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Osho: "Vai nell’hara... e stai lì..."



Quando non hai niente da fare, siediti in silenzio e vai dentro, nel punto sotto l’ombelico (hara), e stai lì.

Diventare consapevole di questo centro ti aiuterà enormemente. E più tempo ci rimarrai, meglio sarà. Provocherà una grande centratura delle tue energie vitali. Devi solo cominciare a guardarci dentro e inizierà a entrare in funzione. Comincerai a sentire che la totalità della vita gira intorno a quel centro. È dall’hara che la vita comincia ed è nell’hara che finisce.

Tutti i chakra del nostro corpo sono distanti, l’hara è esattamente nel centro ed è lì che siamo in equilibrio e radicati. Perciò, quando diventi consapevole dell’hara, cominciano ad accadere molte cose.

Ad esempio, ci saranno meno pensieri, perché l’energia non andrà nella testa, ma andrà nell’hara.

Più pensi all’hara, più ti ci concentri, più vedrai nascere in te una certa disciplina. E arriva spontaneamente, non deve essere imposta. 

Più sei consapevole dell’hara, meno sarai impaurito dalla vita e dalla morte, perché l’hara è il centro della vita e della morte.

Quando riesci a sintonizzarti con il centro dell’hara, riesci a vivere coraggiosamente. Il coraggio scaturisce proprio da questo: meno pensieri, più silenzio, meno momenti incontrollati, disciplina naturale, fermezza e un senso di radicamento, di connessione con la terra.


Osho - (This Is It)




Socrate e Platone... ed i germogli di un pensiero "scientifico"

Ante scriptum:  La grande stagione del pensiero filosofico naturalistico dell’antica Grecia, tra il VI° ed il V° secolo A.C. , ha  contribuito allo sviluppo di una mentalità scientifica. Abbiamo anche sottolineato le interessanti considerazioni di alcuni dei “Sofisti” (come Gorgia e Protagora) sui limiti ed i problemi del processo di conoscenza. Si può dire lo stesso per la triade di filosofi considerati i più grandi? In realtà si può dire che con l’affermarsi del pensiero socratico-platonico-aristotelico, la cui influenza si è poi fatta sentire per ben due millenni (ed anche oltre), la mentalità scientifica ha fatto dei passi indietro, salvo a riemergere per un secolo e mezzo in epoca ellenistica (III° e II° secolo A.C.), e poi in epoca moderna, a partire dal 1600 D.C. , con Bacone, Galilei e Newton.


La figura di Socrate (470-399 A.C.) è famosa soprattutto per la tragica vicenda della sua condanna a morte e dell’atteggiamento sereno, coraggioso e filosofico da lui tenuto in questa drammatica circostanza; ma il suo pensiero, circonfuso da un’alone leggendario (nulla di scritto ci è pervenuto perché Socrate non scriveva nulla), ci appare più che altro di tipo moralistico e psicologico.

Le sue massime più famose sono innanzitutto: “so una sola cosa, so di non sapere”, che potrebbe essere un punto di partenza per sgombrare la mente dai pregiudizi per poi ripartire con un nuovo metodo di ricerca (come fatto da Bacone e Cartesio due millenni dopo), ma che è restata sterile perché nessuna conseguenza importante ne è poi scaturita. Ricordiamo anche: ”conosci te stesso”, che assume un carattere moralistico-psicologico visto che Socrate credeva nell’esistenza dell’anima e di una specie di divinità ispiratrice, il “dàimon”, che doveva indicarci come comportarci, perseguendo il “Bene”.

Il grande allievo di Socrate, l’aristocratico Platone (428-346 A.C.), è stato un vero monumento filosofico. Il suo pensiero ha profondamente influenzato le epoche successive fino a Copernico, Keplero, la scuola di Cambridge, contemporanea di Newton, e alcuni matematici moderni, oltre ovviamente a tutti gli “idealisti” moderni, da Hegel a Benedetto Croce. Ma, come diceva argutamente il notevole filosofo logico-matematico moderno Bertrand Russel, riferendosi a Platone, molti pensano che sarebbe stato meglio che alcuni filosofi non vi fossero mai stati: non avrebbero fatto danni!

Platone infatti, quale massimo esponente della corrente “idealistica” e continuando sulla via già aperta da Parmenide, nega la validità scientifica della realtà esterna, dei fenomeni naturali e della materia. Per lui (come esposto nel suo “dialogo” più famoso: “La Repubblica”) la vera realtà sono le “idee”. Il termine greco adoperato (eidos) significa anche “forma”: le idee sono quindi dei modelli perfetti, o delle figure ideali, per lui realmente esistenti, di cui il mondo reale è solo una pallida imitazione. Grande importanza hanno quindi tutte le figure geometriche viste appunto come modelli ideali, o prototipi di perfezione irraggiungibile nel nostro mondo.

Di conseguenza possiamo considerare Platone come è un avversario della conoscenza scientifica, che è conoscenza della realtà, per quanto imperfetta e contraddittoria. Il suo tardo allievo Benedetto Croce ha provocato, sotto questo aspetto, gravi danni alla cultura italiana moderna, spesso piena di pregiudizi verso il pensiero scientifico.

Platone polemizza esplicitamente contro il relativismo dei sofisti e respinge il materialismo di Democrito, anche se nei dialoghi della piena maturità, come il “Sofista” ed il “Timèo”, fa autocritica e cerca di venire a dei compromessi, ammettendo, nel primo dialogo, l’esistenza e l’importanza di una realtà molteplice e complessa e, nel secondo, l’esistenza e l’importanza della materia. Egli, però, ipotizza anche l’esistenza di una divinità, il Demiurgo, che avrebbe riordinato la materia e creato il nostro mondo. Questa concezione mitico-religiosa, che sarà ripresa da Neo-platonici e Gnostici, e che sarà molto popolare nel Medio Evo europeo, non si può certo considerare – nemmeno lontanamente - un modello scientifico.

In un prossimo articolo vedremo come anche il grande allievo di Platone, Aristotele, pur essendo stato un grande scienziato nel campo della biologia, ed essendosi sforzato di distaccarsi dal pensiero del maestro, abbia finito con il ricadere in una specie di platonismo mascherato che molto spesso ha negativamente influito su gran parte del pensiero filosofico-scientifico dei due millenni successivi.

Vincenzo Brandi



Chiesa cattolica... è tempo di emendamento

 


Ho trovato su FB, alla vigilia dell'Epifania,  una citazione attribuita all'ex papa Ratzinger che dice: "Avremo presto preti ridotti al ruolo di assistenti sociali e il messaggio di fede ridotto a visione politica. Tutto sembrerà perduto, ma al momento opportuno, proprio nella fase più drammatica della crisi, la Chiesa rinascerà. Sarà più piccola, più povera, quasi catacombale, ma anche più santa. Perché non sarà più la Chiesa di chi cerca di piacere al mondo, ma la Chiesa dei fedeli a Dio e alla sua legge eterna. La rinascita sarà opera di un piccolo resto, apparentemente insignificante eppure indomito, passato attraverso un processo di purificazione. Perché è così che opera Dio. Contro il male, resiste un piccolo gregge." (Joseph Ratzinger).


Sinceramente non so se questo messaggio sia vero od una montatura... ma merita attenzione e spinge ad una riflessione sulla situazione attuale della Chiesa. La chiesa cattolica potrebbe sfaldarsi e scomparire, per esaustione, come è già avvenuto per altre chiese ed altre religioni del passato. Oppure -come stanno cercando di fare i suoi attuali vertici-  fondersi con gli altri tronconi di origine israelita, e fondare una sorta di chiesa unificata. Ma questo atto renderebbe  vana l'esistenza di 2000 anni di differenziazione cristiana e di 1500 anni di innovazione musulmana. Insomma sarebbe un "ritorno alle origini" che non promette nulla di buono. Viste anche  le valenze gerarchiche che ne conseguirebbero, nonché il ritorno ad un passato remoto ignobile, com'è quello biblico.

Le colpe del papato in questo processo disgregativo della chiesa cattolica sono evidenti. Dalle incongruenze sulla morale tradita, sull'economia farisea  e l'accumulo di ricchezze materiali, sull'allontanamento dalla natura, etc. Tutti i nodi vengono al pettine, si dice, e la chiesa ha sommato migliaia di nodi.  E non mi riferisco solo agli scandali recenti (ma ora tacitati per segreti accordi con chi di dovere)  ma  alle innumerevoli colpe accumulate nei secoli: le finzioni dottrinali, la vendita delle indulgenze, la sperequazione fra maschi e femmine, la persecuzione di eretici e streghe, la prevaricazione e l’intimidazione delle masse succubi ed impaurite, le falsità storiche su innumerevoli fatti e persone che la compongono, ecc.

Sembrerebbe che la religione cattolica, e di conseguenza quella cristiana in generale, non abbia scampo e sia destinata semplicemente a scomparire in una nuvola fumosa di vergogna.


Ma non è giusto dare tutte le colpe al cristianesimo. Le devianze sono iniziate ben prima della nascita di questa religione e sono pure continuate dopo di essa. La matrice del monoteismo  con un dio personale despota e settario è nell’ebraismo,  da esso sono poi sorti sia il cristianesimo che l’islamismo. Le colpe dei padri sono ricadute sui figli… si dice.

Strettamente parlando l’ebraismo non è propriamente una religione ma una continuità religiosa basata sulla trasmissione genetica. Ebrei si nasce, non si diventa. Ed infatti nell’ebraismo i sacerdoti sono i primi ad avere l’obbligo di matrimonio e di prolificazione.  La stessa cosa avveniva ai primordi del cristianesimo, che in effetti è solo una differenziazione dottrinale sorta dal modello esseno (una setta ebraica). Ma allorché l’impero romano, per motivi squisitamente politici, stabilì l’unità religiosa sotto l’egida del cristianesimo, fu trovato più conveniente dare una regola di celibato al clero, in modo da non disperdere le ricchezze che il papato andava ammassando.

Il papato romano tra l’altro è anch’esso un’istituzione tardiva rispetto alla formazione del cristianesimo.  In verità il papa di Roma sostituì l’imperatore di Roma e per garantire la continuità non dovevano esserci diatribe familiari interne, il papa veniva eletto in un contesto di celibi.  Questo sistema, ottimo dal punto di vista del mantenimento della struttura, è assolutamente deleterio invece per la conservazione dei valori umani. Conseguenza di questa regola “innaturale” è quel che oggi osserviamo in forma di pedofilia ed omofilia interna alla chiesa. I prelati mantengono una facciata di castità provvedendo a soddisfare le esigenze sessuali  con gli  adepti e componenti della chiesa stessa.

Ma il mantenimento della struttura e della ricchezza del vaticano è causa di degrado  per la religione, per ovvie ragioni.. (anche la mafia si basa sul “comandare è meglio che fottere”)…

Se ne deduce che la prima cosa da fare per salvare il salvabile della religione cattolica, sarebbe quella di consentire il matrimonio ai preti, seguito immediatamente dall’apertura al sacerdozio femminile e successivo abbandono del meccanismo di potete politico ed economico vaticano. In tal modo sacerdoti e le sacerdotesse rientrerebbero nel “popolo” dal quale provengono e di cui sono parte.

L’eliminazione del papato e dell'istituto cardinalizio è un  punto di immediata risoluzione per avviare questo processo di emendamento interno. La chiesa dovrebbe divenire una vera "ecclesia" "Comunità" diretta dai vescovi liberamente eletti dal popolo che si riuniscono una volta all'anno per deliberare collegialmente sui temi religiosi. Ed in effetti le spinte a voler salvare la “religione” dalle grinfie dei suoi egemoni e  scherani malsani è già presente all’interno della sana comunità cristiana.

Questo è solo l’inizio di un discorso….

Paolo D’Arpini



Oṃ Maṇi Padme Hūṃ - "O Gioiello del Loto!"

 

Oṃ Maṇi Padme Hūṃ

  • Comunemente, quanto impropriamente, viene tradotto come "O Gioiello nel fiore di Loto!", in realtà il suo significato letterale è "O Gioiello del Loto!" 
  • Il suo significato è fortemente simbolico al di là della sua traduzione letterale e viene raccomandato in tutte le situazioni di pericolo o di sofferenza, o per aiutare gli altri esseri senzienti in condizioni di sofferenza.
  • Uno dei significati più diffusi a lui attribuiti è la collocazione del gioiello (simbolo della bodhicitta) nel loto (simbolo della coscienza umana).


Tradizionalmente le bandiere di preghiera sono usate per promuovere la pace, la compassione, la forza e la saggezza. Le bandiere non contengono preghiere per gli dèi. I tibetani credono piuttosto che i mantra vengano sparsi dal vento, e le buone intenzioni e la compassione pervada lo spazio intorno. Di conseguenza si crede che le bandiere di preghiera portino beneficio a tutti. Appendendo una bandiera in un luogo alto, si porta la benedizione dipinta sulla bandiera a tutti gli esseri. Quando il vento passa sulla superficie delle bandiere, le quali sono sensibili ad ogni cambiamento e movimento del vento, l'aria si purifica e viene resa sacra dai mantra. Le preghiere sulle bandiere diventano parte permanente dell'universo, mentre l'immagine sbiadisce a causa dell'esposizione agli elementi. Proprio come la vita va avanti e viene rimpiazzata da nuova vita, i tibetani rinnovano le loro speranze per il mondo continuando ad appendere nuove bandiere di fianco a quelle vecchie. Questo atto simboleggia il fatto di dare il benvenuto ai cambiamenti della vita e il riconoscimento che ogni essere è parte di un circolo più grande. I simboli e i mantra sulle bandiere sono sacri, dovrebbero essere trattati con rispetto. 


L'uso della bandierine di preghiera con fini principalmente estetici, ovvero al di fuori di contesti strettamente legati alla pratica delBuddhismo, non è in genere scoraggiato dai monaci, perché si ritiene che anche l'uso grazioso e semplice di appendere le bandiere di preghiera diffonde buoni auspici a tutti gli esseri viventi.

Il significato delle bandierine è collegato all’astrologia tibetana, che indica giorni particolarmente favorevoli per appenderle e altri in cui è bene evitare di attaccarle. In questo calendarioi giorni fausti sono indicati con PF (Prayer Flags) e quelli infausti con NPF (No Prayer Flags)



Una volta appese, le bandierine possono anche esser lasciate per sempre, anche se si usa sostituirle il giorno del Capodanno Tibetano. Esse, contenendo dei testi sacri, non dovrebbero essere appoggiate a terra né tantomeno buttate tra i rifiuti: viene invece raccomandato che le vecchie siano bruciate, in modo che il fumo che se ne sprigiona diffonda la propria benedizione nell'aria.



Tradizionalmente le bandiere di preghiera sono legate in set da cinque, ognuna di un colore diverso. I cinque colori sono sistemati da sinistra a destra in uno specifico ordine: blu, bianco, rosso, verde e giallo. I cinque colori rappresentano i cinque elementi e le "Cinque pure luci". Diversi elementi sono associati con i diversi colori e scopi.



  • il blu simboleggia l’etere;
  • il bianco simboleggia l'aria;
  • il rosso simboleggia il fuoco;
  • il verde simboleggia l'acqua;
  • il giallo simboleggia la terra.


Secondo la medicina tradizionale tibetana, salute e benessere sono il frutto del bilanciamento dei cinque elementi.



OM Mani Padme Hum è uno dei mantra più popolari al mondo.

E’ il mantra della compassione e della misericordia, ed E’ una potente protezione.



OM Mani Padme Hum è spesso scritto su pietre e bandiere. Le persone mettono queste bandiere e pietre dentro e intorno alle loro case per proteggersi. Il tasso di vibrazione del mantra è così elevato che ha un effetto purificante.

Il modo più efficace per neutralizzare il karma negativo è usare la legge della compassione e della misericordia. Quindi Om Mani Padme Hum diventa uno degli strumenti più importanti per la propria protezione.



Contiene segreti per lo sviluppo spirituale ed è il mantra che realizza desideri.



L’OM è composto da tre lettere: A, U, M. Simboleggia il corpo, la parola e la mente. Lavorando sui nostri pensieri, parole e azioni, possiamo purificarci per raggiungere il corpo, la parola e la mente pura ed elevata di un Buddha.

Mani significa gioiello. Proprio come un gioiello rimuove la povertà, il mantra rimuove la sofferenza. Cosa rimuove? Gli ostacoli nei nostri pensieri, parole e azioni. Purifica la nostra luce interiore, la compassione e la volontà di fare del bene.

Padme significa Loto. Simboleggia la saggezza. Proprio come un loto cresce nel fango ma non è influenzato dai difetti del fango, la saggezza ci mette in uno stato di non contraddizione.

Hum indica indivisibilità. La purezza può essere raggiunta da un’unità indivisibile di metodo e saggezza. Questo è il modo in cui il corpo puro, esaltato, la parola e la mente di un Buddha possono essere raggiunti.



Il canto del mantra Om Mani Padme Hum purifica il corpo mentale, il corpo emozionale, il corpo energetico e il corpo fisico. 

L’effetto a lungo termine è la purificazione di diverse debolezze come l’orgoglio spirituale e la disonestà verso sé stessi e verso gli altri, pregiudizi, credenze superstiziose.

Ciò significa che possiamo vedere le cose come sono, senza offuscare il nostro giudizio, e quindi siamo in grado di prendere le giuste decisioni per concretizzare i nostri desideri.



La persona che lo recita e le altre persone e gli esseri intorno a lui sperimenteranno la calma e la pace interiore.



Mentre recitiamo OM pensiamo ai nostri difetti mentali. Non voglio rimanere un essere pieno di difetti mentali. Voglio che si trasformi il mio corpo, parola e mente in quello del Buddha.



Con la parola MANI che significa GIOIELLO in Sanscrito, la Bodhicittà altruistica, cioè l’amore incondizionato ha la capacità di soddisfare il desiderio di tutti gli esseri senzienti.



Poi PADMA significa fior di loto. Il fior di loto nasce nel fango anche se quando si apre non ha più traccia di fango.

La saggezza che vede la realtà nasce insieme a noi… la saggezza pura senza difetti mentali. Questa saggezza ha la possibilità di cambiarci. La voglia di cambiare è lì; questa voglia è la Bodhicittà. La cosa che ci fa cambiare veramente è la saggezza. Questa saggezza è racchiusa nella parola PADMA. Si pronuncia anche pe me dai tibetani


HUM invece dice che MANI, che è il cuore, la Bhodicittà e PADME, che è il cervello, la saggezza, possono lavorare insieme.

Testo inviato da  Ferdinando Renzetti