La Mente Filogenetica di Michele Trimarchi



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Ciò che ha illuminato e illumina il mio cammino di scienziato, oltre alla “curiosità”, è la ricerca continua delle cause dei fenomeni esistenti.
Tutti i bambini, filogeneticamente, sono “scienziati”, poiché oltre al desiderio intrinseco di Amore subentra quello di capire, di conoscere, che è molto forte fin dalla nascita; e se le risposte fossero nella Verità, la loro crescita li porterebbe tutti a diventare saggi a dieci anni.
Infatti, chiedono continuamente il perché delle cose; peccato che nella maggior parte dei casi le risposte non arrivano o arrivano distorte o astratte. Ciò produce una dissociazione funzionale tra gli emisferi cerebrali poiché l’emisfero destro rifiuta per sua Natura Filogenetica informazioni disarmoniche, dissociate dalla realtà energetica di provenienza che, per converso, vengono accettate dall’emisfero sinistro, generando in maniera dominante astrattismi, ripetitività, modelli, regole, stereotipie comportamentali, con conflittualità e disagio.
In alcuni “casi”, si verifica nei bambini, soprattutto quando a contatto con la Natura, che la Natura stessa diventi l’”Educatore”, consentendo loro di conservare il dinamismo sinergico dei due emisferi, in quanto la Natura, a livello informazionale, non dissocia dalla realtà con cui il bambino è in contatto, ma è Verità Fisiologica alla Genetica, Ontogenetica e Filogenetica, perfetta in sé stessa; come dire che la Natura con le sue informazioni non distorce, non altera, non “mente” e ciò dà Coscienza e Conoscenza della realtà del mondo circostante, consentendo lo sviluppo di una personalità in sintonia con le Leggi di Natura.
Sarebbe facile attribuire i così detti “casi” di cui sopra a quello che comunemente viene chiamata la Volontà di Dio, ma anche Dio per me doveva essere dimostrato con la ricerca della Verità.
Ho sempre cercato di capire, di comprendere il perché della sofferenza che percepivo intorno a me, insieme alle profonde emozioni che mi arrivavano dalla perfezione di un fiore, di una pianta, della Natura.
Questa potrebbe sembrare una contraddizione, ma non lo è in quanto non ho mai negato nelle mie osservazioni la logica, la potenza, la creatività, l’intelligenza, l’amore che rilevavo all’interno dei fenomeni soprattutto naturali, cercando di capire il perché ci fosse anche nella Natura tanta violenza (il pesce grande che mangia il pesce piccolo, il leone che uccide la gazzella…).
Per non parlare poi degli esseri umani, che passano con molta facilità dalla dolcezza alla violenza, dalla bontà alla cattiveria, dall’amore in tutte le sue manifestazioni all’odio distruttivo.
La cosa che più mi colpiva, in tutto questo, era vedere gli esseri umani che con tanta facilità cambiavano atteggiamenti, passando dall’odio, dalla rabbia omicida alle dichiarazioni d’amore più profonde.

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Ebbene, ho sempre capito, trovato, dimostrato la ragione della logica che motivava tutto ciò che appariva contradditorio alla perfezione di un mondo che nella sostanza è dominato dall’Amore, dall’Armonia, da una Intelligenza, da una Mente che non teme giudizi da nessuno, ma che offre solo, a me per primo, la possibilità di capire e di ricercare le ragioni e le cause dei fenomeni che, in questa circostanza, tenterò di farvi capire.
Infatti, i guai nascono proprio quando i “perché” dei bambini non vengono soddisfatti con la Verità, e i loro cervelli vengono spesso riempiti di spiegazioni caotiche, false, disordinate che, ho scoperto dopo, vanno a dissociare e mettere in squilibrio le funzioni tra gli emisferi cerebrali e quindi la possibilità di sintonizzarsi con la propria Mente, collegata a quella dell’Universo.
L’esistenza di due emisferi cerebrali, ingegnosa realizzazione del “Progettista”, consente una diversa codifica e decodifica delle informazioni, a seconda della veridicità obiettiva ed oggettiva del contenuto dell’informazione stessa.
Tutto ciò, se da una parte è utile per consentire al cervello di verificare, modificare, cambiare le informazioni ricevute, sulla base anche delle emozioni provate, dall’altra genera caos e conflittualità tra i due stessi emisferi, finché non viene fuori il proprietario del cervello che impari a riconoscere e organizzare le informazioni a seconda della loro realtà e utilità, poiché l’emisfero destro rimane fisiologico, con il suo DNA, alla Mente Filogenetica e il sinistro automaticamente si dissocia per consentire all’informazione “spazzatura” di accedere alle funzioni del cervello, nel tentativo di evitare, spesso costretto dalle informazioni in arrivo, sofferenze e punizioni.
Ecco perché continuiamo a spiegare che il premio-punizione va abolito nei processi educativi, in quanto viene utilizzato per costringere il cervello ad accettare informazioni false, che la Mente Filogenetica dell’emisfero destro rifiuta, creando una dissociazione funzionale tra gli emisferi che successivamente rende conflittuale il comportamento della persona.
Da quel momento si dà inizio alla “via crucis” del genere umano.
Una cosa importantissima che mi ha molto aiutato nel mio cammino esistenziale è che non ho mai rifiutato ciò che non capivo: mettevo da parte, continuando a ricercare il chiarimento. Tanto, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato.
Ciò che rimaneva veramente semplice da capire era tutto quello che è stato prodotto dagli umani, dalla tecnologia all’architettura, alle così dette opere d’arte.
Quanto tempo ho dedicato all’osservazione di ciò che per tutti erano grandi opere e il mio problema era che non riuscivo a vederle grandi.
Ho affrontato, con tutti i mezzi possibili ed inimmaginabili, i così detti misteri, che per me non sono mai esistiti, erano soltanto qualcosa da scoprire e da capire.
Ciò che mi ha aiutato molto è la comprensione di come gli elettroni trasportano non solo elettricità ma informazioni, in ogni forma di vita; gli stessi DNA, RNA, metabolismo non sono altro che movimento di elettroni.
Una delle chiavi importantissime è stata quella che Einstein stesso ci ha dato, secondo il quale tutto è energia (E=mc2), ovvero forza, movimento, azione e che tutto necessita di un punto di riferimento per iniziare una spiegazione o la ricerca della Verità (principio di relatività).
E per me, se tutto è Energia, è anche Informazione e Materia.
Da tale intuizione è derivata l’uguaglianza tra Energia, Materia e Informazione (E=M=I), da cui si evince anche il principio di conservazione dell’Energia (l’Energia né si crea, né si distrugge, ma si trasforma da una forma ad un’altra).
I diversi stati dell’acqua, solido, liquido, gassoso, sono un esempio di come l’Energia né si crei, né si distrugga, ma si trasformi da una forma ad un’altra; e questo vale per tutti i tipi di atomi, molecole, eccetera.
Ecco perché, al di là della forma, l’Energia è e rimane sempre tale.
Tutto l’esistente non consuma Energia, ma consente ad essa di trasformarsi continuamente, generando creativamente non solo tutte le forme di vita, ma tutto ciò che esiste nell’Universo.
Il tutto “condito” da un feedback continuo tra creazione, realizzazione, progettualità, creatività e così via.
Siamo giunti così, in una sintesi veloce, a capire che sono l’informazione e la comunicazione il senso della vita, ovvero lo scambio continuo di Energia-Informazione tra atomi, molecole, cellule, organismi, galassie…
E’ la Mente che consente la vita nell’intero Universo.
Da non confondere la Mente con la psiche.
La psiche consente lo sviluppo della coscienza all’interno del cervello, soprassiede al controllo di tutte le informazioni in arrivo dagli organi di senso e, se guidata dall’Io, permette la verifica continua di tutte le informazioni nei loro contenuti sostanziali che, a loro volta, danno vita anche ai vari stati emozionali.
La Mente è contenuta, innanzitutto, in tutti gli organismi viventi, codificata in memorie, con un codice di base universale che l’uomo ha scoperto e che si chiama DNA.
Il DNA, infatti, è il codice attraverso il quale si progettano tutte le forme di vita esistenti.
Tutte le cellule (microrganismi, macrorganismi) contengono un progetto di un sistema così detto biologico che, con la sua unicità e diversità, permette un dialogo energetico, informatico costante tra il mondo vegetale, animale, umano e, perché no, anche minerale e atomico-molecolare.
Il tutto guidato dalla Mente Creatrice che da miliardi di anni continua a creare forme di vita sempre più complesse e ha previsto, per il cervello dell’Uomo e della Donna, la possibilità di sviluppare una Coscienza consapevole della grandezza di Sé Stessa, in modo tale che la Mente Creatrice nell’Uomo e nella Donna, oltre a dar loro la gioia della consapevolezza, dell’immensità di Sé, in quanto Mente dell’Universo, dia anche la possibilità di creare consapevolmente tutto ciò che desiderano realizzare ovvero, non solo forme di vita biologiche, ma anche combinazioni energetiche che possono accrescere le risonanze con le varie forme di Energia, portando la così detta Materia a divenire, sempre consapevolmente, “Spiritualità”.
Per inciso, non è sbagliato pensare che la Materia, nel tempo, guidata dalla Mente, con le sue infinite trasformazioni, possa portare alla Spiritualità.
E’ come dire che una pietra libera tutti gli atomi che la compongono e li fa vibrare in spazi pressoché infiniti.
Questa è la differenza tra Spirito e Materia.
La Mente Filogenetica di ogni specie è la Storia di tutte le generazioni che si susseguono attraverso il DNA per arrivare a dar vita a noi, che ne acquisiamo ereditariamente il progetto, incarnandolo, del quale dobbiamo assumere la responsabilità nel tempo e nello spazio.
E’ bello pensare che, con il nostro Io consapevole, ci “specchiamo” nella Mente Filogenetica, dove possiamo vedere, osservare, sentire, vibrare di fronte alla nostra perfezione progettuale, la quale ci dice quali immense possibilità e potenzialità abbiamo a disposizione per creare e godere di momenti e di scambi di varie forme di Energia, mantenendo sempre e comunque la nostra individualità, esprimente e cosciente, capace di gioire senza limiti e, soprattutto, senza condizionamenti.
Questa non è altro che la libertà della nostra espressione, che vive in potenza dentro di noi, la quale si realizza purché la si desideri e la si progetti: è sempre disponibile a chi la cerca con l’aiuto della NeuroPsicoFisiologia, ovvero con la ricerca della Verità.

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Quindi, da questo momento in poi, quando si parla di scienza ci si deve ricordare che si parla di ricerca di Verità, altrimenti non la si può considerare tale, ma solo uno strumento in mano ai furbi e ai disonesti per raggiungere i propri scopi, finalizzati a convincere delle pseudo-verità, senza dimostrare nulla e con l’uso di mezzi equivoci che offendono sempre più la Dignità di ogni forma di vita contenuta nella Mente Filogenetica.
Ricordiamoci che nulla potrebbe esistere nella Mente Filogenetica se non fosse Armonia, Perfezione o Verità, poiché in Essa tutto è dinamico e interattivo e consente l’esistenza dell’intero Universo.
Tanti anni fa, affermavo che la Verità si dimostra da sola e che non ha bisogno di dimostrazioni matematiche.
Oggi affermo che, senza la ricerca della Verità, si lascia spazio all’esercizio del potere dell’uomo sull’uomo.
Tale “metodo” è in uso ormai da migliaia di anni e nega ogni richiesta di Giustizia, di Verità, di Amore.
Stiamo subendo tutti le conseguenze dell’esercizio del potere fine a sé stesso come “dittatura” dell’ignoranza che, falsificando la realtà, costringe all’”ubbidienza” con l’utilizzazione di mezzi che vìolano tutti i diritti acquisiti dall’Evoluzione della Coscienza Umana: i diritti vengono gradualmente aboliti e sostituiti con obblighi contrari ai Valori Sostanziali previsti dal Progetto insito nella Mente Filogenetica.
Tutto ciò non deve essere dimostrato, è visibile a tutti.
Il tempo è scaduto per la stupidità e per l’ignoranza e, quindi, anche per la furbizia, per la falsità e per la negazione della Verità, poiché abbiamo finalmente la Scienza che dimostra quanto sopra espresso, dando strumenti di misura che “smascherano” chiunque neghi a priori la ricerca della Verità.
E’ ora giunto il momento di guidare il proprio cervello, con la propria psiche, all’acquisizione cosciente e consapevole degli aspetti valoriali della vita (Dignità, Libertà, Giustizia, Amore), che non devono essere discutibili, in quanto espressione diretta della comunicazione filogenetica ed ontogenetica, nel dialogo costruttivo, sia come singoli che come società.
Il Valore della Dignità è infinito, non è discutibile, non è commercializzabile ed è il Valore della Vita di una persona, che va sempre e comunque rispettato poiché si possono discutere o giudicare il comportamento, le azioni senza mai venir meno al rispetto della Dignità della persona.
Nessuna azione espressa dalla Donna o dall’Uomo può ledere o limitare la propria Dignità.
La giustizia sociale può solo educare il comportamento, affinché sia conforme alla Mente Filogenetica, conditio sine qua non di una Evoluzione Umana Cosciente e Consapevole, che lascia spazio ed esalta le Pari Dignità di tutti gli esseri umani del Pianeta.
Michele Trimarchi

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Osho: "Per meditare cominciamo dall' OM"

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Primo stadio: Seduto in silenzio, inizia a cantare OM ad alta voce.
Secondo stadio: Una volta sintonizzato, non c’è più bisogno di cantare ad alta voce. Chiudi la bocca e canta dentro di te: OM, OM…
Terzo stadio: Una volta entrato ancora più in sintonia, nemmeno il canto interno è più necessario. Puoi semplicemente chiudere gli occhi e aspettare: inizierai a sentirlo da qualche parte nel cuore. Non sarai tu a cantarlo, sarai l’ascoltatore, il testimone. Sarà presente come vibrazione: il mantra è tornato a casa.
In profondità siamo fatti di vibrazioni, per questo tutte le religioni hanno prestato tanta attenzione al canto. Perché un certo mantra ti dà una determinata vibrazione, può portarti a una particolare lunghezza d’onda in cui l’incontro diventa possibile.
Osho aggiunge che nell’antichità il maestro dava un mantra particolare a ogni discepolo, ma ci sono anche dei mantra universali, come OM. È particolarmente adatto agli uomini. Può andare bene anche per alcune donne, ma si adatta universalmente agli uomini. Se ripeti costantemente OM ti dà una certa vibrazione e quell’atmosfera aiuta l’ego a scomparire…
 
Spiegazione estensiva della tecnica precedente:
Durata: un’ora al giorno per tre mesi
Primo stadio: Per iniziare, ripeti OM molto ad alto volume. Ciò implica che deve arrivare prima dal corpo, perché il corpo è la porta principale. E innanzitutto lascia che il corpo si saturi di OM. Fallo in un tempio, nella tua stanza o in un luogo in cui puoi cantare a voce alta, tanto quanto desideri. Usa tutto il corpo, come se dovessi cantare davanti a migliaia di persone senza microfono. Devi metterci molta forza, in modo che tutto il corpo tremi e si scuota. Non devi preoccuparti di nient’altro. Il primo stadio è molto importante, perché fornisce le basi. Ad alta voce, come se ogni tua cellula del corpo stesse urlando, cantando
Dopo 3 mesi, quando sentirai che il tuo corpo è completamente saturo, OM sarà entrato in profondità nelle tue cellule. E quando canti a voce alta, non è solo attraverso la bocca: dalla testa ai piedi, tutto il corpo canta. Succede. Se lo ripeti continuamente almeno un’ora al giorno per tre mesi, sentirai che non è solo attraverso la bocca, è tutto il corpo. Succede, è successo molte volte.
Se lo fai in tutta sincerità, con autenticità, senza ingannare te stesso, non è un fenomeno tiepido, ma un fenomeno “bollente”, a cento gradi, persino gli altri potranno accorgersene. Se avvicineranno le orecchie ai tuoi piedi mentre canti ad alta voce, potranno ascoltarti dalle tue ossa, perché tutto il corpo può assorbire il suono e crearlo a sua volta. Non c’è alcuna difficoltà a riguardo. La tua bocca è solo una parte del corpo, una parte specializzata, tutto qui. Tutto il corpo può cantare, tre mesi, sei mesi, ma devi arrivare a sentirti saturo. La saturazione si avverte proprio come quando mangi e provi un senso di sazietà.
Se OM arriva a saturare tutto il corpo, il sesso scomparirà completamente: tutto il corpo è così rilassato, diventa così calmo attraverso il suono vibrante, che non c’è bisogno di fare uscire l’energia, non c’è bisogno di rilasciarla. E ti sentirai molto, molto potente. Ma non usare questo potere – perché puoi usarlo e ogni uso sarà un abuso – perché questo è solo il primo passo.
L’energia deve accumularsi affinché tu possa fare il secondo passo: il potere sarà così tanto che potrai fare molte cose: potrai semplicemente dire una cosa e diventerà realtà. A questo punto dovresti essere inattivo e non dovresti parlare. Ad esempio non dovresti dire a qualcuno con rabbia “va’ a morir ammazzato”, perché potrebbe succedere. 
Quando tutto il corpo è saturo di energia il tuo suono diventa molto potente, quindi a questo punto non dovresti dire nulla di negativo, nemmeno inconsapevolmente. 
Quando non mediti, non c’è problema: puoi dire quello che vuoi, perché sei impotente. Ma quando mediti, devi stare attento a ogni singola parola che pronunci, perché può dare vita a qualcosa.
Secondo stadio: Chiudi la bocca e canta OM mentalmente. Prima fisicamente, poi mentalmente. A questo punto non devi più usare il corpo. La gola, la lingua, le labbra, tutto il corpo sono fermi e chiusi. Canti solo nella mente, ma il più ad alto volume possibile: come facevi con il corpo. Ora lascia che sia la mente a saturarsi.
Per la mente ci vorrà lo stesso tempo che c’è voluto per il corpo: se riuscirai a raggiungere la saturazione con il corpo entro un mese, raggiungerai in un mese anche quella della mente. Se ci hai messo sette mesi con il corpo, ci vorranno sette mesi anche per la mente. Perché il corpo e la mente non sono veramente due: sono piuttosto corpo-mente, un fenomeno psicosomatico. Una parte è corpo, l’altra è mente: il corpo è mente visibile, la mente è corpo invisibile.
Quindi lascia che l’altra parte, la parte sottile della tua personalità, sia satura, canta dentro ad alta voce. Quando la mente sarà piena, ancora più potere si libererà dentro di te. Con il primo stadio, scompare il sesso, con il secondo scomparirà l’amore. L’amore che conosci, non l’amore che conosce un Buddha. Il tuo amore scomparirà... Perché il sesso è la parte corporea dell’amore e l’amore è la parte mentale del sesso. Quando l’amore scompare, c’è ancora più pericolo. Puoi essere molto, molto fatale per gli altri. Se dici qualcosa, succederà immediatamente: ecco perché, per il secondo stadio, si consiglia il silenzio totale. Quando sei nel secondo stadio, stai completamente in silenzio.
E ci sarà la tendenza a usare il tuo potere, perché sarai molto curioso, come un bambino. Avrai così tanta energia che ti verrà voglia di vedere cosa può accadere. Ma non usarla, non essere infantile, perché il terzo passo deve ancora arrivare e ti serve l’energia. Ecco perché il sesso scompare, perché l’energia deve essere accumulata. E l’amore scompare perché deve essere accumulata l’energia sottile.
E il terzo stadio arriva quando la mente si sente satura. E te ne accorgerai quando questo accadrà, non c’è bisogno di chiedere come lo sentirai. È come quando mangi: a un certo punto senti che “Ora basta”. La mente sentirà quando sarà abbastanza, quindi inizierai il terzo stadio.
Terzo stadio: Non si usa né il corpo né la mente: come hai chiuso il corpo, ora chiudi la mente ed è facile. Quando canti da tre, quattro mesi, è molto semplice: chiudi semplicemente il corpo, chiudi semplicemente la mente.
Ascolta e sentirai un suono arrivare dal cuore del tuo cuore. L’OM sarà presente, come se qualcuno stesse cantando e tu sei solo l’ascoltatore. Questo è il terzo stadio e questo terzo passo cambierà il tuo essere totale: tutte le barriere cadranno e tutti gli ostacoli scompariranno. Quindi in media ci vorranno quasi nove mesi se ci metterai la tua totale energia.
In questo momento non puoi sentirlo come suono interiore. Il suono interiore c’è, ma è così silenzioso, così sottile che non hai ancora l’orecchio per ascoltarlo. 
L’orecchio deve essere sviluppato. Quando il corpo e la mente saranno saturi, e solo allora, avrai quell’orecchio. È il terzo orecchio, per così dire, che ti permette di ascoltare il suono che è sempre presente. È un suono cosmico, è dentro ed è fuori. Se avvicini l’orecchio a un albero è presente, se avvicini l’orecchio a una roccia è presente, ma prima il tuo corpo-mente deve essere trasceso e tu devi accumulare sempre più energia. Ci vorrà un’enorme energia per percepire il sottile…
Con il primo stadio scompare il sesso, con il secondo stadio scompare l’amore e con il terzo stadio scompare tutto quello che conosci. Non ci sei più, sei morto, scomparso, dissolto. È un fenomeno di morte e se non fuggi spaventato... Ci sarà una tendenza a scappare, perché sembra un abisso… Ci stai cadendo dentro e l’abisso è senza fondo... Sembra che non ci sia fine. 
Diventi come una piuma che cade in un abisso senza fondo: cadi e continui a cadere. E sembra che non ci sia fine.
Ti spaventerai, ti verrà voglia di scappare. Ma se fuggi tutto lo sforzo andrà sprecato. E la fuga sarà che ricomincerai a cantare OM: quella sarà la prima cosa che farai se fuggirai, perché se canti sei di nuovo nella mente, se canti a voce alta sei di nuovo nel corpo.
Quindi, quando inizi ad ascoltare, non devi cantare, perché quel canto sarà una fuga. Un mantra deve essere cantato e poi lasciato andare, un mantra è completo solo quando riesci a lasciarlo andare. Se continui a cantarlo, ti ci aggrapperai come se fosse un rifugio. Ogni volta che avrai paura, tornerai a cantare. Per questo dico di cantarlo così profondamente da saturare il corpo. Non c’è bisogno di cantare di nuovo nel corpo. La mente è satura, non c’è bisogno di cantare. Stai straripando e non c’è spazio per continuare a cantare. E a quel punto non puoi scappare.
Solo allora l’ascolto del suono senza suono diventa possibile. 



OM di notte

Durata: dieci minuti prima di andare a dormire
Primo stadio: Spegni la luce, sdraiati sul letto e chiudi gli occhi.
Secondo stadio: Espira attraverso la bocca. Inizia con l’espirazione, non inspirare, e mentre espiri attraverso la bocca canta il suono “O... O... O... O...”. Intona soltanto “O...” e lascia che la “M” venga da sé.
Quindi, espira con il suono “O...”, lascia che la bocca si chiuda quando ne ha voglia e poi arriva la “M”. 
Poi lascia che il corpo inspiri, non farlo. Se ti addormenti con la consapevolezza dell’espirazione, il tuo son­no diventerà una morte profonda. 
I sogni scompariranno: appartengono alla vita, non alla morte.
Durante il giorno, poi, mentre cammini, o da seduto, quando ti ricordi, espira profondamente, con o senza il suono OM.
Se c’è qualche emozione che ti piacerebbe rilasciare – gelosia, rabbia, tristezza, desiderio – espira con il suono OM e sentirai che se ne va...

Tecniche tratte da una compilation di Maneesha James su vari discorsi e darshan dairies di Osho.

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Estratto da:  Osho Times n. 255

Kali Yuga - Fine del matriarcato ed inizio dell’età dei conflitti

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Dobbiamo partire da varie notizie di cronaca  in cui si indicano i paesi che si affacciano sull’oceano indiano (Pakistan, India, Somalia, ecc.) come i luoghi in cui maggiormente la donna soffre di persecuzione e violenza. Ciò fa pensare e riflettere sull’inversione di tendenza nel rapporto maschile-femminile che proprio in questa area vide la nascita della parità dei generi e del rispetto verso il femmineo. Infatti, verosimilmente, sia sulle coste dell’Africa che nell’India pre-ariana, il matrismo originario sorse e prosperò.
Ma oggi osserviamo che il cambiamento nelle relazioni fra il maschile ed il femminile può essere considerato un termometro per misurare il decorso della malattia nella specie umana. Tale malattia prese origine con l’avvento dell’era oscura, definita in India Kali Yuga, che si fa risalire a circa 5000 anni fa. L’inizio di qust’era, che corrisponde al termine della guerra descritta nel Mahabarata, diede avvio ad un lento processo di degrado che portò la società egualitaria e sacrale, fino allora vigente in quasi tutto il mondo conosciuto, a deteriorarsi sotto l’influsso sempre più pressante del patriarcato e dell’avvalorazione del senso del possesso.
In Europa quello stesso periodo, definito tardo neolitico, descritto con dovizia di particolari dalla studiosa ed archeologa Marija Gimbutas si concluse con l’affermarsi del potere maschile esercitato con la violenza e con la perdita della libertà femminile (tramite l’acquisto della donna a scopo riproduttivo, guerre di razzia, perpetuazione della patrilinearità, etc.). Contemporaneamente abbiamo notizia di simili eventi accaduti anche nell’antica civiltà cinese, ove prese il sopravvento il modello prevaricatorio e controllativo del mondo femminile. Tale momento viene anche evocato nel Libro dei Mutamenti relativamente alla descrizione dell’esagramma “Il farsi Incontro” in cui si immagina il femminile che spontaneamente va incontro al maschile e di conseguenza ne riceve un giudizio negativo. Allo stesso tempo, nella lettura dei commenti, si evince che questo “farsi incontro” rappresentava il modo di funzionamento antecedente nella società. Tale mutazione nello stile dei rapporti intergenerici (uomo-donna) è stato considerato l’inizio dell’era dei conflitti (traduzione corretta del significato di Kali Yuga) e chiude la precedente era dell’incertezza (Dvapara Yuga).
Ora dobbiamo esaminare come gli antichi saggi accuratamente descrissero le caratteristiche dell’era corrente evocando una serie di avvenimenti e tendenze che sono facilmente riconoscibili in questo momento storico. Senza voler evocare calendari Maya o altre descrizioni apocalittiche più o meno credibili, riportiamo, in ogni caso, alcune affermazioni storiche certificate, vecchie di migliaia di anni.
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Riflessioni sul disfacimento morale e sociale nel  Kali Yuga.
“Trovandosi immersi nell’ignoranza, sicuri di sé, ritenendosi saggi, gli sciocchi si aggirano urtandosi a vicenda, come ciechi guidati da un cieco” (Mundaka Upanishad)
“Ora difatti è proprio l’età del ferro, né mai gli uomini cesseranno di soffrire il giorno, per le fatiche e le miserie, e la notte di struggersi per le gravi angosce che gli dei gli daranno. Né allora il padre sarà simile ai figli, né i figli al padre, né l’ospite sarà caro all’ospite, l’amico all’amico, il fratell al fratello come nel tempo passato. Essi avranno in dispregio i genitori, appena cominceranno ad invecchiare, li insulteranno con parole villane; né essi, ai genitori invecchiati, daranno il necessario per vivere, usando il diritto del più forte; infine saccheggeranno a vicenda le città. E allora non vi sarà più gratitudine per l’uomo giusto, ma piuttosto si terrà in onore l’uomo artefice di mali, la giustizia sarà nelle sue mani; il pudore non esisterà più. Il malvagio recherà danno all’uomo dabbene, agli uomini miseri sarà compagna la gelosia, amante del male dall’odioso aspetto… e non ci sarà più scampo dal male” (Esiodo, Opere e giorni).
Nel Linga Purana, antico testo Shivaita, vengono descritti gli uomini del Kali Yuga come tormentati dall’invidia, irritabili, settari, indifferenti alle conseguenze dei loro atti. Sono minacciati da malattie, da fame, da paura e da terribili calamità naturali. I loro desideri sono mal orientati, la loro scienza è usata per fini malefici. Sono disonesti.
In questo tempo sono in declino i nobili e gli agricoltori mentre la classe servile pretende di governare e di condividere con i letterati il sapere, i pasti, le sedie e i letti. I capi di stato sono per lo più di infima origine. Sono dittatori e tiranni.
“Si uccidono i feti e gli eroi. Gli operai vogliono avere ruoli intellettuali. I ladri diventano Re, le donne virtuose sono rare. La promiscuità si diffonde. La terra non produce quasi nulla in certi posti e molto in altri. I potenti si appropriano dei beni pubblici e cessano di proteggere il popolo. Sapienti di bassa lega sono onorati e partecipano a persone indegne i pericolosi segreti delle scienze. I maestri si degradano vendendo il sapere. Molti trovano rifugio nella vita errante.
“Verso la fine dello yuga gli animali diventano violenti (perché sfruttati n.d.r.).
Gli uomini dabbene si ritirano dalla vita pubblica. Anche i sacramenti e la religione sono in vendita. I mercanti disonesti. Sempre più numerose le persone che mendicano o cercano lavoro. Quasi tutti usano un linguaggio volgare e che non tiene fede alla parola data. Individui preminenti senza moralità predicano agli altri la virtù. Regna la censura… Nelle città si formano associazioni criminali. L’acqua potabile mancherà, così pure la frutta. Gli uomini perdereanno il senso dei valori. Avranno mali al ventre, ed i capelli in disordine. Verso la fine dello yuga l’aspettativa di vita non andrà oltre l’adolescenza,. I ladri deruberanno i ladri. Molti diverranno letargici e intorpiditi, le malattie saranno contagiose. Topi, serpenti e insetti tormenteranno gli uomini. Uomini affamati e impauriti si troveranno nei pressi del fiume Kausichi.
Alla fine di questa era un po’ ovunque nel mondo si diffonderanno i praticanti di riti sviati. Persone non qualificate si spacceranno da esperti. Gli uomini si uccideranno l’un l’altro e uccideranno i bambini, le donne e gli animali. I saggi saranno condannati a morte”.
Tuttavia, ancora secondo il Linga Purana, alcuni uomini potranno raggiungere in breve tempo la perfezione. In un certo senso il Kali Yuga è un periodo privilegiato. I primissimi uomini delle ere antecedenti, ancora prossimi al divino, erano saggi in una società di saggi. Ma gli ultimi uomini, questi del Kali-yuga, avvicinandosi all’annientamento, si avvicinano anche al principio in cui tutto ritorna alla sua fine. In mezzo alla decadenza morale, alle ingiustizie, alle guerre, ai conflitti sociali e alla persecuzione del femmineo, che caratterizzano la fine di questo yuga, il contatto con il divino, per via discendente, diviene più immediato.
In una società dove tutto è già perfetto, gli atti vengono compiuti automaticamente nel bene, mentre in una società degradata occorre discriminazione e coraggio.
Troviamo descrizioni di una tale fine di un’epoca persino in testi apocalittici giudeo-cristiani, compreso quello di S. Giovanni, che evidentemente si ispirano alle stesse fonti antiche sopra menzionate.
In uno Shiva Purana, nel Rudra Samhita, di molto precedente l’epoca cristiana, viene detto: “La fine del mondo attuale sarà provocata da un fuoco sottomarino, nato da un’esplosione simile a quella di un vulcano, che consumerà l’acqua che i fiumi hanno riversato nell’oceano. L’acqua traboccherà dall’oceano e inonderà la terra. Il mondo intero sarà sommerso”.
Abbiamo visto che, tra i fenomeni caratteristici del Kali Yuga troviamo la comparsa di false religioni antropocentriche che allontanano l’uomo dal suo ruolo sulla Terra e servono di pretesto alle sue predazioni, ai suoi genocidi, e lo portano infine al suicidio collettivo. Le religioni della città prendono il sopravvento sulla religione della Natura, questo è l’inizio della decadenza, che corrisponde all’affermarsi delle religioni monoteiste. Si trattava di creare delle fedi illusorie che pervertissero la vera religione della Natura. Ad esempio la creazione di queste nuove religioni (o ideologie) è avvenuta in India nella forma del giainismo e del buddismo, in Cina in forma di confucianesimo e in occidente come cristianesimo e nel medio oriente come islamismo.
Queste religioni, quali che siano stati il carattere e le intenzioni dei fondatori originari, sono diventate essenzialmente religioni “di stato”, a carattere moralistico. Hanno dato modo a un potere patriarcale centralizzato di imporre un elemento di unificazione e controllo su popolazioni diverse. Ovunque, queste religioni, pur parlando di amore, uguaglianza, carità, giustizia, sono invero pretesto e strumento per conquiste culturali e materiali. Il massacro delle popolazioni avvenuto in varie parti del mondo in mome delle religione, è un dato storico innegabile.
La posizione della donna in tutte queste religioni è secondaria e perciò giustifica l’oppressione di genere. Se e quando il femmineo sacro e la spiritualità della Natura riusciranno a trovare un autonomo e sincero modo espressivo nella nostra società, l’era oscura, e dei conflitti, potrà considerarsi conclusa.
Paolo D’Arpini
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Bibliografia:
Mahābhārata – Sri Veda Vyasa
I Ching – Libro dei Mutamenti (AA.VV.)
Shiva e Dioniso, di Alain Danielou
Il Linguaggio della Dea – Marija Gimbutas
Opere e giorni – Esiodo
Shiva Purana, Rudra Samhita, Linga Purana – Antichi testi Shivaiti
Mundaka Upanishad – Vedanta

Commento di Caterina Regazzi:
In un’epoca in cui tutti si sciacquano la bocca parlando di Amore, semplicità, ritorno alla Natura, le donne devono solo continuare ad essere e a fare quello che, silenziosamente, sono state ed hanno fatto in tutti questi secoli oscuri: esseri dedite a dare la vita, a custodirla, a coltivarla e a farla crescere; dare amore, affetto e amicizia incondizionati. Basterebbe che gli uomini prendessero esempio da noi donne rivalutando pienamente il periodo del matriarcato: niente guerre e distruzione, solo cura di sé, degli altri esseri viventi, umani e non, in una parola, della Vita. Le donne, però, non devono farsi imbrogliare dal mito del potere e dell’autonomia personale, smettendo di copiare il maschio nel suo stile competitivo, nella ricerca dell’affermazione di sé.  
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Calcata, la città invisibile...


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Avrete notato che  in Home Page del sito del Circolo  Vegetariano VV.TT. c’è la frase  “Non so nulla di Calcata,  so solo che c’è un Circolo“  ed ancora più sotto  “Esiste Calcata od esiste il Circolo?” e simili assurde affermazioni che mi hanno procurato parecchie critiche fra i “calcatesi”, i quali mi accusano di  fare discorsi assurdi e ridicoli…. La verità è che il “luogo”  ha un valore e significato solo se vissuto, percepito e descritto da chi lo abita. Ed in verità accade che ognuno  proietta e descrive il paese a propria immagine e somiglianza.  A Calcata, che è un paesino da un lato  abbandonato e dall’altro riabituato,  questo processo avviene poiché non c’è  alcuna regola  condivisa sul modo di vivere  nel luogo. Possiamo affermare che Calcata è  anarchica ed inesistente, almeno per quel che riguarda il luogo reale. Calcata in un certo senso è un paese invisibile, appare e scompare, assume le sembianze di chi lo descrive, può essere un paese ideale oppure un sito infernale, uno spazio vuoto oppure un calderone di mille iniziative, un ghetto od un esperimento alchemico e sociologico,  e così via…
 Se prendessimo  Calcata e la svuotassimo di tutti i significati che le sono stati impressi ed attribuiti vedremmo soltanto un piccolo borgo cadente ed arroccato  come ve ne sono migliaia in Italia e milioni nel mondo. Quindi la Calcata conosciuta forse non è   propriamente  un  luogo  ma un’utopia…
Utopia o comunità?
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Negli anni è andato affermandosi l’immagine di Calcata  villaggio ideale,  una proiezione mentale   al posto della  comunità reale. Calcata non è (o non potrebbe essere) un luogo puramente fisico ma nemmeno metafisico.  Calcata Utopia- significa “in nessun luogo ed in nessuna maniera”. Infatti il villaggio ideale  può essere solo fatto apparire, è  un sogno avveniristico come  la mitica Shangrilla,  simile a Castalia, quel paese immaginario di Calvino  ove si coltiva il gioco delle perle di vetro e somma di tutti gli insegnamenti passati, fatti regola.  Ma il luogo ove si vive non può essere  una  astruseria, cioè un posto  immateriale, etereo, fantasma… altrimenti il suo “essere altrove” in un tempo non scandito  ed in uno spazio assente, lo renderebbe automaticamente  non  vero…. E forse ciò è Calcata!
La necessità di inventarsi  Calcata, da parte di chi la “utilizza” come valvola di sfogo all’alienazione del mondo moderno o come mezzo di sussistenza alternativa,  avviene  a causa  della frantumazione  sociale che contraddistingue la nostra società.  Viviamo in un contesto sociale suddiviso,  apparentemente unito da una sembianza di comune appartenenza. Le persone che  abitano o visitano Calcata comunicano  attraverso l’immaginato,  sono abitanti di un mondo alla Matrix per intenderci,  fantasmi nell’antro Platonico. Ma questo “luogo” non può essere vero, mancando la condivisione reale, il senso di necessità e fatica comune, l’incontro fisico, il contatto… è un mondo in cui tutto si riduce ad una rappresentazione, uno spettacolo mediato, filtrato, manomesso….. un teatrino o  castello degli specchi. 
A Calcata viviamo come   dentro al  “Facebook”  nel quale l’interagire è demandato al pulsante di un terminal.  Allo stesso  tempo siccome capiamo che questo “sogno”  -che definiamo  “concreta realtà”- è fallace,  per sfuggirgli siamo pronti ad inventarci e dare per genuino un luogo ideale in cui rifugiarci, un paese folkloristico  del weekend,  con suoi propri  valori (basati sul vuoto)…. Calcata, la bella,  la fulgida,  per trascorrervi vacanze da artisti, per compiervi ritiri spirituali ed estetici o notti di follia rave –  per godere almeno l’illusione  di un incontro con noi stessi e con i nostri simili….
Giustamente i romani antichi usavano due parole per indicare la comunità urbanizzata. Gli insediamenti urbani non erano soltanto  luoghi (urbs) ma anche  interazioni di vita sociale (civitas).  Ecco allora che ritornando a Calcata (il luogo in cui viviamo)  ci si può chiedere  “esiste Calcata (urbs) od esiste il Circolo (civitas)?.  In verità entrambe son necessarie e   relazionate inscindibilmente, ma entrambe  debbono essere accettate ed abitate, non solo come spazio ma come presenza,  allora la fuga nell’utopia individuale di Calcata  diventa superflua, allora la ricerca dell’ipotetico “Villaggio Ideale” diviene futile,  giacché possiamo riconoscere  di essere   “presenti” in ogni luogo, ivi compresa Calcata.
Che bel risparmio di tempo e di energie! Infatti il  villaggio ideale non è che l’abito mentale del quale ci rivestiamo, l’involucro delle nostre aspirazioni, creatività, produttività e realizzazioni procrastinate all’infinito, per attuarle occorre riconoscere l’importanza del possibile e del semplice, capendo di  esser parte dell’organismo globale,  avendo il coraggio di essere noi stessi, veri nel rapporto con gli altri,  ed improvvisamente siamo tornati a casa….!
Esiste Calcata perché esiste il Circolo  ed il Circolo esiste  perché c’è Calcata.
Paolo D’Arpini
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Dal Pozzo di Daniele Sforza al Pozzo dell'I Ching


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Il cinema è l’arte del fermare le immagini. Ma questa capacità di rendere evidenti le immagini attraverso nitide forme pensiero può manifestarsi in vari aspetti della comunicazione. Questo è il caso del racconto “Dal Pozzo” di Daniele Sforza, che è un cineasta.  In esso l’autore trasmette un desiderio forte di interiorizzazione, continuamente mettendo in dubbio la funzionalità e la verità del comportamento esteriore. Infatti, nel processo dell’esteriorizzazione, spesso compiamo uno sforzo innaturale nel tentativo di soddisfare le condizioni esterne. Un meccanismo perverso che ci fa trascurare noi stessi in funzione del sentirci accettati dall’esterno.

Ritornando al tema del racconto, osservo che nel Libro dei Mutamenti (I-Ching) c’è l’esagramma “Il Pozzo”, da cui l’immagine: “...Il nobile anima il popolo durante il lavoro e lo esorta all’aiuto reciproco”.  Questa  evocazione  è così commentata da C. Gustav  Jung: “L’immagine del popolo impegnato nel vicendevole aiuto è riferito alla ripulitura del pozzo. La melma del fondo viene rimossa e per il momento nessuno può berne l’acqua”. Qui si rappresenta un momento necessario di  pulizia per poter essere successivamente in grado di fornire “chiara acqua”. L’acqua è l’elemento della comunicazione, l’acqua trasmette messaggi. E’ tempo di seria analisi per Daniele ed è forse per questo che egli fa dire ad uno dei suoi personaggi: “Non voglio più giocare”. Egli ci mostra il suo desiderio di approfondimento, lo scoprire la melma sul fondo, il capire che occorre rimuoverla se si vuole che l’acqua (la mente, la memoria) resti chiara. Daniele racconta per parafrasi il suo processo di purificazione, la contemplazione del Cuore, l’eliminazione dell’oscurità che lo nasconde. 


Ma per godere dell’acqua pulita occorre attendere pazientemente.  La decantazione è in corso… Intanto con questo suo primo racconto egli ci ha mostrato un aspetto importante della sua ricerca. Ne consiglio la lettura ai giovani ventenni che affrontano ora il momento della verità.

Paolo D’Arpini


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Recensione: “Dal Pozzo” di Daniele Sforza – Edizioni Strade. 

1 agosto 2009 - "Quella volta che volevamo andare in Ciociaria ma il destino volle che ci fermassimo a Colleferro…” – Racconto di viaggio con poesia di Gabriele D’Annunzio

Castro dei Volsci - Monumento alla Mamma Ciociara


Con tutti danni che hanno fatto i romani, prima quelli dell'impero e poi quelli del papato, almeno contribuirono a formare un’identità condivisa in terra “ciociara”.
La parola Ciociaria deriva da “cioce” le calzature di pelle appiccicate su misura al piede che per la verità venivano usate un po’ ovunque nell’Italia centrale e meridionale, ma che durarono più a lungo e furono più diffuse in terra ciociara (appunto). In verità quella che noi oggi conosciamo come la Ciociaria era un tempo una regione molto più vasta che comprendeva buona parte dell’attuale provincia sud di Roma e dell’attuale provincia di Latina. Il simbolo di questa terra è stato in epoca romana il celeberrimo "avvocato" Cicerone, così chiamato perché nato balbuziente vinse il suo difetto mantenendo in bocca una “cicerchia” (tipo di legume), in epoca medioevale fu l’abbazia di Monte Cassino a dar lustro all’area, ed in tempi moderni è stata la famosa frase di Nino Manfredi (di Ceccano) “Fusse ca fusse la vorta bbona...”.
Ma molto prima, prima ancora che nascesse Roma, la terra ciociara era abitata da una varietà di popolazioni italiche: Volsci, Ernici, Equi, Sanniti… con spruzzi di Etruschi e Greci. Oggigiorno è soprattutto l’origine “volsca” che tende ad essere matrice di riferimento culturale per molti centri della zona. Questo perché da diversi archeologi la civiltà dei Volsci viene riconosciuta come “luminosa e fertile” (molti i reperti conservati al Museo di Castro dei Volsci). Però c’è da dire che solo durante il papato la terra ciociara cominciò ad acquisire una identità comunitaria, distaccandosi pian piano da legami “antichi” con le genti del Casertano – Napoletano, del Molise e dell’Abruzzo. Nacque così la “Ciociaria” ed effettivamente questo territorio meriterebbe una propria identità bioregionale.
Infatti se dovesse scorporarsi il Lazio, come da me previsto nell'opzione del riassetto amministrativo in chiave bioregionale, le parti della provincia di Roma sud e di Latina che sono molto affini a quest’ambito potrebbero riaggregarsi in una nuova entità amministrativa. Ma questa per il momento è fantapolitica….
Ritornando comunque alle “radici” ciociare -avendo anch’io un ascendente in tal senso, essendo mio nonno paterno originario di Arpino,  decisi di visitare la terra Ciociara, il 1 agosto 2009,  invitato da un gruppo di artisti  di Castro dei Volsci che desideravano farmi  riscoprire  antichi valori di ospitalità e di solidarietà umana.
Nella mia discesa verso le origini decise di accompagnarmi la cara amica, nonché segretaria del Circolo VV.TT., Luisa Moglia. Quel che segue è il racconto della nostra avventura.


Colleferro, Segni Paliano 1 agosto 2009
Mentre aspettavamo non si sa bene cosa, un treno, una grazia, un’ispirazione, un aiuto dal destino, nella stazione di Colleferro, la porta della Ciociaria, ecco che Laura ha trovato su una lapide in pietra affissa alle pareti della biglietteria una poesia di Gabriele D’Annunzio, che sembrava scritta apposta per noi. Sarà stata dedicata alla terra Ciociara dal poeta ancor in giovane età, nel 1889, allorché visitando quelle parti restò incastrato da qualche intoppo che gli impedì di proseguire. 
Ecco il poemetto: “L’alberello. Oh tu nell’aria grigia, torto e senza fiori, alberel di Segni Paliano, che deridendo accenni di lontano alla inutile nostra impazienza…” (Gabriele D’Annunzio).
Tutto è iniziato con l’invito ricevuto da alcuni amici di Castro dei Volsci che desideravano farci conoscere il posto. Avevano predisposto tutto per riceverci: il pranzo di benvenuto al ristorante centrale, la camera nell’albergo “diffuso”, la festa serale in piazza, il raduno di vari artisti del territorio giunti a Castro dal mattino per poterci incontrare… Ma il destino ha voluto che restassimo invece bloccati alle porte della Ciociaria, a Colleferro, e che mangiassimo un tramezzino al bar della stazione e che riposassimo le esauste membra sulle panchine di pietra della stazioncina ferroviaria… in attesa di qualcosa che non sapevamo bene cosa fosse ma che alla fine, giunte le ore pomeridiane, si trasformava nell’unica possibilità rimasta: tornarcene a casa!
Ma comincio dall’inizio. Da quando decisi di affrontare il viaggio in Ciociaria, per rendere omaggio ai miei avi e per combattere la mia pigrizia inveterata. Così mi sono trovato a vivere un’avventura epica, a vari livelli…. dall’infernale al paradisiaco con tutte le vie mediane.
Mentre avevo trascorso la notte del 31 luglio in ambascie, in seguito ai rimbombi dei bassi che giungevano sin dentro casa dalla “festa” rave tecno diabolic music organizzata a Monte Gelato, musica a palla giorno e notte, con il beneplacito delle autorità (roba da matti…).
Insomma per allontanarmi dall’inferno del chiasso tecnologico mi sembrava una benedizione poter  andare a Castro dei Volsci. Ma già all’inizio sono accadute varie cosucce che mi hanno segnalato quale sarebbe stata l’energia della giornata. Appena uscito per strada ho incontrato il solito satanasso, soddisfatto dai suoi dispetti ordinari, che canticchiava maligno e quello mi è sembrato un segnale nefasto, poi ho atteso a lungo sul cavalcavia Luisa, che a mia insaputa era stata bloccata a casa sua da una assurda storia di piscina da curare lasciatale in eredità dai suoi vicini… che -bontà loro- son partiti in vacanza. La piscina si è riempita di alghe e lei ha dovuto chiamare vari tecnici, tutto dalle 6 e mezza di mattina sino alle 9 e mezza, ed ha dovuto procurarsi varie sostanze e tipi di cloro da immettere nella vasca. Poi dopo aver combattuto per tre ore con questa sua prova Karmica/piscinale è venuta a prendermi al cavalcavia dove io l’attendevo da tempo non sapendo degli intoppi.
A Roma con qualche piccola vicissitudine abbiamo raccattato Laura, sulla via Cassia,  e poi sulla Tuscolana a Cinecittà abbiamo raccolto il quarto ospite, Vincenzo, che ci aspettava alla fermata di un autobus. Poi abbiamo girato in tondo per andare a bere un cappuccino nel “baretto giusto”, infine avendo fatto il pieno di benzina ci siamo avviati sull’A1 verso Napoli. 
Giunti all’altezza di Colleferro la macchina di Luisa ha iniziato a fare rumori strani, lei si era dimenticata di ingranare la quarta ed avevamo viaggiato in terza per tutto il percorso autostradale. La spia dell’olio era rossa. Ci siamo fermati ad una piazzola e lì stavamo già pensando di chiamare un carro attrezzi in soccorso allorché abbiamo deciso di tentare la sorte ed almeno arrivare alla prima uscita. Appunto Colleferro. Per fortuna poco fuori il casello c’era il servizio ACI e lì abbiamo depositato la macchina. Il meccanico ha detto subito appena ha sentito il rumore: “il motore è fuso”.
Così siamo andati alla stazione ferroviaria di Colleferro ed abbiamo preso i biglietti per Castro dei Volsci, dopo un po’ che aspettavamo il treno l’annunciatore ha comunicato che c’era un incendio fra Ciampino ed un altra stazione che ora non ricordo, i treni viaggiavano con imprecisato ritardo, stavamo allora  meditando di tornare a Roma ma abbiamo perso il treno per indecisione... Stavamo allora  pensando di andare egualmente a Castro dei Volsci ma ormai s’era fatto troppo tardi ed i treni erano bloccati in entrambe le direzioni. Alla fine ci siamo accorti che fuori della stazione c’era un autobus che stava partendo per l’Anagnina, l’abbiamo preso al volo e dopo vari giri siamo infine giunti a casa di Laura, che ha preso la macchina e ci ha riportati qui a Calcata, me, e Luisa a Nepi, (Vincenzo si era già accasato dalla stazione Anagnina vicina alla Tuscolana).
E pensare che al ritorno a Calcata ho ricevuto una lettera di Simona che mi diceva: “Ciao Paolo, ho letto che da Etain è stato un successo sotto tutti i punti di vista. Sono contenta per voi, spero che verrà anche per me il momento di conoscere lei e il luogo. Perché non decidi un giorno insieme a Laura o Luisa o altri di venire a pranzo qui da me? Muoviti anche tu ogni tanto pigrone… un abbraccio, Simo”
Siete contenti della storia che ho raccontato?
Paolo D’Arpini,  2 agosto 2009 



P.S. Ad integrazione del presente articolo leggete la storia sulla Ciociaria scritta da Antonella Pedicelli: http://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2009/08/ciociaria-ciociaria-per-piccina-che-tu.html

………………..
Riflessioni sulle parole e sulla forma di Osho
… ho avuto la sensazione, osservandolo e leggendo alcune sue frasi, che il tempo si fermasse. Non vedo giudizio, non trovo attesa, semplicemente “esserci”, stare, in un completo e condivisibile silenzio, dove le parole acquistano una veste universale. Ci si siede e si osserva ciò che accade: è l’incontro dell’alba con la notte, del vecchio con il giovane, è la linea d’ombra che non vediamo, riflessa negli abissi oceanici; è il colore del vento che prende forma, è il gioco che non ci siamo mai concessi che ruba il suo manifestarsi ad ogni altra azione; è il nulla che semplicemente E’…. 
Per un attimo si ha quasi l’impressione di percepire il volto di Dio mentre sorride… (A.P.)

Il karma è karma ... Ma che è 'sto "karma"?


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“Ho ricevuto un malinconico commento dalla mia amica Rossella in proposito delle vie del karma, per come esse sono crudeli ed apparentemente ingiuste: "Se esiste il karma, individuale o collettivo, è un'altra legge crudele, in un mondo crudele voluto da un Dio, secondo me, crudele". 

Succede che proprio per la strumentalizzazione di questa presunta crudeltà nascono tutte quelle forme ideologiche dualistiche che  si prefiggono di comprovare la "realtà" del sogno del divenire. Queste ideologie possono essere religiose od atee, non ha importanza, possono essere rivolte a modificare la qualità del sogno oppure tout court ad ignorarne gli aspetti rivolgendo la propria attenzione al un ipotetico "aldilà". Insomma in un modo o nell'altro si da per scontato che quello che viviamo o "vivremo" (in questo mondo o nell'altro) sia l'unica realtà possibile... ed è così che si perpetua il karma, il destino dell'uomo e di tutto ciò che lo circonda. "Il destino crudele" lo definisce Rossella e con lei chissà quanti altri.... Ma a veder bene chi è Rossella e chi sono quegli altri e chi quell'io che scrive e il tu che leggi?

“Il guaio del concetto di "Dio" è che noi lo riteniamo  un ente alieno, separato da noi, per questo, guardando con gli occhi della spiritualità laica, io non apprezzo molto le religioni teiste. Nel girare in tondo versò ciò che siamo, nel "percorso" del ritorno alla nostra pienezza, che non abbiamo mai perso ma solo dimenticato, ci sembra di toccare delle "tappe". Talvolta ci piace sostare nel concetto dell'etica ma il concetto di bene e di male è un contro-altare da saltare a piè pari. Yin e Yang sono aspetti relativi alla manifestazione, come il polo positivo e negativo dell'energia elettrica che fa muovere il mondo.

Lasciamo da parte ogni spiegazione morale che non farebbe altro che creare ulteriore confusione poiché sta all'interno dell'illusione, nello specchio duale della mente, lasciamo da parte ogni concettualizzazione, vediamo se resta qualcosa... 


Qualcosa resta di sicuro, è la Coscienza che consente ogni visualizzazione e percezione, che è la "percezione" stessa. In ognuno di noi è la sola presenza reale  che illumina il senso dell'io e del tu. Senza detta coscienza non potrebbe esistere alcunché. Tu sei -io sono- quella coscienza e basta.

La coscienza non è ciò che appare nella coscienza, non è -per intenderci- sensazione, pensiero, emozione, intuizione, visione ma è quella luce che rende possibile ogni percepire. Perciò anche questa spiegazione fatta di parole non può qualificare o indicare la coscienza. E perfino questo mio, è un futile tentativo di definire l'indefinibile,  ogni definizione è contenuto e mai può essere contenitore.  Come vedi, non possiamo seguire un tracciato solido, ma possiamo almeno stabilire ciò che "non" è coscienza, neghiamo ogni costrutto, assioma, assunzione, pretesa di  descrivere ed incarnare la coscienza. Ed è proprio in questi termini che si configura la mia opposizione nei confronti delle religioni e delle ideologie. Ma  non vi è alcun obbligo a restare impantanati in un "credo" (il momento che ne hai capito le conseguenze). Solo colui che insiste nel voler credere è compartecipe del bene e del male di quel credo.  

Eppure, non è il credere anch'esso un pensiero? E non dicevamo poco fa che la coscienza  non può mai essere "rappresentata" da un pensiero, da una immagine?

Quindi, perché restare avvinghiati a qualcosa che è mera illusione, un simbolo duale del "bene e  male"? Ed inoltre, non è forse detto persino nella bibbia che l'uomo fu allontanato dal paradiso terrestre per aver voluto tastare il frutto del bene e del male? E non è detto, ancora, stavolta nel vangelo, ‘beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli?’ Ed in questo caso non è forse lo spirito della caparbietà e dell'illusione di considerarsi separati che impedisce l'accesso a quel regno? Dal tutto sorge il tutto, se dal tutto togli il tutto solo il tutto rimane!

Paolo D'Arpini 

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Meditazione - La coscienza è sempre qui ed ora...

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C’è una sostanziale  differenza, nell’atteggiamento interiore,  se noi crediamo di aver scelto il compimento di una determinata azione (o corso di azioni) oppure se noi semplicemente sentiamo di star affrontando delle contingenze (se rispondiamo  cioè allo stimolo degli eventi in corso).  Nel primo caso ci sentiamo responsabili ed abbiamo precise aspettative verso i risultati del nostro agire, nel secondo sappiamo che la nostra energia si muove in sintonia con le condizioni in cui ci troviamo e non calcoliamo di dover adempiere ad un preciso fine.   E’ evidente che nel primo caso sperimentiamo un senso di costrizione, delusione o speranza,  mentre nel secondo il nostro comportamento molto somiglia ad un gioco infantile.  
Sappiamo bene che il distacco e la quiete interiore sono un fattore importante per la riuscita, tant’è che al momento di superare un esame facciamo di tutto per sentirci rilassati, anche se -in verità-  lo sforzo stesso di rilassarci non produce l’effetto desiderato…
Eppure, nel mondo parliamo di “riuscita” in ben altri termini e cerchiamo sempre di porre l’accento sul nostro “sforzo personale”.Ma torniamo a considerare il primo caso, in cui  definiamo il nostro agire una “libera scelta”,  agendo come bulldozers e seguendo regole precise auto-imposte o subite,  affermando  “questa è la nostra decisione” e seguendola con   fede cieca.  Magari non siamo consapevoli che nel secondo caso potremmo facilmente galleggiare -o nuotare- seguendo la corrente  e che la nostra volontà  corrisponderebbe spontaneamente alla nostra disposizione innata…
Vediamo ora che i risultati ottenuti nel primo caso sono per noi frutto di preoccupazione e sconforto mentre nel secondo caso, navigando a vista, ogni risultato è una scoperta, ogni approdo un arricchimento. Ma -stranezza del caso-  sentiamo affermare nel mondo “…quello è un uomo tutto d’un pezzo e di successo che si è fatto da sé lottando con le unghie e coi denti…” e per contro “…quella persona è un sempliciotto che vive in beata innocenza, senza interessi e non sa nemmeno cosa  è bene e cosa è male…”.
Ed a questo punto vorrei chiedervi, non furono cacciati Adamo ed Eva dal paradiso terrestre proprio per aver assaggiato il frutto del bene e del male?  Eppure di tutta la Genesi questo, che mi sembra il passaggio più significativo, viene spesso descritto come una favola… in realtà è un’allegoria dell’uscita dall’armonia dell’unità primigenia e l’entrata nell’inferno della differenza, del dualismo e della separazione.
Per fortuna non dobbiamo aspettare molto (né tante e neppure una vita,  basta un momento) per capire il trucco dell’illusione, della proiezione egoica duale,  giacché l’unità e la presenza nella coscienza non è mai venuta meno, è proprio qui ed ora e non allora o domani… Paradiso ed inferno son solo paradigmi della mente, nel divenire.
Si chiedeva Eric Fromm: “essere o avere?”

Paolo D’Arpini
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