Maha Prajna Paramita Sutra



La forma non è differente dal vuoto, il vuoto non è differente dalla forma.

Forma è vuoto, vuoto è forma. Ciò vale anche per gli altri quattro elementi: sensazione, percezione, discriminazione, coscienza.

Non esistono occhio, orecchio, naso, lingua, corpo, intelletto.
Non c'è il mondo che si vede né il mondo della coscienza, non ci sono tenebre né fine delle tenebre, né vecchiaia né morte, né inesistenza di vecchiaia e di morte.

Non ci sono le quattro verità: sofferenza, causa della sofferenza, distruzione della sofferenza, ottuplice sentiero.

Non esiste nè saggezza nè miglioramento in quanto non c'è nulla da raggiungere.

Il Bodhisattwa mediante la Prajna Paramita supera tutti gli ostacoli ed è libero.

Essendo libero non esiste più paura, gli errori e le illusioni vengono allontanati e si arriva al Nirvana."

In cerca di storie... alla scoperta del territorio falisco




Attorno al luogo sacrale del Soratte, tra il bacino del Treja e la bassa valle del Tevere, si stende il territorio, che fu abitato dal XV al III secolo avanti l'era volgare dai Falisci. Attraversare questa contrada è assai interessante per il naturalista, sebbene essa sia quasi impervia ed assai faticosa.

Faleria, Calcata, Mazzano, Magliano Romano, etc. sono siti dell'alta valle del Treja o dei suoi affluenti, i paesi sparsi su un terreno ondulato, tormentato da quei profondi burroni. Il varcare queste forre non è sempre impresa facile là dove mancano le strade. Non c'è da pensare né all'automobile né al motociclo: di cavalli od asini pochi ve ne sono, né si possono avere a nolo. I luoghi sono in generale troppo privi di ombra per prestarsi alle escursioni esclusivamente pedestri.

La bicicletta forse è uno strumento adatto, sebbene spesso bisogna rassegnarsi a condursela a mano, o peggio, a portarsela in spalla, allora la passeggiata assume presso a poco la fisionomia di un cross country. Ma le divagazioni primaverili ed autunnali su questo suolo pittoresco, situato fra le vette blandamente coniche dei vulcani Cimini e Sabatini e le rudi scogliere solitarie di Sant'Oreste, sono piene d'incanto. Si può vagare alla ventura dappertutto dove le strade o i sentieri serpeggiano, sicuri di trovar pascolo alla curiosità, alla meditazione e allo studio. Talora il cammino è ombreggiato da fitte boscaglie falle di grossi ed annosi ceppi di ontano, di faggio, di quercia mozzati in gioventù all'altezza di un metro, e da allora coronati ad ogni stagione da ciuffi di polloni giovani che si recidono ogni due o tre anni. Vaste estensioni, tenute in questa forma speciale di ceduo forniscono a Roma la legna sottile per l'uso domestico.

Centinaia di migliaia dì piccole fascine tutte eguali, saldamente legate in vincoli dì rami attorcigliati, appoggiate le une alle altre, formano immensi depositi, dì cento o più metri di lunghezza per cinquanta dì larghezza. Una capanna o una tana scavata nel tufo ricovera ì poveri custodì. Nelle boscaglie adiacenti corrono numerose le lepri e dicesi anche che vi sì nascondano i cinghiali. Campagnano fu anzi un tempo famoso per le cacce riservate, abbondantissime dì questa grossa selvaggina. Ma per il turista il cinghiale è un po' come il camoscio per l'alpinista. È ben certo che l'animale c'è, ma pochi lo vedono. Certi valloni che nelle bassure raccolgono un po' d'acqua semistagnante, o trasudano umidità dai fianchi, verdeggiano più dei terreni alti che lì dominano, ed invece dei poveri vigneti scaglionati sui pendii, sì distendono sul loro fondo grandi praterie magre, e povere di fiorì, infestate, dagli asfodeli, cariche dì lumachelle, ove pascolano gravemente mandrie dì vaccine grigie a lunghe conia. In qualche luogo è invece il formicolio dì greggi dì pecore da cui sopra-vantano colle spalle i becchi puzzolenti lentamente brucanti sul maggese, guardate intorno da ringhiosi cani maremmani cattivi nell'aspetto, e dai quali si può attendere tutto.

Se l'abbaiare astioso dì questi animali semiferoci minaccia il ciclista, deve mettersi in volata se il terreno glielo permette o scendere dì macchina per evitare gli acuti loro denti. Nei bassifondi sì trovano anche qui gli abbeveratoi caratteristici della campagna romana, lunghi, stretti, colla bocca d'acqua ad una testata: acque tutte malefiche, calde, torbide, abbondanti dì microrganismi. Un silenzio indisturbato incombe sopra questa contrada selvaggia: né canti, né rumori dì carri o dì persone. Solo da qualche eminenza sì scorge lontano nell'aria, la scarna fila dei pali dì ferro che sostiene la conduttura dei tram elettrico da Civita Castellana a Roma. In certe epoche dell'anno un sordo galoppo avverte nella mattinata che delle artiglierie sono condotte per i tiri dal Campo dì Bracciano a qualche vallone. Allora su certe eminenze perimetrali alla zona di tiro si inalberano dei bandieroni rossi, che delimitano ì luoghi pericolosi. Le batterie, spariscono nascoste coi cassoni, piazzate giù il più basso possibile. Soltanto il rombo prolungato degli spari che sì diffonde a intervalli, e, a grande distanza, un lieve fumo su dì un clivo colpito dalle granate, rivelano la presenza delle macchine da guerra. Il mistero copre l'insidia dì quest'arte micidiale, che mira un bersaglio nascosto e lo colpisce a tradimento senza poter neppure contemplare la distruzione che opera, ed è per vedere quest'invisibile che su qualche dosso si raccolgono, in gruppi eleganti, le nere figure degli ufficiali muniti dì binocoli, corruscanti nei riflessi del sole. Le scarse acque che scorrono nei borri incisi profondamente nel terreno vulcanico, lambiscono in qualche posto alte sfaldature dì rocce inaccessibili.

Questi villaggi hanno serbato dei tempi feudali l'impronta minacciosa, ma quasi tutti sono privi dì avanzi monumentali notevoli. Gli squarci delle rocce si prestano a creare ì contrasti più pittoreschi dì pianori rotti da precipizi, dì praterie e dì boschi, dì straducole inerpicantesi su per ì fianchi dirupati come nei presepi natalizi, percorse nel passato da asinelli e da uomini colle brache corte, in carovana, da donne cariche sul capo dì grossi fardelli, in acconciature caratteristiche ed in vestimenta, che, almeno nel colore, conservano l'uniformità dì un costume locale.

Tale è il paese notevole per tante particolarità che sì estende fra la Flaminia e la Cassia, a nord dì Veio e a sud dì Falerii, dominato dal Soratte, bagnato dal Treja, in più luoghi solcato dalle antiche vie romane ancor lastricate dai grandi poligoni dì selce che sfidano le alluvioni e l'aratro come se fossero rocce radicate nel suolo, incrociate qua e là da ben più antichi avanzi dì strade falische, così che quando le legioni romane lo attraversarono nei primi tempi, esse calpestavano già le necropoli etrusche, ricche da secoli dei prodotti dì un'arte propria, e di non spregevoli imitazioni locali degli splendori ellenici. Queste terre che ì Falisci avevano fecondato colla loro antichissima civiltà, cominciata nel XV e finita nel III secolo avanti l'era volgare, ci hanno serbato molti reperti degni dì ammirazione, che ora sono raccolti nel i museo di Forte Sangallo a Civita ed in quello dì Villa Giulia a Roma, poco fuori dì Porta del Popolo, messe ricca, che potrebbe certo decuplicare con tutta facilità se più larghi mezzi permettessero altri scavi.

(Tratto dal libro: I racconti dalla Città Invisibile, a cura di Paolo D'Arpini)

"La civiltà della Dea" di Marija Gimbutas e il messaggio gilanico di Mariagrazia Pelaia

Calcata. Discorso bioregionale al Circolo  vegetariano VV.TT

Mariagrazia Pelaia è impegnata da anni nel "sentiero" bioregionale e nella riscoperta di valori matriarcali ed  in diverse occasioni abbiamo potuto confrontarci su questo  tema  e sulla visione ecologista profonda, pur non pubblicamente data la sua ritrosia a "comparire" in pubblico. 

Mariagrazia si sta occupando della truduzione italiana del trattato "gilanico" per eccellenza: la ricerca sul periodo matriarcale dell'antica Europa effettuata  dell'archeologa lituana/americana Marija Gimbutas. Quanto prima avremo perciò  la fortuna, grazie a Mariagrazia, di poter leggere questi "vangeli della Dea"  in italiano.

Joseph Campbell e Ashley Montagu ritennero paragonabile il contributo scientifico di Marija Gimbutas alla Stele di Rosetta e la decifrazione dei geroglifici egizi. Campbell scrisse la prefazione ad una edizione del The Language of the Goddess (1989), prima che la Gimbutas morisse, e spesso diceva di quanto profondamente si rammaricasse che le sue ricerche sulle culture del neolitico dell'Europa non fossero disponibili nel tempo in cui lui stava scrivendo The Masks of God. I suoi articoli sono archiviati insieme con quelli della Gimbutas alla "Joseph Campbell and Marija Gimbutas library", al Pacifica Graduate Institute (Wikipedia).

Contemporaneamente al grosso impegno letterario Mariagrazia Pelaia si occupa della creazione di nuove ricette vegane in sintonia con il veniente periodo ecozoico, auspicato da Thomas Berry. Insomma il suo impegno nel campo dell'ecologia e della cultura tocca vari argomenti utili a migliorare la qualità della vita nella società moderna. Anche attraverso la conoscenza degli archetipi primordiali e le forme della bellezza estetica al femminile.  

Ed è proprio seguendo la traccia di una  riscoperta della bellezza  che  Mariagrazia Pelaia, attraverso le testimonianze artistiche scoperte dalla Gimbutas, renderà evidente  l’influsso del paesaggio  e dell’arte naturalistica, un progetto utile anche a fissare dei nuovi, seri, criteri di vivibilità ambientale.

“Quell'estremo rispetto dei luoghi in cui l’intelligenza e la forza dell’uomo si sono esercitate e sviluppate a diretto contatto con la natura...” (Antonello Palieri).

Il traguardo morale della pratica dell'ecologia profonda  è quello di inserire nella quotidianità lo stimolo alla ricerca ed alla riflessione spirituale integrandolo con gli aspetti laici della nostra esistenza. 


Un’altra considerazione che ritengo utile  portare in luce, nell'opera di Mariagrazia,   è quella del riallineamento con i canoni della natura. Infatti malgrado la dovizia di doni benefici offerti alla vita di ognuno la Terra sta riflettendo il grande cataclisma di una umanità che vuole ribellarsi alla vita. Il riallacciarsi all’aura della Terra, e l’aiuto spontaneo offerto alla trasformazione spirituale, è il dovere al quale noi umani siamo chiamati in questo momento cruciale della storia dell’uomo.

Da non trascurare, comunque, l’aspetto filosofico della riscoperta di valori gilanici e naturalistici, in chiave di attualità ecologica profonda e spirituale, poiché necessariamente, come evidenzia il filosofo Aurelio Rizzacasa: “…dopo varie forme concepite nella pluralità dei millenni del pensiero occidentale la filosofia deve tornare alle origini per farsi consapevole che la verità si svela e si occulta in una perenne ricerca che coinvolge l’uomo in un dialogo con se stesso e con gli altri. Quanto detto si produce in un’avventura nella quale l’umanità costruisce il suo futuro nel libero spazio della sua spiritualità interiore”.

Paolo D'Arpini



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Alcune precisazioni: il primo volume del libro è già a disposizione del pubblico nel sito di Stampa Alternativa www.stampalternativa.it e a fine agosto sarà nelle librerie. Il secondo uscirà fra qualche mese, forse a inizio anno prossimo. Queste le indicazioni bibliografiche: Marija Gimbutas, "La civiltà della Dea", traduzione e cura di Mariagrazia Pelaia, Stampa alternativa, Viterbo 2012.


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Nota aggiunta. 

Segnalo i nomi dei personaggi ripresi  nella foto soprastante. 
A sinistra si può osservare il poeta bioregionalista americano, Jim Koller.
A destra, gesticolante, l'autore dell'articolo, Paolo D'Arpini   

Buddismo - Il sogno di questa vita... e la vera scala dei valori nella visione Chan



Per una corroborazione della visione spirituale buddista pubblico volentieri questa lettera-articolo  che ricevetti alcuni anni fa dall'amico e spiritualista laico  Alberto Mengoni, un insegnante di Chan cinese. Il Chan è sicuramente di derivazione buddista (la parola è una storpiatura di Dhyan, che significa meditazione in sanscrito) ma questo saggio di Alberto mi ha fatto pensare alla visione di Wang Tzi, molto puntata sulla “rinuncia” alle cose del mondo. Ho trovato questa coincidenza di buon auspicio per il “sogno di questa vita” a cui lo stesso  Alberto fa  menzione… (Paolo D’Arpini)



La  vera scala dei valori

Spesso mi trovo a farmi la domanda di come, in questo mondo, venga considerato chi aderisce, pratica e si affida totalmente ad una dottrina spirituale di tipo trascendente, come il Chan. Di sicuro, non nel modo giusto. Sappiamo, e vediamo, che sovente il mondo attribuisce grandissima importanza a tutte quelle persone che, per i loro meriti karmici, hanno raggiunto le vette della notorietà, della ricchezza e della fama, grazie alla loro volontà, la bellezza e le capacità personali. Stiamo parlando, infatti, di personaggi famosi, come i vari divi del cinema e dello spettacolo, gli assi dello sport, i capi di stato e di governo, i nobili ed i ricchi miliardari.

Tutte queste persone primeggiano sui titoli dei giornali e nelle cronache, nei resoconti storici e nelle leggende popolari. Oltre al fatto di essere considerati i primi nella scala dei valori di questo mondo, tutti questi individui famosi, sono stati da sempre una sorta di attrazione calamitante per le menti delle cosiddette persone comuni. Si è perfino inventato un neologismo, etichettando come `vip´ (very important person), tutte quelle persone che, per un motivo o per l´altro, sono assurte alle vette della notorietà e della fama, idolatrate dalle folle e volutamente imitate nei loro modi comportamentali, così da tracciare perfino delle mode seguite ciecamente dai `comuni mortali´.
Vediamo, infatti, che tutti i mezzi di comunicazione attualmente attivi, compresi quelli più riservati, come i giornalini di quartiere, dedicano innumerevoli servizi figurativi e verbali a questi personaggi famosi. A volte, perfino coloro che sono riusciti a farsi un nome in ambito strettamente locale, diventano degli idoli per la massa di gente che quotidianamente sgomita nell´anonimo grigiore delle loro vite da `persone qualunque´. E, quindi, si può immaginare quanto desiderio e quanta voglia di arrivismo può sorgere nelle menti di queste persone cosiddette `comuni´. Fin dall´infanzia, la maggior parte delle persone anela di diventare `qualcuno´. E gli stessi genitori, magari frustrati dalla loro stessa condizione di perfetti sconosciuti, bramano ardentemente che i loro figli possano riscattare il loro anonimato, possano far diventare `famoso´ il nome della loro casata, così da vantarsi, potersi rallegrare e agghindarsi di `gloria riflessa´, grazie al successo eventuale ottenuto dalla loro prole. Perciò, solamente il bisogno di successo e notorietà che, molto spesso, porta anche relativa ricchezza e benessere, è tutto ciò che gli esseri umani ordinari sentono di dover inseguire. Gli individui di sesso maschile propendono per il desiderio di potere e di successo nella politica, nella finanza, nell´arte e nello spettacolo, proponendo agli altri le loro personali capacità di intelligenza, di forza e di coraggio. 

Di converso, le donne cercano, il più delle volte, di affidarsi alla loro bellezza, al fascino ed alla grazia, per poter effettuare la loro personale scalata al successo e alla tranquillità economica. Resta, tuttavia, il tentativo comune di aprirsi una strada maestra attraverso la massa di individui che resteranno totalmente anonimi e sconosciuti, almeno fino a che qualcuno non scriverà per sempre il loro nome su una fredda lapide di marmo. In effetti, a quel punto, tutti ritorneranno ad essere uguali e accomunati nel simile destino… Allora, questo desiderio di successo e gratificazione, dove porta mai e fin dove ha un qualche vero valore? Questa domanda in primis dovrebbe essere fatta agli educatori e agli insegnanti, cosicchè possano riproporla ai bambini che iniziano la loro vita nelle aule scolastiche di questa nostra degenerata società, spiegando loro che, appunto, l´inseguire il successo e la gratificazione mondana non porta da nessuna parte ma, anzi, fa solo dolorosamente ritornare in questa dimensione di vita materiale, la cui legge di natura è giustappunto l´impermanenza ed il cambiamento, che sono i comuni marchi della sofferenza.

Che il desiderio e la brama di ottenimenti mondani, quali il successo e la notorietà, che apparentemente dovrebbero apportare felicità e benessere, portino invece alla cupa sofferenza viene dimostrato dal fatto che, in questo sistema di mondo, nessuno vi è rimasto per sempre. Tutti, infatti, debbono morire e questo fatto fa sì che tutti, prima o poi, passino da una provvisoria e ingannevole felicità di una apparente `vita reale´ ad una sostanziale e terribile constatazione della propria sparizione. Perciò, quanto potrà durare quella effimera felicità provocata da un effimero successo mondano? E poi, per quanto un individuo si sforzi di ottenere i primi posti nella `scala dei valori´ di questo sistema-mondo, in questa nostra struttura sociale vi sarà sempre la paura di una perdita di tutto ciò che si è raggiunto e di un possibile cambiamento di situazione. Quante persone che, pure, erano arrivate all´apice del successo e della notorietà, del potere e del comando, dopo poco tempo o, al massimo, dopo qualche anno, non si sentono più nemmeno nominare e, ad un certo punto, sono svaniti nel nulla? Inoltre, tutta la loro presunzione, la loro orgogliosa supremazia sugli altri individui non li ha mai portati ad essere `veramente´ diversi dalle altre persone. Infatti, chiunque è arrivato in alto, è condizionato a credere ciecamente alla `realtà´ dei suoi ammiratori, e aderisce senza scampo alla illusorietà di questo mondo irreale. Perciò, dal punto di vista della “Verità Suprema” tutti coloro che ambiscono ai posti di potere di questo mondo sono i peggiori illusi e sono anche quelli che pagheranno il karma più amaro.

Gesù Cristo disse “è più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, piuttosto che un ricco entri nel Regno dei Cieli”. Questo per confermare che proprio le posizioni che gli stolti ambiscono di più, cioè il ruolo di `vip´, sono le più pericolose e rischiose dal punto di vista spirituale. Quel punto di vista che riguarda proprio la `vita´ successiva che ciascun individuo dovrà ripetere dopo quella attuale, almeno fino a chè non sarà Illuminato, e quindi finchè non avrà finalmente compreso l´inutilità di ritornare in questa dimensione `samsarica´ a rincorrere inutilmente un´illusoria felicità mondana (che non viene mai raggiunta, o almeno, conservata), comprendendo solo allora la necessità di `annullarsi´ in un definitivo e assoluto NIRVANA.

Parliamo ora della vera `Scala dei Valori´. Quella che permette di arrivare alla finale comprensione di questa Verità del “Grande Vuoto”. Di solito, tutti i Grandi Esseri che coltivano la mente spirituale, vivono nell´anonimato e sono ben lieti di rimanervi. Solo in rare e determinate occasioni, essi arrivano alla notorietà. Ma si tratta di situazioni obbligate, mirate, per cercare di spingere gli altri esseri a dirigersi verso la religione e la spiritualità. Vediamo che in tutte le Religioni vi sono personalità famose che, in certi casi, hanno una notorietà ed importanza anche sul piano sociale e mondano. Questo non vuol dire che essi siano gratificati da questa loro notorietà né che, quando sono invitati da Capi di Stato o dai `media´ dell´informazione, essi siano felici di venire fotografati, filmati o intervistati, come quei `vip´ di cui si è parlato prima.

Io credo che se qualcuno è un vero `Mahatma´, cioè una Grande-Anima, considera anche queste incombenze mondane come un `servizio´, una sorta di dovere per il bene comune e per l´espansione di una fede e di una visione religiosa tesa a aggregare tutte le coscienze sui veri valori dell´esistenza. Tuttavia, vi sono molti `esseri illuminati´ che però restano nascosti nell´anonimato, dato che il loro `karma´ spirituale non impone di proporsi apertamente, né di mostrarsi al grande pubblico. Costoro hanno veramente `compreso´ la realtà della manifestazione, e di conseguenza hanno individuato il nucleo universale di questa Suprema Realtà, o Verità. Direttamente al loro interno, essi hanno `sentito´ la Mente Unica che gli ha parlato, e hanno saputo ascoltare senza intromettersi e senza attribuirsi l´identità di questa Verità. Perciò, adesso sono pronti ad abbandonare, senza rimpianti né attaccamenti, la realtà apparente di questa vita. Per essi, i fenomeni e le forme di questo mondo sono, con parole di Shankaracharya, “simili ad escrementi di corvi”, vale a dire, senza alcuna vera importanza. Perciò, che valore può avere per essi l´inseguimento di poteri e successi mondani, di notorietà e fama, di gratificazione e benessere economico, dato che essi conoscono la verità dell´impermanenza, del mutamento e della vacuità di tutte le cose? 

Dunque, concludendo, la cosiddetta `Scala dei Valori´ di questo mondo, è veramente `quella´ che dobbiame salire? O piuttosto, la vera `Scala dei Valori´ è quella che va in modo naturale verso l´alto, cioè verso le supreme sommità dell´Essere, verso il Cielo, verso l´Assoluto? E voi, che vi ritenete persone `spirituali´, verso quale `Scala dei Valori´ state tendendo? Se vi gloriate della vostra notorietà, se intimamente gioite di questo, anche se siete dei riconosciuti `Maestri´, non siete certo interessati alla vera `Scala dei Valori´. Ed allora, avete ancora un po´ di tempo per ravvedervi e ritornare sulla retta Via. Almeno, finché siete ancora in vita. In questo apparente sogno chiamato “vita”.

Aliberth (Alberto Mengoni)


Articolo collegato: 

Correva l'anno di grazia 2009... il 18 luglio l'antipapa Paolo D'Arpini visitava Viterbo


Risultati immagini per paolo d'arpini antipapa

Felicemente portata a termine la visita antipapale di Paolo D'Arpini,
il quale è giunto a Viterbo Bagnaia in mattinata ed ha potuto
incontrare tre amici al bar, raggiungendo in tal modo il totale di
quattro, numero perfetto per una riunione laica "altra" (odi la
canzone "eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il
mondo..").

Sono state così gettate le basi per una società veramente laica nella
città dei papi (e degli antipapi).

"Andiamo oltre la religione e l'ideologia!" Ha affermato il D'Arpini,
confortato e coadiuvato nell'intento dall'avvocato Vittorio Marinelli
di European Consumers e dagli altri due amici presenti all'incontro
semiclandestino in un baretto di Bagnaia, davanti ad una birretta, due
caffè ed un cappuccino.

Nel mentre fuori, nella piazza, un nutrito numero di agenti in
borghese controllava che non venissero infrante norme dello stato o
della chiesa. E non essendo state rilevate infrazioni, né prove di
sedizione religiosa o politica (a parte le opinioni personali espresse
dal gruppetto), nessuno dei partecipanti alla "rimpatriata laica" è
stato incriminato o arrestato.

"Già un risultato positivo lo abbiamo ottenuto!" Ha commentato il
D'Arpini, in veste d'antipapa (vedi foto soprastante). Comunque
chiedendosi: "Che fine avrà fatto l'ultimo antipapa Benedetto XVI, non
questo Ratzinger ma quello del 15 secolo che infine si sottomise ad
Alessandro VI...?!". "Inoltre, chissà se la precedente esistenza di un
Benedetto XVI non dovrebbe far sì che Ratzinger avesse il numero
XVII..? O forse no, poiché il XVII è considerato infausto?".

Ma il dubbio atroce del D'Arpini è stato prontamente fugato dai
presenti che all'unisono hanno dichiarato che questi discorsi non
hanno né capo né coda e che a loro non gliene fregava niente di questi
numeri!

Il sedicente antipapa, Paolo D'Arpini, ha infine ringraziato la
popolazione viterbese per la calda accoglienza (c'erano almeno 30
gradi all'ombra), le forze dell'ordine (per aver mantenuto una
ragionevole calma) e gli organi d'informazione (per aver ignorato
l'evento).


La prossima visita dell'antipapa a Viterbo, forse a dorso d'asino, è
prevista per il 3 settembre 2009 in occasione del trasporto della
macchina di Santa Rosa.


Ufficio Stampa Antipapale
Viterbo Bagnaia - 18 luglio 2009



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Prove a sostegno del misfatto:

Commento di Red@ttore: “Non avevo alcun dubbio che alla rimpatriata laica potessero partecipare 4 persone: la crisi delle vocazioni (religiose ed ANTI )è ben più profonda della crisi economica. Ero certo che all'oceanica manifestazione avrebbero vigilato "qualche decina di poliziotti in borghese": Paolo D'Arpini sicuramente è segnalato alle questure di tutta Italia come uomo mite e pacifista, però le sue idee ed iniziative sono un po' RIVOLUZIONARIE e DESTABILIZZANTI..”
http://www.viviviterbo.it/node/38290


Destati, oh uomo, dall’illusione della superficialità e della separazione…



Destati, oh uomo, dall’illusione della superficialità e della separazione. Riconosci la tua appartenenza inscindibile alla vita. 

Nel tuo viaggio di ritorno a casa hai dimenticato chi sei, inebriandoti nella vanità del possesso materiale. 

Hai avuto paura di nuotare, di galleggiare,  nel grande flusso della vita e ti sei fermato sulle  sponde duali dell’istinto e della ragione.  Scopri orsù l’Ulisse indomito che è in te, oh uomo, non arrenderti alle sirene dell’oblio.  

Perché  ti limiti a vagare nelle nebbie oscure,  seguendo tracce in tondo in tondo,  ignorando l’intuizione dell’intelletto? Scopri ora il segreto della tua vera identità, non manipolare i segnali chiari della conoscenza interiore, assicurati che il loro significato ti sia comprensibile, osserva vigile…   

Guarda, hai creato religioni e dottrine, ti sei abbagliato nelle ideologie, hai imprigionato la tua mente rendendola serva della limitazione e dell’inferiorità. Hai creduto ottusamente nella scienza legittimando così la sola dimensione materiale. Hai sostituito la consapevolezza innata  dell'essere con la sterile informazione sul divenire. La tua cultura è accumulazione. La tua sperimentazione si è arresa passivamente alla dialettica, ti sei lasciato abbindolare, ubriaco di nozioni sterili, e vaghi untuosamente  pregno di niente, tronfio e senza  discernimento preda d’inganno e  truffa auto-indotti.  In  balia di stimoli malsani, oh mio buon uomo,  hai serrato gli occhi alla verità  cedendo all’orgia sfrenata della finzione e -nella tua ignoranza-  l’hai definita “successo”.   

Uomo, dimmi dunque, perché hai rinunciato all’amore per prostituirti in un contratto? Perché hai reso funzionale il ruolo dello Yin e dello Yang impedendone l’incontro?  E’ tempo buono ora che tu veda quel che hai costruito dentro e fuori di te, guarda attentamente quel che hai fatto al tuo cibo, come hai avvelenato la tua acqua la tua aria, come hai manipolato il tuo corpo e la tua mente. Questo è solo il retroscena della tua caparbia illusione… 

Tu hai sostituito il sacro con il rito, hai chiamato la guerra giustizia, hai accettato la sudditanza definendola libertà,  hai diffuso  la dipendenza e l’insolvenza stabilendo l’economia.   Ora scopri il risultato: paura rabbia frustrazione repressione odio stupidità. Oh uomo è  il tempo giusto per te di risvegliarti, oh uomo benedetto.

Paolo D’Arpini

Il tempio della spiritualità della natura e l'arte di vivere in un luogo senza danneggiarlo



La mia vita è una continua scoperta, un viaggio leggero, senza bagagli ingombranti. Tutto ciò che faccio, pur essendo estremamente significativo, è sempre nell’ambito dell’oggi, del carpe diem. Infatti  non ho accumulato alcunché e se qualcosa è stata accumulata nel corso degli anni ho anche provveduto ad abbandonarla. Perciò non ho nulla da difendere e quindi il “mio campo” è un campo in cui crolli e cambiamenti, scavi e riempimenti avvengono in continuazione come natura comanda, con poco o nulla di mio intervento intenzionale.

Questo è un bene ed un male allo stesso tempo, dal punto di vista personale è un bene perché in tal modo non persiste  attaccamento verso una specifica forma, ma  è un male, dal punto di vista sociale,  perché  poco o nulla di costruito è a me riferibile… 

Tanti anni fa, quando mi trasferii a Calcata, ebbi l'ispirazione  di denominare un pezzo di terra di cui ero  il custode “Tempio della Spiritualità della Natura”, un’idea buona anche per esaltare valori estetici naturali. Per il mio “tempio della natura” c'erano le premesse di una grande edificazione… ma –ahimé- c’ero anch’io e -come sapete- io amo “inneggiare ed evocare” ed anche "costruire" senza curarmi di conservare. Eppure  solo ora quel "tempio" è veramente della Natura, ora che è abbandonato a se stesso e le sue strutture stanno pian piano sfaldandosi e ritornando alla madre terra.

Il tempio, me assente,  è rimasto un terreno  “lasciato agli impulsi spontanei creativi della natura e delle sue creature”. 

Ma partendo da quel  luogo ho appreso una nuova visione. La visione del bioregionalismo, dell'ecologia profonda e della spiritualità della natura  applicati ad ogni luogo in cui mi trovo. Vivendo  un diretto contatto con la natura, con gli animali, con le piante e con gli umani. 

Non più uno specifico luogo fisico il Tempio della Spiritualità della Natura  è diventato un approccio olistico, un incontro riavvicinato con il luogo, in modo da trarne un senso di appartenenza e di presenza. Teoricamente questo è un discorso ancora molto sentito in alcune  comunità rurali originarie, come sicuramente furono anche  i vecchi contadini  di Treia, ove ora porto avanti l'esperimento, che vissero nel luogo e per il luogo sino alla loro  morte.  

Paolo D'Arpini

Storie zen e contraddizioni metafisiche



Dialogo commerciale per avere alloggio

Qualunque monaco girovago può fermarsi in un tempio Zen, a patto che sostenga coi preti del posto una discussione sul Buddismo e ne esca vittorioso. Se invece perde, deve andarsene via.
In un tempio vivevano due confratelli monaci. Il più anziano era istruito, ma il più giovane era sciocco ed aveva un occhio solo. Arrivò un monaco girovago e chiese di sostenere il dibattito. Il monaco anziano, affaticato dal molto studio, disse al giovane: "Vai tu e chiedigli il dialogo muto". I due andarono a sedersi nel tempio. Poco dopo il viaggiatore torno` dall'anziano e gli disse: "Il tuo giovane fratello e` straordinario, mi ha battuto". "Raccontami del colloquio" gli chiese l'anziano. "Beh, per prima cosa" spiego` il viaggiatore "io ho alzato un dito, che rappresenta Buddha, l'Illuminato. E lui ha alzato due dita, per dire Buddha e il suo insegnamento. Io ho alzato tre dita per rappresentare Buddha, il suo insegnamento e i suoi seguaci, che vivono la vita armoniosa. Allora lui mi ha scosso il pugno davanti alla faccia per mostrarmi che tutti e tre derivano da una sola realizzazione. Sicchè ha vinto e io non ho nessun diritto di fermarmi". Detto questo il girovago se ne andò. "Dov'è quel tale?" domando` il monaco giovane, correndo dal fratello più anziano.
"Ho saputo che hai vinto il dibattito".
"Io non ho vinto un bel niente. Voglio solo picchiare quell'individuo".
"Raccontami la vostra discussione" lo prego` l'anziano.
"Accidenti, non appena lui mi ha visto, ha alzato un dito, insultandomi con l'allusione che ho un occhio solo. Dal momento che era un forestiero, ho pensato che dovevo essere cortese con lui ed ho alzato due dita congratulandomi che avesse due occhi...Poi quel miserabile villano ha alzato tre dita per dire che tra tutti e due avevamo solo tre occhi. Allora ho perso la tramontana e sono balzato in piedi per dargli un pugno, ma lui e` scappato via e cosi` e` finita".

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Tutto è il migliore

Camminando per un mercato, Banzan colse un dialogo tra un macellaio e un suo cliente.
"Dammi il miglior pezzo di carne che hai" disse il cliente.
"Nella mia bottega tutto è il migliore" ribatté il macellaio. "Qui non trovi un pezzo di carne che non sia il migliore".
A queste parole Banzan fu illuminato.

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La mano di Mokusen

Mokusen viveva in un tempio in una cittadina di montagna. Uno dei suoi seguaci si lamento` con lui dell'avarizia della moglie. Mokusen ando` a trovare quella moglie e le mise davanti al naso il pugno chiuso. "Che cosa vuoi dire con questo?" Chiese stupita la donna.
"Supponi che il mio pugno fosse sempre cosi`. Come lo definiresti?" Le chiese Mokusen.
"Deforme" rispose lei.
Allora Mokusen spalancò la mano davanti al viso della donna e disse: "E ora supponi che fosse sempre cosi`. Che cosa diresti?".
"Che e` un altro tipo di deformità" disse la donna.
"Se capisci questo" concluse Mokusen "sei una buona moglie" e andò via.
Dopo quella visita, la donna aiutò il marito non soltanto a risparmiare, ma anche a distribuire.

 (F.V.)


Liberamente tratte da '101 Storie Zen' a cura di Nyogen Senzaki e Paul Reps ed. Adelphi

Emisferi cerebrali e intelligenza evolutiva al maschile ed al femminile



Il cervello si è visto essere formato da due parti collegate tra loro, chiamate emisferi cerebrali: quello sinistro e’ la parte piu’’razionale’, quello destro la parte piu’ sensibile e creativa. (Sperry R., 81; Trimarchi M., 82).

Vediamo meglio cosa dicono i recenti studi scientifici basati su tecnologie, dette ‘Brain imaging’, che permettono di vedere quali parti del cervello si mettono in funzione maggiormente durante certi pensieri, parole e azioni.

Da queste ‘mappe del cervello’ risulta che il pensiero razionale e il linguaggio attivano nella maggior parte dei casi l’emisfero sinistro, che e’ simile a un computer, in quanto accumula i dati delle esperienze in memoria e li ripete su richiesta. La parte destra del cervello e’ attivata dalla musica, dal linguaggio non-verbale, che e’ fatto di intonazioni della voce, sguardi, gesti, mimica facciale, ecc. e dalla creatività, che e’ la combinazione originale di elementi presenti in natura. Quindi l’emisfero sinistro memorizza in modo schematico attraverso modelli ripetitivi e categorie rigide e rifiuta quello che non riesce a incasellare in questi schemi. Questo emisfero e’ il più veloce e serve per la sopravvivenza in quanto non si può perdere tempo se si devono dare risposte rapide a stimoli, per es. in auto, in situazioni di rischio per la vita o di pericolo per la salute, il lavoro, ecc. o percepite come tali dall’individuo, questo aspetto e’ piu’ sviluppato in genere negli uomini. L’emisfero destro non ha sviluppato il linguaggio verbale o esso è molto semplice e integra, cioè unisce, stimoli diversi in modo non ripetitivo, ma creativo e giusto in quel momento per l’ individuo. Tuttavia per fare questo lavoro e’ più lento dell’altro nel dare una risposta. Esso prevale nei bambini, in cui il sinistro non si e’ ancora sviluppato, negli artisti che l’ hanno sviluppato maggiormente, nelle persone sensibili.

Nelle donne si e’ visto che i due emisferi normalmente lavorano insieme, perché devono possedere sia la capacita’ di percepire sfumature di emozioni e situazioni per occuparsi dei bambini, che ancora non parlano, sia a volte essere veloce nella risposta, per proteggerli, oltre che  per difendere se stesse. Questo si ottiene con un maggior numero di fibre che collegano i due emisferi, tramite una parte centrale detta corpo calloso, circa il 20 % più degli uomini, queste cose spesso la scienza per maschilismo le ha finora trascurate.

Tutto questo vale naturalmente in generale, perche’ il cervello e’ anche plasmabile dall’ambiente a seconda delle circostanze, educazione, decisioni, ecc.
Cosi’ possiamo spiegarci come nelle persone in cui prevale per educazione, ecc. la parte sinistra del cervello la visione delle cose avviene per schemi, modelli, pregiudizi, molto rigidi e resistenti al cambiamento; mentre nelle persone in cui prevale l’emisfero destro la percezione del mondo avviene in modo libero e creativo con apertura al nuovo e al giusto, tuttavia spesso con difficolta’ di adattamento e ipersensibilita’. Cio’ spiega anche le difficolta’ di comunicazione tra uomo e donna, tra persone con prevalente raziocinio o sensitivita’, tra bambini e adulti, ecc.
Il condizionamento in psicologia comportamentale e’ considerato una associazione tra uno stimolo neutro e uno piacevole o spiacevole, ripetuti, con una risposta, in seguito, anche di fronte allo stimolo neutro.
Ad es. associazione ‘scuola’ – ‘paura del giudizio’,poi viene ansia anche se si entra in una istituzione simile, come universita’, ministeri, ecc.
Infatti piu’ un pensiero o una abitudine si ripetono, piu’ si rinforzano nel cervello e piu’ tempo e sforzo ci vuole per cambiare schemi diventati automatici e ripetitivi. Per gli anziani, che hanno rinforzato gli schemi avuti da giovani, e’ molto piu’ difficile cambiarli. Per questo tutti dovremmo avere pazienza con noi stessi e con gli altri, poiche’ anche con la ‘volonta’ non si puo’ fisiologicamente cambiare a piacimento da un giorno o da un mese all’altro, ma solo gradualmente e con costanza nel tempo.
Ad es. smettere di fumare o bere da un giorno all’ altro o diete drastiche, provocano all’organismo una forte pressione che puo’ sfociare in altri vizi o problemi in seguito, a volte cosi’ forti da non riuscire a controllarli (es. mangiare molto, uso di farmaci, malattie, ansie, ecc.) o anche frustrazione e bisogno di parlare male o rabbia verso chi si concede cose che la persona si e’ proibita con violenza ( si tratta quindi di una repressione ).

Se si sono formati i condizionamenti nell’infanzia, solo in seguito, quando cresciamo, possiamo, spesso con grande sforzo, decidere di combattere le cattive abitudini che riconosciamo negative per noi e per gli altri, ma solo con ripetuto impegno, con contro-programmi positivi o alternativi e a piccoli passi. Applicando questo quindi all’Etica vegetariana non dovrebbe essere una moda , influsso di un modello socio-culturale, che poi si stabilizza o una imposizione a se stessi e poi agli altri… o una paura delle malattie o del peccato… a motivarne l’adesione, ma una profonda presa di coscienza dell’unità di tutti gli esseri viventi e che il benessere personale non puo’ essere disgiunto da quello altrui e da quello dell’ambiente naturale e quindi animale…una espansione di coscienza che sta, per fortuna di tutti, prendendo piede nel mondo in innumerevoli associazioni e movimenti ecologici e spirituali, che dovrebbero poi cooperare e non combattersi a vicenda, secondo i meccanismi cerebrali automatici prima spiegati, per essere coerenti ed utili a tutto il Pianeta in difficoltà.

dr. Ciro Aurigemma, psicologo

Tao - Il grande flusso continuamente diverso...



"Non vi è nulla di celato che non divenga manifesto e di nascosto che
non sarà svelato". Sembra che in questa massima antica dal sapore
religioso  vi sia quasi una ripetizione fra ciò che è celato e diviene
manifesto e ciò che è nascosto e sarà  svelato, ma non è così.

Ci sono delle sottigliezze che per trasmettere il loro messaggio
abbisognano di precisazioni e di proposizioni ripetute.

La ripetizione nel tentare di trasmettere un qualcosa che non ha senso
se non per l'intuito è un espediente necessario. Nel taoismo spesso i
concetti vengono ripetuti modificando appena i loro significati in
modo da colpire più intimamente l'ascoltatore ed immettere un seme nel
suo cuore.

La differenza fra le scuole di pensiero, come il Confucianesimo,
basate sull'etica, e il Taoismo è che il vivere consapevole nel Tao è
ben più di un vivere semplicemente morale. L'etica e la morale
limitano e vincolano.

La morale non è creativa e si esaurisce nel tentativo di contenersi
nei suoi stessi limiti, tentando di rispettare le sue regole.

La morale resta  circoscritta ai concetti di bene e male, giusto ed
ingiusto, virtuoso e vizioso e non può andare oltre, poiché se va
oltre non è più se stessa.  La morale cammina fianco a fianco con la
ragione ed il senso del giudizio.

La vita nel Tao, al contrario, non è legata ad alcun criterio di
genere è libera come un uccello che vola, un pesce che nuota od un
fiore che sboccia. Essa spontaneamente resta integra in se stessa,
perciò è una vita sempre autonoma.

Il Tao non giudica, prende le cose come sono. Il saggio taoista sa
riconoscere in ogni mattino un buon mattino, non importa quanto
tempestoso.

Il  fluire nel Tao ci rende liberi e creativi   Questo però non è del
tutto esatto perché il Tao discrimina, non ignora i sensi e neppure
l'intelletto. Ciò che è bello è bello, ciò che è buono è buono e ciò
che è vero è vero.

Il saggio taoista è capace di vedere le cose comunemente come esse si
presentano, con un qualcosa in più: la comprensione che tutto si muove
nella sua propria direzione.

Paolo D'Arpini




(Fonte: http://www.terranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-e/Il-Tao-ed-il-naturale-fluire-della-vita)

Osho: "Per assimilare l'insegnamento spirituale bisogna digerirlo..."



“L’indigestione” disse Bahaudin, “è la tua vera malattia. Potrò insegnarti, se sei pronto a seguire le mie istruzioni e stare qui con me a digerire, con l’aiuto di attività che non ti appariranno iniziatorie, ma che equivalgono a mangiare qualcosa che sarà digerito e trasformato in nutrimento, non in peso”.

Mangiare va bene se ti dà nutrimento. Non va bene se ti dà solo peso. Va bene se ti dà vitalità, non va bene se ti rende pesante. Non ha senso. Essere pesante significa non essere vitale. Una persona vitale non è pesante, è leggera, quasi senza peso. Si muove sulla terra, ma i suoi piedi non la toccano mai. Può volare in qualsiasi momento, in qualsiasi momento, la forza di gravità non la influenza.

Bahaudin dice: “Ma dovrai soddisfare alcune condizioni, solo così potrò insegnarti”.

Un vero maestro può insegnarti solo se soddisfi alcune condizioni. Da parte tua indica che sei pronto a ricevere.

Molte persone mi chiedono: “Perché non possiamo stare qui a imparare senza essere sannyasin?”. Io rispondo: “Potete stare, e ciò che riuscite a imparare lo imparate, ma se non siete degli ‘interni’, non sarete in grado di ricevere la grazia che vi metto a disposizione”. Diventando un sannyasin fate un semplice gesto, che “le mie porte sono aperte per te” e che “sono pronto a ospitare la tua energia” che “vieni e sii mio ospite”. 

È questo il sannyas, ed è questo che un Sufi deve essere.

“Potrò insegnarti, se sei pronto a seguire le mie istruzioni e stare qui con me...”. 

Tratto da: Osho, The Secret

(Brano  apparso su Osho Times n. 229)

Il passato non ritorna - Bivi temporali e fato



La battaglia di Azio tra Augusto e Marco Antonio  stabilisce uno scontro del fato, l'aspetto geografico e politico è strettamente connesso con un problema religioso e spirituale, Giulio Cesare aveva ben compreso che Roma d'Occidente aveva bisogno di un grande alleato orientale e trovò questo alleato in Cleopatra, Cesare voleva superare il dualismo tra Terra e Mare, egli non aveva né una concezione sedentaria della Terra - come quella che avrà poi il cristianesimo con la visione feudale - né tanto meno una visione atlantista-statunitense in cui il Mare viene visto come una sorta di nuovo "emisfero" che deve escludere la terra, Cesare supera il dualismo geopolitico che giuristi come Carl Schmitt  secoli più tardi vedranno, il dualismo  tra la Terra e il Mare,  vi è invece in Cesare un gioco di Terra e Mare prettamente "legionario", Cesare con l'alleanza di Cleopatra porta lo spirito legionario di Roma ad Alessandria, dall'altra parte il Mare che porta ad Alessandria diventa il grande straniero che però prenderà cittadinanza nella Legione Romana e cesariana, l'alleanza delle divinità Romana della terra con le divinità d'oriente che avevano una logica "marittima".

La cosa migliore da fare sarebbe stato costituire un principato a Roma con il triumvirato al completo, facendo in modo che Marco Antonio si alleasse con Augusto, ma gli dèi non sono come il Dio cristiano (per fortuna)  - non fanno sempre la cosa giusta, non fanno i moralisti -  agli dèi piace giocare e scontrarsi, forse in quel caso non si è fatto la cosa giusta ovviamente perché sarebbe stato meglio che la battaglia di Azio non avesse mai avuto luogo, perché? Perché grazie all'alleanza tra la Roma di Augusto  e l'Egitto di Antonio e Cleopatra,  il cristianesimo - che è il vero cancro del mondo "classico" e antico - avrebbe avuto più difficoltà ad inserirsi,  il cristianesimo inizialmente si sviluppa ad Oriente ed avrebbe avuto molta più difficoltà con la femminilità di Cleopatra e la virilità di Antonio e Augusto e svilupparsi, la disgregazione del Triumvirato se da una parte è salutare - la guerra tra legionari è sempre tonificante - costituendo il Principato, dall'altra apre l'inizio di uno sparti acque, l'oriente inizia a diventare qualcosa di Negativo rispetto  all'occidente ed il Mare diventa qualcosa che vuole escludere  l'emisfero della terra, le forze d'oriente cominciano a diventare forze della dissoluzione, ed è in questo clima di dissoluzione che si sviluppa il cancro del cristianesimo, e ve lo dice una persona come il sottoscritto  che fino a poco tempo fa era un cattolico ed un cristiano e  che poi ha lasciato questa dottrina cancerosa che è contro la vita per avvicinarsi - in maniera   seppur modesta -  alla danza degli dèi e al loro politeismo.

(Maurizio Rubicone)