Il mito del "lavoro per tutti" in un mondo allo stremo....



"Il lavoro per tutti non c’è più... si continua a pensare di dare lavoro a tutti aumentando la produzione... può esistere una società multietnica, ma non può esistere una società multiculturale... infatti tutti dovrebbero vivere secondo i principi dell’Occidente e inseguire senza posa l’aumento del processo produrre-vendere-consumare, che dovrebbe dare lavoro a tutti con la crescita senza fine"

Sagge parole queste di Guido Dalla Casa che dovrebbero far riflettere sul non-senso che ha assunto la nostra società occidentale moderna! Ora che si inizia a scoprire come il MITO DEL LAVORO sia ad un punto di non ritorno in un mondo dominato dalla macchina, ora che il PIL si inizia a capire che non è un ben-essere per la Comunità ma solo uno strumento-menzogna dei potenti, ora che il DENARO, illusione creata dall'Usura, sta tramontando (o meglio sparendo) passando dal liquido al virtuale, la soluzione è tornare al concetto di OTIUM ROMANO (che non vuol dire come erroneamente qualcuno pensa non fare nulla, ma fare altro), cioè coltivare le qualità migliori di se stessi, privilegiando al contempo un nuovo modo di vivere che renda obsoleto tutto quello che tv e media ci fanno credere sia fondamentale per la nostra vita! Svegliamoci da Matrix questo è forse il momento storico più propizio per farlo! Meglio morire da eroi che vivere da schiavi!

Memento Naturae - Riccardo Oliva

Scienza e spirito e teosofia


Le relazioni dei medici, docenti di oncologia, chirurghi, fisici, psicologi,
ricercatori dello spirito ecc. tenutesi a Milano nell’ottobre 2006 durante
il congresso “Scienza e Spirito” ,  iniziate con quella relativa alle
scoperte del dr. Hamer, sono state pubblicate in un libretto dal titolo “La
Scienza incontra lo Spirito” di cui si trascrive  la prefazione del fisico
prof. Vittorio Marchi:

”Lo scisma tra scienza e religione, scienza e scienza, religione e
religione e l\’eterno conflitto tra spirito (sacro) e materia (profana)
stanno alimentando oggi tutti i più nefasti fondamentalismi. C\’è una pista
incisa, come in un floppy disk, presente nell\’essenza di ogni individuo. Si
tratta di una linea della memoria,. fuori dal tempo e dallo spazio, dove
risiede la  coscienza dell\’infinito. Ma  i fondamentalisti di tutto il
mondo, le loro guide ed i loro maestri la ignorano. I microbiologi la
ricercano nel DNA, un acronimo che sta per \”Divine Natural Awarness\” e che
significa la \”Divina Consapevolezza Naturale\”, potenzialmente presente in
tutti, ma non la trovano. Battaglioni di biologi, bioinformatici, biochimici
ed altri che lavorano da oltre 20 anni al progetto \”Genoma\” (specialmente
all\’Università di Berkeley ed in altri prestigiosi istituti di ricerca) non
riescono ad individuarla alla fine del loro lavoro. Perplessi e disarmati
non escludono che ci deve essere \”qualcosa oltre\” in questo linguaggio in
cui \”Dio creò la Vita\”. Gli astrofisici  dal canto loro ne inseguono anch\’essi
le tracce da oltre 20 anni cercando di individuarla in un “Campo\” che essi
ritengono estremamente grande, ma inaccessibile. E, a distanza di 19 anni
dall\’uso di Space Telescope, nel 2013 con il progetto  “Destiny” (Dark
Energy Space Telescope) della N.A.S.A., vogliono tornare a rispedire in
orbita questo telescopio per capire cosa sia questa energia oscura, questa
materia oscura, questo info-regno della materia organica e intelligente,
così eternamente sfuggente. I fisici invece la ricercano in un “Campo\”
estremamente piccolo, qual è quello delle particelle e dei quanti, nel cuore
della materia visibile ed invisibile, ove però non riescono ancora a
penetrare. In molti incomincia a farsi strada il sospetto che i due poli
dell\’ologramma \”Micro-Macro\” nascondano una indissolubile, risonante,
sincronica totalità cosmica cosciente, seppure non ancora senziente, in cui
l\’Intero è insito in ogni sua parte e viceversa. E\’ una via, così come è
stata indicata dal grande fisico David Bohm della University of London e dal
grande neurofisiologo Karl Pribram dell\’Università di Stanford, ma non è
ancora una meta.

Per cui, in maniera adatta alle caratteristiche della mentalità occidentale,
il prof: Vittorio Marchi si è proposto di polarizzare l\’attenzione del
lettore sul concetto di “interconnessione”; e questo come unico mezzo per
rientrare con Coscienza nel reale progetto vitale dell\’Universo, da cui far
derivare una nuova Scienza dell\’Unicità Infinita del cosmo, in grado di
descrivere sia l\’Infinito che la Coscienza. Ad una donna  che nel Vangelo
di Tommaso chiedeva a Gesù chi egli fosse, \”Io sono Colui che proviene
dall\Indiviso\”, così rispose il Maestro, anticipando di 20 secoli il
formidabile concetto di non-località, in cui il particolare è insito nel
totale e viceversa; fiore all\’occhiello della fisica moderna. Sono passati
dunque 2000 anni da quel profondo messaggio. E\’ il momento di riproporlo
per riesumazione dalla tomba del tempo in cui giaceva sepolto, spaziando
dalle scienze più avanzate (come la meccanica quantistica e le
neuroscienze), alla filosofia, alla storia, alla religione, allo psichismo,
all\’ecologia, argomenti attraverso i quali l\’autore del presente testo ha
dovuto passare per mostrare che, contrariamente alle mistificazioni che ci
sono state imposte dai vari “monoteismi”, culturali e religiosi di ogni
epoca, non esiste il “Molteplice”, il Creatore ed il Creato, l’Osservatore e
l’Osservato, ma esiste un solo, unico Dio per tutti, l’Infinito, l’UNO che
non ha il DUE. Da questa fonte di inesauribile energia vibrazionale
universale, se accessibile, si può attingere di tutto, anche la possibilità
di incomprensibili guarigioni, definite molto riduttivamente dal lessico
religioso come “miracolose”. Quando invece già negli anni 20 William
McDougal suggerì e dimostrò che ogni guarigione è un’ “autoguarigione”,
risultato di un potere soprattutto psichico, dovuto alla forte
concentrazione di energie psichiche individuali o collettive. 
Altri
ricercatori attualmente (vedi il dr. Hamer)  hanno ripreso il filo di questo
discorso, ritenendo che un particolare stato della coscienza può fare molto
di più che creare qualche piccolo mutamento di salute, prodotto da farmaci e
da terapie più o meno intensive applicate al malato o al paziente dall’
“esterno”, seguendo i soli canoni della cosiddetta medicina ufficiale.
Esistono centinaia di migliaia di resoconti incredibili al riguardo, anche
nella storia recente. Esiste cioè una realtà da cui scaturisce la natura
profonda di certe energie sottili, una sorta di strabiliante tesoro; in
sostanza, una biblioteca clinica dalla quale si può attingere tutto ciò che
noi dobbiamo ancora imparare a tradurre su scala fisica e sul piano fisico.
In fondo, certo molto in fondo, il senso di questa diversa tipologia di
ricerca, di questa recuperata metodica, che oltre 2000 anni fa ha fatto dire
a Gesù: “La tua fede ti ha salvato”, sta fondamentalmente tutta qui. E\’
evidente che quel messaggio esplicito meriterebbe molta più attenzione di
quanto invece l\’ambiente clinico fino ad oggi sia mai stato disposto a
concedergli, relegandolo nel sottoscala del sacro, fuori dal recinto profano
della pratica funzionalità. Purtroppo ciò si spiega con il fatto che i tempi
non sono ancora maturi. Ci vuole evidentemente altra tolleranza. C\’è ancora
da attendere, ma il futuro ci dirà da che parte starà la ragione delle cose.
17 febbraio 2007 – prof. Vittorio Marchi.”

Sono pochi anche gli spiritualisti che hanno intuito in modo chiaro gli
errori scientifici derivanti dalla divisione della ricerca tra spirito e
materia. Tra questi l’antropologo teosofo Bernardino del Boca il quale, con
il coraggio che lo ha sempre contraddistinto ,frutto del suo amore per la
Vita e per la ricerca di Verità, già nel 1985 scrisse: “Il vuoto dei
sentimenti ha portato la gioventù ed i deboli a drogarsi. Non sono gli
omosessuali e i drogati a diffondere l’Aids, bensì la vita contro Natura, il
cibo troppo raffinato, la sofisticazione e l’ignoranza vestita di sicurezza
che crea i ghetti, le ingiustizie, le confusioni, tutte le negatività. Gli
omosessuali e i drogati sono le prime vittime di questa società egoistica e
ignorante. Queste vittime sono come i topi che, nei tempi passati portavano
la peste. Non erano colpevoli i topi se la società di allora viveva nella
sporcizia fisica e morale. La peste era un castigo. L’Aids è un castigo e i
colpevoli sono gli egoisti che producono cibo inscatolato privo di prana,
che producono medicinali che arricchiscono le ditte farmaceutiche ma tolgono
le difese naturali del corpo umano, che producono quella pubblicità che
induce a ricorrere al sesso, alla violenza, alla guerra, come se queste cose
negative fossero le più necessarie all’uomo.” (Rivista L’Età dell’Acquario
n. 40/85 pagg.9-10) In altre occasioni  contestò le scoperte scientifiche
che attribuivano la sindrome aids al retrovirus hiv e affermò che la maggior
parte delle persone  sarebbero decedute per l’enorme paura scatenata da
questa diagnostica e per le conseguenti cure sbagliate..

Scrisse il dr. Hamer nel suo libro “ Il cancro e tutte le cosiddette
malattie”  (2004) pagg. 225-228: “L’aids è la più grande frottola del nostro
secolo!  Dalle mie osservazioni e anche da quelle di altri studiosi dell’aids
risulta precisamente che ci si può ammalare e manifestare i (presunti)
sintomi dell’aids solo se la persona sa di essere  hiv-positiva o che ha il
forte timore di esserlo”. Scrive C. Trupiano nel suo libro “Grazie dr.
Hamer” (ediz.2007). “L’aids è un argomento da riscrivere. Dovremo rimettere
in discussione tutto il paradigma aids.

Prendiamo ad esempio il sarcoma di Kaposi, un tumore che recentemente viene
associato ai malati di aids. E’ una patologia  che ha sempre colpito più
frequentemente bambini e persone anziane, ora si  ritrova connessa all’aids.
In particolare colpisce gli uomini omosessuali. Ma come si spiega allora la
connessione tra bambini, anziani e malati di aids? Non c’è risposta. La
concomitanza tra loro risulta invece chiara se vista alla luce delle Leggi
Biologiche. Il sarcoma di Kaposi è una lesione neoplastica del tessuto
dermico e sottocutaneo che coinvolge anche i vasi con marcate emorragie, Il
conflitto è connesso al tessuto ectodermico e quindi è chiaro il suo
contenuto e il “sentito” biologico:  “Non mi sento più accarezzato, nessuno
mi tocca più” Lascio a voi intuire il legame che unisce bambini, anziani e
omosessuali, reietti dalla società. Per i riscontri clinici non c’è bisogno
di scomodare Hamer, basta leggere le conclusioni di ricercatori, scienziati
virologi, come Peter Duesberg. Stephan Lanka, Kramer, il premio Nobel Kary
Mullis insieme a molti altri che hanno messo in discussione tutta l’architettura
del sistema hiv e aids. Le divergenze tra gli scienziati continuano e si
combattono su un fronte dove la legge è purtroppo legata a molti interessi
in gioco. C’è un budget di 50 miliardi di dollari da suddividere, che le
grandi potenze avrebbero così ripartito: 28 miliardi per l’aids e i restanti
22 per le problematiche ambientali.”   Cent’anni fa i teosofi,  che avevano
già messo in discussione tutta l’architettura delle varie epidemie fino a
fondare una lega contro vaccinazione e vivisezione, furono derisi e
calunniati  per aver affermato che per addivenire a più verità era
necessario ricercare le cause anche nella mente-psiche.

Ora lo afferma anche il premio Nobel per l’hiv Luc Montagnier . Dichiara
infatti  Montagnier: “I fattori psicologici sono di vitale importanza per
sostenere il sistema immunitario. E se si elimina questo sostegno, dicendo a
chi è malato che è condannato a morire (molte diagnosi, tra cui  quella di
aids, vengono a volte  recepite come una condanna di morte), basteranno
queste parole a condannarlo. Se si ha un buon sistema immunitario si può far
fronte ai virus. Vale anche per il popolo africano. E’ una conoscenza
importante che è completamente trascurata. La gente pensa sempre a droghe e
vaccini. Succede questo per denaro”.  Pertanto risulta sempre più evidente
che per prevenire future paure derivanti da vere o presunte pandemie o da
diagnostiche traumatiche occorre anche  la testimonianza  del
vissuto/sentito  del  “paziente”. La responsabilità di ognuno sarà foriera
quindi di una ricerca più etica non più basata sulla divisione tra spirito e
materia.

“Finchè non sarà fatta sintesi tra i vari rami della scienza e non si sarà
sottoposta questa sintesi alla luce della spiritualità il fenomeno umano non
sarà compreso nella sua finalità e nemmeno nella sua attuale dimensione
umana” (B. del Boca – “La Dimensione Umana – ed. 1971 – pag. 86) – sito
internet “Teosofia – Bernardino del Boca”

“Scienza e religione unite sono infallibili poiché l’intuizione spirituale
supera le limitazioni dei sensi fisici. Separate, la scienza esatta respinge
l’aiuto della voce interiore  mentre la religione diviene una teologia
meramente dogmatica. In definitiva ognuna, lasciata a sé, non è che un
cadavere senz’anima”.  (H.P. Blavatsky – Iside Svelata – 1875 – Vol. I pag.
175).

Paola  Botta  Beltramo

La musica contemporanea... non è musica.. è cacofonia!



La "musica contemporanea"!?... Niente di più morto, datato anche senza nessuna data... Ricordo quando, anni fa, cantai una prima alla Piccola Scala (ancora esisteva) di Salvatore Sciarrino, "Lohengrin"... Ah... il religioso silenzio della sala!... estatico!... e io, che mentre mi uscivan di bocca quelle note invertebrate, quasi mi vergognavo d'essere lì, di officiare a mia volta il nulla, nel niente... e per nessuno!... 

Tutti questi poveri impiegati della società degli spettri, presissimi dal loro Ego (esso stesso un equivoco, un'idiosincrasia), sono sempre indaffarati nel metalavoro, nel collage, nel paragone infinito, guardoni risentiti e impotenti del passato... 

Ah, cosa non darebbero per incubare-produrre un minimo suono che ancora possa sorprendere, dare un nanobrivido al pubblico selezionato, drogato, scafato, sordissimo... almeno un misero filamento di "nuovo"!... che non nasce mai, sempre implacabilmente stecchito ancora prima di venire alla luce... 

Si struggono per avere un cantuccio nella storia della musica, almeno in una qualche appendice... Dopo pochi mesi, pochi anni il vento si porta via anche il loro nome. 

Joe Fallisi

"L’ecologia profonda - Lineamenti per una nuova visione del mondo" di Guido Dalla Casa



Anche se le schematizzazioni sono riduttive, vengono distinti per chiarezza due tipi di ecologia: una “ecologia di superficie” che recepisce le idee correnti in materia, cioè la necessità di evitare gli inquinamenti e salvare “ad isole” gli ecosistemi e le specie animali e vegetali, in quanto utili all’uomo; una “ecologia profonda” che intacca il concetto di progresso e le idee-guida della civiltà industriale, che hanno portato all’attuale modo di vivere e quindi al dramma ecologico. 

L’Autore sostiene che solo con il passaggio a una filosofia compatibile con il secondo tipo di ecologia, spesso presente nelle culture tradizionali, si possono ottenere risultati a lunga scadenza.

Una nota di speranza viene da alcune tendenze nascenti in vari rami della scienza, dove è stato superato il quadro di pensiero cartesiano e meccanicista che ha portato alla civiltà industriale e alla distruzione della Natura.

Sempre nel quadro di pensiero dell’ecologia profonda, vengono accennate alcune questioni filosofiche di fondo, come il libero arbitrio, l’evoluzione, la posizione della nostra specie in Natura, la fine delle certezze.

Come azioni concrete, oltre all’adesione alle iniziative tipiche dell’ecologia di superficie – cioè i Parchi naturali e la diminuzione degli inquinamenti – si propone di diffondere il più possibile le idee dell’ecologia profonda, nella speranza che il mutamento di pensiero sia così rapido da evitare a tutto il Pianeta fenomeni ancora più gravi e traumatici di quelli che sta già vivendo.

Nel testo sono riportati integralmente: il “Manifesto per la Terra” di Ted Mosquin e Stan Rowe; la “Piattaforma dell’Ecologia Profonda, in otto principi” di Arne Naess e George Sessions.



Guido Dalla Casa è nato nel 1936 a Bologna e si è laureato in Ingegneria Elettrotecnica. Dal 1970 si interessa di filosofia, di filosofie orientali e native, di ecologia. Autore di diversi libri – L’ultima scimmia (Meb, 1975) e Guida alla sopravvivenza (Meb, 1983), Verso una cultura ecologica (Pangea, 1990) ed Ecologia Profonda (Pangea, 1996) – ha scritto numerosi articoli relativi all’ecologia profonda pubblicati su varie riviste.

Per contattare Guido Dalla Casa: guido1936@interfree.it 


Caratteristiche del Toro e la cultura matristica



E’ interessante notare come il simbolo del Toro sia semplice, intuitivo e facile. Ciò informa sulle origini molto remota di questo glifo, in quanto la testa del bue è immediatamente percepita. 

Il simbolismo di questo segno è tra i più antichi e si rifà al culto della ‘Dea-Madre’ cioè a quando l’Uomo, senza coscienza, viveva in totale simbiosi con la Natura. E’ il secondo segno nella logica zodiacale, detto ‘fisso’, anche perché funzionale a ‘fissare’ nella materia (femminile) l’impulso vitale ‘partito’ dall’Ariete (maschile). 

Senza la materia come potrebbe lo spirito incarnato manifestarsi e fare esperienza in questo mondo? Come farebbe lo spirito da solo, mancante dei cinque sensi, percepire ogni dono della Terra? Ecco perché il Toro è 'sensuale' (i 5 sensi sono estremamente importanti per 'conoscere' la Terra) e inizialmente, per questo segno, ha valore tutto ciò che ha ‘sostanza’ ovvero tutto ciò che è visibile e concreto. Significa che deve poter contare su ciò che ‘ha’, infatti il Toro ‘riveste’ lo spirito della sua prima ‘proprietà’, della sua prima sicurezza: il CORPO. 

“Io ho” dice il Toro. L’Avere, dunque, dovrebbe fornire, nella primissima infanzia, quella ‘base sicura’ per affrontare, da adulti, tutto ciò che verrà dopo.
E’ proprio qui – in Toro (casa II – dai 50 gg. Ai 7-8 mesi circa di vita) che si gioca tutto il discorso dell’autostima e della capacità di passare dall’AVERE all’ESSERE nella fase più adulta. E’ chiaro che il superamento delle ‘false sicurezze’ ovvero dell’avidità, del ‘possesso’, dell’aggrapparsi alle cose, della troppa importanza data al denaro e all’immagine, alla classe sociale (che può caratterizzare questo segno in una fase ancora acerba e/o poco evoluta) può portare la personalità dal ‘Vitello’ al ‘Toro’ ovvero ad una personalità forte,creativa e perseverante, capace di occuparsi anche di scopi trans-personali e non solo esclusivamente personali quindi la ‘ricchezza’ privata e/o risorse personali vengono impiegate in scopi e progetti più allargati.
Non a caso il Toro rappresenta anche il lato economico della società.
Nazzarena Marchegiani
50 

Siamo tutti animali... Ovvero: il rapporto inscindibile fra esseri viventi




Animale uomo - Paolo D'Arpini

"L'aspetto umano non implica intelligenza umana e, viceversa, l'intelligenza umana non implica necessariamente che si debba avere un corpo umano. Ai sapienti importa solo l'intelligenza, poco essi si curano dell'apparenza, mentre al contrario gli uomini del volgo badano solo all'aspetto esteriore e non si danno pensiero dell'intelligenza".
(Lìeh Tze - mitico autore e saggio cinese).

Il rapporto fra uomo ed animali è andato nel corso di questo ultimo secolo deteriorando sino al punto che essi, un tempo simboli di vita, totem, archetipi e divinità, sono relegati nelle riserve o negli zoo ed utilizzati come cavie o produttori di carne da macello, come fossero "oggetti" e non esseri viventi dotati di intelligenza, sensibilità e coscienza di sé. 

Anche se etologi famosi, come ad esempio K. Lorenz e tanti altri, hanno raccontato le similitudini comportamentali e le affinità elettive che uniscono l'uomo agli animali, il metodo utilitaristico, che per altro si applica anche nella società umana verso i più deboli ed i reietti, ha preso il sopravvento. Pare... ma non è detto che al momento opportuno si risvegli nella coscienza umana la consapevolezza della comune appartenenza alla vita.

Ma oggi vorrei solo toccare alcuni aspetti dell'incongruenza nel rapporto umano con gli animali. Da una parte vi sono quelli cosiddetti "da compagnia" -e cioè i cani e gatti- che godono di una relativa protezione ed anzi contribuiscono assieme all'uomo allo sfruttamento delle altre specie -in chiave alimentare, sotto forma di allevamenti intensivi da carne- e poi vi sono gli "ultimi selvatici" quelli che apparentemente vivono in libertà ma è solo una finzione costruita per favorire l'uso della caccia.

A questo punto inserisco una notizia di cronaca relativa alla recenti decisione di vari assessorati caccia e pesca in diverse zone d'Italia di abbattere un certo numero di caprioli o simili ungulati dichiarati "in eccesso".

Questo fatto ha causato un polverone mediatico e politico ma lì per lì non ho voluto esprimere alcun parere in proposito per due motivi, il primo è che già si erano mobilitate le controparti del gioco, ovvero le associazioni venatorie da una parte e le associazioni animaliste dall'altra, e non mi sembrava opportuno aggiungere la mia voce al coro più che acuto ed isterico, la seconda ragione è che volevo capire bene le motivazioni che spingevano l'assessorato a consentire l'abbattimento.

La verità è che i caprioli sono stati "immessi" sul territorio ai soli fini della caccia, e non per abbellimento della natura o per il loro stesso bene, essi non sono dissimili dalle capre allevate dall'uomo.

Conosco per esperienza i danni all'ambiente che può causare l'eccesso di questi animali (basti pensare ai deserti del medio oriente causati dal continuativo allevamento di capre ed altri armenti). Ma non potevo a caldo fare un discorso ragionevole con tanti scalmanati a parlare. 

In verità bisogna stare molto attenti al numero di ungulati che pascolano in un territorio, questo non solo nel caso di greggi difese dall'uomo, ma anche per gli pseudo selvatici -cervidi vari- che vi vengono immessi, queste bestie ai giorni nostri non sono soggette alla falcidiatura naturale causata dai predatori. 

Qui in Italia il lupo è praticamente estinto e nei boschi i caprioli od i cervi non hanno nemici naturali che limitino la loro prolificazione. Insomma bisogna capire le "ragioni" di queste immissioni.... che certo non avvengono per amore delle bestie anzi... vi è la certezza che siano operazioni di ripopolamento legate all'esercizio della caccia. 

La stessa cosa è avvenuta con i grossi cinghiali dell'est europeo che, come sappiamo, sono stati liberati sul territorio del centro Italia proprio per la loro prolificità e stazza, con il risultato che hanno soppiantato i cinghialetti italici a solo vantaggio dei cacciatori (in quanto gli agricoltori non son per nulla felici delle loro disastrose incursioni che procurano anche un danno all'erario per via dei rimborsi dovuti ai contadini). 

La storia dei caprioli è la stessa, un ripopolamento voluto dagli assessorati alla caccia di varie province  in tutta Italia. Lo stesso avviene ogni anno con lepri e fagiani e simili, che massimamente vengono importati da allevamenti della Slovenia e viciniori a prezzi stratosferici. Questi animali "liberati" servono solo alla categoria dei cacciatori -tra l'altro- anch'essi ben salassati da imposte e tasse varie.

Quindi la caccia è tutto un bussines basato sulla morte e sulla speculazione ed è anche causa -per inciso- di altre speculazioni da parte di associazioni che fanno da contro-canto ponendosi contro la caccia e ricevendo anch'esse prebende e fondi pubblici. 

Potete allora vedere che questo gioco delle parti danneggia tutti i cittadini e la natura stessa che è continuamente manipolata pro e contro questo e quello. Insomma un pretesto affaristico in una società che non considera l'animale diversamente da un plusvalore qualsiasi.

Io personalmente sono vegetariano ma sono pure ecologista e quindi per quanto mi riguarda non sono affatto favorevole all'immissione di nuove specie in natura, soprattutto trattandosi di specie che possono danneggiarla, come è già avvenuto con i cinghiali, ed è per questo che ritengo che la caccia andrebbe completamente vietata in Italia per il semplice fatto che è un esercizio "vizioso" inutile e dannoso in assoluto. 

Giacché la caccia non è un'attività libera e naturale ma una specie di gioco di ripopolamento ed uccisione, un divertimento sadico e crudele.

"Non so qual'è il confine fra l'uomo e gli animali, quali sono i loro reciproci diritti e doveri, qual'è il punto d'incontro della sopravvivenza reciproca, senza causare sconvolgimenti ecologici, non so nulla di questo, mi limito io stesso a sopravvivere, a volte combatto a volte recedo, non mi pongo modelli, sono anch'io un animale che ha bisogno della natura, sono una espressione della natura".

Paolo D'Arpini

 
 
Di questo e simili argomenti se ne parlerà durante l'Incontro Collettivo Ecologista  che si tiene a Vignola dal 22 al 23 giugno 2013  

La creazione, l'esistenza ed il dispiegarsi del mondo avvengono solo nella mente


solo conoscenza aggiunta....

I saggi  non dualisti che non considerano separati o diversi l’osservatore, l’osservato e l’osservazione,  od in altre parole l’io individuale, Dio ed il mondo, difficilmente perdono tempo a descrivere il  dispiegamento della creazione nello spazio tempo. Per tali saggi tutto è nell’eterno  “presente”,   nel qui ed ora, e l’illusione di una evolversi dal passato verso il futuro è considerata una semplice allucinazione, un’immagine mentale che non merita particolare spiegazione.  “Conoscenza aggiunta” è definita la conoscenza del processo manifestativo, una sorta di favola aneddotica che non ha alcun valore dal punto di vista della Verità ultima.
Eppure, per effetto di un parlato dialogativo, in cui vengono esaminati anche  aspetti “banali” della conoscenza, talvolta è accaduto che persino saggi della mole di Ramana Maharshi o Nisargadatta Maharaj “perdessero tempo” a descrivere il processo formativo dell’esistenza e del mondo manifesto.  Nel tempo più vicino a noi, quando era  ancora in vita Nisargadatta, cioè sino al 1981, esistevano già i magnetofoni a nastro e perciò la descrizione dei dialoghi informali o formali in cui il saggio, rispondendo  alle domande di alcuni ricercatori, spiegava i modi manifestativi della coscienza  come suoi aspetti  dispiegatisi  nelle varie forme,  era di facile raccolta e riepilogo… Le sue parole venivano registrate in nastri e poi traslitterate, un lavoro paziente ma con una base solida di riferimento. Al tempo di Ramana Maharshi, che lasciò il corpo nel 1950, invece non era possibile usare attrezzature tecniche, tutti i suoi detti erano trascritti da devoti che assistevano ai suoi discorsi, comunque tali trascrizioni sono affidabili poiché veniva sempre chiesta conferma al saggio  prima della stampa definitiva. In questo contesto dobbiamo essere particolarmente riconoscenti al devoto Telgu di nascita (originario dell’Andra Pradesh), Sri Munagala S. Venkataramiah, che nell’arco di 5 anni (1935-1939) raccolse parecchi detti  di Ramana Maharshi  pronunciati durante vari incontri tenuti nell’Ashram di Tiruvannamalai.    
In particolare, ai fini di una comprensione empirica del processo manifestativo,  ho rilevato una spiegazione tenuta il 7 gennaio del 1937 (Talks) che è particolarmente significativa, essa è riferita alla strofa n. 6 dell’Arunachala Ashtaka.
In questa strofa  si analizza il piccolo punto = ego; il piccolo punto composto da tenebre = l’ego che consiste di tendenze latenti; l’osservatore o soggetto o ego che sorge espande se stesso nella forma di ciò che è visto,  l’oggetto e  l’organo interno di percezione. La luce riflessa operante nella mente deve essere soffusa affinché tale ego possa sorgere. In pieno giorno una corda non può essere scambiata per un serpente. La corda stessa non può nemmeno essere vista se c’è tenebra fitta così ché  non c’è possibilità di scambiarla per un serpente. Solo in una luce  debole o soffusa può  accadere l’errore di scambiare una corda per un serpente.  La stessa cosa avviene per il Puro e Radiante Essere che emerge come ego, ciò è possibile solo in una luce circonfusa da tenebra. Questa tenebra è altrimenti conosciuta come  l’Ignoranza Primitiva (o Peccato Originale).  La luce che traspare attraverso questa ignoranza è chiamata “Luce Riflessa”. Tale  Luce Riflessa è conosciuta come Ishwara o Dio. Infatti è noto che la manifestazione di Ishwara avviene attraverso Maya (il suo potere di Illusione).  L’altro nome in cui tale Potere è chiamato è “Pura Mente”,  o qualità Satva, ciò implica che ci sia anche una “mente impura” e questa è rappresentata dall’ego, che  è  un passo successivo nella riflessione della Luce della Consapevolezza Suprema attraverso la qualità Rajas, od attiva,  della mente.
Infine sorge l’aspetto esteriore o materiale della manifestazione, attraverso la qualità Tamas, o inerzia, che  si manifesta in forma degli organi interni di percezione e dei loro oggetti esterni.
Dal punto di vista fisiologico può dirsi che questo processo di esternalizzazione procede attraverso il cervello. I diversi stati di veglia, sogno e sonno profondo hanno quindi origine da quella ignoranza originale, con la mente che si rivolge all’esterno (attraverso il processo proiettivo dell’apparato interiore) sperimentando la condizione di veglia e sogno e ritirandosi nel sonno profondo in  stato di latenza. Tutti questi ovviamente sono solo “fenomeni” che  appaiono attraverso la Luce Riflessa sul Substrato dell’Esistenza e Consapevolezza  Assoluta dell’auto-luminoso Sé.
Quindi il mondo non può essere “indipendente” dalla sua Sorgente, ed è così che l’Unico Essere diventa molti. Il Potere che manifesta questo Gioco dell’Esistenza è davvero grande! E la realizzazione della propria originale Natura è lo scopo gioioso della vita.

Paolo D'Arpini

Memoria sul Circolo vegetariano VV.TT. di Calcata – “Il mangiar sano…”


Nella raccolta di memorie sull’epopea del Circolo VV.TT. ho ritrovato alcune pagine  di  vari libri sui  luoghi dell’Italia Naturale. Siccome il Circolo fu uno dei primi posti in cui si professava una “dottrina” vegetariana spirituale laica ed ecologista (termini quasi sconosciuti negli anni’80 quando sorse l’associazione) molti furono i riferimenti all’esperimento “anomalo” in corso  a Calcata.   
Anche la Guida Mondadori “Il mangiar sano” si è  interessata  di noi e  pubblicò una divertente pagina sul Circolo. (P.D’A)

Lazio. Calcata (Vt) – Circolo vegetariano VV.TT.
Ormai un po’ da per tutto si possono trovare stages per manager, per imprenditori, per venditori d’assalto e per tutta la bella compagnia; qui in provincia di Viterbo ci sono persino gli stages naturisti: diventa vegetariano in 48 ore.
“Questo non è un ristorante -ci dice il presidente del Circolo, Paolo D’Arpini- noi amiamo chiamarlo ‘punto d’incontro vegetariano’ in cui si può anche mangiare, come in un convento”.
E’ vero perché questo posto è proprio tutto meno che un ristorante. Insediatosi a Calcata, nella splendida valle del Treja, il Circolo VV.TT. (che sta per vege vege – tariano tariano) è una occasione originale per entrare in contatto diretto con la natura. Tra l’indiano e il francescano. I soci cucinano e servono in sala a turni stabiliti, come in un monastero indiano. Se partecipate ad una loro scampagnata i cibi che mangerete saranno quelli che siete riusciti a
reperire durante il giorno. Se vi fermate solo a mangiare aspettatevi frutta, verdura, legumi, tutto coltivato in zona o nell’orto. Anche il vino è del luogo: quello che c’è c’è, buono o cattivo secondo l’annata. L’acqua è quella di sorgente.
Tutto ciò può spaventare, è vero, ma può anche stimolare curiosità che la vita cittadina ci costringe a sopire. Semplice e candida povertà, si cucina, si serve e si mangia quello che c’è, in una sorta di fraterna condivisione. Dal pane integrale alle verdure stagionali. Gli animali sono sacri, quindi scordatevi la carne. I condimenti son fatti con le erbe raccolte personalmente nella valle e con qualche olio locale, naturalmente d’oliva.
Giudizio: MM VRPAFR – Commento: il Circolo esce troppo dagli schemi più classici di giudizio per poter rendere serena la votazione. Voto di mezzo quindi per salvare capra e cavoli. Con una avvertenza: non venite fin quaggiù per mangiare. Venite per ritrovare antichi ritmi. Spesso le sostanze più necessarie alla vita sono anche le più impalpabili.

Edizione 1991 – Guida Mondadori – Il Mangiar Sano

Dietro-lo-specchio
Interno del VV.TT.

...vagare nella natura per scoprire i suoi segreti... Discorso del 20 luglio 2013 sul nomadismo spirituale ecologico



La parola ecologia deriva dal greco oikos che significa casa, ha cioè la stessa radice di economia, e questa filiazione etimologica mi ha sempre affascinato. Infatti attraverso l’ecologia, soprattutto quella profonda, ho appreso a considerare la natura come la mia vera casa cercando inoltre di trarre da essa il mio sostentamento.  La riscoperta dell'appartenenza alla "Casa Terra" è un modo per riconoscere la sacralità della vita, in tutte le sue sfaccettature,  e fra  i misteri naturali, quelli che maggiormente mi intrigano sono quelli legati alla conoscenza delle piante.  
Certi segreti solo le piante sanno conservare. Le piante indubbiamente sono gli esseri viventi più vicini allo spirito primordiale e sono le depositarie del potere magico della vita. Basti pensare che all'inizio della religiosità e della divinazione sono state le piante a dare le prime immagini di un mondo "psichico"  che si accompagna a quello materiale. 
L'uomo vagando nella natura ha scoperto le proprietà di alcune piante "spirituali" che gli hanno consentito di riconnettersi al cosmo. In India ad esempio la celebrazione  della luna piena di luglio è particolarmente importante perché dedicata al Guru primordiale, che è lo stesso Shiva, maestro di vita e conoscitore di tutti i segreti della foresta e dei cicli naturali. 
In Europa e nel mondo occidentalizzato -purtroppo- la tendenza a razionalizzare tutta la conoscenza ed a irreggimentare il computo del tempo in modo  artificiale  è una delle cause principali  del conflitto con i cicli  della Terra e della natura tutta. Questo tentativo d’imporre forme-pensiero mentali di gruppo ai flussi stagionali e cosmici (che, in realtà, dovrebbero governarci), sta causando una distonia sempre maggiore con la Terra, causando violenza anche ai nostri sistemi energetici e biologici.
E’ come se il nostro sistema si nutrisse di cibo non cresciuto naturalmente, negli orti, ma in fabbriche, usando ingredienti sintetici. Per l’umano, il modo di vivere il tempo è, al presente, puramente artificiale, non seguendo, come già detto, i cicli  della natura. 
Fortunatamente restano delle "fessure esperienziali" che possono ricondurci alla naturalità  ed una di queste fessure è rappresentata dalla luna piena di luglio. In questo momento, con il sopraggiungere della stagione calda,  le inibizioni si allentano, ci sentiamo più vicini alle nostre origini, ci piace girare nudi e liberi ed inoltre i raggi lunari sono particolarmente forti e  ci suggeriscono  nuove prospettive  di condivisione olistica.  
Nella cultura Atzeca la teologia naturalistica era  collegata all'espansione massima del disco lunare, lo percepiamo ad esempio nell’inno dedicato alla Festa Venusiana. “Il fiore del mio cuore si è aperto, ecco la signora di mezzanotte, lei è venuta – nostra madre – lei è venuta, lei la dea Tamoanchan…”
Così saremo pronti anche noi la notte del 20 luglio ad accogliere i raggi della luna nel nostro cuore. Per l'occasione siamo  stati invitati da Syusy Blady nel suo Orto dei Giusti di Bologna, inizio alle h. 21.00,  per  parlare di  ecologia,  bioregionalismo, nomadismo, spiritualità laica. 
Per aiutarci nello scioglimento notturno  ci saranno discorsi, mantra, "a solo" musicali, danze... 

Paolo D’Arpini 

P.S. Per partecipare all'iniziativa e/o proporre arricchimenti  scrivere a: bioregionalismo.treia@gmail.com