo". E' pur sempre un gioco e tu sei un bravo giocatore....Ciao, tuo,  Paolo.

CONCLUSIONE di ALIBERTH: Hai perfettamente ragione... siamo qui uno di fronte all'altro, ognuno davanti ad uno specchio, come due bravi giocatori... Ciao, Aliberth.

Il peso del clero nelle religioni...


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L'istituzione del clero nasce  come forma di controllo dell'istituzione religiosa, ciò è soprattutto evidente in ambito cattolico.  Il clero  è  composto da quella parte di sacerdoti che, nell'ambito della religione, ha un ruolo distinto e spesso direttivo ed anche ben retribuito. Che sia ben retribuito è ovvio in quanto rappresenta un "organo di controllo della fede", un po' come  avviene per le istituzioni civili, funzionari e burocrati o  le forze di  polizia e dell'esercito,  in uno stato.  Nel Nuovo Testamento la parola  "clero" compare già col significato di "parte eletta" dei fedeli. 

Nella Chiesa cattolica  l'appartenenza al  "clero" è consentita esclusivamente agli uomini che hanno ricevuto il sacramento dell'ordine nei suoi tre gradi: diaconato, presbiterato, episcopato, non ne sono quindi incluse le suore e le monache. Questa tra l'altro è una grande sperequazione ed una forma di specismo interno alla chiesa cattolica,  in cui la donna viene considerata elemento umano inferiore, non degna di assurgere al sacerdozio ed al sistema  di "gestione" della fede e delle strutture religiose e mondane  del potere ecclesiastico.

Sappiamo tutti che la posizione della donna nella chiesa cattolica è di serie “b”, infatti solo i maschi possono recitar messa, impartire i sacramenti, svolgere funzioni sacerdotali ed essere nominati vescovi, cardinali e papi.
Le donne possono solo occuparsi di penitenze e lavori sporchi (con vari esempi dalla Perpetua alla madre Teresa di Calcutta). Recentemente nella chiesa anglicana è stato inserito un concetto di parità fra i sessi concedendo alle donne di accedere alla carica vescovile ma difficilmente l’esempio potrà essere seguito dal vaticano per la sua nota posizione dispregiatrice delle donne.
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Ma torniamo al significato e funzione del clero.

Il temine "clero"   viene dal greco κληρος (che viene a sua volta da κλάω = spezzare, distruggere, rompere). Dal primo significato di "sorte", passò ad indicare la trasmissione  di "eredità" (come avveniva in India per la casta dei bramini). Ma nella  Grecia antica l'esercizio religioso e sacerdotale  non era così codificato e non aveva la funzione di gestione della fede come nelle fedi monolatriche successive.

La religione greca potrebbe essere senz'altro definita come una religione senza sacerdoti confermati.  Afferma lo studioso Walter Burkert nel suo  "La religione greca", che   non esisteva un ceto sacerdotale come gruppo chiuso, con una tradizione, educazione, consacrazione e gerarchie fisse; persino nei culti più consolidati non esisteva una "dottrina", disciplina, ma solo un "costume", nómos.

Ancora più preciso è Jules Labarbe in  "Religioni della Grecia", in cui dice che la Grecia ignorava caste sacerdotali e clero; i suoi sacerdoti non svolgevano le loro funzioni a vita, salvo eccezione, ma durante un periodo determinato, spesso di un anno. Senza aver ricevuto una formazione particolare, erano, secondi i casi, designati  per estrazione a sorte, o per elezione, o su raccomandazione di un oracolo.

In realtà le società antiche, prima che prendesse il sopravvento la fede cristiana,  vivevano nel simbolico e recepivano il messaggio dall’esterno, dalla Vita, dagli astri, attraverso l’interpretazione emblematica ed il sillogismo. D’altronde, tale simbolismo è rimasto come elemento portante anche nel cristianesimo degli inizi, stante il fatto che questa religione ha sovrapposto le sue feste a quelle pagane. Ciò è avvenuto per ragione di potere. In tal modo i sacerdoti cristiani si sovrapponevano con facilità a quelli pagani, spesso assassinati, per celebrare feste che comunque il popolo avrebbe festeggiato.

Vediamo ora come viene organizzato il clero nelle altre due religioni monolatriche. Nell'ebraismo classico  la casta sacerdotale era composta dai Kohanim e dai Leviti. A loro era assegnato il compito di gestire le offerte sacre all'interno del Tempio di Gerusalemme. La dinastia sacerdotale composta dai Kohanim e dai Leviti  era assegnato il compito di gestire le offerte sacre nel Tempio di Gerusalemme. Nell'antichità esisteva un Sinedrio di 70 anziani che aveva potere decisionale sulle norme comportamentali, ma  tale pratica è diventata troppo complessa per essere oggi applicata. Nelle sinagoghe moderne e nelle scuole di ogni ordine e grado sono presenti dei rabbini e dei cantori  ma non esiste una gerarchia rabbinica se non quella necessaria al coordinamento delle azioni dei diversi maestri.

Nella religione dell'Islam  sunnita non esiste un clero vero e proprio: il ruolo direttivo in ambito religioso è svolto dagli esperti di diritto (fuqahā' e ulamā'), mentre la presidenza della preghiera comune e la predicazione sono affidate agli Imam. Fra gli Sciiti, invece, esiste un clero i cui membri vengono chiamati Ayatollah ("segno di Dio").

Un'ultima annotazione sul clero cristiano protestante.  
La Chiesa anglicana ha un'impostazione simile a quella cattolica. Nella Chiesa anglicana, a differenza sia di quella cattolica che di quella ortodossa, i vescovi possono essere sposati. Nel luteranesimo  vi è una certa varietà di prassi,  il  clero è strutturato come quello cattolico, con i vescovi a capo delle diocesi, anche se non è previsto il celibato per pastori e vescovi.

Paolo D'Arpini

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Vignola, 14 luglio 2019 - Celebrazione del Guru Purnima


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In India con la luna piena di luglio  viene celebrato  il  "Guru Purnima", che  rappresenta la pienezza della coscienza, il Sé, anche definito "guru", cioè la luce interiore che disperde le tenebre dell'ignoranza. Il guru, quindi, non è propriamente una persona, ma la pienezza dello stato indifferenziato della coscienza, in cui cessa ogni dualismo ed in cui essa risiede pienamente nella propria natura. Ed è sempre presente in ognuno di noi.

Ciononostante finché la mente umana è preda dell'ignoranza e si identifica in uno specifico nome e forma (l'individuo che crediamo di essere) è necessario per noi compiere un processo di reintegrazione (quello che viene definito "yoga"). L'energia - o consapevolezza - che consente il risvegliarci alla nostra vera natura, viene parimenti definito "guru" e può manifestarsi davanti a noi in una forma per compiere l'alchimia del risveglio, ma questa forma non è propriamente separata o altra da noi; è come un personaggio del nostro sogno che provvede a risvegliarci a noi stessi. 

Questo vero guru - che è Shiva, il Sé - viene onorato.

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Facciamo l'esempio del sogno poiché è il più vicino alla similitudine della dimenticanza di noi stessi, in quanto pura coscienza. Infatti quando noi sogniamo vediamo innumerevoli personaggi, alcuni in antitesi con altri, ma in realtà essi sono tutti lo stesso sognatore. In questo sogno della vita - il divenire - compiamo un percorso, un processo trasmutativo della coscienza individualizzata, che potremmo anche definire trasmigrazione o metempsicosi.

Durante questa notte di luna piena rifletteremo su questo processo, su questo continuo trasformarci in nuove forme e nomi, il samsara. Il motore del samsara è il karma - o azione - ma forse sarebbe meglio dire che è la propensione a compiere l'azione... Secondo la teoria della reincarnazione, il destino di questa vita (prarabdha) è la maturazione del karma più forte delle vite precedenti, con ciò non esaurendo la possibilità di future nascite con altri karma che abbisognano di una diversa condizione per potersi manifestare. Il modo per creare ulteriore karma viene individuato nell'atteggiamento con il quale viviamo la vita presente, ad esempio se emettiamo pensieri di scontento od eccessivo attaccamento verso gli eventi vissuti.

In se stesso il prarabdha di questa vita non cambia sulla base degli sforzi da noi compiuti mentre lo stiamo vivendo, è come un film che sta tutto nella pellicola, quindi pensare di modificarne il contenuto (una volta iniziata la proiezione) è irreale. Possiamo essere consapevoli ed accettare il film - come attenti spettatori - (compiendo le azioni consone e consequenziali alla situazione vissuta, con un distacco emozionale) oppure arrabbiarci e commuoverci al suo scorrimento, desiderando poi di modificarne gli eventi con la mente.... cosa che così farà formare nuovo karma...

Per riflettere su questi temi e celebrare degnamente il Guru Purnima  quest'anno  ci siamo dati appuntamento a Vignola,   in Via dei Gelsi,  nell'azienda agricola  "La Bifolca" di Maria Miani,  il 14 luglio 2019 alle ore 18. 


Lì si terrà un discorso sul Guru, con presentazione di libri in tema a cui seguirà  una sessione di canti mantra  con  accompagnamento di strumenti indiani. Saranno presenti  i nostri amici Upahar Anand  e Venu ed il gruppo bhajan "Luce di Stelle"  diretto da Mara Lenzi.  Poi, alle ore 19.00 ci sarà l’accensione del fuoco sacrale attorno al quale meditare sul nostro destino e sulla compartecipazione inscindibile all'evento vita. Seguirà quindi la condivisione del prasad  vegetariano da ognuno portato.

Paolo D'Arpini 

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P.S. Fatalità la celebrazione di quest'anno, del 14 luglio, corrisponde anche all'anniversario della Presa della Bastiglia...

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Cattolicesimo e buddismo a confronto...


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La parola "cattolicesimo" dovrebbe indicare una sorta di "universalismo", in senso religioso, in realtà non c'è una fede più settaria e chiusa  di questa.  Non sto parlando del "cristianesimo" in senso stretto ma della sua forma deviata  gestita dal vaticano e dal suo papa. Il cristianesimo potrebbe ancora avere una sua dignità, in considerazione della dottrina gnostica  e dei vangeli apocrifi, mentre la cupola  papalina è un semplice  apparato di potere che nei secoli ha dimostrato le sue vere intenzioni: il dominio del mondo.

Infine tutti i nodi vengono al pettine e la congrega vaticana ha sommato migliaia di nodi.  Non mi riferisco solo agli scandali recenti, come ad esempio la pedofilia o le speculazioni economiche, ma  alle innumerevoli colpe accumulate nei secoli: le finzioni dottrinali, la vendita delle indulgenze, la sperequazione fra maschi e femmine, la persecuzione di eretici e streghe, la prevaricazione e l’intimidazione delle masse succubi ed impaurite, l’oscurantismo, le guerre sante,   le falsità storiche su innumerevoli fatti e persone... Vedasi ad esempio la favola del "lascito di Costantino", sulla presunta donazione di terre alla chiesa di Roma.

La Donazione di Costantino (Constitutum Constantini) fu utilizzata dalla Chiesa per legalizzare presunti diritti su possedimenti territoriali e soltanto nel 1440 il Valla dimostrò che tale documento era un falso, anche se bisognerà aspettare il 1517 perché le sue conclusioni vengano pubblicate; ma solo da ambienti non cattolici , essendo state inserite dalla Chiesa – guarda caso – dal 1559 nell’indice dei libri proibiti. Un falso, dunque, oggi universalmente riconosciuto come tale, ma durato circa 500 anni. Quanto precede per dimostrare che un falso, se ben architettato e difeso ad oltranza da chi sa come manipolare la credulità popolare, può resistere a lungo.

Del resto è sotto gli occhi di tutti il reiterato martellamento mediatico grazie al quale molte “verità” imposte dalla propaganda vengono condivise acriticamente dalla maggioranza della popolazione, cui non arriva neanche l’eco di tesi contrarie, spesso sprovviste di adeguati mezzi di diffusione, quando non addirittura criminalizzate dai sacerdoti delle “verità ufficiali”.

Altro esempio di falsificazione è la manipolazione  sull'esistenza fisica di Gesù, per lo meno quello descritto nei vangeli canonici.  Certo, ognuno è  libero di pensare quel che crede, ma per quanto attiene alla “favola di Cristo” mi trovo d’accordo con il ricercatore   Luigi Cascioli (https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Cascioli)  il quale ha portato prove evidenti sulla figura storicamente dubbia accettata però  dalla chiesa. Questo  per molteplici motivi.

Tra la mitologia cattolica e quella di altre numerose religioni, precedenti o contemporanee, si nota l'assoluta assenza di riferimenti a Cristo nelle opere di autori coevi (i Vangeli canonici  furono scritti  e approvati secoli  dopo la presunta nascita e morte di Gesù) e si rilevano  palesi assurdità – di tipo logico, linguistico e geografico – nei Vangeli stessi; tentativi di falsificazione operati dalla Chiesa introducendo riferimenti alla figura di Cristo, coll’evidente scopo di documentarne l’esistenza. Nell'opera storica  “Le guerre giudaiche” di Flavio Giuseppe l'autore   non aveva ritenuto opportuno citarlo, pur essendo minuzioso cronista di eventi di gran lunga meno interessanti.

Gli unici abbinamenti che potrebbero essere fatti con un ipotetico  "messia giudaico"  -identificabile almeno in parte  con il Gesù cattolico-, sono quelli riferentesi ad un maestro descritto nei Rotoli esseni  di Qumran (https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dei_manoscritti_di_Qumran),  il cui valore è però negato  dalla chiesa, malgrado  tali documenti  siano ritenuti storicamente validi e genuini da ricercatori laici di tutto rispetto.

Scriveva  Fedor Dostoevskij:  "L’ateismo si limita a predicare il nulla; il Cattolicesimo va oltre, e predica un Cristo travisato, un Cristo calunniato e oltraggiato, un Cristo che è l’antitesi del Figlio di Dio. Il Cattolicesimo predica l’Anticristo, ve lo assicuro, ve lo giuro! Questa è la mia opinione personale e io so quanto ho sofferto nel rendermene conto! Il Cattolicesimo romano crede e proclama che, senza un potere temporale capace di abbracciare tutta la terra, la Chiesa non possa sussistere… Non possumus! No, il Cattolicesimo romano non è una religione, è la continuazione dell’Impero Romano d’Occidente. Nel Cattolicesimo, infatti, tutto è subordinato a questa idea. Il Papa si è impadronito della terra, ha occupato un trono terrestre, ha impugnato la spada e si è circondato di un seguito composto da menzogne, intrighi, imposture, fanatismi, superstizioni e scelleratezze. Nelle mani della Chiesa di Roma, i più sacri, i più ingenui e i più giusti sentimenti popolari sono diventati delle armi. Il vaticano ha fatto tutto questo per denaro, con il solo scopo di consolidare il suo dominio terreno. E che cos’é questa se non la dottrina dell’Anticristo?"

Dopo tante bugie smascherate  dalla scienza e dalla storia   sembrerebbe che la religione cattolica non abbia scampo e sia destinata semplicemente a scomparire in una nuvola fumosa di vergogna. Eppure i milioni di abbindolati dalla "fede", o per paura delle pene infernali promesse dal papa ai non credenti, continuano a seguire i dettami cattolici, i comandamenti imposti in forma di minaccia legale.

Ma qui dovremmo considerare che l'etica imposta non porta ad alcun miglioramento del livello di coscienza individuale e collettiva. La norma ecclesiastica che concede  solo ai sacerdoti ed ai prelati la gestione religiosa, rendendoli "giudici" e confessori dei peccati del popolo, hanno reso il secolarismo, la laicità, una sorta di categoria inferiore della società umana. La laicità è peccato, dice il papa, soprattutto se è la vera laicità, non quella accettata dalla chiesa che indicherebbe la posizione di un appartenente alla religione ma non ordinato nella gerarchia ecclesiastica.    
Le devianze cattoliche  sono iniziate mascherando  e negando la  matrice  della religione cristiana e sono pure continuate dopo di essa. I rabbini erano obbligati al matrimonio e così sarà stato per la figura di Gesù. Nei primi secoli dopo Cristo i sacerdoti si coniugavano regolarmente poi subentrò l'obbligo del celibato al solo scopo del mantenimento delle ricchezze accumulate dalla chiesa, che altrimenti sarebbero andate disperse agli eredi carnali. Da qui la tendenza dei preti cattolici a soddisfare le proprie voglie con  i  giovani confratelli.

Conseguenza di questa regola “innaturale” del celibato sacerdotale   è quel che oggi osserviamo in forma di pedofilia ed omofilia interna alla chiesa. I prelati mantengono una facciata di castità provvedendo a soddisfare le esigenze sessuali  con gli stessi componenti della chiesa (ed ogni giorno ne leggiamo le cronache su tutti i media).

Ma la causa di tutto ciò, ovvero la  necessità di "conservare le ricchezze interne alla chiesa" iniziò nel momento in cui  l’impero romano, per motivi squisitamente politici, stabilì l’unità religiosa sotto l’egida del cristianesimo,  e la regola di celibato al clero era un  modo per non disperdere le  proprietà che il papato andava ammassando. Il papato romano tra l’altro è anch’esso un’istituzione tardiva rispetto alla formazione del cristianesimo. All'inizio il vescovo di Roma veniva eletto da tutti i fedeli, in forma democratica,  e non era riconosciuto a capo di tutta la cristianità. Successivamente divenne una carica "regale"  sancita dagli alti prelati, o principi della chiesa.

In verità il papa di Roma sostituì l’imperatore di Roma e per garantire la continuità non dovevano esserci diatribe familiari interne, il papa veniva eletto in un contesto di celibi.  Questo sistema, ottimo dal punto di vista del mantenimento dell’Ente, è assolutamente deleterio invece per la conservazione dei valori spirituali,  basando la sua dottrina sul semplice concetto di "peccato".

A questo proposito  disse Osho: "Il pensiero religioso è la chiave del fallimento umano…  I predicatori religiosi hanno convinto il mondo intero: “Voi siete peccatori!”. E ciò va bene per loro, poiché se non ne foste convinti i loro affari non potrebbero prosperare. Dovete essere peccatori, solo così continueranno ad esistere chiese. Il vostro permanere nel senso del peccato è la loro buona “stagione”, la vostra colpa è il fondamento delle chiese più potenti, più vi sentite in colpa e più le chiese continueranno a consolidarsi. Esse sono costruite sule vostre colpe, sul vostro peccato, sul vostro complesso di inferiorità. Così hanno creato un’umanità inferiore".

Ma lasciamo da parte queste considerazioni, che potrebbero continuare all'infinito, poiché è ormai evidente che il cattolicesimo non rappresenta assolutamente valori spirituali o di amore universale. La vera spiritualità nel cattolicesimo è osteggiata e spesso negata, vedasi  ad esempio le persecuzioni contro innovatori come Giordano Bruno o Tommaso Campanella.

Per il papa la spiritualità laica  è una eresia da combattere con anatemi e denunce di deviazionismo, comportandosi  come la levatrice  maliziosa che getta il neonato assieme alla placenta ed all'acqua calda.



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Nel buddismo, al contrario,  non esistono indicazioni dottrinali paragonabili ai nostri comandamenti, la cosa più importante è invece quella di salvare il "bambino", cioè l'essere umano dall'ignoranza e dalla sofferenza.  Nel buddismo l’unica concessione che viene fatta all’esistenza di un “dio” è nella forma di un potere di compensazione insito nella legge di causa-effetto. Egli viene perciò descritto come il neutrale dispensatore della retribuzione karmica.   La  credenza in un "dio creatore e signore" propagata dalle religioni monolatriche, come il cattolicesimo,  è sia una consolazione alla propria ipotetica inferiorità (rispetto al nostro percepirci come particelle presenti nel mondo) sia un pensiero speculativo funzionale all’illusione separativa. In verità  il "Sunya" o Assoluto  è un tutto inscindibile e come in un ologramma ogni singola particella contiene quel Tutto in modo integrale. Questo è vero anche in senso logico poiché il Tutto non può essere mai scisso, pur manifestandosi nelle differenze apparenti.

Invero anche quando riteniamo di essere una parte e separati dal Tutto non possiamo fare a meno di affermarlo attraverso la coscienza che è la radice del nostro sentire e l’unica prova del nostro esistere. Tale coscienza è caratteristica comune di ogni forma vivente ed è connaturata nella natura stessa. In fieri, o in latenza, nella materia cosiddetta inorganica ed in evidenza nelle forme organiche, che della materia sono una trasformazione biochimica. Ed è appunto in questa Coscienza -meglio definirla Consapevolezza-  che la manifestazione prende forma e quindi diventa esperienza sensoriale. E tale Coscienza, in quanto naturale espressione dell’Assoluto, è unica ed indivisibile, essa rappresenta la vera realtà di ogni essere. Sia esso un ipotetico "dio" od un’ameba od un germe od una pietra…

Buddha può essere definito quindi un vero "laico", egli  si sposò ed ebbe anche un figlio. E sia la madre ed il padre del Buddha che la  moglie ed il figlio seguirono le sue orme dimostrando così che il celibato non serve, quel che serve è la sincerità e l'onestà nel perseguimento spirituale. Amore non significa annullamento delle relazioni umane ma elevazione delle stesse.

Lo scopo del buddismo è quello di aiutare le persone a superare la   "sofferenza".  Il buddismo è fondamentalmente  una prassi di vita con il fine di ridurre ed infine cancellare la sofferenza dovuta all'attaccamento emotivo e intellettuale. Ma la realtà ultima non si può descrivere e un "dio" non è la realtà ultima. Per questo nel buddismo non si parla di credere o adorare un "dio", ma si danno indicazioni di come ritrovare la propria vera natura spirituale,  fondendosi nella coscienza universale.

Tutti hanno dentro di sé la facoltà di raggiungere il risveglio. Si tratta quindi di diventare quello che già si è: "Guarda dentro di te: tu sei un Buddha".

"La felicità senza desideri. La mente è la fonte di tutte le felicità, la creatrice di tutti i buoni propositi, oppure, se mal usata, la generatrice di tutte le disgrazie. Nell'ottica buddhista, il giudizio non è la somma facoltà, e la mente che lo produce non è il ‘principio ultimo’. Dietro alla mente esiste uno sguardo neutrale, privo di giudizio, che osserva l'incessante movimento del pensiero. La pratica spirituale consiste nel cercare di mettere a fuoco la realtà dal punto di vista di quello sguardo neutro..." (Dalai Lama)


Ci sono stati molti Buddha, il Dalai Lama -ad esempio-  è considerato  una manifestazione del Buddha,  e molti ce ne saranno ancora. Il buddismo non riconosce alcuna autorità per accertare il vero, tranne l'intuizione del singolo. Ognuno deve subire le conseguenze dei propri atti e trarne ammaestramento, mentre aiuta i propri simili a raggiungere la stessa liberazione. Gli adepti  buddisti sono maestri, non nel senso classico, essi fungono da esempio  ma in nessun modo sono intermediari tra la realtà ultima e la persona.

E' praticata la massima tolleranza verso ogni altra religione e filosofia, perché nessuno ha il diritto  di intromettersi nel viaggio del suo prossimo verso la meta. Il buddismo è un sistema di pensiero, una scienza spirituale e un'arte di vivere, ragionevole e pratica e onnicomprensiva. Per duemila e cinquecento  anni ha soddisfatto i bisogni spirituali di circa un terzo dell'umanità. Esercita un fascino per l'occidente perché non ha dogmi, soddisfa al tempo stesso la ragione e il cuore, insiste sulla necessità di fare affidamento su se stessi e d'essere tolleranti verso le altrui opinioni, abbraccia scienza,  filosofia, psicologia, etica e arte, ritiene che l'uomo sia il creatore della propria vita attuale e l'artefice del proprio destino.

Perciò il buddismo non  può essere considerato alla stregua di  una religione in senso stretto, in quanto privo dell'idea di un "dio-persona" e quindi di una teologia. I suoi assunti fondamentali sono simili a quelli di molte altre vie spirituali laiche e "mistiche" sviluppatisi in ogni parte del mondo ed in ogni epoca storica.

Buddha aveva fondato la sua comunità da circa due secoli  al momento dell'arrivo delle Falangi macedoni nella valle dell'Indo, mentre la memoria dei "Veda" i libri sacri dell'induismo era già millenaria, ed in verità l'insegnamento buddista non si discosta affatto dalle Mahavakya (grandi dichiarazioni)  nondualistiche delle Upanishad.

Il buddismo si fonda sulla convinzione che la sofferenza e il mal-di-esistere derivano proprio dalla falsa nozione dualistica  e  dall'attaccamento all'illusione di una identità  individuale e collettiva.

Desiderio e sofferenza sono intrinsecamente connessi e il buddismo tende all'estinzione dell'individualità, allo smascheramento della natura illusoria.

"Chi si aggrappa alla mente non vede la verità che sta oltre la mente. Chi si sforza di praticare il Dharma non trova la verità che è aldilà della pratica. Per conoscere ciò che è aldilà sia della mente che della pratica bisogna tagliare di netto la radice della mente e, nudi, guardare; bisogna abbandonare ogni distinzione e restare tranquilli." (Tilopa)

Paolo D'Arpini

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Rudolf Clausius - Termodinamica ed entropia



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Intorno al 1849 il professore nord-irlandese William Thomson mise in evidenza l’opera quasi dimenticata dello sfortunato ricercatore francese, morto a 36 anni di colera, Sadi Carnot: Riflessioni sulla Potenza Motrice del Fuoco. L’intelligente fisico francese aveva mostrato che una macchina termica, come una macchina a vapore (o anche un moderno motore a scoppio, o Diesel) non potrà mai trasformare il calore integralmente in lavoro utile. Il rendimento sarà sempre inferiore al 100%. Thomson riteneva che ciò contraddicesse l’equivalenza calore-lavoro, perché riteneva (erroneamente) che il lavoro meccanico della macchina dipendesse dal semplice passaggio dell’intero calore erogato da una fonte di calore più calda verso una più fredda. Tutti gli appunti di Carnot, che avrebbero potuto meglio chiarire il suo pensiero, erano stati bruciati per ragioni igieniche.

La questione fu brillantemente risolta da un fisico e matematico tedesco, Rudolf Clausius (1822-1888), professore a Berlino, Zurigo, Wurzburg e Bonn, che si può certamente considerare uno dei padri fondatori della “termodinamica”. Nella sua opera del 1850 “Sulla Forza Motrice del Calore” Clausius affermò correttamente che, benché lavoro e calore siano equivalenti (Primo Principio), il lavoro nella macchina termica è prodotto dal consumo di una parte del calore generato dalla fonte più calda, mentre un’altra parte andrà sempre necessariamente sprecata (ad esempio, ciò avviene nei moderni motori a scoppio nei gas di scarico caldi). 

Questo avviene perché non si può trasferire senza un lavoro esterno calore da un corpo più freddo ad uno più caldo. Ne consegue che la maggior parte dei processi di trasformazione dell’energia sono irreversibili, nel senso che le energie più nobili, meccaniche, elettriche, chimiche, tendono a trasformarsi nell’energia più degradata, il calore, mentre il processo inverso non può avvenire spontaneamente (è necessario un lavoro esterno). Queste considerazioni, espresse in maniera parziale da Carnot, furono sviluppate e trasformate da Clausius in un principio generale della fisica (Secondo Principio della Termodinamica)

Clausius sviluppò inoltre (tra il 1850 ed il 1860) la fondamentale Teoria Cinetica dei gas – espressa nello scritto “Trattato sulla Teoria Meccanica del Calore” - in cui i gas sono studiati come una massa di particelle (molecole) dotate di moto caotico che cozzano continuamente tra loro determinando alcuni effetti esterni, come la pressione e la temperatura. Egli introdusse alcuni concetti fondamentali, come il concetto di “libero cammino medio” della molecola (cioè tra un urto ed il successivo) e intuì che, oltre ai moti traslazionali, esistevano anche moti di rotazione e vibrazione della molecola. In questo settore precedette gli analoghi studi di Maxwell, Boltzmann e Gibbs, di cui parleremo nei prossimi numeri.

Partendo da questa teoria, egli dimostrò che i fenomeni termici, legati a calore e temperatura, sono dovuti ad un maggiore o minore movimento delle molecole: una temperatura maggiore e lo sviluppo di calore sono legati al fatto che le molecole si agitano più velocemente. Questo modo di vedere metteva in crisi la teoria del “calorico” sostenuta anche da Lavoisier, Laplace e Carnot, secondo cui il calore è un fluido che si insinua tra gli atomi e che si espande quando sale la temperatura. Questa visione era già stata contestata in passato dall’intelligente fisico americano Benjamin Thompson (1753-1814), di cui già si parlato al numero precedente, in una sua memoria del 1798, “Un’Inchiesta sulla Fonte del Calore eccitato dalla Frizione”, in cui – avendo osservato la grande quantità di calore prodotta dalla trapanazione del piombo per fabbricare cannoni – aveva giustamente attribuito la produzione di calore all’attrito meccanico. Nel ‘600 e nel ‘700 già Bacone, Newton, il medico olandese Boerhaave e l’ecclettico Cavendish avevano ipotizzato l’origine meccanica del calore. Gli esperimenti di Joule sulla produzione di calore da correnti elettriche e mulinelli meccanici avevano definitivamente dimostrato la falsità della teoria del “calorico”. Anche un altro fisico ed ingegnere scozzese , il già ricordato William John Rankine (1820-1872), fu sostenitore dell’origine meccanica del calore dovuta a movimenti - come piccoli vortici - a livello atomico e molecolare. Simili teorie furono sostenute anche da John James Waterston (1811-1892), ma un suo scritto del 1843 era stato rifiutato dalla Royal Society(4).

Sviluppando le idee di Carnot, Clausius dimostrò che vi è una tendenza naturale nell’Universo ad un aumento dell’agitazione molecolare che porta verso una situazione di maggiore disordine, dovuta al fatto che la maggior parte dei processi naturali sono irreversibili. Per misurare il “grado di disordine” dell’Universo, Clausius introdusse il concetto di “Entropia” dalla parola greca antica “trope” che significa trasformazione. Mentre l’energia complessiva dell’Universo rimane costante (principio già enunciato da Cartesio con riferimento alla “quantità di moto” e più correttamente da Leibniz con riferimento alla “forza viva”), il fatto che però le energie nobili decadono verso quella termica in una serie di processi irreversibili ha come conseguenza che l’entropia, cioè il disordine, crescano continuamente fino ad un futuro generale collasso “termico” dell’Universo verso una situazione di caos assoluto. Solo nei processi “reversibili” (quelli cioè in cui si può tornare indietro) l’entropia rimane costante. La misura della crescita dell’entropia (indicata con la lettera S) in un processo è molto semplice dato che essa è definita semplicemente come il rapporto tra il calore prodotto (Q) e la temperatura assoluta (T) in ogni istante: quindi S = Q/T. La scala della temperatura assoluta (detta anche scala Kelvin dal nome del suo ideatore) parte dallo “zero assoluto”, minimo limite inferiore cui la temperatura può tendere, pari a circa -273 gradi centigradi.

Altri noti risultati ottenuti da Clausius sono stati: il “Teorema Viriale” del 1870 (da “vis”= forza), che lega l’energia cinetica con quella potenziale in un sistema di particelle elementari, e l’equazione di Clausius-Clapeyron che lega tra loro la pressione, la temperatura, il volume e il calore (detto “calore latente”) necessario ad una trasformazione di una sostanza da solido, a liquido e a vapore (per esempio la trasformazione del ghiaccio in acqua liquida o vapore). Emile Clapeyron (1799-1864) fu un fisico ed ingegnere francese, che operò nel settore ferroviario e svolse anche studi di Scienza delle Costruzioni relativi all’equilibrio interno dei solidi omogenei.

Il principio generale di trasformazione irreversibile del mondo annunciato da Clausius ha un carattere non solo fisico, ma più generalmente filosofico ed era stato già enunciato sotto altre forme da alcuni valenti filosofi antichi che non ci stancheremo mai di ricordare, come Eraclito e Democrito: quest’ultimo aveva previsto anche il collasso finale del mondo alla fine di un processo di continua trasformazione, salvo la possibilità che si creassero poi nuovi mondi. Ovviamente nessuno spazio viene lasciato in queste grandiose concezioni materialiste a miti come quello della creazione di origine divina, a interventi della “Provvidenza”, esistenza di Paradisi o Inferni, o Giudizi Universali finali.

Vincenzo Brandi

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  1. L. Geymonat, “Storia del Pensiero Fil. e Sc.”, opera cit. in bibl.
  2. RBA, “Le Grandi Idee della Sc. – Kelvin”, op. cit. in bibl.
  3. RBA, “Le Grandi Idee della Sc. – Boltzmann” op. cit. in bibl.
  4. RBA, “Le Grandi Idee della Sc. - Cavendish”, op. cit. in bibl.
  5. RBA, “Le Grandi Idee della Sc. – Lavoisier”, op. cit. in bibl.
  6. C. Singer , “Breve Storia del Pensiero Sc.”, op. cit. in bibl.


La Mente Filogenetica di Michele Trimarchi



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Ciò che ha illuminato e illumina il mio cammino di scienziato, oltre alla “curiosità”, è la ricerca continua delle cause dei fenomeni esistenti.
Tutti i bambini, filogeneticamente, sono “scienziati”, poiché oltre al desiderio intrinseco di Amore subentra quello di capire, di conoscere, che è molto forte fin dalla nascita; e se le risposte fossero nella Verità, la loro crescita li porterebbe tutti a diventare saggi a dieci anni.
Infatti, chiedono continuamente il perché delle cose; peccato che nella maggior parte dei casi le risposte non arrivano o arrivano distorte o astratte. Ciò produce una dissociazione funzionale tra gli emisferi cerebrali poiché l’emisfero destro rifiuta per sua Natura Filogenetica informazioni disarmoniche, dissociate dalla realtà energetica di provenienza che, per converso, vengono accettate dall’emisfero sinistro, generando in maniera dominante astrattismi, ripetitività, modelli, regole, stereotipie comportamentali, con conflittualità e disagio.
In alcuni “casi”, si verifica nei bambini, soprattutto quando a contatto con la Natura, che la Natura stessa diventi l’”Educatore”, consentendo loro di conservare il dinamismo sinergico dei due emisferi, in quanto la Natura, a livello informazionale, non dissocia dalla realtà con cui il bambino è in contatto, ma è Verità Fisiologica alla Genetica, Ontogenetica e Filogenetica, perfetta in sé stessa; come dire che la Natura con le sue informazioni non distorce, non altera, non “mente” e ciò dà Coscienza e Conoscenza della realtà del mondo circostante, consentendo lo sviluppo di una personalità in sintonia con le Leggi di Natura.
Sarebbe facile attribuire i così detti “casi” di cui sopra a quello che comunemente viene chiamata la Volontà di Dio, ma anche Dio per me doveva essere dimostrato con la ricerca della Verità.
Ho sempre cercato di capire, di comprendere il perché della sofferenza che percepivo intorno a me, insieme alle profonde emozioni che mi arrivavano dalla perfezione di un fiore, di una pianta, della Natura.
Questa potrebbe sembrare una contraddizione, ma non lo è in quanto non ho mai negato nelle mie osservazioni la logica, la potenza, la creatività, l’intelligenza, l’amore che rilevavo all’interno dei fenomeni soprattutto naturali, cercando di capire il perché ci fosse anche nella Natura tanta violenza (il pesce grande che mangia il pesce piccolo, il leone che uccide la gazzella…).
Per non parlare poi degli esseri umani, che passano con molta facilità dalla dolcezza alla violenza, dalla bontà alla cattiveria, dall’amore in tutte le sue manifestazioni all’odio distruttivo.
La cosa che più mi colpiva, in tutto questo, era vedere gli esseri umani che con tanta facilità cambiavano atteggiamenti, passando dall’odio, dalla rabbia omicida alle dichiarazioni d’amore più profonde.

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Ebbene, ho sempre capito, trovato, dimostrato la ragione della logica che motivava tutto ciò che appariva contradditorio alla perfezione di un mondo che nella sostanza è dominato dall’Amore, dall’Armonia, da una Intelligenza, da una Mente che non teme giudizi da nessuno, ma che offre solo, a me per primo, la possibilità di capire e di ricercare le ragioni e le cause dei fenomeni che, in questa circostanza, tenterò di farvi capire.
Infatti, i guai nascono proprio quando i “perché” dei bambini non vengono soddisfatti con la Verità, e i loro cervelli vengono spesso riempiti di spiegazioni caotiche, false, disordinate che, ho scoperto dopo, vanno a dissociare e mettere in squilibrio le funzioni tra gli emisferi cerebrali e quindi la possibilità di sintonizzarsi con la propria Mente, collegata a quella dell’Universo.
L’esistenza di due emisferi cerebrali, ingegnosa realizzazione del “Progettista”, consente una diversa codifica e decodifica delle informazioni, a seconda della veridicità obiettiva ed oggettiva del contenuto dell’informazione stessa.
Tutto ciò, se da una parte è utile per consentire al cervello di verificare, modificare, cambiare le informazioni ricevute, sulla base anche delle emozioni provate, dall’altra genera caos e conflittualità tra i due stessi emisferi, finché non viene fuori il proprietario del cervello che impari a riconoscere e organizzare le informazioni a seconda della loro realtà e utilità, poiché l’emisfero destro rimane fisiologico, con il suo DNA, alla Mente Filogenetica e il sinistro automaticamente si dissocia per consentire all’informazione “spazzatura” di accedere alle funzioni del cervello, nel tentativo di evitare, spesso costretto dalle informazioni in arrivo, sofferenze e punizioni.
Ecco perché continuiamo a spiegare che il premio-punizione va abolito nei processi educativi, in quanto viene utilizzato per costringere il cervello ad accettare informazioni false, che la Mente Filogenetica dell’emisfero destro rifiuta, creando una dissociazione funzionale tra gli emisferi che successivamente rende conflittuale il comportamento della persona.
Da quel momento si dà inizio alla “via crucis” del genere umano.
Una cosa importantissima che mi ha molto aiutato nel mio cammino esistenziale è che non ho mai rifiutato ciò che non capivo: mettevo da parte, continuando a ricercare il chiarimento. Tanto, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato.
Ciò che rimaneva veramente semplice da capire era tutto quello che è stato prodotto dagli umani, dalla tecnologia all’architettura, alle così dette opere d’arte.
Quanto tempo ho dedicato all’osservazione di ciò che per tutti erano grandi opere e il mio problema era che non riuscivo a vederle grandi.
Ho affrontato, con tutti i mezzi possibili ed inimmaginabili, i così detti misteri, che per me non sono mai esistiti, erano soltanto qualcosa da scoprire e da capire.
Ciò che mi ha aiutato molto è la comprensione di come gli elettroni trasportano non solo elettricità ma informazioni, in ogni forma di vita; gli stessi DNA, RNA, metabolismo non sono altro che movimento di elettroni.
Una delle chiavi importantissime è stata quella che Einstein stesso ci ha dato, secondo il quale tutto è energia (E=mc2), ovvero forza, movimento, azione e che tutto necessita di un punto di riferimento per iniziare una spiegazione o la ricerca della Verità (principio di relatività).
E per me, se tutto è Energia, è anche Informazione e Materia.
Da tale intuizione è derivata l’uguaglianza tra Energia, Materia e Informazione (E=M=I), da cui si evince anche il principio di conservazione dell’Energia (l’Energia né si crea, né si distrugge, ma si trasforma da una forma ad un’altra).
I diversi stati dell’acqua, solido, liquido, gassoso, sono un esempio di come l’Energia né si crei, né si distrugga, ma si trasformi da una forma ad un’altra; e questo vale per tutti i tipi di atomi, molecole, eccetera.
Ecco perché, al di là della forma, l’Energia è e rimane sempre tale.
Tutto l’esistente non consuma Energia, ma consente ad essa di trasformarsi continuamente, generando creativamente non solo tutte le forme di vita, ma tutto ciò che esiste nell’Universo.
Il tutto “condito” da un feedback continuo tra creazione, realizzazione, progettualità, creatività e così via.
Siamo giunti così, in una sintesi veloce, a capire che sono l’informazione e la comunicazione il senso della vita, ovvero lo scambio continuo di Energia-Informazione tra atomi, molecole, cellule, organismi, galassie…
E’ la Mente che consente la vita nell’intero Universo.
Da non confondere la Mente con la psiche.
La psiche consente lo sviluppo della coscienza all’interno del cervello, soprassiede al controllo di tutte le informazioni in arrivo dagli organi di senso e, se guidata dall’Io, permette la verifica continua di tutte le informazioni nei loro contenuti sostanziali che, a loro volta, danno vita anche ai vari stati emozionali.
La Mente è contenuta, innanzitutto, in tutti gli organismi viventi, codificata in memorie, con un codice di base universale che l’uomo ha scoperto e che si chiama DNA.
Il DNA, infatti, è il codice attraverso il quale si progettano tutte le forme di vita esistenti.
Tutte le cellule (microrganismi, macrorganismi) contengono un progetto di un sistema così detto biologico che, con la sua unicità e diversità, permette un dialogo energetico, informatico costante tra il mondo vegetale, animale, umano e, perché no, anche minerale e atomico-molecolare.
Il tutto guidato dalla Mente Creatrice che da miliardi di anni continua a creare forme di vita sempre più complesse e ha previsto, per il cervello dell’Uomo e della Donna, la possibilità di sviluppare una Coscienza consapevole della grandezza di Sé Stessa, in modo tale che la Mente Creatrice nell’Uomo e nella Donna, oltre a dar loro la gioia della consapevolezza, dell’immensità di Sé, in quanto Mente dell’Universo, dia anche la possibilità di creare consapevolmente tutto ciò che desiderano realizzare ovvero, non solo forme di vita biologiche, ma anche combinazioni energetiche che possono accrescere le risonanze con le varie forme di Energia, portando la così detta Materia a divenire, sempre consapevolmente, “Spiritualità”.
Per inciso, non è sbagliato pensare che la Materia, nel tempo, guidata dalla Mente, con le sue infinite trasformazioni, possa portare alla Spiritualità.
E’ come dire che una pietra libera tutti gli atomi che la compongono e li fa vibrare in spazi pressoché infiniti.
Questa è la differenza tra Spirito e Materia.
La Mente Filogenetica di ogni specie è la Storia di tutte le generazioni che si susseguono attraverso il DNA per arrivare a dar vita a noi, che ne acquisiamo ereditariamente il progetto, incarnandolo, del quale dobbiamo assumere la responsabilità nel tempo e nello spazio.
E’ bello pensare che, con il nostro Io consapevole, ci “specchiamo” nella Mente Filogenetica, dove possiamo vedere, osservare, sentire, vibrare di fronte alla nostra perfezione progettuale, la quale ci dice quali immense possibilità e potenzialità abbiamo a disposizione per creare e godere di momenti e di scambi di varie forme di Energia, mantenendo sempre e comunque la nostra individualità, esprimente e cosciente, capace di gioire senza limiti e, soprattutto, senza condizionamenti.
Questa non è altro che la libertà della nostra espressione, che vive in potenza dentro di noi, la quale si realizza purché la si desideri e la si progetti: è sempre disponibile a chi la cerca con l’aiuto della NeuroPsicoFisiologia, ovvero con la ricerca della Verità.

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Quindi, da questo momento in poi, quando si parla di scienza ci si deve ricordare che si parla di ricerca di Verità, altrimenti non la si può considerare tale, ma solo uno strumento in mano ai furbi e ai disonesti per raggiungere i propri scopi, finalizzati a convincere delle pseudo-verità, senza dimostrare nulla e con l’uso di mezzi equivoci che offendono sempre più la Dignità di ogni forma di vita contenuta nella Mente Filogenetica.
Ricordiamoci che nulla potrebbe esistere nella Mente Filogenetica se non fosse Armonia, Perfezione o Verità, poiché in Essa tutto è dinamico e interattivo e consente l’esistenza dell’intero Universo.
Tanti anni fa, affermavo che la Verità si dimostra da sola e che non ha bisogno di dimostrazioni matematiche.
Oggi affermo che, senza la ricerca della Verità, si lascia spazio all’esercizio del potere dell’uomo sull’uomo.
Tale “metodo” è in uso ormai da migliaia di anni e nega ogni richiesta di Giustizia, di Verità, di Amore.
Stiamo subendo tutti le conseguenze dell’esercizio del potere fine a sé stesso come “dittatura” dell’ignoranza che, falsificando la realtà, costringe all’”ubbidienza” con l’utilizzazione di mezzi che vìolano tutti i diritti acquisiti dall’Evoluzione della Coscienza Umana: i diritti vengono gradualmente aboliti e sostituiti con obblighi contrari ai Valori Sostanziali previsti dal Progetto insito nella Mente Filogenetica.
Tutto ciò non deve essere dimostrato, è visibile a tutti.
Il tempo è scaduto per la stupidità e per l’ignoranza e, quindi, anche per la furbizia, per la falsità e per la negazione della Verità, poiché abbiamo finalmente la Scienza che dimostra quanto sopra espresso, dando strumenti di misura che “smascherano” chiunque neghi a priori la ricerca della Verità.
E’ ora giunto il momento di guidare il proprio cervello, con la propria psiche, all’acquisizione cosciente e consapevole degli aspetti valoriali della vita (Dignità, Libertà, Giustizia, Amore), che non devono essere discutibili, in quanto espressione diretta della comunicazione filogenetica ed ontogenetica, nel dialogo costruttivo, sia come singoli che come società.
Il Valore della Dignità è infinito, non è discutibile, non è commercializzabile ed è il Valore della Vita di una persona, che va sempre e comunque rispettato poiché si possono discutere o giudicare il comportamento, le azioni senza mai venir meno al rispetto della Dignità della persona.
Nessuna azione espressa dalla Donna o dall’Uomo può ledere o limitare la propria Dignità.
La giustizia sociale può solo educare il comportamento, affinché sia conforme alla Mente Filogenetica, conditio sine qua non di una Evoluzione Umana Cosciente e Consapevole, che lascia spazio ed esalta le Pari Dignità di tutti gli esseri umani del Pianeta.
Michele Trimarchi

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Osho: "Per meditare cominciamo dall' OM"

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Primo stadio: Seduto in silenzio, inizia a cantare OM ad alta voce.
Secondo stadio: Una volta sintonizzato, non c’è più bisogno di cantare ad alta voce. Chiudi la bocca e canta dentro di te: OM, OM…
Terzo stadio: Una volta entrato ancora più in sintonia, nemmeno il canto interno è più necessario. Puoi semplicemente chiudere gli occhi e aspettare: inizierai a sentirlo da qualche parte nel cuore. Non sarai tu a cantarlo, sarai l’ascoltatore, il testimone. Sarà presente come vibrazione: il mantra è tornato a casa.
In profondità siamo fatti di vibrazioni, per questo tutte le religioni hanno prestato tanta attenzione al canto. Perché un certo mantra ti dà una determinata vibrazione, può portarti a una particolare lunghezza d’onda in cui l’incontro diventa possibile.
Osho aggiunge che nell’antichità il maestro dava un mantra particolare a ogni discepolo, ma ci sono anche dei mantra universali, come OM. È particolarmente adatto agli uomini. Può andare bene anche per alcune donne, ma si adatta universalmente agli uomini. Se ripeti costantemente OM ti dà una certa vibrazione e quell’atmosfera aiuta l’ego a scomparire…
 
Spiegazione estensiva della tecnica precedente:
Durata: un’ora al giorno per tre mesi
Primo stadio: Per iniziare, ripeti OM molto ad alto volume. Ciò implica che deve arrivare prima dal corpo, perché il corpo è la porta principale. E innanzitutto lascia che il corpo si saturi di OM. Fallo in un tempio, nella tua stanza o in un luogo in cui puoi cantare a voce alta, tanto quanto desideri. Usa tutto il corpo, come se dovessi cantare davanti a migliaia di persone senza microfono. Devi metterci molta forza, in modo che tutto il corpo tremi e si scuota. Non devi preoccuparti di nient’altro. Il primo stadio è molto importante, perché fornisce le basi. Ad alta voce, come se ogni tua cellula del corpo stesse urlando, cantando
Dopo 3 mesi, quando sentirai che il tuo corpo è completamente saturo, OM sarà entrato in profondità nelle tue cellule. E quando canti a voce alta, non è solo attraverso la bocca: dalla testa ai piedi, tutto il corpo canta. Succede. Se lo ripeti continuamente almeno un’ora al giorno per tre mesi, sentirai che non è solo attraverso la bocca, è tutto il corpo. Succede, è successo molte volte.
Se lo fai in tutta sincerità, con autenticità, senza ingannare te stesso, non è un fenomeno tiepido, ma un fenomeno “bollente”, a cento gradi, persino gli altri potranno accorgersene. Se avvicineranno le orecchie ai tuoi piedi mentre canti ad alta voce, potranno ascoltarti dalle tue ossa, perché tutto il corpo può assorbire il suono e crearlo a sua volta. Non c’è alcuna difficoltà a riguardo. La tua bocca è solo una parte del corpo, una parte specializzata, tutto qui. Tutto il corpo può cantare, tre mesi, sei mesi, ma devi arrivare a sentirti saturo. La saturazione si avverte proprio come quando mangi e provi un senso di sazietà.
Se OM arriva a saturare tutto il corpo, il sesso scomparirà completamente: tutto il corpo è così rilassato, diventa così calmo attraverso il suono vibrante, che non c’è bisogno di fare uscire l’energia, non c’è bisogno di rilasciarla. E ti sentirai molto, molto potente. Ma non usare questo potere – perché puoi usarlo e ogni uso sarà un abuso – perché questo è solo il primo passo.
L’energia deve accumularsi affinché tu possa fare il secondo passo: il potere sarà così tanto che potrai fare molte cose: potrai semplicemente dire una cosa e diventerà realtà. A questo punto dovresti essere inattivo e non dovresti parlare. Ad esempio non dovresti dire a qualcuno con rabbia “va’ a morir ammazzato”, perché potrebbe succedere. 
Quando tutto il corpo è saturo di energia il tuo suono diventa molto potente, quindi a questo punto non dovresti dire nulla di negativo, nemmeno inconsapevolmente. 
Quando non mediti, non c’è problema: puoi dire quello che vuoi, perché sei impotente. Ma quando mediti, devi stare attento a ogni singola parola che pronunci, perché può dare vita a qualcosa.
Secondo stadio: Chiudi la bocca e canta OM mentalmente. Prima fisicamente, poi mentalmente. A questo punto non devi più usare il corpo. La gola, la lingua, le labbra, tutto il corpo sono fermi e chiusi. Canti solo nella mente, ma il più ad alto volume possibile: come facevi con il corpo. Ora lascia che sia la mente a saturarsi.
Per la mente ci vorrà lo stesso tempo che c’è voluto per il corpo: se riuscirai a raggiungere la saturazione con il corpo entro un mese, raggiungerai in un mese anche quella della mente. Se ci hai messo sette mesi con il corpo, ci vorranno sette mesi anche per la mente. Perché il corpo e la mente non sono veramente due: sono piuttosto corpo-mente, un fenomeno psicosomatico. Una parte è corpo, l’altra è mente: il corpo è mente visibile, la mente è corpo invisibile.
Quindi lascia che l’altra parte, la parte sottile della tua personalità, sia satura, canta dentro ad alta voce. Quando la mente sarà piena, ancora più potere si libererà dentro di te. Con il primo stadio, scompare il sesso, con il secondo scomparirà l’amore. L’amore che conosci, non l’amore che conosce un Buddha. Il tuo amore scomparirà... Perché il sesso è la parte corporea dell’amore e l’amore è la parte mentale del sesso. Quando l’amore scompare, c’è ancora più pericolo. Puoi essere molto, molto fatale per gli altri. Se dici qualcosa, succederà immediatamente: ecco perché, per il secondo stadio, si consiglia il silenzio totale. Quando sei nel secondo stadio, stai completamente in silenzio.
E ci sarà la tendenza a usare il tuo potere, perché sarai molto curioso, come un bambino. Avrai così tanta energia che ti verrà voglia di vedere cosa può accadere. Ma non usarla, non essere infantile, perché il terzo passo deve ancora arrivare e ti serve l’energia. Ecco perché il sesso scompare, perché l’energia deve essere accumulata. E l’amore scompare perché deve essere accumulata l’energia sottile.
E il terzo stadio arriva quando la mente si sente satura. E te ne accorgerai quando questo accadrà, non c’è bisogno di chiedere come lo sentirai. È come quando mangi: a un certo punto senti che “Ora basta”. La mente sentirà quando sarà abbastanza, quindi inizierai il terzo stadio.
Terzo stadio: Non si usa né il corpo né la mente: come hai chiuso il corpo, ora chiudi la mente ed è facile. Quando canti da tre, quattro mesi, è molto semplice: chiudi semplicemente il corpo, chiudi semplicemente la mente.
Ascolta e sentirai un suono arrivare dal cuore del tuo cuore. L’OM sarà presente, come se qualcuno stesse cantando e tu sei solo l’ascoltatore. Questo è il terzo stadio e questo terzo passo cambierà il tuo essere totale: tutte le barriere cadranno e tutti gli ostacoli scompariranno. Quindi in media ci vorranno quasi nove mesi se ci metterai la tua totale energia.
In questo momento non puoi sentirlo come suono interiore. Il suono interiore c’è, ma è così silenzioso, così sottile che non hai ancora l’orecchio per ascoltarlo. 
L’orecchio deve essere sviluppato. Quando il corpo e la mente saranno saturi, e solo allora, avrai quell’orecchio. È il terzo orecchio, per così dire, che ti permette di ascoltare il suono che è sempre presente. È un suono cosmico, è dentro ed è fuori. Se avvicini l’orecchio a un albero è presente, se avvicini l’orecchio a una roccia è presente, ma prima il tuo corpo-mente deve essere trasceso e tu devi accumulare sempre più energia. Ci vorrà un’enorme energia per percepire il sottile…
Con il primo stadio scompare il sesso, con il secondo stadio scompare l’amore e con il terzo stadio scompare tutto quello che conosci. Non ci sei più, sei morto, scomparso, dissolto. È un fenomeno di morte e se non fuggi spaventato... Ci sarà una tendenza a scappare, perché sembra un abisso… Ci stai cadendo dentro e l’abisso è senza fondo... Sembra che non ci sia fine. 
Diventi come una piuma che cade in un abisso senza fondo: cadi e continui a cadere. E sembra che non ci sia fine.
Ti spaventerai, ti verrà voglia di scappare. Ma se fuggi tutto lo sforzo andrà sprecato. E la fuga sarà che ricomincerai a cantare OM: quella sarà la prima cosa che farai se fuggirai, perché se canti sei di nuovo nella mente, se canti a voce alta sei di nuovo nel corpo.
Quindi, quando inizi ad ascoltare, non devi cantare, perché quel canto sarà una fuga. Un mantra deve essere cantato e poi lasciato andare, un mantra è completo solo quando riesci a lasciarlo andare. Se continui a cantarlo, ti ci aggrapperai come se fosse un rifugio. Ogni volta che avrai paura, tornerai a cantare. Per questo dico di cantarlo così profondamente da saturare il corpo. Non c’è bisogno di cantare di nuovo nel corpo. La mente è satura, non c’è bisogno di cantare. Stai straripando e non c’è spazio per continuare a cantare. E a quel punto non puoi scappare.
Solo allora l’ascolto del suono senza suono diventa possibile. 



OM di notte

Durata: dieci minuti prima di andare a dormire
Primo stadio: Spegni la luce, sdraiati sul letto e chiudi gli occhi.
Secondo stadio: Espira attraverso la bocca. Inizia con l’espirazione, non inspirare, e mentre espiri attraverso la bocca canta il suono “O... O... O... O...”. Intona soltanto “O...” e lascia che la “M” venga da sé.
Quindi, espira con il suono “O...”, lascia che la bocca si chiuda quando ne ha voglia e poi arriva la “M”. 
Poi lascia che il corpo inspiri, non farlo. Se ti addormenti con la consapevolezza dell’espirazione, il tuo son­no diventerà una morte profonda. 
I sogni scompariranno: appartengono alla vita, non alla morte.
Durante il giorno, poi, mentre cammini, o da seduto, quando ti ricordi, espira profondamente, con o senza il suono OM.
Se c’è qualche emozione che ti piacerebbe rilasciare – gelosia, rabbia, tristezza, desiderio – espira con il suono OM e sentirai che se ne va...

Tecniche tratte da una compilation di Maneesha James su vari discorsi e darshan dairies di Osho.

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Estratto da:  Osho Times n. 255