Asso 23 febbraio 2013, nevica.
Cari amici ed amiche di Civiltà Contadina,
sono Teodoro Margarita, ho 52 anni, vivo ed insegno nella scuola pubblica ad Asso,in provincia di Como, nel Triangolo Lariano.Ho un figlio, Janus, di 13 anni. Coltivo un mio piccolo podere sul margine di una magnifica cascata, la Vallategna, il luogo che abito si chiama Cranno ed è un luogo speciale: già 4000 anni addietro era abitato, qui si sono rinvenuti i resti del Paleolitico tra i più antichi della Vallassina.
Sono vegetariano da oltre 30 anni, è da quello stesso anno, il 1982, che, assieme alla mia prima moglie, Eva, in un terrazzo della costa d'Amalfi, ho appreso a coltivare ed amare piante e fiori. Mia madre, contadina, è stata una delle ultime maestre di spago nel mio paese nativo, Cava de' Tirreni. Ricordo, io piccino, che "voltavo la ruota" ovvero con le manine protese, aiutavo mamma a filare la canapa. Il nostro sodalizio, nel quale milito come salvatore di semi da una decina d'anni, ha conosciuto una fluidità notevole, ragion per cui, fatti salvi i soci storici, gli attivisti e fondatori dei vari gruppi locali, risente della "liquidità" tipica della nostra postmoderna era che viviamo, quindi mi presento a voi tutte e tutti. Sono il nuovo Presidente, resterò in carica, nella speranza che la salute e la Fortuna, che la vostra collaborazione e, mi auguro, dovendolo meritare, il vostro affetto, lo consentano, per i prossimi tre anni.
Succedo ad Alberto Olivucci, per me, nell'avvicinarmi a Civiltà Contadina, prima un mito, poi un amico. Si, un mito, per chi crede che la decrescita sia un valore, che non è la tivù a dettare la gerarchia ultima nelle cose davvero importanti, ed io una tivù nemmeno la possiedo, Alberto Olivucci che ha avuto l'intuizione feconda che solamente costituendo una libera, autonoma, associazione di seedsavers, custodi di semi rurali italiana, si potevano porre le basi per recuperare, conservare, rimettere in circolo questi semi bellissimi ed antichi, portatori di una canzone lontana, carichi di colori e forme, di aromi e profumi, unici, nostri, figli della tradizione che vive in quanto si rinnova nelle semine e nei raccolti, anno dopo anno. Alberto Olivucci ha iniziato e si è portato il fardello. Egli, il nostro fondatore ha il merito di aver iniziato ed accompagnato con tenacia e pazienza questa nostra avventura.
Alberto, resta con noi, ci accompagna e condivide il cammino.
A lui, il mio grazie più sentito. Voglio ricordare un nostro amico e dirigente, la cui scomparsa ha addolorato molti dentro e fuori la nostra associazione, se è vero, ed io ci credo e lo voglio credere, che chi non è con noi ci ha solamente preceduto e ci indica la strada, io sono certo che il caro Gianfranco Zavalloni, pedagogo insigne, ecopacifista convinto, disegnatore fine, autore di quella Dichiarazione dei diritti dei bambini e delle bambine che in casa mia ci ha guidato nell'allevare nostro figlio. Gianfranco è stato in Civiltà Contadina, fondatore della rete degli Orti di pace con la quale da sempre collaboro.
Onorato il mio debito, consapevole che i debiti di gratitudine si possano veramente onorare lavorando almeno quanto la persona che si intende omaggiare, viceversa è vaniloquio, illustro, tento, è mio dovere farlo, quanto da sempre o da ora, da Presidente, sogno di attuare. Ricercherò sempre e comunque la condivisione, cercherò la composizione di ogni controversia, in un sia pur, relativamente piccolo organismo come il nostro, non sono mancate le frizioni, le incomprensioni.
Il "motu proprio" non mi si confà. Già ben consapevole che i tre anni in carica saranno, se anche li dovessi vivere galoppando in sella a briglia sciolta, affatto sufficienti a realizzare quanto ho nel cuore e nella mente.
Se potessi, se avessi una bacchetta magica, gli Ogm sarebbero banditi, al pari delle armi nucleari, una volta e per sempre dal nostro Pianeta. Non è così, se siamo qui è perché precise e potenti, ultrapotenti lobbies li sostengono, impongono, foraggiando, corrompendo, assassinando a tutto spiano, specie nel Sud del mondo.
Noi siamo qui, siamo gli alfieri della biodiversità. Parola difficile, io dico, siamo semplicemente, ciascuno di noi, ciascuno di voi, socia o socio, per un metro quadro o per ettari, per un vaso sul balcone o per campi più vasti, detentori di semi di vita, portatori di libertà e riproducibilità.
Tutto il mio agire andrà in una sola direzione: ottenere per questa vitale feconda, gioiosa biodiversità italiana e planetaria, visibilità, libertà di circolazione, di riproduzione, nel dono, nello scambio e, ma avrò occasione di tornare su questo, anche nella vendita, e per questo mi batterò con le armi della tenacia e della parola, dell'esempio e della persuasione civile.
Ho fondato il primo gruppo locale di Civiltà Contadina, dedicherò a questi le mie attenzioni, ciò significa, nel solco di quella fiducia senza la quale io stesso nulla avrei potuto nel mio territorio, che sarò ovunque invitato, scriverò e se sollecitato, consiglierò.
Nell'associazione abbiamo competenze e capacità, il Consiglio Direttivo mi starà vicino.
Siamo radicati soprattutto nel Centro-nord, o piuttosto nel Nordest, dovremo riequilibrare la nostra area di operazione. La biodiversità italiana è figlia e frutto delle regioni, tutte, nella penisola e nelle isole, lavoreremo in questo senso per un riequilibrio.
Ben al corrente del pullulare di altre iniziative, di altri gruppi, spontanei, o organizzati, aventi simili ragioni sociali, stiamo assistendo e siamo fieri di essere stati tra i pionieri, a scambi di semi ovunque in Italia, dal Veneto alla Campania, all'Emilia, un po' dappertutto giovani ricercano e intessono eventi legati al tema del buon seme riproducibile, intendo lavorare per fare della nostra associazione il lievito capace di far crescere, senza gelosie, inutili e dispendiose rivalità fuoriluogo, noi sappiamo quanto valiamo, tutta questa Primavera di biodiversità. Una primavera che si annuncia giovane e grintosa, abbiamo l'esperienza necessaria a capire, ad indirizzare, a consigliare. Noi ci saremo, Civiltà Contadina, a buon diritto presente nella Rete Semi Rurali, saprà esserci e crescere, in questo comune movimento. La presa di coscienza più ampia possibile dell'importanza, dirimente, della biodiversità, questione vitale sul collo delle generazioni a venire, è in noi, lavoreremo ed intrecceremo relazioni, in Italia e all'estero, saremo una gemma, questa nostra bella Civiltà Contadina, preziosa nel mondo in crescita di quanti hanno compreso.
"Nel seme c'è la speranza della vita, nel seme c'è la culla delle cose, facciamo fiorire il seme, facciamo fiorire le rose, facciamoci rondini e chiamiamo la Primavera, chiamiamola inSiEME."
Teodoro Margarita, neo presidente di Civiltà Contadina.
Discorso tenuto il giorno del suo insediamento
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Saluto e memoria di Teodoro Margarita a Civiltà Contadina, il giorno del suo insediamento come presidente
Spiritualità concreta e coerenza fra il dire ed il fare
"Tutto ciò che emana dal Cuore è "pura idea" e quando è messa in pratica diventa Dharma" (Sathya Sai Baba)
Sul Sentiero Spirituale, la Coerenza può essere definita come la tensione ad allineare i tre corpi (fisico, emotivo, mentale).
In tale prospettiva, aspireremo, nel nostro vivere quotidiano, anche in quello apparentemente routinario e "banale":
- all'integrazione della personalità;
- al collegamento con il Sé superiore.
La Sostanza dell'Anima è Amore, in senso attivo e, appunto, "c o e r e n t e" con le azioni: se è l'anima a dominare l'io, il "dire" diventa fare e il fare diventa "Opera d'Amore".
Il sentimentalismo emotivo, con il quale spesso l'amore è confuso, è fiacco e soggetto a variazioni umorali, poiché legato alla precarietà dell'io;
L'Amore è la "Forza e la Legge" del nostro Universo: attuandolo a tutti i livelli, evolviamo e favoriamo l'evoluzione:
**Ti dico: che il tuo cuore s'accenda del fuoco della Compassione. In essa è sepolta la grande perla della conoscenza segreta**
("Foglie del giardino di Morya", I)
Chi intende percorrere il Sentiero Spirituale, sa che il suo "dire" dovrà aderire al suo "fare", pena:
- la mancanza di credibilità del suo percorso spirituale;
- la ricaduta nel mondo brancolante dei profani.
Egli svilupperà, con quotidiana vigilanza, una dote poco diffusa: la Coerenza.
La Coerenza rende riconoscibile una personalità matura e integrata; dà all'agire una sicura validità morale poiché: il "fuori" e il "dentro" coincidono armoniosamente; l'individuo "pensa e quindi fa" con modalità sintetiche e inscindibili, aderendo ai propri più Alti Valori.
In sostanza, poiché ogni Legge si rispecchia in tutto l'Universo, sembra che quanto più gli elementi di una sostanza sono coordinati, tanto più aumentano la potenza e i campi possibili di applicazione delle energie.
La Coerenza non va confusa con la rigidità o con l'inflessibilità, che ne costituiscono la degenerazione, gli aspetti "caricaturali", poiché non illuminati dalla sapienza dell'Amore.
Per l'uomo sul Sentiero essa è la rispondenza costante e gioiosa alla Voce dell'Anima, riconosciuta come la Sola Vera Guida.
Egli sa che la coerenza richiede l'educazione di una Volontà salda, sorretta dall'Etica e perennemente direzionata al Fine.
Per intraprendere realmente la Via che porta alla resa della personalità all'Anima è necessario "focalizzarsi" sulla Meta.
Essa appare all'aspirante ormai "pronto" come l'unico obiettivo degno di essere perseguito, al quale subordinare tutti gli altri.
Così lavoro, piaceri, successi mondani perdono attrattiva e vengono riconosciuti nel loro aspetto illusorio, o valutati solo per la loro funzione di esperienze-strumenti di evoluzione.
La Spiritualità perde i caratteri del sognante "abbandono alle energie dell'universo", e diventa strenua lotta: "dentro", nel mondo del "pensare" e del "sentire", per trasmutare i propri pensieri disarmonici e le proprie manchevolezze emotive; "fuori", nel mondo del "fare", per "portare il regno di Dio sulla Terra".
Al noto adagio "Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare", che rileva l'apatia e l'indolenza del comune agire umano, si sostituisce il Fuoco della "Prassi" insonne, che dimostra che "dire È fare".
Al "dire" ora si coniuga l'operatività disinteressata ed amorevole in favore dell'umanità.
I pensieri si fanno coerenti e mirati, i sentimenti puri ed elevati, la mente pronta a rispecchiare l'ideale, i rapporti diventano fraterni.
Per raggiungere questi obiettivi, preliminari all'iniziazione, la Volontà deve farsi così potente da mutare "il carattere", cioè la somma delle abitudini con cui abbiamo convissuto per lungo tempo.
La Coerenza sul Sentiero, saldamente perseguita, può portare allora alla "con-versione" (etimologicamente: "cambiamento di direzione").
Ciò avverrà solo se il nostro Cuore si sarà espanso, attraverso l'esperienza, il dolore e l'aspirazione, tanto da abbracciare tutta l'umanità.
Venerabile Maestro MORYA
Calcata - Memoria psicosomatica e psicostorica del luogo (prima dell'avvento umano ed anche dopo)
Calcata fra le nebbie
Spesso quando ancora abitavo nell'antico borgo raccontavo la storia di Calcata agli amici che venivano a trovarmi, non potendo far a meno di imbrogliarli, mi inventavo varie storielle attinte alla mia fantasia. Io le chiamo “psicostorie”… ma a dire il vero non sono totalmente invenzioni della mia fervida mente immaginativa. Le mie narrazioni facevano riferimento a qualche fatto realmente accaduto, più che “bugie” potrei definirle “visioni dall’inconscio”.
Allora, dovete sapere, e ciò sta scritto persino nei depliants del Parco del Treja, che l’acrocoro di Calcata fu scavato dal paleotevere, cioè Calcata era un’isola, come oggi lo è l’isola Tiberina, del fiume Tevere che migliaia di anni fa scorreva proprio in questa valle. La valle del Treja dovrebbe chiamarsi “valle del Tevere” ma a causa di un terremoto o più probabilmente di un’eruzione dei vulcani Sabatini, il Tevere cambiò corso (passando dall’altro lato del monte Soratte) e Calcata rimasta quasi all’asciutto divenne l’impervia rocca che oggi conosciamo.
Chissà cosa sarebbe accaduto se non fosse andata così… molto probabilmente quell’isola che funse da volano per la nascita di Roma, ovvero l’isola Tiberina (che ricordiamolo era l’ultimo attracco e guado possibile prima che il Tevere confluisse nel Tirreno), avrebbe potuto essere la nostra Calcata e chiamarsi “Arx” (Arca), giacché –ricordiamolo ancora- i Falisci che fondarono quest’Arca di Luce che divenne Calcata, parlavano il latino, anzi sono gli unici e veri “latini” che abitavano tutta la bassa valle del Tevere sino ai sette colli di Roma. Altri “latini” non esistono né sono mai esistiti, la cosiddetta patria dei Latini Albalonga è una bufala storica tanto per creare confusione sulla nascita di Roma, come la leggenda dell’arrivo di Enea.
Insomma all’inizio c’erano solo i Falisci, tribù indoeuropee, che parlavano falisco (cioè il latino) e che convivevano con altre tribù consanguinee sabine e sannite. Anche i cosiddetti Etruschi erano essi stessi più o meno della stessa etnia e basta, anch’essi genti italiche indoeuropee dal punto di vista etnico ma che avevano assunto i modi e la lingua di popolazioni anatoliche che giunsero sulle sponde tirreniche, ne più ne meno come avvenne per i Cartaginesi i quali massimamente non erano altro che nord africani che avevano appreso i costumi e l’idioma fenicio (ma non prendete queste mie affermazioni come oro colato…). Se ragioniamo bene scopriamo che questo egualmente avvenne per le popolazioni del Danubio (Dacia) che oggi chiamiamo “Romania”, i rumeni non sono altro che gli abitanti originari di quell’area che assunsero la lingua e la cultura romana.
Insomma i Falisci sono i veri “Romani” originari e solo in seguito si tese a differenziarli in falisci, falisci capenati, latini ed infine romani. In verità sono i Falisci stessi che fondarono Roma, rinunciando all’etnia originaria assumendo una nuova identità giuridica e culturale. E c’è un’evidenza storica che avvalora questa ipotesi giacché i Falisci e la loro civilizzazione risale al villanoviano mentre Roma fu fondata solo nel 700 a.C.
La storia leggendaria della fondazione di Roma non è altro che il rifacimento della storia di Fescennium, la mitica prima città falisca, che l’archeologo inglese G. Potter, non impregnato di “romanismo”, scoprì durante i suoi scavi a Narce, Pizzopiede e Montelisanti, tre colline che circondano Calcata, nucleo portante della prima città policentrica “Arx”. Lo stesso processo fondativo, dopo molti secoli, avvenne sui famosi “sette colli” della città poi chiamata eterna.
Ma, qui ritorno alla psicostoria, la “città eterna” (se il Tevere non avesse cambiato il suo corso) avrebbe potuto essere Arx -ovvero Narce- (che è una storpiatura di Arx). Arrivo al dunque, ecco come ho immaginato questa trama…..
Calcata e Roma fra storia e psicostoria.
Ci sono due modi per osservare: dall’interno e dall’esterno. L’uomo si trova al centro dell’universo ed osserva il mondo che lo circonda ma, a sua volta, è osservato dal mondo. In che modo si svolge questo gioco? Ogni volta che rivolgiamo l’attenzione alle cose che ci stanno attorno stiamo osservando il mondo ed ogni volta che passiamo all’introspezione è l’universo nella sua interezza che osserva noi.
Questo passatempo può avvenire solo attraverso la coscienza, infatti è solo tramite la “consapevolezza” che è possibile osservare colui che osserva. Per contemplare, appurato che è questa la qualifica essenziale della coscienza, occorre sempre un oggetto. Questo oggetto, o meglio il riflesso dell’immagine, è percepito nella mente. Essa ci permette di parlare e discutere, di presupporre ed inventare, di criticare e di accettare, ma è solo per mezzo di questa “parentesi” che è possibile circoscrivere e visualizzare quel che ci interessa.
Nel presente caso la storia che si dipana dalla coscienza è quella dei due modi di vedere. Due possibili destini a confronto. Per convenienza potremmo chiamarli “io e tu” e visto che son due possiamo anche dargli un sesso, allora diciamo che “io” è il maschio ed il “tu” in quanto altro, diviene femmina. Dico così non certo per maschilismo, soltanto perché nell’io c’è la qualità della penetrazione e dell’approfondimento, mentre nel tu c’è la vastità dell’accoglienza di ciò che deve essere conosciuto. In realtà “l’oggetto” non si stanca mai di essere osservato dal “soggetto” che, a sua volta, non fa altro che inventarsi nuovi metodi d’osservazione.
Nessuna meraviglia quindi, che l’oggetto sia spesso identificato con l’Universo intero, ovvero tutto ciò che esiste ed è conoscibile, mentre il “soggetto” (come un indomito ed infaticabile esploratore) si affanna continuamente a cercare diverse visuali e prospettive di investigazione. Ecco qual’è lo scopo dell’insaziabile penetratore dell’anima.
Per tagliar corto, vi dirò che stavolta l’oggetto esaminato ha la forma di un uccello. Questo uccello è una rondine che si lascia seguire dallo sguardo. Essa è figlia di una figlia di una figlia… dalla figlia di una rondine antica che volò su questa valle, la stessa di quando le rondini non avevano ancora un nome e non c’era nessun uomo ad osservarle. Non di meno la valle era viva. L’acqua di un grande fiume, che allora era il Tevere, aveva già scavato ed eroso le sue forre. Le pareti di tufo erano ricoperte di lecci, aceri, carpini e querce ed il fiume scorreva orgoglioso fra le gole delle tre colline, quelle che avrebbero dovuto ospitare. nei piani del giocatore originario, la sede di una futura civilizzazione: la città Faro di luce, la mitica Arx.
Le tre colline erano già levigate e gonfie di vegetazione e di vita, gli animali vi pascolavano felici e la proto-rondine le sorvolava, proprio come sta facendo la nostra rondine di oggi. Ma a quella sua lontana progenitrice sarebbe toccato di assistere ad un avvenimento che era destinato a cambiare la storia di quest’angolo di mondo. Uno degli ultimi vulcani attivi dell’apparato sabatino si risvegliò: la violenza dei suoi schizzi di cenere, fumo e lapilli oscurò il cielo. La terra tremò, le bocche vulcaniche eruttarono valanghe di lava, la quieta valle si spaccò, si fendette si accartocciò. Per chilometri e chilometri la proto-rondine non riusciva a trovare riparo. Il fiume
ribolliva, le acque straripate non riuscivano più a cogliere l’alveo in cui riposare e continuare il percorso verso il mare.
ribolliva, le acque straripate non riuscivano più a cogliere l’alveo in cui riposare e continuare il percorso verso il mare.
Solo il monte Soratte, gigante di pietra, si ergeva in mezzo al marasma infernale, anch’esso sembrava tremare alla furia del fuoco ma rimase saldo, ebbe pietà di quell’uccello impaurito e del fiume sperduto ed offrì ad entrambi un fianco. Così fu che il Tevere cambiò il suo corso.
E fu così che Roma venne poi fondata sui sette colli mentre le tre colline ospitarono una piccolissima “Arx”, cioè Narce, che diverrà poi Calcata, è rimase un minuscolo angolo di paradiso. Ora che, attraverso questa particolare “osservazione” spazio-temporale, ho raccontato il suo segreto la rondine sembra volersi vendicare gettandosi su di me, per tema che io tradisca la sua storia, ma voi avete già capito (e se non vi rimando all’inizio del racconto) che non deve essere mai, mai, mai…
Paolo D'Arpini
Vedo, vedo... stravedo!
Teoria della Pansessualità e memoria su Peter Boom
Eros e vita
Ricordo la raccomandazione costante con la quale Peter Boom mi salutava ogni volta che stavamo per lasciarci: “Mi raccomando, comportati male..”. Beh, debbo dire che ho sempre seguito il suo consiglio e soprattutto adesso che lui è salito oltre il “Cielo dei Giusti” mi impegno moltissimo a rompere i coglioni a tutti ed manifestare quel che sono senza remore, malgrado gli acciacchi dell’incipiente vecchiaia….
Ma, visto che siamo in tema di memoria, vorrei fare una breve cronistoria del mio rapporto amicale con Peter Boom.
Tutto cominciò quando lui ancora abitava a Nepi, durante una mostra d’arte su Dioniso e sull’edera del comune amico Gigetto. Diciamo che forse sarà stato nel 1991 o nel 1992, anno della Scimmia di Acqua molto adatta alla trasmissione culturale trasgressiva. Di lì a poco girammo assieme, sotto la macchina da presa di Felici, il documentario “Un barbaro a Nepi” in cui tra l’altro si chiedeva l’istituzione del matrimonio fra “innamorati dello stesso sesso” (il termine l’ha usato Obama in un suo recente discorso elettorale).
Nel 1993 abbiamo corretto assieme le bozze del suo ultimo libro “Duemila e venti, il Nuovo Messia”. Per una decina di giorni dalla mattina alla sera, nel salone luminoso e comodo del piano nobile del Circolo vegetariano VV.TT., seduti al tavolone appositamente creato dalla Ciarla di Calcata, abbiamo trascorso il tempo a parlare di ecologia, di arte, di società in decadenza, della fine del mondo e del Nuovo Messia (che verrà..?). Poi nel gennaio del 1994 il libro usci per i piombi della Big di Gianfranco Paris, la stessa casa editrice che editava il nostro mensile Etruria. Ovvio che subito dopo il libro, in cui si parlava di rapporti pansessuali, sorgesse lo stimolo di fondare un Comitato per la Pansessualità, che fu registrato al comune di Viterbo (all’allora sindaco Gabbianelli) dallo stesso Peter Boom, che ne era il coordinatore.
Sul tema della Pansessualità Peter produsse una serie impressionante di documenti e ricerche, tant’è che negli anni realizzammo diverse manifestazioni sul tema, sia a Calcata che a Viterbo ed a Roma.
Altro passo importante compiuto assieme fu quello della fondazione del comitato per la Spiritualità Laica, avvenuto a Calcata e successivamente esportato a Roma. Sulla spiritualità laica organizzammo vari convegni anche a Viterbo, di uno rammento un bellissimo manifesto realizzato dal suo ex compagno. Ma non voglio fare qui una cronistoria di tutti gli atti compiuti assieme al “fratello” Peter.
Però debbo menzionare l’incoraggiamento che lui mi diede, in un particolare momento di difficoltà nella mia vita (dal 2004 al 2006) in cui stavo abbandonando ogni attività sociale ed informativa (vivevo senza luce elettrica in una specie di stamberga), a quel punto mi obbligò a ricevere l’aiuto tecnico di Francesco Uda, il quale mi rifornì di un computer da lui accroccato, e ripresi così a scrivere ed a organizzare eventi e incontri culturali.
Proprio su questa scia organizzammo a Bagnaia un meeting anti-papale, in previsione della visita di Ratzinger nel 2009 (ricordo che all’incontro in piazza noi eravamo tre o quattro, mentre Peter mi disse che lì ad osservarci c’erano almeno altrettanti agenti della Digos, che lui conosceva bene), in quella occasione Peter voleva che io andassi ad abitare nel suo orto di Bagnaia, ove c’era una piccola costruzione, ma io -pur ringraziandolo della sua offerta- declinai l’invito, non mi sentivo ancora pronto di abbandona Calcata. Ma quella mossa a Viterbo, in cui mi presentati come l'antipapa della Spiritualità Laica, fece sì che conoscessi attraverso uno scambio di email la mia futura compagna Caterina Regazzi, attraverso la quale potei compiere alfine la mia dipartita da Calcata.
L’ultimo incontro con Peter fu anche un clou artistico finale, avvenne durante la prima biennale d’arte creativa di Viterbo, da me organizzata in collaborazione con l’APAI nel 2010, in cui Peter tenne una importante conferenza sul messaggio degli alberi alla ex chiesa di San Salvatore a San Carluccio. Quello fu l'ultimo atto dopodiché abbandonai Calcata e la Tuscia al loro destino e mi ritirai nel “buen retiro” di Treia, nella casa avita di Caterina.
Ed è proprio a Treia, il 27 maggio 2011, che mi giunse la lettera di Giovanni: “Ciao Paolo, devo purtroppo comunicarti che ieri sera Peter è morto a casa sua a seguito di un arresto cardiaco. Tra oggi e domani eseguiranno un autopsia per accertarsi della causa del decesso. Ti chiedo cortesemente di diffondere a conoscenti e amici. Ti terrò aggiornato per i funerali civili…” Al che gli risposi: “Grazie per avermi informato… speriamo che la Sua Anima riposi in pace… Provvederò ad informare gli amici e conoscenti”
Ecco, con queste poche parole ho voluto ricordare vari momenti dell’amicizia profonda e della collaborazione culturale tra me e Peter Boom.
Paolo D’Arpini
………………….
Alcune frasi (prese a caso dal mio archivio) di Peter Boom:
“Proprio all’avvicinarsi del mio 75-esimo abbiamo deciso con il mio legale, l’avvocato Paolo Pirani, di avviare un processo civile nei confronti della ASL di Viterbo, in quanto il processo penale iniziato anni fa (non sto scherzando!) è stato archiviato il 16 febbraio del 2009. Non sono molto pratico di processi, anzi non ne capisco niente e molta gente mi ha detto che era meglio lasciar perdere perché non avrei preso un ragno dal buco…”
“Se continueranno testardamente a riempirci di crocifissi con attaccato quel povero Cristo che pensò di sacrificarsi per salvare tutti noi, allora mettessero almeno un’altra immagine accanto e cioè quella di un terribilmente torturato corpo di Giordano Bruno dato alle fiamme in piazza Campo de’ Fiori a Roma e … visto che sono un pansessuale ci metterei pure un bel quadruccio di Alfredo Ormando datosi alle fiamme proprio in piazza San Pietro in protesta contro la perfida e gravissima emarginazione perpetuata dai cosiddetti preti cristiani”
“Già una ventina di anni fa avevamo suggerito, assieme a Paolo D’Arpini, di aprire i Parchi dell’Amore e speriamo che da Bari questa iniziativa si spanda per tutti i comuni d’Italia preferendo la comodità, la sicurezza e l’igiene all’ipocrisia” (http://www.pansexuality.it)
“Notizia ferale: un’agguerrita organizzazione di gay atei americani ha creato un laboratorio segreto per contrastare la chiesa sottoponendo gli eterosessuali a tremende scariche elettriche per farli diventare omosessuali, un ottimo metodo -secondo loro- per evitare il pericolo di sovrappopolazione”
“…nella religione cattolica la parola “amore” viene spesso utilizzata in modo contorto ed alienante, ad esempio la gerontocrazia vaticana ha abusato della santissima parola amore della quale non conoscono il significato, compreso forse meglio duemila anni fa da un Cristo che certamente non avrebbe permesso quella pedofilia ed il plurifavoreggiamento di essa perpetrata senza amore, per puro sfruttamento sessuale di bambine e bambini da preti frustrati e senza scrupoli..”
“Nel settembre 2003 fui reso handicappato da una iniezione anestetica spinale (anzi due, perché alla prima il dottor Lepri non riuscì a penetrare con l’ago dentro la spina dorsale) all’ospedale Belcolle di Viterbo. Avevo firmato per l’anestesia totale spiegando al dottore le ragioni di questa mia esigenza. Quando uscì dall’ospedale dopo l’operazione (eseguita alla perfezione dal chirurgo Massimo Fattorini) non sentivo più quando il piede della gamba destra mi arrivava a terra. Mi consigliarono di prendere il Neurontin, che non mi fece niente. Dopo sei mesi un medico mi disse che non sarei più guarito perché i nervi ancora non riescono a guarirli, in questo caso il nervo sciatico della mia gamba destra risultò lesionato”
“Mi chiamo Peter Boom e boom, nella mia lingua l’olandese, significa albero. Sono un alberello di media statura, molto più basso della maggior parte degli alberi. La quercia arriva a 40 metri di altezza, ma viene superata dal frassino e dal faggio. Nelle nostre zone climatiche l’abete può raggiungere i sessanta metri, giusto per far notare quanto sono piccolo io…”
“Come autore della Teoria e della Filosofia della Pansessualità ho sempre considerato che gli esseri umani in principio portano dentro di sé tutte le opzioni sessuali comprese quelle pedofile. Naturalmente le possibilità nocive della nostra sessualità devono venir evitate, soprattutto quelle violente e/o senza consenso, come si riscontra spesso nei confronti di minori. Inoltre un minore d’età il più delle volte non è ancora capace di discernere cosa sia dannoso o no e di dare il proprio consenso o meno.Più problematica si presenta la situazione di bambini poveri, subnormali, handicappati, come quelli sordomuti violentati sistematicamente in un istituto religioso nel nord Italia”
“Sarebbe ora che venisse fatta piena luce sulla morte di Papa Luciani il quale, sembra, volesse mettere fine alle illegalità commesse dallo IOR, istituto da mettere sotto stretto controllo internazionale in quanto il riciclaggio sporco è destabilizzante non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa e probabilmente per tutto il mondo. Un poveraccio che non teme la verità, Peter Boom”
“…abbiamo pensato con Paolo D’Arpini di organizzare a Viterbo un Comitato per la cultura le pari opportunità ed i diritti civili, nel centro storico di Bagnaia, circoscrizione di Viterbo, in un locale di mia proprietà che potrebbe essere la sede di tale comitato… (settembre 2009)”
“La spinta (drive) sessuale può essere indirizzata verso infinite ed a volte anche incredibili manifestazioni. Non solo verso esseri umani, ma anche verso animali o con l’ausilio di svariati oggetti. Naturalmente non tutta la gamma di queste opzioni è consigliabile. E’ bellissimo se viene praticato con Amore verso gli Altri, verso la Natura e verso se Stessi”
“…grazie a politici (volutamente?) incompetenti, spesso corrotti, il sistema fiscale è inefficiente così come l’apparato giudiziario che a causa della farraginosità e la conseguente lunghezza dei processi dà ampia possibilità di sfuggire alle condanne a chi può permettersi buoni avvocati (frodi edilizie – terremoti – etcetera, etcetera). Ho sentito dire addirittura che quasi nessun imprenditore sia scampato al dover pagare tangenti o far comunque favori a trasversali politici nel caso di appalti pubblici”
Testimonianze riprese dai media:
Sul set di Habemus Papam (Peter Boom a destra)
La maledizione di Paparatzy.... e la vendetta dei fratelli maggiori
Da diversi giorni paparatzy ha annunciato le sue dimissioni da pontefice massimo, salvo ripensamenti. Egli resterà in secondo piano, nascosto nel vaticano, per lavorare tranquillamente dietro le quinte. Il nuovo papa sarà uno dei suoi cardinali, tra quelli eletti lo scorso anno e che fanno la maggioranza dei conclavisti.
Da secoli un papa non si dimetteva ed alcuni analisti vaticanisti fanno un paragone fra paparatzy e Celestino V che fu il primo Papa che volle esercitare il proprio ministero al di fuori dei confini dello Stato Pontificio e il sesto ad abdicare (il 13 dicembre 1294) con queste motivazioni: «Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale.»
Celestino era considerato un santo che sempre rifuggì dalla pompa vaticana mentre il suo emulo, paparatzy, si prefigge di stabilirsi definitivamente in vaticano "celato al mondo" dice lui o "celato nel mondo"....
Sta di fatto che gli esoteristi d'accatto e gli indovini da bancariella hanno preso lo spunto delle sue dimissioni per vedere in esse un segnale di imminente fine dei tempi, questo riprendendo anche le previsioni sull'ultimo papa "nero" (che verrà) ed esaminando una serie di
eventi ravvicinati che preoccupa la gente comune. Infatti qualcuno si chiede cosa
stia accadendo realmente. Per alcuni le dimissioni del papa sono
forse l'inizio di eventi pesanti che presto dovrà subire tutta
l'umanità.
In questi giorni
su internet viaggiano le ipotesi più variegate, da quelle
fantapolitiche a quelle riflessive. Tra queste ne ho scelte alcune che mi sembrano più realistiche.
Scrive Ennio La Malfa: "Fermo restando
che non credo minimamente alle scuse sulle dimissioni del Papa
legate alla stanchezza fisica e alla vecchiaia (tutti papi sono
arrivati ad età venerande e non per questo si sono dimessi),
optiamo invece per altre motivazioni.
La prima
ipotesi dice che sta per scoppiare uno scandalo epocale sul Vaticano
a causa della pedofilia dei sacerdoti di cui il Papa ne sarebbe in
parte complice avendo cercato di coprirla con ogni mezzo.
La seconda,
che per alcuni "illuminati" sarebbe la più reale, è che
il Papa lo scorso anno è stato informato, da particolari
"personaggi", su un evento catastrofico che tra breve
colpirà la Terra (forse il vero Terzo Segreto di Fatima) e che
per fronteggiarlo e poi gestirlo serve un papa con un coraggio
particolare e dotato di un forte ascendente verso i fedeli e il Mondo
intero."
C'è poi una terza ipotesi (da me formulata), quella economica, ovvero la lotta all'ultimo sangue per scardinare il potere finanziario vaticano condotta dai "fratelli maggiori" (gli stessi che controllano la finanza mondiale e tutte le banche centrali del mondo). L'unico potentato autonomo è rimasto quello dello IOR vaticano, che gestisce buona parte di traffici illeciti e riciclaggio di denaro sporco, ed inoltre il vaticano è il maggior detentore mondiale di ricchezze in immobili e nasconde una quantità abnorme di oro e metalli preziosi sia nei sotterranei vaticani che in tutte le chiese del mondo. Una ricchezza che secondo i "fratelli maggiori" deve cambiar padrone, utilizzando la consolidata tattica del "divide et impera"...
Il che significa che il vaticano sotto ricatto si frantumerà e le sue ricchezze passeranno di mano (nella rapaci mani di chi sappiamo). Una volta effettuata la rapina e screditato il potere di convincimento delle masse della chiesa cattolica, che ancora ha un certo peso, il dominio del mondo sarà cosa fatta....
Da non dimenticare però il vecchio proverbio: "Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi"... Staremo a vedere
Paolo D'Arpini
La fine di tutte le religioni... fuse nell'inesprimibile Sé
Il futuro delle religioni secondo Hans Kung
La storia è aperta sul futuro, e sul futuro è aperto anche il dialogo interreligioso, che -a differenza di quello interconfessionale - è appena incominciato. Non sappiamo che cosa porterà il futuro alla religione cristiana, come non sappiamo che cosa porterà alle religioni non cristiane. Chi sa come si presenteranno la cristologia, la coronalogia o la buddhologia, come pure la chiesa, l'umma, il shanga dell'anno 2087?
Sicura, per quanto riguarda il futuro, è soltanto una cosa: alla fine sia della vita umana che del corso del mondo non ci saranno il buddismo o l'induismo, ma neppure l'islamismo e l'ebraismo. Anzi, alla fine non ci sarà neppure il cristianesimo.
Alla fine non ci sarà in generale nessuna religione, ma l'unico Inesprimibile Stesso, al quale si rivolge ogni religione, e che anche i cristiani conoscono pienamente così come essi sono conosciuti solo quando l'imperfetto cede il posto al perfetto: "la" Verità faccia a faccia. E alla fine, quindi, tra le religioni, per separarli, non c'è più un Profeta o un Illuminato, non c'è né Maometto né Buddha. Anzi qui non c'è più, per separare, nemmeno il Cristo Gesù nel quale i cristiani credono. Ma egli, nel quale secondo Paolo sono allora sottomesse tutte le potenze (anche la morte), si "sottomette" a Dio, affinché Dio stesso ("ho theos") - o comunque lo si definisca in oriente - sia veramente non soltanto in tutto, ma "tutto in tutti" (I Corinti, 15,28)
E l'indiano Paramahansa Yogananda ("L'eterna ricerca dell'uomo"):
"Gli ideali di Gesù Cristo sono gli stessi delle Sacre Scritture dell'India... I precetti di Gesù sono analoghi ai più alti insegnamenti vedici, che esistevano molto prima dell'avvento di Gesù. Questo non toglie nulla alla grandezza del Cristo, ma dimostra la natura eterna della Verità, e che Gesù si incarnò sulla terra per dare al mondo una nuova espressione della religione eterna".
(A cura di Guido Mendogni)
Aristippo, Antifone, Zenone... e le radici dell'anarchismo
Affresco di Carlo Monopoli
L’anarchismo ha radici molto profonde e lontane, e verosimili precursori che risalgono a ben prima della modernità (così ci si riferisce, non a torto, persino ad Aristippo, ad Antifone, a Zenone, e poi a molte eresie a sfondo millenaristico ed escatologico del Medioevo, ai diggers della rivoluzione inglese del XVII secolo, a vari scrittori utopisti, a socialisti pre-marxisti francesi, tedeschi, inglesi...).
Se ci si limita all'elaborazione teorica moderna, il suo punto di partenza è indubbiamente rappresentato dall'Indagine sulla giustizia politica di William Godwin, che risale a quattro anni dopo la Grande Rivoluzione.
Com'è noto, cardini e feticci supremi del liberalismo sono la proprietà privata e l'"individuo" in quanto detentore, appunto, di diritti proprietari. Viceversa, nella concezione della società che aveva Godwin (tanto estremamente decentrata, quanto comunitaria), è il concetto stesso di "proprietà privata" ad essere bandito. Il pensatore inglese a questa conclusione giunse poco meno di un secolo prima di Proudhon, il quale poi la ribadì con estrema forza.
E per Godwin, che considerava la proprietà privata un ostacolo al conseguimento del bene universale e un incentivo allo sviluppo dei peggiori sentimenti dell'uomo, la sua soppressione è intimamente connessa all'abolizione dello stesso "diritto", e di conseguenza del "governo" e dello "Stato".
Non sto qui neanche ad entrare nel merito della successiva elaborazione-conferma, a tale riguardo, di un Bakunin, di un Kropotkin, di un Malatesta, persino di un Tolstoj... L'anarchia che ha segnato di sé la storia delle idee, e la Storia tout court, nell'ottocento e nel secolo scorso, non "deriva" affatto dalla "civiltà liberale", e con le prospettive asfittiche di quest'ultima, proprie della borghesia, ha lo stesso rapporto che intrattiene l'Everest con la collinetta di San Siro. Così l'individuo (non rinserrato nell'"azienda" interiore a contare le "entrate" e le "uscite" e a rincorrere come un autoprigioniero i suoi fantasmi), come il tipo di convivenza sociale (collettivista ma insieme libera) cui ha sempre teso sono anzi antitetici ai corrispettivi rivendicati ed esaltati in ambito borghese.
Questa radicale alterità è d'altra parte il motivo per cui è sempre stato tacciato, in senso derisorio, di "utopismo"; o, viceversa, se ne è cercato di costruire e vendere, per il consumo spettacolare - anche dal suo interno -, un'immagine altrettanto derisoria e ancor più depotenziata (quella dell'anarchico idiosincratico, "artista", “individualista”).
Quanto a ciò che si può riferire allo spirito e a comportamenti di gruppo libertari prima della codificazione sette-ottocentesca, è enorme. C'è chi, come Zerzan o Clastres, risale persino a epoche pre-storiche. Io concordo con loro.
Quanto a Proudhon, egli scrisse Che cos'è la proprietà? trentun anni prima della Comune di Parigi, di cui furono ardenti sostenitori e attori innanzi tutto proprio i suoi eredi mutualisti. Se ancora vivo, sarebbe stato con loro, ci si può scommettere.
Del resto, nel 1848, quando la Storia bussò alla sua porta, lui c'era e le aprì. Proudhon esprimeva le aspirazioni di artigiani, piccoli imprenditori e contadini in un Paese con un'industria non ancora molto progredita, ma non bisogna sottovalutarlo. E' stato una fucina di idee, molte delle quali interessanti, e che andavano (o potevano andare) oltre i suoi stessi limiti: una teoria del plusvalore che precede quella marxiana, il mutualismo che abolisce il denaro - sostituito dai "buoni" -, il "credito gratuito", l'abolizione senza se e senza ma dello Stato, della Chiesa, dello sfruttamento e del potere borghese, l'orrore per il principio stesso di "nazionalità", la rivendicazione della democrazia diretta, la critica coraggiosa e lungimirante dell’usura ebraica e del rabbi di Treviri...
Si sa con quanto veleno calunnioso, tipicamente talmudico, quest'ultimo cercò di oscurarne l’immagine e il ricordo.
Invano.
Joe Fallisi
Liberazione umana e liberazione animale vanno di pari passo...
Collage di Vincenzo Toccaceli su vignetta di Staino
Tutto è radicalmente connesso nell'infelice campo dei "diritti". Solo per consuetudine culturale (costume che si fa regola(1)) le specie diverse dalla nostra sono da noi considerate, "viste"(2) – e l'aspetto fisico conta infatti moltissimo in tale valutazione – come animali altri da quello umano e totalmente a disposizione di quest'ultimo.
NON è la differenza qualitativa intrinseca (quelle poche migliaia di geni diversi) tra lo scimpanzé e l'Homo sapiens sapiens che conduce il primo sul tavolo di vivisezione del secondo.
O meglio: non direttamente, per quel che riguarda la nostra coscienza (e falsa coscienza). L'uomo, abituato da migliaia di anni a constatare quanto il suo cervello specialissimo gli consenta (in virtù di quella disparità biologica e di tutto lo sviluppo storico e sociale suo proprio) una superiorità di fatto incolmabile sulle altre specie, le sottomette e le reifica, fa di esse ciò che vuole.
Unicamente il dominio, divenuto abitudine comune, "naturale" e poi legge inappellabile, fa ritenere un non-problema, dal punto di vista della giustizia, l'uccisione e la tortura seriale, infinita degli animali, al pari di noi senzienti il piacere e il dolore.
Come la medesima attitudine (3 )abbia informato, lungo tutta la storia, la catena altrettanto senza fine di sopraffazioni intraspecifiche, di tormenti, umiliazioni e massacri inflitti a minoranze-maggioranze di "sottouomini", solo dei ciechi possono non vedere.
Così è stato per millenni di schiavismo, di crociate, sino allo sterminio di interi popoli, eliminati, appunto, come "animali", come ratti e vermi. Ma se l'"inferiorità", intendo dire una vera e propria alterità, irregolarità, minorazione genetica, fosse esistita davvero, il comportamento di questi oppressori lo considereremmo meno odioso?...
I poveri corpi ammassati l'uno sull'altro, ancora vivi e in silenzio, terrorizzati, come bestiame al macello, di Abu Ghraib, l'iracheno al guinzaglio come un cane, loro che, oltre a tutto, in linea filogenetica appartengono alle popolazioni (Sumeri, Accadi, Babilonesi) all'origine stessa della civiltà e cultura occidentale, erano, sono forse inferiori agli yankees di plastica, vomito e spettri?...
No di sicuro e, ancora una volta, non di ciò si tratta, ma di forza bruta (4) e di immagine-incubo di massa. A fondamento ontologico, modello e paradigma di tutto questo delirio vi è l'antropocentrismo dell'uomo tiranno, l'abuso "normale" nei confronti delle altre specie. Senza liberazione degli animali, che solo l'uomo può compiere, non si avrà mai liberazione umana.
Joe Fallisi
NOTE
(1) In questo senso etimologico effettivamente "etica", "morale" (cfr. http://www.etimo.it/? term=etica&find=Cerca, http:// www.etimo.it/?term=morale& find=Cerca).
(2) "Specie" deriva dal verbo latino specio, "guardo verso un oggetto, una meta" (cfr. http://www.etimo.it/? term=specie&find=Cerca) – specismo: lo sguardo della reificazione (cfr. http://it.groups.yahoo.com/ group/libertari/message/100255 ).
(3) Particolarmente sviluppata nell'uomo occidentale soprattutto in virtù dell'effetto combinato dell'ideologia religiosa giudaico-cristiana (fra tutte la più antropocentrica) e, nella modernità, della scienza e del modo di produzione capitalistico, basato, quest'ultimo, sulla reificazione del vivente (predominio del lavoro morto sul lavoro vivo, del valore di scambio sul valore d'uso, dell’astratto sul concreto).
(4) Già per Aristotele il "servo" (cfr. http://www.etimo.it/? term=servo&find=Cerca), l’"ilota" (cfr. http://www.etimo.it/? term=ilota&find=Cerca), lo "schiavo" (cfr. http://www. etimo.it/?term=schiavo&find= Cerca) – il nemico vinto, il "barbaro" (cfr. http://www.etimo.it/? term=barbaro&find=Cerca), il "cattivo" (cfr. http://www.etimo.it/? term=cattivo&find=Cerca) – è "inanimato", "strumento" verso il quale "non vi è amicizia né giustizia" da parte del "padrone", così come non ve ne può essere "verso un cavallo o un bue" (cfr. Etica Nicomachea, VIII, 11, 1261).
(2) "Specie" deriva dal verbo latino specio, "guardo verso un oggetto, una meta" (cfr. http://www.etimo.it/?
(3) Particolarmente sviluppata nell'uomo occidentale soprattutto in virtù dell'effetto combinato dell'ideologia religiosa giudaico-cristiana (fra tutte la più antropocentrica) e, nella modernità, della scienza e del modo di produzione capitalistico, basato, quest'ultimo, sulla reificazione del vivente (predominio del lavoro morto sul lavoro vivo, del valore di scambio sul valore d'uso, dell’astratto sul concreto).
(4) Già per Aristotele il "servo" (cfr. http://www.etimo.it/?
Il buono, il vero ed il bello e la professione politica
Collage di Vincenzo Toccaceli
Le tre idee platoniche del buono, del vero e del bello (così come quelle opposte) sono un unicum divino.
Se qualcosa è informe, a-forme, deforme, squilibrato - e in questo senso BRUTTO -, già solo perciò è quasi sempre falso e cattivo. I moderni hanno operato una vera inversione dei valori, sicché "forma" è divenuto guscio vuoto e fortuito, casuale - invece che involucro causale -, e "materia" qualsiasi ente sensibile, presupposto-imposto come unica realtà, datità, che si può accompagnare, rivestire pressoché di qualunque abito. Era inevitabile con la progressiva (oggi compiuta) "pietrificazione"-reificazione materialistica del mondo(1) e dell'idea stessa di mondo. Ma per Aristotele e il suo Maestro non era questo il significato e la relazione reciproca dei due termini (2).
Si potevano leggere, sul "Corriere" di (tanto) tempo fa, gli elzeviri che comparivano regolarmente in terza pagina. Molti, se non la maggioranza di essi erano abili esercizi, variazioni divenute quasi genere letterario. All'apparenza tutto quadrava in modo ammirevole, quanto a lingua bella e ben impiegata. Ma l'occhio ancora sensibile non tardava a trarne un senso di artificio, di "insostanzialità", di non-necessità. Non in-formavano nulla, non avevano richiamato (fatto sorgere, incarnare da un altro mondo) nessuna loro propria materia.
La separazione-inversione funeraria era già avvenuta - e data per scontata. Lo "stile" dispiegato era un tic, una maniera. Meno che mai significava "l'uomo", ma, eventualmente, il manichino spettrale... E in fondo non c'entra nulla, in realtà, il rispetto di qualche regola ossificata.
Ciò che conta è proprio quel biunivoco rapporto-"amplesso" tra forma e materia NECESSARIO e che NON PUO' CHE ESSERE QUELLO CHE E'... da sempre e per sempre. Così il mondo spirituale potente, grandioso, primordiale, tremendo come un vulcano, di Musorgskij ESIGEVA le sue note non lisciate, non conformi e (anche qui all'apparenza) non perfette... PROPRIO quelle e SOLO quelle... più giuste (buone, belle, vere) della loro riscrittura, pur fatta con le migliori intenzioni, da parte dell'ottimo professore di Conservatorio Rimsky-Korsakov.
Oggi viviamo nel mondo dell'inautentico, si sa (si vede e si vive dappertutto). Un'immensa profusione, in ogni campo, di imitazioni, copie, falsi, cloni, ersatz, sostituti sempre più spettrali...
Cos'è, in fondo, l'inautentico se non separazione e scontro della forma rispetto alla materia, l'una aliena dall'altra, unite da rapporti estrinseci, casuali, arbitrari? Perché ovviamente nulla può esistere, incarnarsi, senza quel rapporto... ma quando esso è danneggiato alla radice non può che produrre esseri incompiuti e mediocri.
Di qui il senso di assurdo e inadeguatezza che spesso la "realtà" (tanto più quella odierna - invertita, orwelliana) rimanda. E ciò vale nel bene, così come nel male. Un criminale di guerra carino, frollo, retorico, eterodiretto e ballista come Obama è inautentico. Netanyahu o Lieberman, al contrario - o il loro zombimaestro Sharon -, autentici lo sono. Animo, faccia, parola, fetore... tutto in loro si accorda.
E a proposito di pietrificazione-reificazione.. . sembra forse strano che l'architettura dei regimi "socialisti" fosse ciò che era - che è?... quell'obbrobrio uniforme-informe di pesantezza crassa, implacabile?... ma cos'altro poteva venir fuori da una visione del mondo, dell'uomo, della natura, della storia materialista- dialetticointestinale? Quando l'individuo è raso al suolo e ridotto a tubo digerente e riflesso condizionato, quale altra può essere la sua "abitazione"?
Joe Fallisi
NOTE
(1) La quale già di per sé comporta il predominio del brutto (e l'abitudine al brutto come normalità).
Memoria contadina e agricoltura tradizionale, dal passato il futuro!
CULTURA DEI CAMPI COLTIVATI TRA PASSATO, PRESENTE E FUTUROSono agricoltore di scuola e tradizione organica, agronomo e storico autodidatta che, oltre alla pratica empirica, ricerco e studio da decenni la mia materia, l’Agricoltura.Che non intendo solo come semplice coltivazione biologica o biodinamica dei campi, o un settore economico del vigente sistema di mercato capitalista globale, ma nella sua piena accezione originaria latina del termine il quale significa: cultura dei campi coltivati, ossia arte/mestiere, scienza, società, economia e spiritualità; cultura del rapporto diretto tra uomo e madre terra, tra humanus e humus, rapporto di humilitas, virtù opposta alla superbia: l’uomo è terra e tornerà inumato alla terra come ceneri di azoto, fosforo, potassio …La mia conoscenza agronomica ed ecologica segue la linea storica che va dai cacciatori-raccoglitori agli allevatori e coltivatori, in cui i primi si evolsero, tutti anche artigiani, migliaia di anni fa, creando quella cultura dei campi coltivati, arrivata sino a noi pochi decenni orsono, come Civiltà Contadina. Non la civiltà urbana, perché gli agricoltori non vivono nelle città e quella rurale le fu sempre parallela e complementare.I primi scrittori di agricoltura dei quali sono rimaste le opere sono latini e riportano, a loro dire, un sapere che già fu loro tramandato da tempi remoti. Ad uno di questi letterati agronomi si deve la definizione originale dell’Agricoltura: “Non solo è un’arte, ma anche necessaria e di assoluta importanza; ed è anche scienza, di quello che sia da coltivare e produrre in ciascun campo, affinché la terra renda in perpetuo il massimo dei frutti”.La sostenibilità agro ambientale che oggi andiamo cercando era già caratteristica degli antichi fondi agricoli, complessi organismi viventi, unità di ecosistema coltivato, che riproducevano i cicli perenni e rinnovabili di quelli naturali e selvatici.Nel medioevo solo i monaci cistercensi mantennero memoria e pratica dell’Agricoltura classica, sino a che, nel Rinascimento, il corpus di testi noti nell’insieme come De Re Rustica furono riscoperti e rivalutati e divennero il fondamento della nuova scienza agronomica europea, la quale fu diffusa, nei secoli successivi, da diversi autori e scuole che ne ripresero e rielaborarono principi e contenuti, sul modello della villa rustica autosufficiente romana, diversa dal latifondo schiavista.Quindi, intorno alla metà dell’Ottocento, l’Agricoltura organica, giudicata arretrata, superstiziosa e legata all’ancien regime, di cui era il fondamento dell’economia, fu sconfitta a livello accademico e politico dal materialismo scientifico, il quale vi oppose il “progresso” dell’agrochimica inorganica ed industriale moderna che oggi predomina.Nonostante i profondi cambiamenti politici, culturali, sociali ed economici portati dalla rivoluzione liberale borghese nell'800, l'agricoltura organica tradizionale è però sopravvissuta resistendo nelle campagne non solo sino a pochi decenni fa, ma è continuata, in forme e metodi aggiornati come contemporanea agricoltura biologica e biodinamica.Dalla fine anni ‘70 si parla inoltre di agricoltura permanente, o Permacultura e di Agro-ecologia, che non sono affatto nuove scienze, ma hanno radici profonde sino a quei cacciatori raccoglitori da cui tutto ebbe origine e si inseriscono quindi in un filo conduttore storico e millenario di tempo ciclico, e non lineare di sviluppo illimitato e del sempre più nuovo che avanza.Questo per il semplice motivo che le cosiddette leggi naturali , le quali sono dedotte e misurate dall'osservazione dei cicli rinnovabili e perenni di energia solare e materia vivente, sono immutabili nel tempo e il rapporto uomo-terra madre non se ne discosta, né può farlo, senza uscirne dai suoi parametri biologici, fisici e chimici, andando contro natura.La catena alimentare è per noi umani di latitudini temperate la catena del pascolo e del detrito, formata da anelli che sono agganciati l’un l’altro in interrelazione e che non possono essere infranti dall’uomo.In particolare, l’anello tra vegetali ed erbivori ruminanti, che trasformano la materia vegetale in humus fertile, è il fondamento dell’agricoltura organica. Oggi abbiamo sostituito l’humus fertile con i concimi chimici, tolto agli erbivori ruminanti la loro funzione primaria, li abbiamo rinchiusi in allevamenti intensivi come macchine da carne e da latte e il loro letame è considerato rifiuto industriale, carico com’è di residui di antibiotici.Altre considerazioni per completare il quadro del mio discorso.L'agricoltura organica tradizionale ed i suoi modelli sono finiti in secondo piano e progressivamente il loro impianto si è disgregato, colpiti al cuore da leggi, burocrazie e tasse del sistema di mercato capitalista "liberale"ed industriale, basato sul profitto e lo sfruttamento e non più sulla rendita. Sono mutati paesaggi, società ed economia, in modo definitivo dalla seconda metà del secolo scorso, ma questo processo era iniziato, lento ed inesorabile almeno cent’anni prima, qui in Italia, alla sostituzione del sistema monetario aureo, sovrano e stabile, legato al valore del grano e del pane, delle merci artigiane, dell’economia produttiva reale, con quello cartaceo a inflazione e debito illimitato, utile solo alla speculazione finanziaria e usuraia.Culture rurali millenarie non si abbattono così facilmente con una rivoluzione da parte di una minoranza di ricchi borghesi e neoaristocratici che conquista il potere: per cambiare il paradigma mentale dell'uomo, strappandolo dalle sue radici native in natura, dalle sue conoscenze pratiche e modo di vita, è occorso un condizionamento applicato a più di una generazione, sino a cancellare ogni memoria storica e recidere il filo che unisce uomo a Natura. Molto più difficile è riallacciare ora questo filo.Il nonno contadino è distante anni luce dai nipoti cittadini, come lui lo era già, pur molto meno, da suo padre e suo nonno, già "corrotto" dai tempi nuovi e dall'avanzare ed imporsi di quello che per me, e non solo, per vari suoi aspetti ed effetti è un falso progresso perché deriva da un modello di sviluppo illimitato in un sistema come quello terrestre che è invece limitato e a ciclo chiuso.La memoria storica è comunque nei cromosomi, siamo parte inscindibile della natura terrestre, alla quale il modo di vita urbano moderno è sostanzialmente artificiale e alieno, memoria che rimane brace sotto la cenere di archetipi lontani di vita naturale, cui questo odierno sistema economico preclude però di fatto ogni via di realizzazione.Mi riferisco a quell'istinto "primordiale" che indirizza vari individui, oggi, ad un ritorno onirico alla terra e in seno alla vita naturale, ma che si traduce nei fatti, spesso, in avventurismi inconcludenti e parziali nei risultati, che causano anche delusioni, nel tentativo di creare ex novo un modo di vita rustica , ma sulla base di paradigmi propri della cultura progressista urbana: chi va in campagna si porta dietro il proprio modello cittadino cui è stato educato, le proprie abitudini cittadine, proprie interpretazioni delle leggi naturali, creando ibridi con compromessi e contraddizioni, i quali risultano poi di fatto o in situazioni estreme o nello rientrare negli schemi da cui si era cercato di uscire.Ci si aggrappa anche ad altre culture lontane, spuntandone alcuni suggestivi elementi ed adattandoli, innestati a nuovi impianti, si formulano nuove teorie ideologiche, per colmare un vuoto che indubbiamente si è formato nello sviluppo di una visione materialista della realtà. Stiamo cercando nuove identità.Oggi, l’agricoltura biologica è settore del mercato di cui sta alle regole, essendo pressoché totalmente incapace, quanto impossibilitata, di esprimere una propria autentica cultura ed economia rurale. Si producono monocolture industriali con "metodo" biologico, sacrificando il creare unità organiche di ecosistema coltivato, come si dovrebbe in teoria, perché sarebbe solo una spesa che non produce profitto e neppure reddito, ed oggi, il fine del lavoro agricolo, anche bio, non è il lavoro in sé a produrre auto sostentamento e surplus per il mercato, a produrre un modo di vita più autentico e felice in cui prendersi cura dell'ambiente e dei nostri simili, ma il denaro, i cui valori non coincidono con quelli naturali, etica compresa.Certo è che, nonostante il paradigma classico portante della villa rustica, non si tratta affatto, da parte mia ,di sostegno nostalgico del modello economico e sociale antiquato, dei contadini mezzadri del podere tosco-emiliano. Ma la medesima agronomia ed economia era comune anche a contadini liberi, senza padroni, con possesso quindi diretto di propri mezzi di produzione, associati per convenienza reciproca in rete solidale e locale di villaggio, con baratti e scambi d'opera, con la disposizione di terre ad uso civico.Così fu, ed è un bene che la struttura dell’antico classismo feudale sia decaduta, ma si è buttata via l'acqua sporca con il bambino,anzi il contadino, all’imporsi di quel binomio neoclassista di borghesia capitalista e proletariato, nuovi padroni e nuovi servi, alienati, questi ultimi, di ogni mezzo proprio di produzione per auto sostentamento, consumatori passivi, risorsa umana lavorativa inurbata da sfruttare in economie industriali.È andata così, come contadini, paisan, campesinos, nativi cacciatori, pescatori e raccoglitori del pianeta, siamo dalla parte dei vinti, avrebbe potuto andar meglio, se il modello di sviluppo avesse con lungimiranza e arte di buon governo tenuto conto che chi lavora la terra, chi vive in natura, ha un’importanza fondamentale nella custodia e gestione degli ecosistemi coltivati e naturali, e questo a vantaggio anche e non ultimo di chi vive in città. Non stiamo parlando dei moderni imprenditori agricoli con mega trattori e diserbanti, dei bovini chiusi nei lager, munti e macellati come oggetti senz’anima.Nei tempi che ci attendono, in cui l’agrochimica basata sul petrolio avrà una fine, e si dovrà per forza rivolgere lo sguardo indietro alla terra che ci nutre, ci accorgeremo che tanta è andata sprecata sotto cemento ed asfalto, molta altra resa sterile. Questa crisi economica che è di sistema e non di mercato, non solo sta creando povertà e disoccupazione ma rivela tutta l’insostenibilità ambientale ed umana del sistema stesso e richiama la necessità di soluzioni possibili che non sono certo l’emigrazione su altri pianeti o le modificazioni genetiche di piante ed animali. Piuttosto potrebbe essere il riprendere in considerazione economie locali a sovranità alimentare e monetaria, in cui l’uomo sia ricollocato al centro di modi di vita più naturali, consapevoli che è la terra fertile la base della nostra sopravvivenza e prodursi alimenti e materie prime organiche in modo sostenibile e rinnovabile è, da sempre, ricchezza della civiltà umana.
Alberto Grosoli
Intervento al convegno su Bioregionalismo, Ecologia Profonda e Spiritualità Laica, tenuto al Ribalta di Vignola il 9 febbraio 2013
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