Riciclaggio della memoria – Quando la connessione con internet non funziona uno ne approfitta per leggersi (o per scrivere) un bel libro


Spilamberto - Paolo D'Arpini al computer portatile


Eccomi qui a Spilamberto  davanti ad un computer portatile che funziona solo nel programma di scrittura ma  non riesce a collegarsi con internet per via di certi “guasti”.

Forse il tecnico che sto aspettando riuscirà a risolvere il “problema”, nel qual caso potrò rimettermi all’opera nella cernita di articoli e di notiziuole ricevute per email da inserire nel Giornaletto di Saul. Nel frattempo, visto che la lettura è comunque un mio vizio, son qui che leggo aneddoti e storie, di cui alcune anche riportate nel “Riciclaggio della memoria” il mio libro edito da Tracce.

Debbo però raccontarvi come è venuto fuori questo titolo: "Riciclaggio della Memoria".  L’ispirazione mi è sorta allorché comprai un libro dal titolo simile  alla fiera del Sana di Bologna quando ci andai assieme a Caterina un giorno prima che chiudesse i battenti. Sono di memoria corta, sarà stato il 10 settembre del 2012? 

Stavamo lì gironzolando fra gli stand, dopo aver visitato quello di Carmen Somaschi (AVI) e quello di Alessandro (Nuova Domus) e quello rigoglioso di AAM Terra Nuova (alla ricerca di Mimmo Tringale che non c’era)… ed una volta compiuto il nostro dovere istituzionale e soddisfatti anche i bisogni fisiologici (ovvero avendo pisciato nei bagni puliti ed ordinati della fiera) stavamo lì, Caterina ed io, abbracciati come due fidanzatini, cercando un qualche stand, una qualche bottega, che vendesse pane integrale.

Mulini a mano in legno pregiato a caro prezzo, enormi angoli pubblicitari per ditte specializzate in prodotti bio, balocchi e profumi, profumi e balocchi in ogni dove… ma di pane nemmeno l’ombra, se non un padiglione americano che reclamizzava il kamut ed aveva in esposizione una grossa pagnotta “vedere ma non toccare” e minuscoli bocconcini di assaggio riposti in un cesto, al quale abbiamo attinto indecorosamente un paio di volte sotto lo sguardo pungente delle hostess bionde alticce (nel senso di alte ed altezzose) che parlottavano fra loro in puro slang yankee-squosh….

Insomma sembrava che in tutta la fiera Sana nessuno vendesse o presentasse del pane “normale”, solo farine e farinacci, paste e semole, prodotti da forno confezionati, biscotti e gallette in scatola, etc. Da un bel po’ mi ero stufato di questi giri a vuoto, attorno attorno, ma Caterina, come spesso lo sono le donne, era ancora curiosa di vedere e forse scoprire la “novità”… la sorpresa. Gira che ti rigira, ed avvicinandosi anche l’ora della chiusura, in una ansa laterale estrema passiamo davanti ad uno stand dove noto alcuni libri di agricoltura, dietro al banco un signore ben vestito dall’aria annoiata che guarda il vuoto, non invogliava certo a fermarsi… ma ecco che proprio lì di fronte scopriamo un bancone che espone vari tipi di pane, pagnotte pagnottelle, in cassetta, di tutti i colori.

Rallentando il passo e notando che gli addetti stanno riponendo quel ben di dio in scatole e scatoloni mi faccio avanti e chiedo se possiamo avere un pane di assaggio.. Al che il giovanotto al quale mi ero rivolto, forse impietosito dai miei capelli bianchi e dalla mia aria un po’ dimessa, ci offre un pacchetto con dentro un pane speciale a fette, di avena, riso, farina integrale, orzo etc. “come omaggio della ditta” dice porgendolo! Ringalluzzito dall’insperato successo oso avvicinarmi anche davanti al tavolo dell’editore Agra… e scorro tutti i libri uno ad uno, leggo i titoli e le ultime pagine in cui solitamente c’è il sunto, finché il mio occhio sagace ed attento si posa su un gioiello: “la raccolta differenziata della memoria”…! 

Veramente con l’agricoltura ha poco a che fare.. ma ha molto a che fare con la vita. Si tratta di un compendio di frasi e di poesie espresse in tempi diversi da vari autori. Un inno alla saggezza inascoltata. “ducentocinquanta frammenti di pensiero ancora buoni”, recita il sottotitolo… senza indugio decido di acquistarlo, 10 piccoli euro per ottenere uno scrigno prezioso di parole e “voci nel deserto”.

Alcune di queste frasi ve le riporto qui.

“I mezzi di comunicazione di massa –la stampa, la radio..- hanno portato all’asservimento di corpi ed anime ad una autorità strategica mondiale. E in ciò sta la principale fonte di pericolo per l’umanità. Le moderne democrazie, che mascherano regimi tirannici, utilizzano i mezzi di comunicazione come strumenti di disinformazione e di stravolgimento delle coscienze degli uomini, per alimentare la paura di massa in funzione delle guere preventive” (Albert Einstein)

“Non c’è dubbio, lo si vede dai risultati, che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogan mussoliniani fanno ridere come (con dolore) un aratro di fronte ad un trattore.. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è sttao sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano. Il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione ed informazione (specie, appunto, la televisione) non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttuta per sempre” (Pierpaolo Pasolini)

“Oggi l’economia è fatta per costringere tanta gente a lavorare a ritmi spaventosi per produrre delle cose perlopiù inutili, che altri lavorano a ritmi spaventosi per poter comprare, perché questo è ciò che da soldi alle società multinazionali, alle grandi aziende, ma non felicità alla gente” (Tiziano Terzani).

Proprio mentre son qui che spulcio mi ha telefonato Caterina per dirmi che ha appena terminato di scrivere la storiella bella sul mangime dei cani che ci ha fatto sbellicare dalle risate, me e Viola, quando ce l’ha raccontata a tavola due giorni fa: 

“Stamattina mi é successa una cosa buffa e te la voglio raccontare: ha telefonato una donna in ufficio, voce giovanile, chiedendo della dottoressa Regazzi e dicendo che aveva avuto questo nominativo e numero di telefono da Modena, Baggiovara e ad un mio cenno affermativo ha cominciato ad esporre il suo quesito.
Dice: “Ho una cagnolina a cui voglio molto bene e le preparo, con le mie mani, in casa dei biscotti che a lei piacciono molto, usando degli omogeneizzati… sa, so che gli omogeneizzati sono molto sani, devono darli ai bambini! Lei mi sa dire se li posso produrre per venderli?” Io le ho risposto che non si possono fare in casa dei prodotti per l’alimentazione dei piccoli animali, ma ci vuole una struttura autorizzata e pertanto sottoposta a controllo del servizio veterinario, li può fare per il suo cane e se trova qualche amico disposto …. Le ho poi sottolineato che in commercio ci sono ottimi prodotti per tutte le tasche , da quelli più economici, a quelli che costano quasi come gli omogeneizzati. Allora mi ha chiesto un consiglio e cioè, secondo me, qual’era la marca migliore. Le ho risposto che io ho tre gatti e un cane e che uso per loro le marche più economiche perchè non mi pare neanche giusto (etico?) spendere tanti soldi per degli animali.
Poi le ho chiesto: “Scusi, ma lei la carne la mangia?”
Lei: “Certo!”
Io: “Beh, allora, se ama tanto gli animali, perché amare tanto solo un cane e non anche gli altri?”
Lei: “Eh, si, è vero, le povere mucche, le povere galline……!”. Ecco, questo è uno dei miei piccoli contributi alla causa, di instillare nella mente e nel cuore di qualcuno, qualche piccolo dubbio.” (Caterina Regazzi)

Or ora è sopraggiunto il tecnico ed ha riparato il guasto, si trattava di un errore stupido, l’orologio interno del computer era sballato e questo semplice fatto impediva ai programmi di collegarsi con internet e funzionare…. beh, misteri del tempo-spazio! Om.

Paolo D’Arpini

Egitto antico ed i suoi misteri

 

L’Antico Egitto evoca una civiltà sviluppatasi in una sottile striscia di terra fertile che si estende lungo le rive del Nilo al confine con il Sudan sino allo sbocco del Mediterraneo e riconosciuta come Stato a partire dal 3300 a.C. sino alla conquista dei Romani. I primi insediamenti lungo il Nilo, sono molto antichi, e si calcola che l’agricoltura (in particolare la coltivazione di grano ed orzo), abbia fatto la sua comparsa in queste regioni intorno al 6000 a.C.

E’ la presenza del fiume che rende possibile la vita in una regione così desertica, è il motore primordiale che fa nascere la civiltà urbana e del suo persistere per quasi tremila anni. Le acque del Nilo con le loro piene annuali, non portano soltanto fertilità, ma anche distruzione se non vengono costantemente controllate, incanalate, imbrigliate  e conservate per i periodi di siccità. Proprio per questo nasce l’esigenza di avere uno Stato organizzato, la costruzione di dighe e canali collegate con le acque del Nilo, nasce così il primo Stato della storia, i nomos o distretti, i quali si scontrano ed alleano tra loro sino a formare  due regni, l’Alto Egitto a sud, costituito dalla valle del Nilo, e il Basso Egitto al nord costituito dal delta del fiume.
Nel 3000 a.C. sotto Menes, venne unificato un unico impero con un solo Re dell’Alto Egitto che inaugurò le trenta dinastie dell’Antico Egitto. Tra i monumenti più famosi, vi sono sicuramente le piramidi, tombe di sovrani dalla III alla XII dinastia. Le piramidi più famose si trovano a Giza, vicino alla moderna città del Cairo. La loro imponente presenza  testimonia la forte credenza religiosa  sull’oltretomba. La grande piramide conosciuta come Cheope,è l’unico monumento sopravvissuto alle sette meraviglie del mondo antico. 
L’Antico Egitto raggiunse l’apice  della sua potenza ed estensione territoriale nel periodo del Nuovo Regno, quando i confini dell’impero andavano dalla Libia, all’Etiopia al Medio Oriente. L’Egitto da sempre è considerata terra di grande fascino con le sue credenze e leggende sulle tombe dei Faraoni  e i misteri sulle piramidi, una cosa bisogna riconoscere con certezza a questo popolo, il loro grande impegno nell’anticipare la moderna civiltà, e la passione per la scrittura e pittura come mezzo di comunicazione tra i popoli.
Rita De Angelis

Spilamberto, 2 giugno 2013 - Si celebra la fondazione della Repubblica Italiana raccogliendo immondizie

Spilamberto, 2 giugno 2013 - Si celebra la fondazione della Repubblica Italiana raccogliendo immondizie




Fiume Panaro a Spilamberto

L’Italia è una Repubblica dal 2 giugno del 1946. Questa data è come un atto di nascita ed è possibile stabilire le qualità insite nella fondazione del nuovo Stato partendo dalle qualità temporali della sua fondazione. L’aspetto più evidente, dal punto di vista dello zodiaco occidentale, è che l’Italia manifesta tutte le caratteristiche dei Gemelli. 
Il 2 giugno rientra nel secondo decano, quindi nella pienezza degli aspetti “gemellari”. Castore e Polluce ci sono entrambi, ed è forse per questa ragione che l’Italia ha avuto, ed ha, un destino sia artistico, culturale e poetico che truffaldino, speculativo e corrotto. In particolare si può dire che la Repubblica Italiana manifesta capacità di cambiamenti rapidi ed una quantità di talenti. Benedetta dalle qualità del “divo nato” la nostra patria rappresenta la personificazione caratteriale dell’uomo di spettacolo, una specie di prestigiatore Houdini o –al meglio- un accorto Disraeli. 
Lo spirito mercuriale dei gemelli predispone la Repubblica Italiana a trasformazioni repentine, cambiamenti di scena e facili entusiasmi. In tal modo si può perdere di vista la necessità contingente ed infatti la vita privata degli italiani -in generale- ne soffre, anche se nel pubblico tutti cercano di essere brillanti….

Nel calendario romano il 2 giugno era indicato come il “quarto giorno prima delle none. Fasto. Sacro a Marte, alla Dea Carna ed a Giunone Moneta” Secondo Microbio, Carna è la divinità tutelare della parti vitali del corpo, forse questa la ragione per cui gli italiani sono così amanti della buona tavola e delle “rotondità” femminee. Il termine invece affibbiato a Giunone, “Moneta”, significa “l’Avvertitrice” e le venne conferito in occasione del celebre episodio dell’assalto dei Galli al Campidoglio, sventato dalle oche sacre del tempio di Giunone. L’attributo passò poi ad indicare la moneta (in senso di denaro) poiché la zecca si trovava nei pressi del tempio della Dea.
Questo particolare della “difesa” fatta dalle oche può servire da introduzione al contenuto semantico e zodiacale connesso all’oroscopo cinese. Infatti l’anno 1946 è quello del Cane di Fuoco. Il cane è animale da guardia per antonomasia ed il Fuoco rappresenta la vista, da cui se ne deduce che l’Italia è un paese che si guarda attorno e cerca di adeguarsi alle regole secondo termini di giustizia condivisa. 
Questa è una chiara immagine del dharma del nostro paese. In aggiunta il 2 giugno rientra nella stagione del Cavallo, simbolo della libertà e della leggerezza, da cui se ne deduce che il motto più vicino alla realtà ideale della nostra Repubblica, secondo i cinesi, sarebbe “giustizia e libertà”. Ed effettivamente, malgrado i grandi difetti, queste aspirazioni sono nel cuore di tutti gli italiani…..
In sintonia con questa "osservazione" zodiacale noi bioregionalisti del Circolo Vegetariano VV.TT. compiremo un piccolo rito il  2 giugno 2013. saremo sulle rive del fiume Panaro per raccogliere plastiche ed altre immondizie che deturpano l'ambiente, compiremo questo gesto liberamente e per un senso di giustizia verso la nostra Terra. Appuntamento alle h. 18 all'ingresso del sentiero natura di Via Gibellini di Spilamberto (Mo). 
Buon Anniversario della Repubblica a tutti quanti!
Paolo D’Arpini

Vignola (Mo) - La Bifolca si presenta....

Emilia Romagna. Nel cuore della regione più inquinata d'Italia una piccolissima isola di speranza..... La Bifolca si presenta.
La Terra è come una sempre giovane sposa...
La piccola azienda della Bifolca (due ettari di frutteto) si trova ai piedi della città di Vignola in un territorio di inestimabile valore  la cui fertile terra è fedelmente irrigata dal suo fiume-il Panaro. La brutale aggressione del cemento, del business dell'oro grigio (la ghiaia) e la scomparsa dei contadini non l'ha risparmiata.
"Vedo il mondo trasformarsi lentamente in un deserto" scriveva Anna Frank e tante volte ha pensato Maria mano a mano che l'ecologismo elettorale della sua città sfociava in nuove costruzioni nuove cave e impianti di bitume e nuovi inceneritori.

La Bifolca è una delle -speriamo tante- oasi di terre resistenti e innamorate.

Talvolta ho pensato a questa terra come a una figlia da maritare...dove sarà il principe azzurro che la renderà felice.quando io sarò vecchierella?  E mi rende felice saperla piena di vita partecipe di tante relazioni.

Dall'estraneità dei condomini che ora quasi la sovrastano sono uscite all'incontro delle persone che ora la onorano del loro affetto e delle loro cure arricchendola con orti di vario stile,  galline affettuose e bimbi.

Il sogno di presentare uno spicchio del mondo "di prima" a quello nuovo stemperando i confini e i pregiudizi è stato condiviso da altre persone il cui incontro ha dato luogo ad altre idee e progetti, incoraggiati dall'esperienza bolognese di"Campi aperti" e dai trascorsi giovanili in una cooperativa agricola dal battagliero nome "LA FALCE".

Abbiamo pensato di voler anche noi dar coraggio ai piccoli produttori agricoli esistenti e futuri! Nel cortile della Bifolca nel 2011 nasce il nostro mercatino biologico e tra di noi ci sono alcune realtà giovanissime e anticonformiste. (A proposito: è da Vignola e dalla sua anarchica cooperativa di ragazzi e ragazze che negli anni '80 nasce il primo Consorzio di produttori bio e AIAB!.)

Com'è bello vedere come si intrecciano le vite delle persone e i nuovi percorsi che ne scaturiscono!
A questo punto anch'io vengo sopraffatta dalla voglia di ringraziare.... e lo faccio di tutto cuore. (Mi manca sempre pero' UN FIDANZATO).


Fino a quest'anno mi sono affidata anche a un lavoro esterno per il timore che qualsiasi imprevisto (vista anche la vetustà dei miei  mezzi meccanici) mi mettesse KO. Ho fatto un po' di tutto  mentre l'amicizia con questa terra si andava approfondendo e con essa l'incontro con l'immensa visione biodinamica e con le persone che me l'hanno tradotta-nutrendo di altre sfumature spirituali la mia grande passione.

Se fate un giro alla Bifolca  può darsi che la troviate un po' spettinata  ma è che il fiore del trifoglio è splendido e utile e lasciare spazi di erba non sfalciata offre rifugio a tanti esseri conosciuti e non che partecipano al variopinto canto del creato... nel prato.

E' così che ho trovato il mio senso di stare al mondo ed essere utile alla comunità. Ma.... TROVERO' UN FIDANZATO?

Maria Miani
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L'azienda  agricola  La Bifolca di Maria Miani ospiterà l'Incontro Collettivo Ecologista 2013:



Integrità, coraggio e fiducia in se stessi è cosa diversa da sottomissione, oscuramento e adesione alle ideologie di massa

 


E’ necessario saper distinguere le idee dalle ideologie. Queste ultime sono idee formulate per consumo pubblico e soddisfano la necessità di tutti di alleviare il senso di colpevolezza nella convinzione di agire per qualcosa di buono o desiderabile…Le ideologie sono “beni” già pronti enunciati dai Media, dagli oratori e dagli ideologi per manipolare la massa, e per scopi che hanno ben poco a che fare con l’idea, anzi, spesso ne rappresentano l’opposto.

Queste ideologie sono spesso elaborate “ad hoc”. Per esempio quando si rende popolare una guerra descrivendola come necessaria “per la libertà”, o quando “ideologie religiose” sono utilizzate per razionalizzare lo “status quo ante” politico, anche se in completo contrasto con l’idea genuina di quella religione, nel cui nome si propagandano le ideologie. Per la sua essenza, un’ideologia non attiva il pensiero e tanto meno il sentimento. E’ come una pillola che esercita effetti eccitanti o soporiferi.

[Stiamo attualmente assistendo, disgraziatamente inermi, e di conseguenza impotenti, all'accerchiamento dell'Iran da parte di un imponente dispiegamento di armi di distruzione totale, e non solo di Massa, col rischio di annientamento della Vita sul Pianeta qualora entrassero in funzione, accerchiamento che sappiamo dovuto alla sete imperialistica di fonti energetiche per le esigenze statunitensi e di "sicurezza" per Israele. Il tutto mentre i tromboni dell'ideologia e della menzogna mediatica pianificata gridano alla minaccia iraniana. Non altro, per l'esattezza, furono le "sante Crociate".]

L’idea, al contrario, si riferisce a ciò che, in un modo o nell’altro, è reale. Fa appello alla “ragione umana”, induce a pensare ed a sentire attivamente. 

La FORZA dell’idea diventa inoltre sempre più grande in una situazione in cui coloro che difendono lo status quo non hanno idee, come accade oggi , specie in Italia, a causa anche della natura della nostra burocrazia e del nostro tipo di organizzazione sociale e statale. Infatti, le idee e la verità non esistono al di fuori ed indipendentemente dall’uomo, e, così come la mente dell’uomo è necessariamente influenzata dal suo corpo, dalla sua esistenza fisica e sociale.

L’uomo è capace di conoscere la Verità ed è capace di “amare”, ma se, nella sua totalità, è minacciato da una forza superiore, se lo si rende impotente e pauroso, le sue operazioni sono distorte o paralizzate. 

L’effetto paralizzante del potere poggia anche su una promessa implicita: la promessa che chi è in possesso del potere potrà liberare l’uomo dal fardello della incertezza e della responsabilità verso se stesso. La sottomissione dell’uomo a tale condizione di minacciosa promessa costituisce la reale “caduta”. 

Sottomettendosi al potere (dominio) egli perde il suo potere (potenza). Può essere intelligente, può essere capace di manipolare le cose e se stesso, ma accetta come verità ciò che coloro che hanno potere su di lui, chiamano “verità”. Perde infine il suo potere di amare perché le sue emozioni sono legate a quelli da cui dipende. Perde pertanto anche il “senso morale”. 

La sua stessa “voce” non può richiamarlo a sé, perché egli non è più capace di ascoltarla, attento com’è ad ascoltare la voce di chi ha potere su di lui.

In verità, la LIBERTA’ è la condizione necessaria della FELICITA’, intesa come capacità di preservare la propria integrità contro il potere altrui, soprattutto contro il POTERE ANONIMO DEL MERCATO, DEL SUCCESSO, DELLA PUBLIC OPINION, DEL SENSO COMUNE, (o piuttosto del “nonsenso comune”) e della MACCHINA, non solo automobile, della quale siamo diventati “servi”.

Il risultato è che ci sentiamo impotenti e ci disprezziamo per la nostra impotenza. Siamo al buio e ci infondiamo coraggio ma non abbiamo le condizioni necessarie per corroborare questo coraggio.

Giorgio Vitali

Tarocchi, divinazione e guerre fra maghi!

Collage di Vincenzo Toccaceli
Parlare di tarocchi oggi significa far correre il pensiero e la fantasia subito verso un gioco truffaldino in cui, secondo le credenze popolari, e i luoghi comuni, sono specialisti zingari e ciarlatani: fumo negli occhi per  abbindolare gli ingenui che desiderano conoscere così il proprio futuro.
Più recentemente, in concomitanza con il revival della magia, sono apparse opere che tentavano di inquadrare storicamente  questo famoso gioco. Ovviamente si tentava di recuperarlo ed valorizzarlo, ma soltanto da un punto di vista che coincidesse con la logica del pensiero, il quale non va oltre  a quanto è misurabile, quantificabile, dimenticando così la terza prospettiva della storia, cioè quella verticale, che indaga e si proietta oltre le apparenze. In definitiva la più profonda. 
Così per citare fra i tanti libri che parlano dei tarocchi l’opera del francese Wirth scritta nel 1924. Vissuto tra le seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, Oswald Wirth studiò da vicino il pensiero di Eliphans Lèvi, ebbe contatti con l’ eretico Boullan, fu segretario di Stanislas de Guaita, fu testimone della famosa guerra dei maghi, e si affiliò a tutte le più importanti società segrete del tempo. 
In poche parole, la sua vita si intreccia nello stesso ambiente culturale e nei tempi che videro la rinascita del pensiero magico, dagli scritti teorici e divulgativi di Lèvi, sino ad arrivare al grande influsso che esso ebbe negli anni precedenti la seconda guerra mondiale. 
La presenza di Wirth, inoltre non fu quella di uno spettatore ma bensì al suo nome sono legate ancora oggi opere, una per tutte quella dove si sforzò di comprendere i significati dell’Arte Regia, o Alchimia. Wirth era consapevole del valore universale simbolo, e riteneva che l’ insegnamento delle varie scuole esoteriche potesse essere portato ad una matrice comune, mediante l’ utilizzo di una simbologia il più possibile generica, derivante direttamente dai concetti del pensiero magico.
C’ è qualcosa d’incredibilmente affascinante nei tarocchi, grazie ad essi si aprono strane immagini su un mondo nel quale le cose non sono mai quelle che sembrano un paesaggio del medievale illuminato dalla carta del sole, e popolato poi da figure che intorno ad esso si muovono come fossero giocattoli. 
Il matto, con il suo berretto a sonagli, l’imperatore o l’imperatrice seguiti da un cavallo scintillante e così via,se si potesse comprendere pienamente  queste figure, si saprebbe il meccanismo segreto dell’Universo, il ritmo della danza della vita. Il fatto che un gioco venga utilizzato a scopi divinatori,è quasi una contraddizione. 
Ogni gioco, infatti e soprattutto di carte ha una caratteristica: una serie di certezze ed elementi costanti al quale non si può aggiungere, o togliere nulla, che non è possibile modificare. Ma nel tarocchi, a questo infinito, deve corrispondere un altro infinito, sul quale l’indovino base il suo oracolo, i riflessi che passano nella sfera di cristallo, il fumo dell’incenso, i disegni formati dai fondi del caffè. In tutti questi casi nulla si ripete, nulla è identico a se stesso, esattamente come nella vita, i cui si ripetono gli stessi avvenimenti, le stesse fortune, mai uguali le une alle altre. 
L’originalità, è quindi il vantaggio come il paradosso di questo curioso gioco di carte legato alla divinazione.
Rita De Angelis.

Il ritorno all’Assoluto non-duale” – La verità è una cosa molto semplice….


“La verità non può essere perseguita, é sempre presente e manifesta, altrimenti non sarebbe verità ma semplice descrizione. E la descrizione non é mai la sostanza…” (Saul Arpino)
L’idea del “ritorno”, che costituisce uno degli elementi di primaria importanza nel Tao-te-king, affiora già nel Libro dei Mutamenti (I Ching).
Sotto l’esagramma Fu si legge: “Ritornare é pervenire al Tao..”.
Un commento attribuito a Confucio dice: “La ragione del Cielo é abbagliante e si abbassa sino alla terra. La ragione della Terra é umile e si eleva al Cielo. La ragione del Cielo diminuisce ciò che é elevato ed aumenta ciò che é basso. Gli spiriti nuocciono a ciò che é pieno e fanno del bene a ciò che è vuoto. La ragione del Cielo detesta ciò che é pieno di sé ed ama colui che é umile. L’umiltà é onorata e splendente: essa si abbassa e non può essere sormontata, essa é il fine del saggio!”
L’esaltazione della semplicità, descritta nel Tao-te-king preesisteva a Lao Tze. Un moderno filosofo cinese, Lang-si-ciao ritiene che il “non agire” taoista corrisponda alla “semplicità” dell’I Ching.
Se Lao Tze rielaborò alcuni pensieri già esistenti nella Cina antica e si valse di essi come pietre per edificare la montagna di Golconda del suo sistema filosofico, non é però detto -come alcuni studiosi sostengono- che tali concetti provenissero dall’antica India… E’ vero che la filosofia Vedica  sembrerebbe la più antica elaborata dall’uomo, e le sue implicazioni influenzarono il pensiero metafisico del mondo conosciuto. 
Ma questo é ciò che appare in quanto tale ricerca del vero risulta “codificata” nella memoria e quindi si fa riferimento ad essa come ad una “fonte”. Personalmente sono dell’opinione che sia il Taoismo che il Vedanta, entrambi di natura non-dualistica, fiorirono spontaneamente per logica propria.  Simili sistemi trovarono luce non solo in Cina ed in India ma pure in Europa, in Asia minore, in Africa e nelle Americhe. Tutto avvenne  a partire da quel periodo di “Fioritura Culturale” che potrebbe essere indicato nella fine del neolitico, con la scoperta dell’agricoltura e quindi dell’aumento delle risorse alimentari disponibili, che facilitarono lo sviluppo del pensiero  analitico concettuale ed artistico, ed è contemporaneo alla scoperta della scrittura. Alcune immagini non dualistiche sono riconoscibili, ad esempio,  nel pensiero ebraico  con “Io sono quell’Io sono” o nella filosofia presocratica…. con il concetto del “Tutto” che continuamente si svolge in se stesso.
Insomma inutile cercare ove il pensiero originale dell’Assoluto, “che tutto comprende e da cui tutto é originato ed a cui tutto ritorna” (inteso come superamento del teismo personale), sia apparso per la prima volta… si può invece supporre che tale filosofia sorga all’interno di varie famiglie umane, nel momento in cui la raffinatezza del pensiero raggiunge un culmine.
“Tutto é uno e perfetto in se stesso”, affermano le Upanishad dell’India ed il perseguire il “perfezionamento” é solo la proiezione di un  concetto basato su un altro concetto… la verità é qualcosa di molto semplice….
Ed ora una storiella Zen (come è stata ri-raccontata da Alberto Aliberth Mengoni):
Un’anziana donna cinese aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso all’estremità di un palo che lei portava sulle spalle. Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto, ed era sempre pieno d’acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto. Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d’acqua. Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati. Ma il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto. Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino: “Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa”. La vecchia sorrise: ”Ti sei accorto che dalla tua parte del sentiero ci sono dei fiori, ma non ci sono dalla parte dell’altro vaso? È perché io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi. Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola. Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa”. Ognuno di noi ha il proprio specifico difetto. Ma proprio la crepa e il difetto che ognuno ha, fa sì che la nostra convivenza sia interessante e gratificante. Bisogna prendere ciascuno per quello che è e vedere ciò che c’è di buono in lui.
E per finire un’invocazione di Chuang-tze:
“Mio Maestro, mio Maestro, tu che distruggi senza essere cattivo! Tu che edifichi senza essere buono! Tu che fosti prima dei tempi e che non sei vecchio! Tu che copri tutto come il Cielo, che porti tutto come la Terra, che sei autore di tutto senza essere abile.. Comprenderti così, ecco la gioia celeste. Sapere che io sono nato per la tua influenza, che alla mia dipartita rientrerò nella tua Via, che riposando comunico allo Yin la tua modalità passiva, che agendo comunico allo Yang la tua modalità attiva: ecco la felicità suprema… L’azione dell’Illuminato si confonde con l’azione del Cielo, il suo riposo col riposo della Terra. Il suo saldo Spirito domina il mondo!”
Paolo D’Arpini   

La magia esiste... si chiama: vita! - "...risvegliate la voglia di curiosare nello spazio antico dentro di voi..."



La verità non è sempre ciò che “appare”, il silenzio porta spesso echi di antica memoria in cui ritroviamo una parte di noi che, in verità, non è mai stata smarrita. Proprio quel silenzio riempie la voce di un istinto primordiale, di un compagno sapiente a cui leghiamo “volti” non ben identificati….
Il sogno, la verità, la magia, la vita….. siamo esseri sospesi nel tempo che noi stessi abbiamo scelto di vivere, come sostanza e come forma. Mago è colui che trasforma il conoscibile attraverso la sua “voce”, attraverso il suo cuore. La magia è un inizio e una fine, è un viaggio compiuto e mai terminato: cosa cerca chi “vuole” a tutti i costi la magia? Dove spera di “arrivare?” E soprattutto “è in grado di affrontare il viaggio con la corretta prospettiva della meta da raggiungere”?
Oggi sono tante le indicazioni di “superficie” verso le quali ci sentiamo richiamati..come le voci di false “sirene” marine costruite abilmente da creatori di “idoli”. “L’ideale”, il corretto, il giusto….è sempre presente dentro di noi, è una voce antica che giunge come un debole sibilo alla nostra coscienza e ci lascia assorti, increduli.. magici! 
Prendere carta e penna, cominciare a scrivere, ascoltare quella voce è un percorso magico, è uno svelamento dell’essere nella sua complessa mutevolezza, è l’incontro del mago interiore con la magia “esterna”, è il gioco della vita che finalmente ha la possibilità di manifestarsi. L’ingenua voce del cuore ha già tanto di magico e si trattiene a fatica in un contesto irreale per la sua verità. 
Questo Mondo, questa realtà hanno sguardi celati nei boschi del nostro silenzio interiore, hanno timore di ri-velarsi e di fermarsi a conversare con noi. La dimensione della “magia” non ha limiti, non ha confini: lo spazio aperto è la sua dimora; la ricerca continua è il suo nutrimento. Avere il coraggio di “iniziare” è oggi la sfida aperta per tutti coloro che “sentono” e che operano affidando ogni gesto al loro “cuore”.
Non esiste magia senza sogno, non esiste sogno senza pensiero, non si crea il pensiero dal nulla e… allora…. tutto è sempre stato, come il tempo e lo spazio. Abbiate la voglia di curiosare nello spazio antico dentro di voi, in quel calderone magico da cui “Tutto” prese vita!
Antonella Pedicelli

Il passato dell'uomo non è fatto solo di "carne"....



“L’UOMO È UN ANIMALE ONNIVORO, HA SEMPRE MANGIATO LA CARNE..!” (?)

            Questo è ciò che dicono coloro che cercano di giustificare il piacere di mangiare bistecche. Ma non è affatto vero che l’essere umano abbia sempre mangiato la carne. Negli ultimi millenni questo alimento è stato accessibile principalmente ai benestanti: il regime alimentare del popolo è stato quasi sempre vegetariano o al limite consumava la carne saltuariamente, in circostanze festive o rituali: per la gente del popolo era più conveniente assicurasi il consumo giornaliero delle uova piuttosto che un pasto a base di gallina; usufruire del latte della pecora o della mucca, piuttosto che consumare l’animale in pochi giorni. Il popolo dei greci, romani, spartani, etruschi, indiani, erano sostanzialmente vegetariani.

            Anche se fin dalle sue origini la specie umana, per necessità di sopravvivenza, fu costretta ad inserire nella sua dieta un quantitativo pur limitato di carne (20-30%) questo non vuol dire che l’organismo umano sia programmato a mangiare di tutto senza subirne gli effetti negativi. La carne, intesa come bistecca, fettina, coscia di pollo, prosciutto ecc. è un alimento altamente squilibrato sotto l’aspetto nutrizionale perché privo di carboidrati, amidi, zuccheri, fibra,  e pressocchè priva di vitamina A, C ed E. Da esperimenti è stato dimostrato che l’essere umano nutrito a sola carne non sopravvive oltre oltre 40 giorni (per contro di sola frutta si vive benissimo per tutta la vita). Infatti i carnivori consumano anche le interiora degli animali, le cartilagini, le ossa, ne lambiscono il sangue ecc. cosa che gli esseri umani, sprovvisti di qualunque arma naturale (artigli, zanne, becco, oltre gli enzimi adatti,  acido cloridrico nello stomaco, intestini della lunghezza giusta ecc.) non possono fare.

            La natura ha previsto che in periodi di carenza qualunque animale possa nutrirsi, per brevissimo tempo, con cibi non proprio adatti alla  sua specie, senza subire pesanti conseguenze; il problema nasce quando l’eccezione diventa regola, come succede ancora oggi per la maggior parte degli esseri umani convinti di essere onnivori e di avere bisogno di mangiare di tutto.

            Dopo milioni di anni di regime pressoché fruttariano (cioè per circa 3-4 milioni di anni) i nostri lontani progenitori nella foresta intertropicale si alimentarono fondamentalmente di frutti, gemme, radici, semi, foglie, come succede ancora oggi per le scimmie antropomorfe, nostri vicini parenti; con i cambiamenti climatici, che trasformarono le foreste in savane, l’ominide dovette adattarsi a mangiare quello che trovava, compresa anche la carne degli animali abbattuti dai predatori; ma con l’introduzione della carne nella sua dieta ha pagato e paga con le malattie, e con il conseguente accorciamento della vita, l’eccezione divenuta regola. Successivamente l’uccisione degli animali determinò l’abitudione alla violenza, alla vista del sangue e la conseguente indifferenza verso il dolore e la vita della vittima. Se il gorilla, totalmente vegetariano, introducesse nella sua dieta anche la carne sicuramente svilupperebbe malattie ora sconosciute alla sua specie e di conseguenza si accorcerebbe la lunghezza della sua vita, oltre che lo sviluppo di un’indole aggressiva. In sostanza è sicuramente molto più lungo il periodo in cui i nostri antenati si sono alimentati secondo la loro natura di esseri frugivori, che come onnivori.

            Non solo. Gli animali, di cui i nostri antenati consumavano saltuarialmente la carne, vivevono allo stato brado, erano privi delle malattie degli animali d’allevamento moderno, dei farmaci loro somministrati, dei pesticidi di cui sono contaminati gli alimenti loro somministrati) e l’organismo umano aveva la possibilità di metabolizzare questo prodotto con meno effetti collaterali. I devastanti danni per il consumo della carne arrivano in Occidente dal 1950 in poi in virtù del benessere economico in cui (come per appagare la fame ancestrale  di un prodotto simbolo di benessere e forza guerriera) consuma la carne anche tre volte al giorno.

            Ma anche la carne  degli animali selvatici, essendo prodotto cadaverico, risulta incompatibile con la salute umana in quanto sviluppa ptomaine, cioè sostanze che derivano da organismi  in decomposizione: indolo, scatolo, putrescina, cadaverina, ammoniaca, fenoli ecc.  prodotti altamente tossiche, oltre a contenere grassi saturi, colesterolo, e a causare ipertensione, reumatismo, gotta, cancro, uricemia,  acidificazione del sangue, sottrazion e di calcio ed enzimi.

            Ma se l’essere umano nel corso della sua storia ha mangiato (tra gli altri alimenti) anche la carne ciò non toglie che oggi la scienza della nutrizione (oltre che l’intelligenza positiva, il senso critico e soprattutto la coscienza morale) ci dice che sia dannosa per la salute, per l’ambiente, per l’economia, per il Terzo Mondo. Arriva sempre il momento in cui si accorge che una certa tradizione o una certa pratica era ed è un errore e allora si cambia atteggiamento, e da questo dipende l’evoluzione, altrimenti oggi sarebbero giustificati atteggiamenti che appartenevano all’era delle pietra e dovremmo fare le guerre perché così è sempre stato, dovremmo giustificare lo schiavismo, le crocifissioni, i roghi e così via. Dal passaggio da uno stadio ad uno più giusto si attua l’evoluzione civile, mentale e spirituale di un popolo.

Franco Libero Manco


Nota aggiuntiva sul programma dell'Incontro Collettivo Ecologista 2013 a Vignola



Quest'anno a Vignola si svolge l'Incontro Collettivo Ecologista  

La manifestazione di due giorni, patrocinata moralmente dal Comune, inizia il 22 giugno alle h.16.30 nel Teatro Cantieri Cantelli di Vignola, con una tavola rotonda sulla riscoperta dell'Identità Locale, e approfondimenti la sera e l'indomani presso l'azienda agricola La Bifolca di Maria Miani (in Via dei Gelsi), e si conclude con una recita di carattere morale,  il 23 giugno, alle h. 18.30, nel campo della stessa azienda. Al temine della performance si terrà un rinfresco agricolo, una esibizione di eccellenze contadine ed un concertino di musica popolare del gruppo Lanterna Magica.  Un fuoco sarà acceso....   

Due parole sulla recita che ha per tema l'umiltà - Il dialogo, scarno e sintetico, e la scenografia, pressoché inesistente o neutra,  sono lo sfondo amorfo sul quale rappresentare  l’immagine dell'umiltà, in chiave ironica.  Il primo breve  racconto è ambientato nella Tuscia e descrive l'incontro di tre badesse e del loro dialogo sull'impegno religioso; il secondo è ambientato in Giappone e narra di tre monache e del loro voto di silenzio.... 

Info. bioregionalismo.treia@gmail.com - Cell. 333.6023090 - 333.9639611

Giovedì 23 maggio 2013 - Wesak a Spilamberto


Luna piena - Disegno di Sofia Minkova

Quest'anno la data celebrativa del Wesak in tutto il sud est asiatico ricorre dal 24 al 26 maggio.   Alcuni gruppi occidentali new age  l'hanno festeggiato con la luna piena di Aprile, ma noi che siamo fedeli alla tradizione orientale lo celebriamo con la luna piena di Maggio, la sera di giovedì 23 maggio  che è la vigilia.  Il Wesak è la festa in cui si ricorda la nascita del Buddha, ed in India, Cina, Sri Lanka, etc. ricorre con la luna piena di Maggio. Inoltre il giovedì è il giorno dedicato al maestro spirituale. 
La luna ci appare sotto diversi aspetti che si chiamano fasi lunari e che  dipendono dalle posizioni relative del sole e della luna, rispetto alla terra.  Il tempo impiegato dalla luna a compiere un giro completo intorno alla terra  equivale a circa ventisette giorni solari medi.
Una di queste fasi è il plenilunio e si ha quando la luna non è più tra la  terra e il sole, ma è la terra che si trova tra la luna e il sole. In questo  modo la faccia illuminata della luna ci è chiaramente visibile e non è più  celata verso il sole.
Il momento più fruttifero del plenilunio, è quello che va da due giorni  prima del plenilunio, abbraccia il giorno centrale in cui avviene, e prosegue nei due giorni dopo. Questi sono i cinque giorni magici nei quali è possibile  sfruttare al massimo l’energia positiva di questo periodo. Durante questi cinque giorni, la “Gerarchia Spirituale” attiva energie  Cosmiche, Solari e Planetarie specifiche, con le quali inonda l’umanità,  invitandola a salire verso l’alto.
Nei giorni che precedono il plenilunio è propizio fare  una meditazione creativa. Ciò è sicuramente vero in questa ricorrenza del Wesak in cui l'energia spiritale del Buddha è sentita particolarmente presente.
La meditazione è un potente metodo di servizio all’umanità quando la mente  viene usata come un canale di ricezione delle energie di luce, amore e volontà  di bene, e per dirigerle nella coscienza umana. Il momento del plenilunio di  ogni mese offre la grande opportunità di meditare – meglio se in gruppo – come  mezzo di cooperare con il Piano divino o Intenzione per il nostro mondo.
In sintonia con i cicli energetici lunari compiremo un rito a Spilamberto, con canti e meditazione e condivisione di cibo "spiritualizzato" (prasad).
L'appuntamento è fissato per il 23 maggio 2013, alle h. 18.30,  di fronte all'ingresso del sentiero natura di Via Gibellini, per una passeggiata corroborante lungo le rive del fiume Panaro. Al ritorno, a casa di Caterina, condivideremo il cibo vegetariano  da ognuno portato ed alle 20.30 scenderemo nella "cave" (tinello) per i canti e la meditazione. Al termine verrà condiviso il "prasad".
Per partecipare alla celebrazione scrivere a Paolo D'Arpini:  circolo.vegetariano@libero.it   -  Oppure  telefonare al 333.6023090 


Poesia di buon auspicio:

Dentro questo nuovo amore, muori.
La tua vita comincia dall’altra parte.
Diventa il cielo.
Abbatti con l’ascia il muro del carcere.
Fuggi, fuggi.
Avviati come uno all’improvviso sorto dal colore.
Fallo ora.
Sei oscurato da una nuvola densa.
Scivola via di lato.
Muori e sii quieto.
La morte è il più sicuro segno che sei morto.
La tua vecchia vita era un frenetico fuggire
dal silenzio.
La luna piena, senza parole,
sorge adesso!

(Jalaluddin Rumi)

Memoria vissuta.. il 4 giugno 1944 raccontato da Filippo Giannini



4 giugno 1944, giorno (diciamo) della “liberazione” di Roma. “Liberata” da un popolo che per vocazione nasce come “liberatore di genti oppresse”. D’altra parte il mondo è colmo di “gnocchi”.

Ero poco più che bambino, ma quegli avvenimenti sono rimasti nella mia memoria ben chiari e, parafrasando padre Dante, “per ridir del ‘mal’ che vi trovai, dirò dell’altre cose che v’ho scorte”.

Quanto ci sarebbe da scrivere su quel periodo: bombardamenti e mitragliamenti terroristici (d’altra parte questo tipo di “liberazione” si porta con il terrore, come stiamo vedendo anche in questi giorni); attentati scientemente preparati per riavere in cambio le rappresaglie e la fame, sì, la fame più nera.

Proverò a scrivere di quelle cose meno note, perché ricordi assolutamente personali.

In quell’epoca vivevo a Via Po, ad un ultimo piano. Le mie finestre davano da un lato su quella strada, dall’altra su Via Simeto. Con la nascita della R.S.I. (esattamente come qualsiasi Paese in guerra) vennero emessi bandi di coscrizione militare per alcune classi: moltissimi risposero, pochi no.

Spesso, affacciandomi su Via Po, vedevo una parte dell’interno di un appartamento del palazzo prospiciente, esattamente al secondo piano, dove si “nascondeva” un giovane che non si era presentato alla chiamata alle armi. Molti lo conoscevano e sapevano della sua renitenza alla leva: ma era inoffensivo e non ebbe mai fastidi.

Posso testimoniare che, pur vivendo in un periodo di fame (provate a pensare come si può vivere con una razione di 80 grammi di pane giornaliera), la popolazione civile non provava odio né per i militari tedeschi né per i “fascisti”, anche se la maggioranza attendeva i “liberatori”. L’idea di sconfiggere la fame era il miraggio assillante; il “pane bianco” giustificava persino la sconfitta della Patria.

In questo clima, che per assenza di spazio ho appena accennato, la vita scorreva (tra un bombardamento e l’altro, tra un mitragliamento e l’altro) ordinata; e la parola “moralità” aveva ancora un senso e un valore.

“Finalmente” ecco la mattina del 4 giugno: la “liberazione”. 

Ovviamente “quel giorno” niente scuola: una doppia festa. Dalla strada giungevano grida di giubilo e anche il rumore metallico dei carri armati che, in numero infinito, puntavano a nord dirigendosi sulla Flaminia, l’Aurelia e la Salaria. Ad un certo momento sentii colpi di armi automatiche. Mi affacciai su Via Simeto: guardando sulla destra potevo vedere uno squarcio di Piazza Verdi dove allora c’era la “Casa dell’automobile”. 

I colpi venivano proprio da quella parte. Poi venni a sapere che in quell’edificio si erano asserragliati alcuni “fascisti” che, al contrario della massa, non volevano essere “liberati”.

Scesi in strada e mi imbattei con il giovane “imboscato” del palazzo prospiciente: si era cinto la testa con un drappo rosso e imbracciava un fuciletto simile a quelli che avevamo in dotazione come “Balilla”

Notai nei suoi occhi un notevole imbarazzo: certamente ero l’ultima persona che avrebbe gradito incontrare. Anch’io lo guardai, stupito (ancora non potevo sapere l’andamento di “certe cose”). Poi si allontanò, tuffandosi “vincitore fra i vincitori”, e magari andando a vantare i suoi meriti di partigiano.

Sin dal primo giorno ebbi modo di assistere al sorgere del fenomeno delle “segnorine”: ragazze e signore che donavano le loro virtù ai “liberatori”.

Il passaggio fra la nostra civiltà e l’”american way of life” fu improvviso, squassante. Ripeto, anche se poco più che bambino, ebbi immediatamente l’impressione che “quel” 4 giugno rappresentasse uno spartiacque: da una parte la vita come l’avevo vissuta, dall’altra quella che mi si prospettava davanti. Da quel giorno e nei seguenti assistetti a spettacoli che mai avrei immaginato. Soldati, soprattutto americani, perennemente ubriachi che insudiciavano e si insudiciavano col proprio vomito. Per la loro continua ricerca di “segnorine” le strade, non solo quelle nascoste, erano tappezzate di profilattici, un “prodotto”, sino ad allora assolutamente sconosciuto. Alcuni ragazzi che erano stati orgogliosi “Balilla”, trasformati in “sciuscià”.

La fame, con la “liberazione” non scemò di molto, perché i prezzi di ogni prodotto si erano moltiplicati grazie all’inflazione causata da un altro regalo dei “liberatori”: l’immissione, incontrollata sul mercato, delle “amlire”, la moneta d’occupazione, che tanto danno ha arrecato alla nostra economia.

E le “segnorine” battevano il marciapiede sempre più numerose, alimentando una “ventata” di progresso.

Un fatto, più di ogni altro, è rimasto impresso nella mia mente e da solo, può dare la misura della miseria morale importata dai “liberatori”. Un giorno ero a Piazzale Brasile (Porta Pinciana), zona particolarmente frequentata  dai militari americani di colore e bianchi. 

Vidi arrivare una famigliola composta da padre, madre e un bambino di due o tre anni. La donna con il bambino in braccio si sedette su un muretto, mentre l’uomo si allontanò per tornare, poco dopo, in compagnia di un soldato di colore. Confabularono per pochi attimi, poi l’uomo prese il bambino e lasciò che la moglie si allontanasse con il militare nell’interno di Villa Borghese. Assistetti anche al ritorno della coppia e a un nuovo episodio: l’uomo consegnò il bambino alla donna, si allontanò per cercare un nuovo cliente: una nuova breve contrattazione e così di seguito.

Il mondo nel quale oggi viviamo è quello che ci fu imposto “quel” 4 giugno. D’altra parte, la storia si ripete perché: ad ogni invasione di barbari segue un periodo di decadenza.  

Filippo Giannini

Gli ebrei avevano tutto il diritto di non riconoscere in Gesù il vero messia....



"Nel tentativo di dare una risposta, almeno parziale, alle domande è necessario comprendere uno dei passaggi fondamentali della storia ebraica, ovvero il mancato riconoscimento del Messia, messo in croce sotto Ponzio Pilato. Le cause della non accoglienza di Cristo, in parte, ne hanno preceduto la venuta: già nell’Antico Testamento il popolo d’Israele, sebbene eletto, viene chiamato da Dio stesso 'popolo di dura cervice." 

Già questa premessa dimostra, caso mai, che "di dura cervice" (e sconfinata falsa coscienza-malafede) sono innanzi tutto i cattoprelati eredi dei LORO fVatelli maggioVi: il "Gesù Cristo" dei "Vangeli" non è mai esistito(1).

Devo questa volta spezzare una lancia in favore degli ebrei. Per dovere d'onestà intellettuale, per chiarezza. Dal mio punto di vista la critica del giudaismo-talmudismo ne comporta necessariamente un'altra, altrettanto profonda, del cristianesimo ufficiale, in specie cattolico (senza dimenticare mostri come Lutero e Calvino). 

Gli ebrei avevano TUTTO IL DIRITTO di non riconoscere quel preteso Messia. Lo stesso identico diritto degli augusti pagani. Ma il loro fantauomo-Dio, messaggero del regno del "perdono", della "misericordia" e dell'"amore" universale, i tiranni delle catacombe, una volta in sella a un impero romano ormai allo stremo, lo imposero col ferro, col fuoco, con lo sterminio. 

E così ai politeisti, come ai "fratelli maggiori" del "Monte Sinai". E' vero: gli ebrei, in genere, si considerano "eletti" dal loro Arconte, sono razzisti, suprematisti... però non hanno mai organizzato crociate e inquisizioni - semmai le han subite -, mai hanno preteso nei fatti - con la spada - che tutta la terra si "convertisse" al loro credo. E anzi (e anche per questo) sono spesso stati, nel corso della storia, difensori e praticanti del libero pensiero. Oggi i peggiori tra loro e i cristianisti si abbracciano in attesa di farsi fuori ad Armageddon. Io mi auguro scompaiano insieme, una volta per tutte.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: se ora siamo sotto il tallone del Kosherbig Brother e dentro fino al collo nel suo regno del falso e del marcio dobbiamo ringraziare innanzi tutto proprio la tirannica pretaglia cristiana (in particolare cattolica pedoapostolica romana, "tradizionalista", torquemadista DOC). Non solo, sterminando sino all'ultimo uomo, letteralmente olocaustizzando gli "eretici" che esigevano la chiusura dei litolibri tribal-razzisti e si appellavano a un Dio universale di bontà e misericordia, antitesi dell'incubo Yahweh, essi resero universale proprio il giudaismo suprematista (metamorfizzato nella dottrina del "Cristo Re degli eserciti") e ne sparsero il veleno e il delirio sino all'ultimo atollo del pianeta; ma resero anche smisurate alcune precipue caratteristiche ebraiche (tra cui il risentimento e il desiderio di sfruttamento-vendetta-rivalsa contro i goyim) in virtù di abominevoli persecuzioni ripetute nei secoli(2), non disgiunte dall'utilizzo dei "deicidi" come esattori-vampiri nei confronti di chi dava da mangiare a tutti: i lavoratori della terra (cfr. le vicende paradigmatiche del grande regno lovecraftiano di Polonia-Lituania, "cielo per i nobili, purgatorio per gli abitanti di città, inferno per i contadini, paradiso per gli ebrei"(3)). 

Oggi i loro eredi con chierica alzano alti lai contro i "cedimenti" pontifici e la tracotanza di Giuda... AVETE QUEL CHE MERITATE.

Vorrei ci si soffermasse un attimo (d'orrore) su ciò che le latrine cattoliche, 'sti criminali purulenti, inflissero a Dolcino: "Dolcino, Margherita e Longino Cattaneo di Bergamo, luogotenente di Dolcino, vennero catturati vivi e il 25 marzo furono portati al castello di Biella, dove Longino e Margherita furono arsi sul rogo il 1° Giugno 1307, nonostante i tentativi di alcuni nobili locali di salvare la vita della donna, facendola abiurare. Longino fu arso vivo sulle rive del Torrente Cervo. Dolcino fu costretto ad assistere al rogo della sua compagna ('darà' - come dice un cronista anonimo del tempo - 'continuo conforto alla sua donna in modo dolcissimo e tenero') e successivamente portato a Vercelli per essere, a sua volta, arso (1° giugno del 1307). A sentenza emessa e prima che fosse giustiziato, Dolcino fu sottoposto ad una sorta di tortura: incatenato su un carro tirato da due lenti buoi farà un interminabile percorso per le vie cittadine mentre due aguzzini con tenaglie arroventate strapperanno, di tanto in tanto, parti del suo corpo. Il cronista anonimo - che assistette alla scena - scrisse che 'mai un solo lamento uscì dalla bocca del frate, e solo quando gli fu strappato il pene si sentì un verso rauco come di animale ferito'. Quindi Dolcino fu issato sul rogo e arso vivo. Nonostante questa atroce tortura, Dolcino non si lamentò mai, eccetto quando si strinse nelle spalle all'amputazione del naso o quando sospirò profondamente al momento dell'evirazione. Nessuno di loro rinnegò le proprie dottrine, nemmeno durante le precedenti torture ed il rogo."(4)

Siate maledetti per l'eternità, delinquenti ignoranti sozzi ipocriti magnamagna malvagi luridi corrotti, canaglia infame, compimento, nel peggio, del vomito suprematista veterotestamentario. LONTANI DA ME i vari "Don Curzio Nitoglia" e compagnia "tradizionalista", "tomista" con chierica cornuta... è solo perché la Grande Rivoluzione vi tolse il potere temporale che non potete più infierire con la tortura, coi roghi... ma siete sempre gli stessi nell'intimo: mostri totalitari, pazzi fanatici, anche se con saio francescano.

Joe Fallisi

NOTE


(1) Cfr. http://www.vangeliestoria.eu/http://www.yeshua.it/index.htm - tre altri siti in italiano pieni di informazioni e argomentazioni con cui non ci si può non confrontare sono quello di Luigi Cascioli, da poco scomparso, http://www.luigicascioli.eu/index.php, quello di Davide Donnini,http://www.nostraterra.it/cristianesimo.html, e http://www.jesusneverexisted.com/scholars-italian.html- e Alessio De Angelis, Alessandro De Angelis, La fine del cristianesimo. Gesù e gli Apostoli non sono esistiti: le prove, Uno Editori, 2012.

(3) William W. Hagen, Germans, Poles, and Jews. The Nationality Conflict in the Prussian East, 1772-1914, University of Chicago Press, Chicago and London 1980, p. 13 (cfr. http://jewishtribalreview.org/07poland.htm).


"Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec..."


Uno spretato, convertitosi all'ateismo, mette in ridicolo il Cattolicesimo dimostrando l'assurdità dei dogmi, minaccia la Chiesa di mettere in vendita vino trasformato in sangue di Cristo. 
Prendendo come motivo la chiusura da parte del Vaticano di cinque siti internet per blasfemia, io, Cascioli Luigi, ho iniziato oggi, con la presente lettera inviata all'Osservatore Romano, la guerra già da me annunciata con il mio libro-denuncia "La Favola di Cristo". Considerando inutile continuare con una lotta basata su teoriche argomentazioni dottrinali, ho deciso di attaccare la Chiesa Cattolica ritorcendo contro di essa, nella forma la più realista e pratica, quelle stesse armi di cui essa si serve per imporre la sua impostura quali sono i suoi sacramenti, in questo caso l'Eucaristia e il Sacerdozio.
Per comprendere la natura della bomba a cui mi riferisco, bomba confezionata insieme a un ex sacerdote, le cui generalità saranno rivelate nel momento opportuno, è necessaria una breve spiegazione su cosa è il Sacerdozio e cosa è il l'Eucaristia. 
A differenza degli Ebrei e dei Pagani che considerano il Sacerdozio una carica revocabile perché, potendosi acquisire per eredità o per appropriazione personale, lo fanno dipendere da una decisione umana, per i Cattolici, che lo fanno procedere invece da una chiamata divina (vocazione), assume un carattere eterno. "Nessuno può appropriarsi di questo nome (sacerdote), ma soltanto chi è chiamato da Dio". (Ebrei V-4). Come prove portate per dimostrare che i sacerdoti cattolici vengono eletti da Dio, la Chiesa ci porta quei passi dei vangeli che dimostrano come gli apostoli divennero tali non per propria decisione ma per una diretta chiamata di Gesù: "Mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Andrea e Simone, che gettavano le reti in mare, poiché erano pescatori. 
E disse loro:  "Seguitemi, perché io vi ho scelto fra tutti per farvi pescatori di uomini" (pescatori di uomini sta per sacerdoti). Ed essi, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono". E così via, via, camminando e guardando a destra e a manca, seguendo il suo fiuto divino di selettore di sacerdoti, scelse e chiamò al suo seguito quei dodici che, dopo un apprendistato di tre anni, divennero, grazie alla discesa dello Spirito Santo, sacerdoti in eterno secondo l'ordine di un certo Melchisedec che nella Bibbia ci viene presentato come il primo sacerdote del Dio altissimo il quale, come precursore dell'istituzione del Sacramento dell'Eucaristia, offrì ad Abramo un pezzo di pane e un bicchiere di vino. 
Infatti la formula che suggella la perpetuità del patto di alleanza tra il Sacerdote e Dio nel momento dell'investitura è: "Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec". (A titolo informativo dirò che il passo riguardante Melchisedec fu aggiunto alla Bibbia tra il IV e il V secolo dai falsari cristiani per liberare il cristianesimo da ogni dipendenza che gli fosse potuta venire da Aronne, fratello di Mosè, fondatore del sacerdozio ebraico). 
Cosa è in realtà il sacerdozio secondo la teologia cattolica? Il sacerdozio secondo la teologia cattolica è un patto, basato sulla reciprocità di una fedeltà eterna stipulato tra un uomo prescelto da Dio e Dio stesso, nel quale i contraenti si promettono il primo di svolgere la sua missione sacerdotale nel rispetto della morale evangelica e il secondo di garantirgli in eterno la Grazia indispensabile per svolgere la sua missione. 
Alla domanda che a questo punto sorge spontanea: "Come può la Chiesa parlare di eternità del sacerdozio quando tanti sono i preti che lasciano l'abito talare per abbracciare la vita laica, per seguire un'altra religione, se non addirittura per un rifiuto della fede cristiana in seguito ad una conversione all'ateismo?" quale può essere la risposta della Chiesa? 
Ebbene, la Chiesa risponde così: "Qualsiasi fosse il motivo per cui un prete rompe il contratto stipulato con Dio, egli rimane sempre e comunque un sacerdote in eterno, secundum ordinem Melchisedec" perché secondo quello che ha detto Gesù nei vangeli, cioè che l'uomo non può sciogliere sulla terra ciò che viene legato nei cieli, non è la parola umana, spesso infedele, a decidere della validità dell'alleanza, ma quella di Dio che rimane immutata in eterno". 
Questo concetto teologico, confermato da S. Paolo, colonna portante del cristianesimo, nella prima lettera a Timoteo (IV-14): "La grazia che il vescovo conferisce al sacerdote nell'investitura, non va perduta, anche se rinnegata, potendosi ravvivare per riportare sulla giusta strada colui che l'ha smarrita", e ribadito da S. Agostino:  "Il Sacerdozio è un'investitura sacra, permanente e così indelebile da restare nell'anima per sempre come un sigillo", viene continuamente convalidato nei testi sacri come in I Timoteo (V/14) e in II Timoteo (6-7), da poter concludere d'accordo con la Chiesa (è la prima volta che mi capita), che "la sacra ordinazione, o investitura del sacerdozio, che si compie con parole e segni esterni, non è un semplice rito di elezione dei ministri della parola e dei sacramenti; meno che mai invenzione umana, ma un vero e proprio sacramento istituito da Cristo a conferimento di grazia che, infondendo il carattere dello Spirito santo, impedisce al sacerdote di tornare laico, anche se, per contrasti sopraggiunti, viene ridotto dalla Chiesa alla condizione laicale".
L'ateismo di un prete non annulla il Sacerdozio
Se l'ateismo non annulla il sacerdozio, di quali mezzi dispone la Chiesa per difendersi da uno spretato il quale, non credendo più ai suoi sacramenti, potrebbe agire contro di essa attraverso forme profanatrici tendenti a dimostrare l'assurdità delle sue verità teologiche come, per esempio, dar da mangiare ai cani del pane da lui (sacerdote eterno) precedentemente trasformato in corpo di Cristo? Praticamente di nessuno. Le uniche armi di cui dispone la Chiesa, che sono la scomunica e la sospensione a divinis, sono assolutamente inefficienti contro eventuali rappresaglie che uno spretato potrebbe fare contro di essa.

Scomunica e sospensione a divinis
"La sospensione a divinis è l'interdizione a un sacerdote a svolgere le funzioni ministeriali sacre", cioè l'insieme dei riti che si esprimono attraverso le preghiere, i canti, la recita della messa, l'ascolto dei penitenti che si confessano, la distribuzione delle ostie ai comunicandi ecc, insomma la parte esteriore della religione che si annovera sotto i nomi di liturgia e catechesi. "La scomunica è una censura che esclude di godere dei diritti e benefici spirituali e temporali derivanti dalla comunione dei fedeli", cioè l'esclusione di un cattolico da tutto ciò che dipende dalla parte esteriore della religione che si esprime con l'espressione "comunione dei fedeli" che è rappresentata appunto "dal godimento dei diritti e benefizi spirituali e temporali derivanti dall'appartenenza alla Chiesa quale società esterna e visibile", come potrebbe essere fare la comunione, confessarsi, partecipare ai riti religiosi, assumere cariche ecclesiastiche, ricevere la pensione da Santa Madre Chiesa, organizzare oratori e circoli cristiani ecc., che sono tutte privazioni che non hanno però nulla a che vedere con l'altra essenza della Chiesa che è la Comunione dei Santi.

Cosa è la comunione dei Santi?
"La comunione dei Santi, rappresentando tutto ciò che è interiore, è la parte spirituale della Chiesa che, fondata sulla fede, rende tutti i fedeli, vivi e defunti, uniti fra loro in Gesù Cristo loro capo, e fa gli uni partecipi dei beni spirituali degli altri." Per spiegare la differenza esistente tra la Comunione dei Fedeli e la Comunione dei Santi prendiamo come esempio un rubino. La lavorazione della pietra, determinata dall'uomo, è la Comunione dei Fedeli, il colore rosso intrinseco alla sua natura, nel quale si identificano tutti i suoi atomi, è la Comunione dei Santi. 
L'esclusione dalla comunione dei fedeli, avendo quindi un effetto soltanto esteriore come può essere l'interdizione ai riti religiosi, non può impedire ad uno spretato, qualora lo volesse, di avvalersi, sia pure commettendo per la Chiesa un sacrilegio, delle facoltà che gli sono state concesse (quali celebrare il sacramento dell'Eucaristia e assolvere dai peccati) dallo Spirito Santo attraverso la Grazia che rimane in lui perpetua come un marchio indelebile (colore rosso del rubino). E questo è tanto vero che la stessa Chiesa riconosce che uno spretato, anche se interdetto a confessare perché sospeso a divinis, può assolvere dai peccati i moribondi qualora fosse testimone di un caso estremo come potrebbe essere un incidente stradale. 
La Chiesa fu costretta a rendere indipendente la figura del sacerdote dalla figura umana allorché, in seguito al comportamento immorale e spesso ateo dei preti, i fedeli si chiesero se i sacramenti celebrati da essi in stato di peccato o di ateismo erano da considerarsi validi. La conferma della validità del sacerdozio qualunque fosse stato il comportamento dell'uomo, data dal Concilio Lateranense, ricevette opposizione da coloro che, vedendo in essa i gravi pericoli che questa decisione poteva apportare al Cristianesimo, negando ogni ragione di sacerdozio cristiano, reagirono confondendo nella stessa persona le due figure (protestanti). 
La Chiesa, costretta così a cavalcare la tigre per garantire ai fedeli che le consacrazioni rimangono valide anche se eseguite da un prete in stato di peccato e di ateismo, cerca di sopperire a questa grave lacuna, che la rende praticamente impotente verso ogni forma di ritorsione che potrebbe venirgli dagli spretati, dicendo: L'esclusione dalla comunione dei fedeli non produce soltanto un effetto puramente esterno, ma anche interiore, perché obbliga la coscienza. 
Ma ditemi, voi teologi della Chiesa Cattolica, a parte il fatto che questo affidarsi alla coscienza degli spretati è la manifestazione più evidente della vostra debolezza, di quale coscienza parlate? Dell'ateo o del credente? Che significato può avere questo appello alla coscienza quando ognuno la sente secondo la propria moralità e le proprie convinzioni? 
E se, a questo punto, dovessimo parlare di moralità non credo che la Chiesa abbia molti argomenti per difendere la propria! D'altronde se la Chiesa dovesse riconoscere nulle tutte le consacrazioni che sono state e vengono ancora celebrate da un clero ateo, ben poche ne risulterebbero valide dal momento che almeno l'ottanta per cento dei preti non crede a Dio. Basta ricordare i Papi Leone X e Paolo III che si dichiararono miscredenti negando l'esistenza di Gesù, Monsignor Propsper Alfaric che dichiara in suo libro di aver celebrato la messa in completo stato di ateismo, il curato d'Etrepigny (FR), Jean Meslier, morto nel 1733, che nel testamento aperto dopo la morte, chiese perdono ai suoi parrocchiani per averli portati a credere per tanti anni alle falsità della religione Cristiana per il timore del rogo, e tanti, tanti altri che hanno dichiarato il loro ateismo nel pieno delle loro funzioni sacerdotali. Quale altra virtù può essere così meritevole di lode quanto il coraggio di uno spretato che, compresa l'immoralità della vostra impostura, usa i poteri che gli avete dato per combattervi con le vostre stesse armi? Più vi si studia e più vi si conosce e tanto più appare evidente quanto sia grande la vostra fragilità. Soltanto l'aver unito nella stessa persona la figura trascendentale di Dio con quella umana di Gesù Cristo, dimostra la vostra superficialità teologica e tutta la debolezza che avete difeso non con la logica e la ragione, come si dovrebbe nelle ideologie degne di questo nome, ma con il plagio e la violenza delle stragi e dei roghi e continuate a difendere con il ricatto e le rappresaglie, ultima delle quali è stata la chiusura di cinque siti internet a voi contrari. 
Questa è stata la goccia che, facendo traboccare il mio vaso, mi ha portato alla determinazione di distruggervi. Se dico che non sono solo in questa lotta contro di voi, non mi riferisco tanto a quei pochi coraggiosi che mi sostengono, ai quali lascio la piena libertà di decidere se partecipare o no a questa azione, quanto al mio amico spretato (il cui nome sarà fatto nel momento opportuno), che con entusiasmo ha accettato di usare la Grazia eterna e indelebile ricevuta dal vostro Spirito Santo, per unirsi a me per porre fine alla vostra comunione dei fedeli le cui enormi ricchezze (parlo di quelle economiche), e la cui potenza (mi riferisco a quella politica) non ci sono affatto motivo di soggezione e di spavento ma ben sì di risolutezza e d'incoraggiamento tanto da inviarvi, nella maniera più ferma e decisa la seguente diffida: "Al primo sentore che avremo di una qualsiasi repressione operata da voi di siti internet a voi contrari, o di semplici boicottaggi, comincerà la trasformazione di vino in sangue di Gesù Cristo in damigiane e botti i cui luoghi ove esse si troveranno verranno comunicati a voi con e-mail che saranno contemporaneamente inviati a migliaia di cittadini, enti pubblici e privati, compresi i mass media, affinché tutto il mondo ne venga a conoscenza". 
Sono proprio curioso di vedere come la vostra potenza economica e politica, rappresentata dalla Comunione dei Fedeli, possa riuscire a salvare la fantomatica Comunione dei Santi, allorché le transustanziazioni assumeranno un'ampiezza industriale e il vino, trasformato in sangue di Cristo, del vostro eroe in realtà mai esistito, sarà messo in commercio a due franchi al litro. Un prete a cui accennai qualche tempo addietro la possibilità di una tale evenienza, dopo essere impallidito dallo spavento, mi rispose che soltanto una persona priva di coscienza avrebbe potuto compiere un simile sacrilegio. Ebbene, se la coscienza è la valutazione morale del proprio agire intesa come criterio supremo della moralità, come osate voi, stirpe di criminali, giudicare le coscienze altrui? Come potete pretendere voi, falsificatori di documenti e travisatori di ogni principio di giustizia, di costringerci a rispettare le vostre utopie e le vostre assurdità, prima fra tutte quella di credere che la magia possa trasformare la natura della materia come, nel nostro caso, il vino e il pane nel sangue e nel corpo di un qualcuno che per giunta non è mai nato, mai vissuto e quindi mai morto? La mia coscienza di ateo, quindi di essere ragionante, che vuole liberare l'umanità dai vostri soprusi, fregandosene altamente dei vostri precetti, mi obbliga ad agire nella maniera più risoluta e definitiva per distruggere la vostra comunione di santi che tanto vi è servita per rendere spudoratamente potente il vostro imperialismo, o, come voi lo chiamate, comunione di fedeli, derubando, saccheggiando e violentando le masse rese succubi dal terrore delle vostre stragi, dei vostri genocidi, ricatti e ritorsioni.
La guerra ormai è aperta e dichiarata. Da una parte voi con la vostra coscienza e le vostre comunioni di fedeli e di santi, e dall'altra io con la mia coscienza, il mio libro "LA FAVOLA DI CRISTO" e la comunione dei martiri rappresentata da tutte le vostre vittime del passato, quali gli ebrei, i musulmani, gli eretici e le streghe a cui si uniscono le vittime del presente che vengono quotidianamente uccise dal vostro oscurantismo generatore di fame e di malattie. Tutte vittime alle quali mi unisco per gridare insieme a loro:  "Che siate maledetti!".
Lettera Aperta al vaticano di  Luigi Cascioli da Bagnoregio, 
concittadino di S. Bonaventura detto il Serafico.


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Commento/intervento di Marco Bracci:


Caro Paolo, mi permetto di partecipare al dibattito fra te e Massimo Sega (vedi http://paolodarpini.blogspot.it/2013/05/anima-e-corpo-e-gli-involucri-della.html)

e aggiungo i miei complimenti per il coraggio di Luigi Cascioli, per aver intrapreso la sua lotta contro le teorie soggiogatrici del Vaticano, anche se non condivido la sua negazione dell’esistenza di Gesù.

E tornando all’argomento in oggetto: per quel che ne so e credo, lo SPIRITO è il figlio perfetto creato da DIO a SUA IMMAGINE. L’ANIMA è invece lo spirito incolpato e quindi rivestito di strati ombrosi, che lo separano dalla comunione con DIO e con tutto il CREATO.

La nascita come UOMINI e la VITA sulla Terra ce la siamo imposta NOI con la NOSTRA RIBELLIONE (peccato originale), come pure ci siamo imposti, di conseguenza, la LEGGE DEL KARMA, quale unica via per poter ritornare a casa.

Lo SCOPO è di ritornare ad essere DIVINI, cioè PURO SPIRITO, con le buone (cioè riconoscendo i propri errori, chiedendo perdono e non rifacendoli più) oppure con le cattive (malattie, disgrazie, incidenti, fallimenti di vario genere) e, poiché siamo di coccio, DIO ci ha concesso la grazia di rinascere più volte affinché ci ravvediamo e rimediamo agli errori commessi in vite precedenti e a quello pre-esistenza umana, cioè l’atto di ribellione all’ordine divino. Atto che provocò la CADUTA, cioè l’uscita (per incompatibilità energetiche, non per castigo di DIO) dai cieli puri in cui DIO risiede e che sono protetti a tale scopo dalla cosiddetta BARRIERA DI LUCE che solo i veramente puri possono sopportare. Semplicemente, a causa della CADUTA, l’energia originale del nostro SPIRITO è diminuita (dando così luogo alla trasformazione in ANIMA) e quindi non possiamo più vivere nei cieli puri, ma solo nelle cosiddette SFERE di PURIFICAZIONE (e ce ne sono tante) dove le anime con colpe simili si radunano dopo la morte e dove vanno anche durante il sonno notturno del corpo fisico per apprendere i compiti per il giorno dopo (un po’ come quando un lavoratore va a lavorare in una filiale estera per imparare un nuovo lavoro o a conoscere le novità che dovrà portare nel mercato del suo Paese). 

Ti capita mai di alzarti di notte per andare in bagno e sbandare per qualche secondo ? Bene, è il tempo che l’anima impiega per rientrare nel corpo dalla SFERA in cui era andata. Cosa che dimostra che quando l’anima non possiede il proprio corpo, qualcun “altro” lo potrebbe possedere ed è il pericolo che si corre facendo uso di droghe o simili: non siamo più NOI STESSI, ma “altri”. Ricordo un mio amico, appassionato consumatore di vari generi di droghe e anche di LSD fino a 30 anni fa e che ogni tanto, ancora oggi, sente le “voci”. Una di queste, allora, lo spinse a gettarsi dal treno in corsa, ma si salvò miracolosamente e fu l’esperienza che poi lo spinse a volerne uscire..

La TERRA esiste per far sì che le ANIME, una volta incarnate, possano fare esperienze di vario tipo e incontrare altre anime con colpe diverse, ma collegate dal karma a quella stessa anima, e possano così riconoscere i loro errori e colpe e possano rimediarle (pentendosi, chiedendo perdono e non rifacendo più quegli stessi errori). La GRAZIA DIVINA sta nel fatto che sulla Terra si “espia”, cioè si ripulisce l’anima, più velocemente che nelle sfere di purificazione.

Ciò non toglie, però, che un’anima possa incolparsi ancora di più quando è sulla Terra, ma mai ritornerà tanto indietro nell’evoluzione spirituale da dissolversi nel nulla (come dicono gli orientali), grazie al “compiuto” pronunciato da Gesù in punto di morte. Questo “compiuto” non è altro che la cessione, da parte di Gesù, di una piccolissima parte, di una scintilla, della Sua Energia perfetta a ciascuna delle anime cadute, che fossero in quel momento incarnate o meno. 

Man mano che le ANIME si rischiareranno, cederanno sempre più questa energia di nuovo al CRISTO e, alla fine (dopo eoni ed eoni) tutto ritornerà perfetto, ma con in ogni SPIRITO ex-caduto, la consapevolezza che SENZA DIO o LONTANO DA DIO NON SI PUO’ VIVERE. Ne deriva anche che, dovendo tale scintilla ritornare al Cristo (e ritorna quando l’ANIMA è ridivenuta SPIRITO PERFETTO), NON ESISTE LA DANNAZIONE ETERNA, come invece fa credere, bestemmiando, la religione cattolica.
 
Cordiali Saluti, Marco Bracci