Un messaggio di Siddharameshwar Maharaj riportato dal suo discepolo Nisargadatta Maharaj


Siddharameshswar Maharaj

A TYPICAL SPEECH OF SRI SIDDHARAMESHWAR MAHARAJ WHICH NISARGADATTA HEARD IN HIS YEARS WITH HIS MASTER

"God is nothing else than the devotee. Give up the idea that there is
a devotee and a God. It is a myth that some one else will come and do
something for you. Whatever is, is of your own making. Nothing
extraneous will give you Godhood. Maya [doubt] has the power to
dislodge or shake you from your conviction, but it has no power to
give you Godhood.

Your will has given you the shape you experience. Be God or whatever
you like; you have only to will so. Name what you like and you have
it. What you acquire comes to being. How will people call you God if
you yourself do not believe in your Godhood? When you will realize
that you were committing a "sin" or a blunder in behaving like a
worldly being then Godhood, will dawn on you. When you feel so, then
take it, that You are acquiring Godhood.

Why, you have actually acquired it, nay, you will then experience that
you needed no acquisition of it because it was there eternally within
you already. As a man naturally feels ashamed to wear the garments of
a woman, so a man who has acquired Godhood will feel ashamed of the
material life. You must always feel that ultimate Reality is ever
free. You should be ashamed of going round as a human being. Why
should you need different objects for the gratification of different
senses of the body when you are convinced that you are not the body
but pure consciousness [Brahma] itself. Beware and examine critically
the thoughts coming to your mind. Do it as a daily routine. Go on
observing, how far, what you took yourself to be before, is undergoing
a change.

Observe and compare the change in your attitude to life before and
after you met the Satguru - what you consider yourself to be before
and what you consider yourself to be now. See what feelings evoked
Pleasure in the mind before and what feelings do so now. See what
attributes we give to our life, that is, what form and meaning we now
give it. Acquisition and dispossession take place involuntarily
according as what form and quality your consciousness takes shape of.

Our mind, intelligence, Chitta and Ahankar put together go to form our
right which we try to exercise with reference to our form, inner
consciousness and the place or the destination where, we aim to go. By
focusing your inner gaze directly on your conceived outward form and
inner cognition, you realize the Self at first hand and the conviction
of such realisation is called the steadfast Self-Realization".



Nisargadatta Maharaj

Osho: "Amore e libertà" - Recensione



".....l'Amore deve essere appreso è la più grande arte che esista.............
...l'Amore è molto più difficile: è danzare con qualcun'altro. E' necessario l'altro per conoscere cosa sia la danza. Adattarsi a qualcuno è una grande arte; creare un'armonia tra due persone...due persone significano due mondi diversi. Quando due mondi si avvicinano è naturale che si scontrino, è difficile creare armonia. L'amore è armonia. E la felicità, l'armonia e il benessere fioriscono solo dall'amore. Imparate ad amare. Non abbiate fretta per il matrimonio, imparate prima ad amare, diventate grandi amanti................
...il romanticismo va bene se sei un poeta, e i poeti, si sa, non sono buoni amanti né buoni mariti. Difatti la maggior parte dei poeti sono scapoli....
...l'Amore non è una passione. L'Amore non è una emozione. L'amore è una comprensione profonda del fatto che in qualche modo l'altro ti completa. Qualcuno ti rende un cerchio perfetto; la presenza dell'altro rinforza la tua presenza. L'amore dà la libertà di essere se stessi, non è possessività............
...molte angosce, molte ansie, riuscirai ad attraversarle tutte, e il tuo amore continuerà a fiorire sempre di più, perché tutte quelle situazioni saranno delle sfide. Superandole il tuo Amore si rafforzerà sempre di più.............
...si dovrebbe far l'amore solo quando ci si sente immensamente belli, felici, celebrativi. Si dovrebbe danzare prima di fare l'Amore, si dovrebbe cantare e pregare ......
...........L'Amore non è un bisogno ma un traboccare...
L'amore è un lusso. E' abbondanza. Significa possedere così tanta vita che non sai più cosa farne, quindi la condividi.
Significa avere nel cuore infinite melodie da cantare; che qualcuno ascolti o no è irrilevante. Anche se nessuno ascolta, devi comunque cantare, devi danzare la tua danza. .............
........... Qualunque cosa distrugga la libertà non è amore. Deve trattarsi di altro, perché amore e libertà vanno a braccetto, sono due ali dello stesso gabbiano................
Ogni volta che vedi il tuo amore in conflitto con la tua libertà, significa che stai facendo qualcos'altro in nome dell'amore. "
Osho

"Liberi dalla civiltà" di Enrico Manicardi - Recensione


Sto leggendo il libro di Enrico Manicardi "Liberi dalla civiltà" e debbo ammettere che più vado avanti nella lettura e più mi sta creando dei problemi. Manicardi è un anarchico e perciò uno che va agli estremi ma dice delle cose che mi hanno fatto pensare molto e che mi hanno creato dei problemi a causa della mia età perché vorrei avere molto tempo davanti a me per poter elaborare questi messaggi, per mettere in pratica quelli ai quali credo e poter poi passare i messaggi a chi li vuole recepire. Data la dimensione dl libro, sono 530 pagine che trattano i tanti aspetti dell'evoluzione dell'umanità fino alla vita attuale,  ho deciso di limitarmi a"buttare li" solo delle frasi, che ho prelevato, sulle quali  credo potrete riflettere.

UN PO DI STORIA SULL'UMANITA'
La famiglia umana si sarebbe differenziata dalle scimmie antropomorfe circa 7 milioni di anni fa, 3 milioni di anni dopo avrebbe assunto la stazione eretta e circa 1,5 milioni di anni or sono sarebbe entrata nel cosiddetto Paleolitico acquisendo tutte le abilità  e capacità ( anche mentali ed intellettuali) di cui dispone l'individuo moderno.
La civiltà, invece, comunemente si ritiene coincidere con l'introduzione dell'agricoltura (inizio del Neolitico), quindi è datata soltanto 10 mila anni.

Dieci mila anni fa la popolazione mondiale era di 4 milioni e con l'introduzione dell'agricoltura  7 mila anni dopo (nel 1000 a.c.) sono diventati 50 milioni.
Quel che contava non era più essere ma possedere.
I peggiori killer dell'umanità nella nostra storia recente (vaiolo, influenza, tubercolosi, malaria, peste, morbillo e colera) sono 7 malattie evolutesi a partire da infezioni degli animali e furono trasmesse alle popolazioni umane dai branchi di quadrupedi domestici.


RIFLESSIONI

Le soluzioni ai nostri problemi non sono mai nelle dogmatiche prescrizioni di qualcun altro ma sono dentro di noi.....con questo mio libro cerco di incrinare le false verità sulle quali è fondato il mondo civile.
Ognuno di noi è preso per il collo da questo universo generalizzanto e spesso fà quello che può e non quello che vuole......dobbiamo avere la presa di coscienza di quello che siamo e di quello che potremmo essere.
Nel mondo civilizzato regna la tristezza e il malumore. Ogni 12 mesi, 2 milioni di adolescenti statunitensi tentano il suicidio.

LA DONNA
Con il patriarcato le religioni si imposero e cosi anche le disciminazioni sessuali. Considerata oramai come un "elemento" di secondo piano, la donna venne relegata al ruolo di essere infimo e abietto.
Per Pitagora" C'è un principio buono che ha creato l'ordine, la luce e l'uomo, e un principio cattivo che ha creato il caos, le tenebre e la donna.
Per Aristotale la donna " la femmina è femmina in virtù di una certa  assenza di qualità".
I dottori della santa romana chiesa, cattolica e apostolica, fecero  a gara per esprimere tutto il loro disprezzo verso l'altro sesso.
San Tommaso riteneva che la donna fosse "un uomo mancato, un essere occasionale.

Nell'ecclesiaste: un uomo che ti vuole male è meglio di una donna che ti vuole bene.

Una preghiera quotidiana degli ebrei ortodossi recita ancora oggi: "Ti ringrazio signore di non avermi fatto nascere donna.

Schopenhauer disse: quando le leggi accordarono alle donne gli stessi diritti che agli uomini avrebbero dovuto munirle anche di una intelligenza maschile.
La donna ha imparato a vedersi come l'uomo la vede, la pensa e la rappresenta.
Nell'universo delle pari opportunità la donna , per essere accettata deve imparare ad essere come un uomo perché c'è un progetto di maschilizzazione.    

I piedi bendati delle cinesi le impedivano quasi di camminare, le unghie verniciate delle dive di Hollywood le toglievano l'uso delle mani, i tacchi alti , i busti, le crinoline erano destinate più che per accentuare la grazia del corpo femminile, ad aumentarne l'impotenza.

Il trucco e i gioielli sono anche questi strumenti di questa pietrificazione del corpo e del viso. Ella si dipinge la bocca e le guance per ottenere l'immobile solidità di una maschera e così rende omaggio alla sua assegnata condizione di preda ( è noto al riguardo che il rossetto enfatizza fino al caricaturale, la condizione di eccitamento sessuale della femmina le cui labbra tendono appunto ad arrossarsi nell'imminenza dell'orgasmo)
Elimina quelle pelurie del corpo che le ricordano il maschio e la sua origine animale.

Roberto Anastagi


Zodiaco Cinese - Indicazioni generali a cura del veggente Hòu




Il calendario cinese considera 13 lune nuove in un anno, il capodanno
combacia con l’ultimo giorno che precede la successiva  lunazione.
L’origine del calendario lunare cinese si fa risalire al 2637 a.C.
quando l’imperatore Huang Ti iniziò il computo del tempo. Si dice che
all’epoca egli avesse sessantun anni, il fatto lascia sospettare che
tale sistema fosse già  in uso  da un periodo molto antecedente….
Infatti il ciclo dei 12 archetipi  rapportati ai 5 elementi  richiede
un periodo di 60 anni per compiere un giro completo, ciò significa che
al 60° compleanno si ripropongono condizioni del tutto simili a quelle
presenti al momento di nascita. Una curiosità: in Cina ed in Giappone
le persone  che compiono 60 anni vestono di rosso, come simbolo di
rinascita.

La collana archetipale del sistema cinese è rappresentata da dodici
animali, significativi della psiche universale. Si narra, ma è una
leggenda, che questi animali si presentassero in sequenza al Buddha
morente  ed in riconoscimento del loro omaggio il Risvegliato dedicò
ad ognuno, in alternanza Yang e Yin,  un anno del ciclo, in una
spirale evolutiva continua ed infinita. La serie inizia con il Topo,
la capacità di sopravvivenza e di acquisizione; il  Bufalo, la stabile
quadratezza organizzativa; la Tigre, il senso di vivere per un ideale,
la Lepre, amore per la bellezza e l’armonia; il Drago, raggiungimento
sempre in vista; il Serpente, assorbimento ed anche attaccamento; il
Cavallo, vasta libertà espressiva; la Capra, calda sensibilità
emotiva; la Scimmia, abilità sperimentativa e speculativa; il Gallo,
accuratezza nel particolare; il Cane, riflessione e protezione; il
Maiale, vitalità e spontaneità comportamentale.

Per tutti   si raccomanda il detto di Chuang Tzu: …il grasso da sé
frigge sul fuoco, la cannella è tagliata perché commestibile,
l’albero della vernice viene inciso perché utile. Tutti riconoscono
l’utilità dell’utile ma chi riconosce l’utilità dell’inutile?

I 5 elementi cinesi, posti in circolo autogenerante, sono: la Terra,
che rappresenta la devozione, il Metallo che significa giustizia,
l’Acqua vale per  modestia e saggezza, il Legno simboleggia l’etica e
l’empatia, il Fuoco la lucidità dell’immagine, i costumi. Questi “ 5
stati di mutamento” si irradiano nelle forme, in varie sfumature
espressive, sino a colorare l’intera  gamma vitale  delle “10.000
creature” nate dall’incontro  fra Cielo e Terra (Yang ed Yin).


Veggente Hòu  (alias Paolo D'Arpini)
http://www.circolovegetarianocalcata.it/veggente-hou/

Semantica e significato del bioregionalismo e dell'ecologia profonda


Cercando di dare una spiegazione consona dei concetti relativi ai neologismi -quali: bioregionalismo, ecologia profonda, spiritualità laica- dobbiamo ricorrere alla semantica ed alla glottologia, poiché non esiste neologismo che non trovi origine in altre parole simili. Forse non sarebbe nemmeno necessario trovare nuovi termini se la parola originaria, eventualmente abbinata ad un aggettivo, può dare il senso di quanto si vuole descrivere.

Ad esempio usando il neologismo "bioregionalismo" si evoca un'immagine persino più riduttiva del reale significato che viene sottinteso con questa parola. Poichè nell'individuazione di un ambito "bioregionale" non si tiene conto esclusivamente del vivente bensì dell'insieme inorganico, morfologico, geografico, geologico del territorio prescelto, ivi compresi -ovviamente- gli elementi botanici e zoologici che vi prosperano. Insomma si esamina l'omogeneità dell'area esaminata e definita "bioregione" e lì si traccia una leggera linea di demarcazione (non divisione) per individuarne i "confini". Va da sè che questi confini sono semplicemente teorici, poichè l'organismo bioregionale della Terra è in verità un tutt'uno indivisibile. Potremmo per analogia definire le bioregioni gli organi dell'organismo Terra.

Andando avanti. Nel significato originale della parola "ecologia", rispetto alla sua consimile "ambientalismo" è già delineata una differenza d'intedimento, pur che l'esatta traduzione di "ecologia" è "studio dell'ambiente". Mentre in "ambientalismo" si presume il criterio della semplice conservazione. Allorché si aggiunge al termine "ecologia" l'aggettivo "profonda" ecco che si tende ad ampliarne il significato originario integrandovi il concetto di ulteriore ricerca all'interno della struttura ambientale. Insomma si va a scoprire il substrato e non si osserva solo la superficie, la pelle dell'ambiente.

Lo stesso dicasi per la parola spiritualità e la sua qualificazione "laica". In questo caso si cerca di dare una connotazione "libera" alla spiritualità comunemente intesa come espressione della religione. La spiritualità è l'intelligenza coscienza che pervade la vita, è il suo profumo, e non è assolutamente un risultato della religione, anzi spesso la religione tende a tarpare ed a nascondere questa "naturale" spiritualità presente in tutte le cose.

Trovo questo discorso sul valore del linguaggio e del riconoscimento e legittimazione del suo percorso nella storia, estremamente cogente ed utile alla causa ecologista -ribadisco “ecologista” poiché non mi sembra un termine diminutivo a meno che non vogliamo fare delle parole un termine di paragone per le nostre idee personali- la glottologia, e soprattutto la capacità di evocare concetti attraverso le parole e di chiarirne il significato, non ha nulla a che vedere -secondo me- con le discussioni sul filo di lana caprina, se tali temi entrano o meno nel filone ecologico "del profondo". Infatti non si può risalire ad un "fondatore" (inteso come inventore del neologismo utilizzato) della pratica bioregionale, dell'ecologia profonda o della spiritualità laica. In quanto detti termini descrivono qualcosa che è sempre esistito.

La glottologia e la semantica hanno ben diritto di entrare nel discorso ecologista, soprattutto per chiarire le azioni connesse all’ecologia, ecologia profonda, e dir si voglia.. Pur tuttavia questi concetti evocati non sono nuovi all’uomo… ed i neologismi spesso vengono usati, per fare un favore alla politica del copy right, ed è solo una concessione alla “politica”, appunto…

Ma l'Ecologia profonda è un fatto, una realtà, e non può essere descritta in termini filosofici se non astraendoci dal contesto dell’ecologia stessa. Vivendo nei fatti e non amando le diatribe dialettiche ma amando dire “pane al pane e vino al vino” debbo confermarvi che l’ecologia profonda è la pratica sincera ed onesta del vivere in sinergia con tutti i  viventi e con l'ambiente naturale.  

In questa dimensione "naturale"  non  c'è spazio per le ideologie precostituite e quindi preciso per l’ennesima volta che: la Rete Bioregionale Italiana è per il vivere armonico, amorevole gentile e solidale sulla Terra, e non semplicemente un "etichetta". 


Paolo D'Arpini

Spiritualità, arte e natura



Spesso quel che è rappresentato nella natura trova anche una sua corrispondenza nella coscienza dell’uomo, infatti l’atto creativo, sia esso ascritto a un  Dio od a Madre Natura, è stato spesso paragonato a quello di un artista che produce la sua opera.

Ciò avviene poiché nel Logos del mondo manifesto si riconosce un disegno od uno scopo ed è esattamente quel che avviene con la produzione artistica. Ma potrebbe essere notata una differenza essenziale, infatti nel caso del lavoro artistico, come ad esempio la pittura, vi sono molte cause distinte. La materiale: le tele, il colore, etc.  La formale: la configurazione, etc. L’efficiente: l’artista, il pennello, etc. E la finale: l’onorare qualcuno, guadagnarsi da vivere, etc. Ma nel caso della manifestazione del mondo non vi sono cause distinte, essendo l’originale una sola, sia essa definita Energia naturale o Dio.

“Egli dipinse il quadro dell’esistente in se stesso  e su se stesso, con il pennello della sua volontà, e fu subito lieto” Afferma una antica scrittura indiana riferendosi al Creatore. Ma anche in altri testi filosofici e scientifici spesso la pittura è usata come esempio per significare la progressiva capacità realizzatrice della vita.


Seguendo il concetto dei tre stadi successivi della manifestazione cosmica, osserviamo che all’inizio vi è la “latenza” o “energia causale” poi subentra il “sottile” o “forma pensiero” ed infine il “grossolano” o “materia”. Questi stadi vengono comparati con 1) lo schiarimento delle tele ed il rafforzarle con l’amido; 2) lo schizzo dei contorni delle figure sulla tela; 3) riempitura delle immagini con il colore.

La “coscienza” o volontà creatrice è la causa coefficiente dell’opera, che è come la tela sbiancata;  la “capacità” operativa è la causa sottile, rappresentata dalle sembianze appena  schizzate ma presenti nella fantasia dell’autore, come è presente il feto nell’utero materno; ed infine la forma finale che è come la nascita o apparizione manifesta e si può paragonare alla pittura finita.

Dobbiamo però ricordare che queste funzioni creatrici, nel caso della “creazione dell’universo” appartengono tutte alla medesima Forza o capacità espressiva. L’artista, il materiale, l’opera, il  critico, il cliente.. etc. sono originati tutti dalla stessa Energia primordiale  (o Dio).

“L’immagine di nome e forma, l’osservatore, lo schermo sul quale egli vede, e la luce per la quale egli vede… tutti questi sono Egli stesso” Affermava Ramana Maharshi.


Paolo D'Arpini

IL DESTINO COME SCELTA di Thorwald Dethlefsen - Recensione


Nel campo della psicologia transpersonale Dethlefsen occupa una nicchia di prim’ordine, ed è facile capire perché  sfogliando questo suo agilissimo testo, una piccola summa theologica, saremmo tentati a dire, quasi un manualetto da “giovani marmotte” nella sua essenzialità; aspetto che peraltro non va a discapito della completezza e della profondità della trattazione. 
     Evitando le astrusità e le tortuosità verbali e cerebrali di molti autori del settore, Dethlefsen ci guida con grande semplicità e con cristallina trasparenza attraverso temi di grande risonanza per la vita interiore. La lettura è pastosa e cordiale, poichè il tono discorsivo, fluido e sempre abbordabile  facilita un’assimilazione immediata e diretta di argomenti di vasta portata.
     Ma il più grande pregio dello psicologo tedesco riteniamo sia l’abilità nello smascherare e smontare le gabbie concettuali e i pregiudizi che generalmente si formano attorno a nozioni di non comune accettazione: il suo rendere limpida, lineare e “di tutti i giorni” la comprensione e la familiarizzazione con concetti quali per esempio l’esoterismo, indicante un settore generalmente ghettizzato nella terra di nessuno popolata da idee deformanti e spropositate dietro cui l’immaginario collettivo si rifugia come baluardo atto ad arginare tutto ciò che esula dalla razionalità. Il volo radente delle sue spiegazioni, ben guidato da una torre di controllo saldamente al comando della situazione in virtù di istruzioni di disarmante chiarezza, fornisce le nozioni da lui illustrate di carrelli d’atterraggio più che adeguati a prendere contatto con i terreni  a volte accidentati della mente.
     Illuminante in particolare il capitolo dedicato all’astrologia, che riconduce al suo vero senso la scienza delle stelle, un senso che in verità sfugge ai più: la responsabilità degli eventi si sposta dai pianeti, semplici vettori energetici, alle entità, o meglio ai principi primi preposti alla trasmissione degli impulsi archetipi che caratterizzano la nostra dimensione terrena; ma soprattutto alla loro interazione con l’individuo, che riacquista padronanza del suo destino nell’ambito di una progettualità assai più vasta, tramite l’alleanza con i principi che da sempre reggono le fila del gioco ma che sanno anche  piegarsi graziosamente al volere dell’individualità.
     Reincarnazione, numerologia, malattia, ritualità…tutti questi argomenti acquistano una loro affettuosa quotidianità, una volta conclusasi l’operazione di questo meccanico della psiche che li sdogana dal loro alone un po’ inquietante, e dopo averli ripuliti della loro intimidatoria connotazione ce li restituisce già pronti per essere digeriti. E utilizzati.
     “La malattia del nostro tempo è la mancanza di significato nella vita, e questa mancanza di significato ha sradicato l’uomo dal cosmo….solo quando l’uomo è pronto ad assumersi tutta la responsabilità di quel che vive e che gli accade scopre la significatività del destino: chi è disponibile ad assumersi la responsabilità del proprio destino si ritrova inserito nelle leggi di questo universo e perde le sue paure, in quanto ha ritrovato il rapporto con la sua origine prima” 
Simone Sutra

Augurio di un nuovo e fulgido inizio - Solstizio d'Inverno 2014

“La conoscenza di ciò che appare nella coscienza non è vera conoscenza. Conoscenza di Sé significa essere quella coscienza in cui tutto appare” (Saul Arpino) 



Indagine 

Può esistere lo sforzo nel pensiero? 
Oppure è un semplice pensiero dello sforzo? 
Allorché eserciti la volontà cosa pensi? 
Non è solo un pensiero di volontà? 
Quindi la “scelta” non è che il pensiero della scelta. 

…….. 

Analisi 

Desinenza, desiderio, destino 
Io, tu, egli 
Noi, voi, essi, 
rosae, rosarum, rosis.. 
“Coraggio, è solo questione di numeri, un processo di triplicazione attraverso cui i tre aspetti primari (azione, inerzia, armonia) si combinano per dar vita al mondo” 

…………. 

Contemplazione 

Sulla riva di un mare blu 
Come il cielo 
Che si unisce all’orizzonte 
Senza confine.. 
Seduto sulla spiaggia 
Conto i granelli di polvere 
Tu, tu, tu… 
Io, io, io… 
Non ce n’è uno uguale! 

………….. 

Abbandono 

Anima mia beata 
Così piccina mi apparivi 
Che non potevo discernerti. 
Non sapevo se tu fossi 
O non fossi. 
Poi quando riuscii a scorgerti 
La mia attenzione fu presa, 
non potei vedere altro che te, 
e l’osservatore se n’è andato! 

………….. 


Four verses in free metrics on Self-knowledge 


Investigation 

Can the effort exist in the thought? 
Or is it a simple thought of the effort? 
When you exercise the will what do you think about? 
Is it not just a thought of will? 
So the "choise" is the thought of the choise. 

............................................................... 

Analysis 

Ending, desire, destiny 
I, Thou, He, She, It, 
We, You, They, 
rosae, rosarum, rosis 
"Cheer up, it is just a matter of numbers, a triple process through the three main aspects (action, inaction, harmony) arrange themselves to give shape to the world" 

................................................... 

Contemplation 

Onshore of a blue sea 
as the Sky 
That is united to the horizon 
without landline.... 
Sitting on the beach 
I count the grains of dust 
You, You, You.... 
I, I, I.... 
No one is the same! 

.................................................. 

Abandon 

My blessed soul 
you seemed to me so little 
that I couldn't discern you. 
I didn't know if You were 
or you were not. 
Hindsight when I was able to make out you 
my attention was captured, 
I couldn't see anything else but you, 
and the observer faded away! 

Paolo D’Arpini 

Paolo D'Arpini

La via del ritorno alla propria vera natura....



Il  "riconoscimento" della nostra vera natura avviene come nel passaggio dal sogno alla veglia, è naturale ed  intrinseco in ognuno di noi. Quando sogniamo siamo immersi nel sogno e quella è per noi la sola realtà… Quando giunge il momento del risveglio ci sono delle avvisaglie che ci fanno percepire l’imminente cambiamento di stato. Come dire, abbiamo sentore dell’imminente uscita dall’illusione del sogno. Certo questa è semplice analogia poiché nel sogno e nella veglia, che sono condizioni mentali, non vi è vera illuminazione e realizzazione. Quel “risveglio” di cui parlo è l’intima essenza indivisibile, inavvicinabile dalla mente, ma la sua realtà è intuibile e sperimentabile nello stato di pura consapevolezza.

Nel processo di ritorno che sospinge ogni singolo essere verso quella pura consapevolezza avvengono vari miracoli e misteriosi cambiamenti. L’adattamento ai nuovi stati di coscienza coinvolge sempre e comunque tutto il corpo massa della specie, ma nella nostra dimensione umana noi siamo abituati al funzionamento a locomotiva, ovvero due passi avanti ed uno indietro, anche definito crescita per tentativi ed errori. Per questa ragione sembra che l’evoluzione manchi di linearità e continuità. Nella nostra civiltà abbiamo vissuto vari momenti che sembravano paradisiaci, che mancavano però di una comprensione olistica. Un po’ come avviene nel mondo animale in cui la spontaneità  regna sovrana ma la coscienza è carente nella auto-consapevolezza e nella ragione.

Insomma dobbiamo poter integrare l’intuizione e la ragione  nel nostro funzionamento e ciò fatto possiamo procedere a dimenticare il processo sperimentale per poter vivere integralmente l’esperienza in se stessa. Osservatore ed osservato non possono essere separati.

Per ottenere questo risultato le religioni consigliano la via “dell’amare il prossimo tuo come te stesso” mentre le filosofie gnostiche indirizzano verso l’auto-conoscenza.

Non scindiamo queste due vie, teniamole strette come due remi della nostra barca che ci aiutano ad uscir fuori dal pantano del “dualismo”.
  
In fondo, come possiamo considerare che qualcosa sia al di fuori di noi stessi? 

Paolo D’Arpini


La memoria delle cellule "separate" dal corpo



"Il fondamentale carburante del nostro corpo è il glucosio o zucchero del sangue, che è l'unico alimento del cervello e che quando usato nel cervello serve a produrre tutti i nostri  pensieri ed emozioni.

Le vere decisioni sono prese dall'intelligenza del corpo, che è invisibile e che si comporta come il coreografo che inventa ogni passo della danza ma che preferisce di non apparire.
Siccome le cellule del nostro corpo sono fatte da molecole che hanno trovato la loro collocazione perché il DNA le ha dirette li, possiamo dire che "psisiologia" ( ? ) è niet'altro che intelligenza al lavoro, e che ogni processo iniziato in ogni cellula è essenzialmente intelligenza che parla con se stessa.

Cleve Bachster ha scoperto che cellule prelevate dal nostro corpo e piazzate in un altro luogo reagiscono ugualmente agli stimoli che la persona crea. Questo straordinario esperimento sembra non essere influenzato dalla distanza delle cellule prelevate e la persona.

Il nostro cervello fa conoscere la sua intelligenza formando parole e concetti e producendo molecole che trasportano messaggi.

Tutte queste operazioni avvengono al livello quantum dove la linea di demarcazione tra l'astratto e il concreto si confondono.


Alla sorgente dell'intelligenza c'è pochissima differenza tra pensieri e molecole."

(Deepak Chopra rivisitato da Roberto Anastagi)

La saggezza estemporanea dello Zen



Saggezza estemporanea
Un giorno in un tempio buddista c'era stata una solenne cerimonia che aveva visti  impegnati tutti i monaci. Terminati i riti il monaco che fungeva da cuoco si precipitò  nell'orto e tagliata un  po' di verdura  cucinò una veloce zuppa. Malgrado  l'estemporaneità della preparazione tutti la trovarono particolarmente saporita  ma ad un  tratto il capo del monastero chiamò il cuoco e mostrandogli la sua ciotola, con dentro la  testa di un serpente, gli chiese irato: "Cos'è questa..?"  Al che il monaco senza  perdersi d'animo prontamente rispose "Oh, grazie maestro.." e se la mangiò con gusto...

L'essenza dello Zen
"Maestro ti prego insegnami la vera essenza dello Zen" - Implorò un discepolo rivolto al maestro Josshu.  Ed il maestro rispose: "Hai finito di mangiare?" - "Sì maestro,  ho finito" - "Allora va a lavare le stoviglie!"

Inferno e paradiso
Un giorno un samurai, un grande soldato, andò dal maestro spirituale Hakuin e chiese: “Esiste un inferno? Esiste un paradiso? Se esistono l’inferno e il paradiso, da dove si entra?”. Era un semplice guerriero. I guerrieri sono privi di astuzia nelle mente. I guerrieri conoscono solo due cose: la vita e la morte. Il samurai non era venuto per imparare una dottrina, non voleva dogmi, voleva sapere dov’erano le porte per evitare l’inferno ed entrare in paradiso. Hakuin chiese: “Chi sei tu?”. Il guerriero rispose: “Sono un samurai”. In Giappone essere un samurai è motivo di grande orgoglio. Significa essere un guerriero perfetto. Un uomo che non esiterebbe un attimo a dare la vita. “Sono un grande guerriero. Perfino l’imperatore mi rispetta”. Hakuin rise e disse: “Tu, un samurai? Sembri un mendicante!”.  L’uomo si sentì ferito nell’orgoglio. Sfoderò la spada, con l’intenzione di uccidere Hakuin. Il maestro rise: “Hai una spada? Sicuramente non sarà affilata" Il samurai colmo d'ira si preparò a colpire il saggio. E Hakuin replicò: "Questa è la porta dell’inferno”.  Il samurai rinfoderò la spada e Hakuin disse: “Qui si apre la porta del paradiso”. 

(L’inferno e il paradiso sono dentro di te. Entrambe le porte sono dentro di te. Quando ti comporti in modo inconsapevole, si apre la porta dell’inferno; quando sei attento e consapevole, si apre la porta del paradiso. La mente è entrambi il paradiso e l’inferno, perché la mente ha la capacità di diventare sia l’uno che l’altro. Ma la gente continua a pensare che tutto esista in un luogo imprecisato all’esterno.) 

Schegge di Tempo
Un signore pregò Takuan, un insegnante di Zen, di suggerirgli come potesse trascorrere il tempo.
Le giornate gli sembravano molto lunghe, mentre assolveva le proprie funzioni e se ne stava seduto e impettito a ricevere l’omaggio della gente. Takuan tracciò otto ideogrammi cinesi e li diede all’uomo: “non si ripete due volte questo giorno, scheggia di tempo grande gemma. Mai più tornerà questo giorno. Ogni istante vale una gemma inestimabile”.

(Raccolta di testi  da varie fonti a cura di Paolo D'Arpini)

Test di idoneità per adire alla carriera politica


Come per svolgere servizi pubblici, sia a livello impiegatizio che dirigenziale,  è necessario partecipare a concorsi e fornire prove concrete della propria capacità lavorativa altrettanto dovrebbe avvenire per le persone che si candidano al governo ed alla amministrazione del bene comunitario.
Ritengo quanto mai necessario entrare nell’ordine di idee che i politici che intendono ricoprire cariche pubbliche di un certo rilievo siano sottoposti preventivamente a test psico-attitudinali per verificare se il loro corredo morale e mentale sia compatibile a ricoprire l’incarico.
Non si comprende perché per fare politica (che è ciò che maggiormente coinvolge in modo determinante l’esistenza dei cittadini) non è richiesta alcuna verifica delle capacità razionali e soprattutto della sfera morale dell’individuo mentre tali capacità vengono richieste per l’accesso ad altre categorie di lavoro.
Da un’indagine effettuata qualche anno fa dall’università di Perugia, riguardante le motivazioni di coloro che intendevano dedicarsi alla politica, è emerso che il 95% di costoro si pone come obiettivo l’arricchimento personale e solo il 5% è mosso da spirito di servizio alla collettività. Perciò è necessario, a mio avviso, istituire un sistema di seria valutazione per verificare, per tempo, le vere motivazioni degli aspiranti politici. I cittadini hanno il diritto di essere governati da quel 5%.
(Paolo D’Arpini)

PROPOSTA DI LEGGE
per l’istituzione di Commissioni di Valutazione
etico-psico-attitudinali per i candidati a ricoprire cariche politiche.
L’art. 5 dello statuto dei lavoratori prevede il divieto di accertamenti sanitari da parte del datore di lavoro sulla idoneità e sulla infermità per malattia o infortunio del lavoratore dipendente. Da li parte tutta una normativa, invece, relativa alle visite mediche. Il datore di lavoro ha la facoltà di far controllare l’idoneità fisica del lavoratore alle mansioni da svolgere da parte di enti pubblici e istituti di diritto pubblico ma non da medici privati di fiducia (cass. pen. 27 gennaio 1999, n. 1133) . in caso di inidoneità fisica, il datore di lavoro può rifiutarsi di assumere il lavoratore (cass. 5 novembre 1987, n. 8120). Inoltre la visita medica preassuntiva è obbligatoria per gli apprendisti, per i minori e per una serie di lavorazioni che comportano rischi specifici. Sulla base di questi scarni elementi, che dovrebbero essere approfonditi con la normativa relativa alla privacy, si potrebbe sviluppare un discorso analogico: noi siamo i datori di lavoro e dobbiamo appurare se quello che dobbiamo assumere, ha le attitudini per questo tipo di attività. 
Avv. Vittorio Marinelli

Preambolo
L’umanità per migliorare la sua condizione e superare la millenaria fase di ingiustizie, guerre e delitti, per realizzare finalmente un mondo di pace, di libertà, di diritto, non ha bisogno tanto di scienziati, letterati, politici, economisti, matematici, quanto di uomini che siano principalmente onesti, giusti e sensibili alle necessità dell’altro, capaci di cooperare fraternamente e di condividere le necessità del prossimo. Se un uomo politico non è un ottimo professionista può non essere un elemento negativo, ma se è egoista e dominato da interesse di parte è certamente un elemento negativo la società.
Non vi è delitto o ingiustizia che non sia collegabile alla coscienza degli uomini; non v’è raggiro, inganno, sete di potere, sfruttamento che non sia correlato alla sfera morale degli individui, come non v’è contrasto che non potrebbe essere risolto se l’uomo fosse più giusto e sensibile. I crimini commessi dall’uomo, incominciando da Caino, che hanno reso questo mondo un luogo di discordie e di contrasti, i problemi che affliggono da sempre l’umanità e che impediscono di realizzare l’armonia sociale, non sarebbero stati commessi se l’uomo fosse stato semplicemente più buono e più giusto.
Se tutti i tiranni della storia avessero avuto una coscienza più giusta e sensibile come avrebbero potuto macchiarsi dei loro crimini? La stessa schiavitù umana sarebbe stata bandita. Se i soldati di tutti gli eserciti avessero maggiore sensibilità d’animo e capacità di condividere la sofferenza dell’altro come potrebbero nuocere al loro simile? Il male supremo della guerra sarebbe eliminato. Se coloro che detengono il potere politico ed economico a livello mondiale fossero ricchi di valori morali come potrebbero sopportare l’idea che qualcuno stia soffrendo la fame, la miseria, le malattie? Coloro che violentano, stuprano, calunniano, fanno del male, come potrebbero oltraggiare il prossimo se il loro cuore e la loro coscienza fosse in grado di condividere la sofferenza del prossimo?
Il popolo ha sempre subito la buona o la cattiva sorte di chi dominava il gruppo o di chi governava sia che il soggetto fosse animato da giusti propositi oppure crudele e tiranno. La difficoltà è sempre stata, ed è quella, di avere al comando qualcuno che oltre ad essere in grado di far rispettare le regole garantisse nello stesso tempo giustizia e benessere per il popolo perché il potente, come il capo branco, tende istintivamente ed egoisticamente a fare i suoi interessi quando non è animato da uno spirito di giustizia e di democrazia.
Oggi i ministeri non funzionano come dovrebbero, la burocrazia è paralizzante, la scuola è sterilmente nozionistica, sui trasporti pubblici si viaggia spesso in modo disumano, le code agli sportelli sono esasperanti, l’aria delle città è irrespirabile, i cibi sono avvelenati, le medicine di sintesi spesso fanno ammalare più persone di quante non ne curino, spesso l’apparato medico è inefficiente (e non solo) e poi ci sono le pensioni da fame, l’incendio dei boschi, l’inquinamento e la distruzione dell’ambiente, i ladri di appartamento, la mafia, la prostituzione, la pedofilia ecc. Ma dietro ad ognuna di queste “disfunzioni” vi è l’uomo con il suo intelletto e la sua coscienza attraverso cui si esprime: ogni effetto del suo operato è conseguenza diretta del suo stato evolutivo morale ed intellettuale.
Un mondo migliore è possibile solo se migliore sarà il cuore e la coscienza di coloro che lo compongono. Se nel mondo vi è ingiustizia, disonestà, violenza, guerre, disoccupazione, ignoranza, malattie ecc. la causa non sta nei meccanismi naturali o sociali che governano l’uomo ma nell’uomo che li fa e li gestisce. Se l’uomo sfrutta ignobilmente i suoi simili, se a volte si rivela un essere spregevole anche nei confronti degli animali e della natura, se è egoista ed insensibile verso la sofferenza altrui, se è capace di azioni abominevoli nei confronti dei più deboli, la causa non sta solo nei meccanismi neurologici del suo cervello che possono inclinarlo a vivere come una animale predatore ma sta soprattutto nella mancanza di sensibilità della sua coscienza che lo rende incapace di condividere la condizione dell’altro.
La soluzione di ogni problema sociale non sta nel sistema ma nell’uomo che lo fa e lo gestisce: qualunque sistema sarebbe ottimale se a gestirlo fossero uomini giusti e sensibili, per contro nessun sistema è in grado di garantire pace e benessere se a gestirlo sono uomini disonesti, ingiusti e rapaci.
Considerato che l’essere umano è tanto più rispettoso delle regole sociali quanto più è sviluppato il suo senso di solidarietà e di giustizia; che è tanto più incline alla fraterna collaborazione quanto più è profonda la sensibilità del suo animo, la capacità di condividere la condizione dell’altro; che ogni ingiustizia ed ogni delitto nasce dall’incapacità emotiva di condividere la condizione della vittima; che ciò che ha consentito e consente l’attuazione di una società civile e democratica risiede nei valori morali dei singoli individui, nella coscienza giusta e compassionevole verso i sofferenti, gli ultimi, gli indigenti, gli emarginati, degli oppressi, i diversi; che la sensibilità dell’animo umano e la ricchezza dei valori morali sono la massima garanzia per il corretto ed onesto comportamento dell’uomo.
Considerato che la democrazia, la giustizia sociale, la fiducia verso le istituzioni ed il benessere sociale si sviluppano maggiormente dove i governanti e gli amministratori sociali hanno dimostrato e dimostrano di essere in possesso di quei requisiti di onestà, imparzialità, di umanità e senso di giustizia, oltre che per le loro personali capacità amministrative, e che la condotta di coloro che gestiscono la cosa pubblica influenza notevolmente il comportamento dei singoli cittadini.
Considerato che qualunque reato, qualunque ingiustizia o violenza, dal più piccolo furto all’oltraggio; qualunque crimine, dall’omicidio alla strage più orrenda di cui si può macchiare l’essere umano, scaturisce dall’incapacità della sua coscienza di condividere la sofferenza della sua vittima.
Considerato che è la coscienza degli uomini a fare la storia la qual coscienza si esprime a seconda del grado di sensibilità civile, morale e spirituale dell’individuo e che se la coscienza degli uomini fosse più sensibile, più giusta, più onesta, più rispettosa dell’altro nessuno si esprimerebbe in modo negativo, lesivo, distruttivo nei confronti del prossimo.
Considerato che a nulla serve cambiare i sistemi, i meccanismi politici, economici, culturali se prima non cambia la coscienza di coloro che li gestiscono e che nessuna formula, nessuna dottrina, nessun ideale potrà mai risolvere i problemi fondamentali dell’uomo se prima non cambia il cuore della gente.
Considerato che per superare la lunga fase storica della disarmonia umana, delle ingiustizie personali e sociali, delle violenze fisiche, morali e pisicologiche, delle guerre, per fare in modo che ogni componente la società si esprima sempre in modo positivo, armonico e costruttivo, occorre una sola cosa, semplice quanto difficile da realizzare: rendere migliore la coscienza soprattutto degli uomini che governano il popolo. L’ostacolo da superare, grande quanto l’oceano, è rappresentato dai meccanismi consolidati del potere, programmati per conservare questo stato di cose che consente e giustifica l’ esistenza di tutti quegli organismi preposti alla tutela del diritto e della legalità.
Considerato che il cittadino “modello”, colui che idealmente sarebbe il componente di una società migliore dell’attuale, è colui che (in virtù di un suo bagaglio morale e culturale dovuto alla sua stessa volontà o a fattori genetici), mette in atto quel giusto comportamento etico-sociale che consentirebbe la realizzazione di una società armonica, di rispetto per l’altro, di collaborazione, di progresso.
Considerato che se l’individuo si esprime in modo antitetico rispetto alle norme del buon comportamento, se si macchia di reati o crimini la colpa non è da attribuire soltanto al soggetto, a causa del suo libero arbitrio, o a fattori genetici, ma anche agli organi di formazione dello Stato. Lo Stato ha il preciso dovere, al pari dei genitori, di educare i componenti la sua “famiglia” a quelle regole civili e morali che pretende poi siano messe in atto dai cittadini, altrimenti non ha il diritto di pretendere che i cittadini siano in possesso di valori morali che egli non ha trasmesso; non può chiamare l’individuo a rispondere di ciò che non possiede a causa di carenze genetiche o inadempienze da parti di chi aveva il dovere di infondere certi valori.
Considerato tutto questo, riteniamo che ciò che occorre è rendere migliore la coscienza umana per rendere migliori i sistemi, la società, il mondo; spingere le forze politiche a considerare la formazione della coscienza morale dei cittadini come il primo ed imprescindibile dovere dello Stato nei confronti dei suoi cittadini. Lo Stato, attraverso i suoi rappresentanti politici deve poter infondere, specialmente nelle nuove generazioni, la fiducia verso le istituzioni, il senso del dovere, della giustizia, dell’onestà, il rispetto delle cose comuni, il valore della sacralità della vita e delle differenze formali e sostanziali che la compongono, il ripudio di ogni violenza, di ogni sfruttamento, di ogni predominio.

PER QUANTO SUDDETTO PROPONIAMO
siano istituiti su tutto il territorio nazionale, nelle sedi di Regioni, Province e Comuni, Organismi di Valutazione delle capacità etico-pscico-attitudinali dei candidati nella sfera politica.
Nomina delle commissioni esaminatrici Tali commissioni, nominate e patrocinate dal Presidente della Repubblica, composte da psicologi, filosofi, sociologi, antropologi, personale del CNR e in collaborazione con le Università e l’Istat, saranno convocate al momento opportuno, in numero di 2 per ogni specializzazione, per esaminare i candidati alla politica.
Componenti della Commissione esaminatrice. I componenti di tali commissioni dovranno essere super partes, scelti tra esperti nei campi summenzionati e riconosciuti pubblicamente quali persone di indubbia moralità, saggezza, giustizia, umanità, altruismo e che si siano distinti nei rispettivi campi per la loro imparziale condotta.
Nomina del Presidente la Commissione. Sarà nominato un presidente scelto dalla stessa commissione in seduta plenaria. L’incarico ai componenti la commissione dovrà essere comunicato il giorno precedente l’esame dei candidati. Al momento dell’esame il presidente avrà la facoltà di interscambiare alcuni o tutti i componenti la stessa commissione.
Parametri di valutazione dei candidati. L’analisi sarà improntata a valutare il pensiero razionale, le qualità morali, la sfera emozionale, il senso sociale, le capacità organizzative e amministrative del candidato. Soprattutto sarà necessario verificare se il candidato sia animato da spirito di servizio per la comunità, di senso di giustizia, di onestà, di coerenza, di altruismo, di lealtà, disponibilità e soprattutto della mancanza di interessi di parte. Ai fini della valutazione sarà tenuto conto dei precedenti comportamentali come l’appartenenza ad organismi di volontariato, l’adesione a organizzazioni umanitarie, l’impegno nelle cause per il bene comune.
Sondaggi. Per mezzo di personale appartenenti alle associazioni proponenti saranno effettuati dei sondaggi su un campione trasversale di politici (presi fra tutto l’arco parlamentare). A ciascun deputato o senatore sarà chiesto di sottoporsi al test-studio per evidenziare le qualità morali e soprattutto le motivazioni che spingono i singoli componenti ad interessarsi di politica.
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Risultati dei test. I risultati, in rispetto della legge sulla privacy, dovranno essere scientificamente validi ed inoppugnabili, e potranno essere divulgati sia tramite i mezzi di informazione sia dalle associazioni che li hanno effettuati. I risultati dei soggetti che autorizzeranno la pubblicazione potranno essere esposti all’interno dei seggi elettorali.

Franco Libero Manco,  con l'adesione di Paolo D'Arpini