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Scienza e religione secondo H.P. Blavatsky

La Scienza senza la Religione zoppica, la Religione senza la Scienza è cieca”  - A. Einstein


Einstein ben conosceva i libri scritti da H.P. Blavatsky  co-fondatrice della Società Teosofica. Ella  scrisse nel suo primo libro “Iside Svelata” nel 1875:  “Scienza e Religione unite sono infallibili poiché l’intuizione spirituale supera le limitazioni dei sensi fisici. Separate, la scienza esatta respinge l’aiuto della voce interiore, mentre la religione diviene una teologia meramente dogmatica. In definitiva ognuna, lasciata a sé, non è che un cadavere senz’anima”

E scrissero gli Ispiratori della Società Teosofica nel 1880:
Noi non studiamo i fenomeni fisici ma queste idee universali poiché per comprendere i primi dobbiamo innanzi tutto capire queste ultime. Esse si riferiscono alla reale posizione dell’uomo nell’universo in relazione alle sue precedenti nascite ed  a quelle future; alle sue origini ed al suo destino finale; alla relazione esistente fra il mortale e l’immortale;  fra il temporaneo e l’eternità; fra il finito e l’infinito; idee profonde, grandiose, più comprensive, che riconoscono il regno universale della Legge Immutabile, costante ed inalterabile rispetto alla quale vi è solo un eterno presente…” (dalle “Lettere dei  Mahatma ad A.P. Sinnett” lett. N. 6 -  dicembre 1880  – ed. 1968  Vol I pag.62-63)
“Le nostre teorie sulla “materia cosmica” sono diametralmente opposte a quelle della scienza occidentale ... La Natura non può essere chiamata Male. Il vero male proviene dall’intelligenza umana e la sua origine è provocata solo dall’uomo razionale che si allontana dalla Natura. Perciò l’umanità è la vera ed unica fonte del male ... Non è la Natura che crea le malattie ma l’uomo ...” (Idem.  pag. 114-115)

 Paola Botta Beltramo

Era ecozoica ed il riconoscimento dell’unitarietà biospirituale

L’era ecozoica é un tempo a cui noi tutti aspiriamo e che cerchiamo, con la pratica e con la teoria, di rappresentare” (Caterina Regazzi)



Volendo abbracciare in un unico contesto il concetto di spirito e di vita, come presumibilmente avveniva durante il periodo gilanico, un tempo in cui c’era solidarietà, impegno civile, coscienza dell’ambiente, della fatica e dei pericoli ma allo stesso tempo spensieratezza, e desiderando riportare quella esperienza unitaria nella nostra vita quotidiana mi sono ritrovato a dover decidere quale parola potesse maggiormente indicare quel pensiero. Durante uno scambio epistolare con l’amico bioregionalista Stefano Panzarasa, matrista convinto, lui ha suggerito di usare il termine “religiosità della natura”, come proposto dal filosofo Thomas Berry. La parola in se stessa è molto evocativa di un ri-congiungimento con l’anima naturale.
Allo stesso tempo il significato di religione (dal latino religio) è “ri-unire” ma non si può affermare che la vita abbia mai avuto separazioni in se stessa.. Se avesse subito una separazione non sarebbe più vita.. Infatti nel periodo matristico anche la morte era considerata una fase nel processo vitale. Quindi parlare di religione della natura può essere fuorviante. Poiché in natura è già un tutto unito, un unicum.
Preferirei magari usare la parola “biospiritualità”, neologismo antico e nuovo per descrivere ciò che è sempre stato e sempre sarà….
“Ho imparato il silenzio dalle persone loquaci, la tolleranza dagli intolleranti e la gentilezza dagli uomini scortesi. Non dovrei provare gratitudine verso questi insegnanti?” (Khalil Gibran)
A volte, sembra che le parole nascono per creare discordia fra gli uomini….. L’incomprensione sorta con la diversità dei linguaggi, volendo comprendere l’altro attraverso il linguaggio, è alla base delle antipatie che gli esseri umani percepiscono gli uni verso gli altri… Prova ne sia il negro che ci parla in bantu viene visto con sospetto e timore.. mettete che lo stesso negro si mette a parlare in italiano, o addirittura nel nostro dialetto familiare, ecco che improvvisamente diviene uno di noi.. un fratello di colore diverso. Questa verità l’ho potuta sperimentare svariate volte a Calcata dove la comunità etnica è molto variegata però siccome parlavamo tutti allo stesso modo, al massimo con un leggero accento straniero (tra l’altro ognuno di noi aveva un leggero accento d’origine), ecco che eravamo tutti calcatesi.. indipendentemente se siculi, romani, veneti, europei est ovest, americani nord sud, africani, etc. etc.
Il linguaggio comune unisce… ed all’inizio tutti gli umani parlavano la stessa lingua, il “nostratico” viene chiamata in glottologia, poi da quella radice, nella diaspora umana planetaria, sono sorti rami e ramoscelli sempre più diversi… La mitologia della torre di Babele è simbolica ma veritiera… Gli uomini appena salvatisi dal diluvio universale invece che andare a ri-abitare il pianeta, ridiventato fertile dopo il cataclisma, si concentrarono tutti in un luogo e cominciarono ad erigere un monumento di ringraziamento a Dio (forse però a quel tempo era la Dea), simbolicamente questa torre zigurratica saliva sempre più in altezza (per arrivare in cielo) ma l’uomo è fatto per la terra e così Dio (o la Dea) confuse i linguaggi.. e gli uomini che non potevano più comprendersi si allontanarono in gruppi omogenei alla conquista del mondo.. chi qua chi là, chi su e chi giù, finché tutto il pianeta fu abitato…
Certo questa è una favola.. ma fa pensare come la differenza delle lingue allontani l’uomo dall’uomo. Sarà per questo che in ogni epoca un potere emergente cerca di stabilirsi attraverso una lingua? Sicuramente è avvenuto così.. il sanscrito, il greco, il latino… ed ora l’inglese, come lingue veicolari temporali, ne sono riprova.
Ma aspetta aspetta.. non intendevo fare un discorso semantico linguistico.. anzi.. volevo parlare dell’unico elemento che è in grado di unire e di far riconoscere l’uomo in se stesso e agli altri come manifestazione della stessa matrice vitale. Questo elemento è la “coscienza-intelligenza”, che unisce tutti i viventi e -in latenza- anche il mondo inorganico.
Questa coscienza/intelligenza è stata definita da tempo immemorabile “spirito” (diverso da anima che sottintende una personalità individuale). Lo spirito tutti ci accomuna e la “spiritualità laica” è la comprensione sincretica che ognuno compartecipa allo spirito. Spirito e vita sono consequenziali ed inseparabili. Perciò lo spirito non può divenire mai appannaggio di alcuna religione, poiché le religioni sono create da e per le anime, per le persone che si considerano separate. Per tale ragione spesso definisco la vera spiritualità come “laica” (dall’antico significato del greco “laikos” al di fuori di ogni contesto sociale e religioso).
Ma questo termine, spiritualità laica, non piace a molti.. oppure alcuni cercano di spiegarla a modo loro, come una forma di credo para-religioso, si professano “spiritualisti laici” i massoni, i cristiani che conducono vita secolare, gli aderente alle nuove religioni new-age, etc. Mentre altri, completamente contrari al concetto di “spirito” negano che possa esistere una qualsiasi spiritualità in qualsivoglia forma.
Insomma, per fare chiarezza e definitivamente sancire l’indissolubilità tra spirito e materia, mi è venuto in mente di spiegare questa spiritualità laica come “biospiritualità”.. in modo che così siano tutti felici e contenti, sapendo che vita e spirito sono la stessa cosa.
E cosa si intende per biospiritualità? Vuol dire che il più alto ottenimento si ottiene qui ed ora, non in qualche altro luogo od in qualche altro tempo. Non siamo in in esso ogni momento dell’esistenza. La Realtà Suprema non è in un altrove ed a parte da questa esistenza. La Terra, l’Universo ne sono impregnati. Biospiritualità è l’espressione, l’odore sottile, il messaggio intrinseco, che traspira dalla materia tutta. Il sentimento di costante presenza indivisa.. la consapevolezza dell’inscindibilità della vita, riconoscibile in ogni sua forma e componente, partendo dal “soggetto” percepiente, questa è la pratica stabile dell’essere biospirituale. La conoscenza suprema significa sapere che tutto quel che “è” lo è in quanto tale. Perché l’esistente è uno, non può esserci “altro”…
Ed infatti l’ostacolo posto dalle religioni è proprio quello di immaginare uno stato “altro” da ottenere, superiore od inferiore che sia, diverso da quello presente. Ma allorché l’ignorante oscuramento viene rimosso dal cuore dell’uomo, improvvisamente ci troviamo a Casa. Possiamo definire questo stato “liberazione” dall’illusorio senso di separazione… poiché la biospiritualità non può ammettere separazione.. ma solo diversità nei modi espressivi e nelle forme esteriori.. E qui ritorno all’esempio della comunità calcatese in cui tutti eravamo calcatesi, nessuno escluso (me compreso che non abito più a Calcata……).
Al momento opportuno ognuno di noi sentirà l’impulso a riconoscersi in quel che è ed è sempre stato.. e questo è lo scopo della biospiritualità. Ed è un modo per andare verso la nuova era ecozoica auspicata da Thomas Berry.


Paolo D’Arpini

Come imparai ad amare Sai Baba di Shirdi.... nell'atmosfera assolutamente non-duale di Jillellamudi


Sai Baba di Shirdi 

Nel 1918   Shirdi Sai Baba, il santo che univa tutte le fedi e compiva mille prodigi, lasciava il corpo mortale, cinque anni dopo nel 1923 nasceva Amma Anasuya Devi. 

Anasuya Devi

Padre (baba) e madre (amma). La peculiarità di questi due grandi esseri fu che sin dalla nascita manifestarono la perfezione. Sai Baba era un Nitya Siddha (eternamente perfetto) ed Amma l’incarnazione della Madre Universale. Il primo non lo incontrai mai fisicamente (per ovvi motivi) mentre la seconda ebbi la grande fortuna non solo di incontrarla ma di trascorrere assieme a lei vari anni, diluiti nel tempo, di beata ed amorosa convivenza. Accadde durante quelle permanenze a Jillellamudi che, avvolto nello spirito della Madre, potei comprendere appieno il significato del messaggio del Baba di Shirdi e di altri santi e maestri realmente e fisicamente visti.
Paolo D'Arpini con Anasuya Devi a Jillellamudi
Le lunghe giornate trascorse nella vicinanza ispiratrice di Amma mi permisero di far conoscenza, indirettamente, alcuni grandi santi del passato, come Ramakrishna Paramahansa (quante lacrime versai sul Gospel of Sri Ramakrishna by M.), e come il santo di Shirdi, di cui bevvi gli insegnamenti nel libro Sri Sai Satcharita (in esso si raccontano aneddoti e dialoghi tenuti durante la sua vita). Purtroppo sia il Gospel di Ramakrishna sia il Satcharita di Sai Baba non sono stati tradotti integralmente (e nemmeno parzialmente). Del primo esiste una rassegna accorpata per argomenti della Ubaldini Editore (che ha perso molto dello spirito narrativo dell’originale) e del secondo abbiamo solo fuggevoli referenze su un breve testo biografico scritto da Arthur Osborne (tradotto anche in italiano da Il Punto d’Incontro). Peccato! Ma almeno posso dire che la lettura di quei volumi fu per me illuminante e fonte di riflessione.
Dovete sapere che sia Amma che Sai Baba piacevano ai membri di tutte le religioni, anche ai cristiani ed ai maomettani, questo perché –a parte l’innegabile potere da essi emanato, non insegnavano in termini contradditori a quelle religioni, soprattutto in merito alla cosiddetta teoria della reincarnazione. Amma era particolarmente indifferente a tale teoria, diceva che è l’energia divina (Shakti) che da ad ognuno il proprio destino e che noi non siamo responsabili e non dobbiamo perciò sentirci in colpa. 
Lei affermava che il senso di “libero arbitrio” è solo una componente che consente il compimento di quanto ci è affidato dal destino, similmente fece Shirdi Sai Baba, che era “musulmano” (non nel senso “classico” ovviamente) e visse in una moschea per tutta la vita. Per entrambi anche gli insegnamenti più sublimi contenuti nei testi sacri, erano solo una “forma di ignoranza per cancellare un’altra ignoranza”, così si espresse Sai Baba commentando un verso della Bhagavadgita. Tra l’altro ora ricordo un’altra cosa detta da Sai Baba al proposito di come si produce l’accumulo di “vasanas” le tendenze mentali che proiettate causano nuove “incarnazioni”, ovvero attraverso lo “stato d’animo” nel quale l’azione viene compiuta .
Qui voglio fare un inciso anche sulla visione buddista della “reincarnazione” che è intesa non in senso egoico –appartenente cioè allo stesso agente, il quale è in verità considerato irreale- ma come maturazione di processi mentali inespressi che cercano un compimento e procurano una forma “di continuità” manifestativa nella materia.
Ma è nella Bhagavadgita che stasera ho trovato alcune frasi molto esplicative sull’argomento, ovvero sul significato dell’agire nel mondo e della formazione del karma. Ovviamente le ho lette, come dicevano Amma e Sai Baba, nella comprensione che è un’ignoranza (mascherata da conoscenza) per cancellare altra ignoranza (che chiamiamo conoscenza empirica) “, eppure me le sono tradotte (gli originali sono in sanscrito ed in inglese) e rielaborate anche alla luce degli eventi vissuti e della mia comprensione odierna.
Sì, perché oggi, come ogni altra domenica, mi sono recato alla Stanzetta del Pastore, a compiere il mio “dovere”, ovvero ad aspettare qualche visitatore che desiderasse conoscere gli archetipi e gli elementi del sistema cinese ed indiano (da me integrato in un “unicum”) attraverso la lettura della mano (con retribuzione ad offerta volontaria). Svolgo questo mestiere in quanto è una cosa che so far bene e con perizia e per sentire che “ho fatto il possibile per guadagnarmi da vivere” (avendo espletato un compito nel mondo), ed anche perché ritengo (direi con arroganza “altruisticamente”) che questa forma di “conoscenza” possa essere utile alle persone che desiderano approfondire la visione interiore, del loro mondo psichico.
Non è entrato nessuno, solo alcuni curiosi si sono fermati davanti alla porta a leggere e commentare i foglietti attaccati ed a scattare fotografie dell’ambiente esterno della stanzetta, alquanto caratteristico e “magico” (così ha detto qualcuno). Non fa nulla, anzi meglio, così ho potuto lavorare sulla traduzione del testo che segue.
Paolo D’Arpini - (Calcata, 15 febbraio 2009)


Dalla Bhagavadgita:
Gita7
Strofa 27.
Ogni azione viene compiuta dalla natura, per mezzo dei suoi modi (guna – stimoli, qualità). L’uomo illuso confuso dal suo egoismo afferma: “Sono io che agisco”.
Strofa 28.
Colui che vede nei rispettivi modi della natura (e nelle conseguenze) comprende che tali pulsioni (causate da memoria e da tendenze ataviche) agiscono attraverso gli organi interni (i sensi e la mente) verso quelli esterni (i nomi e le forme). Egli però non si identifica con quell’agire, oh Arjuna!
Strofa 29.
Ma colui che è illuso dalle pulsioni naturali rimane nell’errore di essere egli stesso a compiere l’azione (di propria libera scelta) e non serve a nulla confondergli la mente (trasmettendogli questa conoscenza).
Strofa 30.

Perciò, dedicando ogni azione al Sé (Atman – l’Io presente in tutti gli esseri) libero da intenzioni e speranze e dal senso di possesso, curata la febbre mentale, combatti oh Arjuna!

“Fasi” del cercatore spirituale per ritornare ad essere quel che già siamo


Affresco di Carlo Monopoli

La Spiritualità Laica non è una filosofia, nemmeno una religione e neppure una tecnica... è semplicemente una forma di attenzione a quel che  siamo. In verità noi siamo già quel che siamo, pura coscienza, ma nella confusione dell'esternalizzazione ne abbiamo perduto la memoria consapevole. Pur accettando intellettualmente questa verità sembra che la sua "realizzazione" implichi una sorta di percorso. Questo percorso non è però  basato sullo sforzo del raggiungimento, è più simile ad un processo di crescita spontanea, come avviene in ogni organismo vivente. 

In tal senso possiamo parlare di "fasi".  

La condizione del  cercatore della verità,  quella del neofita, viene definita in India “mumukshutwa”,  che è il livello  dell’aspirante, dello studioso che indaga e discerne. Perseguire con costanza e sincerità l’auto-conoscenza  si definisce lo stadio del  “sadhana” (consapevole perseguimento).  Aldilà d ogni concettualizzazione c’è lo stato ultimo del “Jnani” (conoscitore del Sé). 

I miei studi sugli archetipi  mi hanno trasportato dall’India alla Cina,  passando varie modalità di approccio, ed ho osservato che la stessa  “gerarchia” esiste anche lì.  Il primo stadio di conoscenza -secondo la scuola cinese- è quello dell’indovino che analizza i dati ed interpreta le valenze. Poi segue quello del veggente che percepisce e riconosce  le energie in movimento con sensori paraspirituali. Alla fine -fioritura inaspettata-  c’è la coscienza del Saggio che non può essere descritta (il tao che può esser detto non è il Tao).

"Tu non aiuterai i germogli a crescere tirandoli più in alto"   Dice  un proverbio cinese.

D'altronde l'unico "percorso"  "consigliato" nella Spiritualità Laica, come pure nel Taoismo o nel Nondualismo è quello  dell’essere presenti nel “qui ed ora” (carpe diem)  soprattutto  chiedendoci:  “Chi è che vive questo momento?”  “Cosa è  il Sé?”  “Non è forse la stessa mente cosciente della sua esistenza,  la consapevolezza priva di esternalità e di pensieri?”.     

Infatti si dice che la mente pulita dai pensieri è il Sé, il substrato, la base, senza cui non potrebbe esserci alcunché… Ogni pensiero è solo un riflesso, un’increspatura,  in questa pura coscienza. Nella quiete dell’osservazione distaccata ci godiamo la presenza, restiamo assorti nella eterna beatitudine del Sé.


Paolo D'Arpini



Reincarnazione, memorie di vite passate (o forse vite future?...)


Affresco di Carlo Monopoli


Ian Stevenson - professore di psichiatria presso l'Università della
Virginia - si dedica da molti anni allo studio di bambini che
spontaneamente presentano memorie di quelle che sembrano essere vite
precedenti.

In qualità di psichiatra, Stevenson cercava di comprendere il perché
di certe paure e fobie, o anche di certi talenti innati riscontrabili
spesso nei bambini piccoli; voleva inoltre spiegarsi il motivo delle
simpatie e antipatie che a volte i piccoli dimostrano fin dalla più
tenera età.

Studiando questi aspetti, Stevenson si rese conto che i bambini, oltre
a mostrare fobie o attitudini particolari, a volte ricordavano cose
che non avrebbero dovuto sapere: parlavano di vicende di vita diverse
da quelle attuali e soprattutto di episodi di morte (presumibilmente
riferibili a vite precedenti), che sembravano spiegare e giustificare
proprio quelle paure e quelle fobie.

In Ian Stevenson, che si dichiara di religione protestante,
l'interesse per la reincarnazione nacque poco a poco, nel corso degli
anni: gradualmente si rese conto che questo tipo di credenza, questa
concezione della vita, per così dire, più "allargata", poteva offrire
spiegazioni plausibili a situazioni apparentemente enigmatiche ed
inspiegabili. Una volta convintosi di questa possibilità, Ian
Stevenson cominciò a girare il mondo proprio alla ricerca di bambini,
i cui ricordi potevano essere, in questo senso, rivelatori. Ne ha
ormai incontrati e studiati a centinaia, sia nei paesi che credono
alla reincarnazione, come l'India, sia in quelli che non la
contemplano.

Per le sue accuratissime indagini, Stevenson ha messo a punto una
tecnica quasi poliziesca: parla coi bambini, interroga i familiari, i
parenti e i vicini, analizza i ricordi, li mette in relazione con le
situazioni reali, fa sopralluoghi nei posti che i piccoli dicono di
ricordare e organizza incontri con le persone che i bambini
asseriscono di aver conosciuto nella vita precedente.

I riscontri sono spesso straordinari: bambini di pochi anni che
riconoscono con esattezza persone che non avevano mai visto, le
chiamano per nome, discutono con loro di vicende passate, si muovono
con disinvoltura in case e città dove non sono mai stati; a volte,
addirittura, mostrano di conoscere lingue straniere che non sono state
loro mai insegnate(anche perché molto piccoli) e che non hanno neppure
mai udito, né in casa né altrove.

Libri sulla Reincarnazione:

Sulla sua casistica il professor Ian Stevenson ha scritto molto: il
suo libro più importante, ormai un classico in materia, è
"Reincarnazione - venti casi a sostegno", pubblicato diversi anni or
sono. Ma le sue indagini sulla reincarnazione non si fermano qui:
esistono infatti altri elementi riguardanti questo fenomeno, che
mettono in luce aspetti a dir poco inquietanti. Ed è a questi che
facciamo ora riferimento.

Certi bambini infatti nascono avendo sul corpo segni inspiegabili,
come cicatrici lasciate da ferite mai ricevute o presentando anomalie
fisiche, di cui i medici non riescono a individuare l'origine. E
appena incominciano a parlare, questi bambini affermano di essere
morti di una morte violenta, che sono in grado di descrivere nei
dettagli e che giustifica e spiega quelle cicatrici.

C'è per esempio "Jacinta Agbo", una bambina nigeriana, che alla
nascita (1980) presentava sulla nuca una strana, lunghissima
cicatrice. Quando fu in grado di parlare, Jacinta descrisse una
situazione che spiegava quella ferita: parlò di un uomo di nome
"Nsude" che durante una lite era stato pesantemente ferito alla testa.
Portato all'ospedale di Enugu, era stato operato e il chirurgo gli
aveva praticato una lunga incisione sulla nuca. In seguito tuttavia
l'uomo era morto. I fatti erano avvenuti nel 1970 e Stevenson ebbe
modo di controllarli e di verificarne l'autenticità.

Un altro caso incredibile è quello di "Ma Htwe Win", una bambina nata
a Burma nel 1973. La piccola presentava fin dalla nascita strani segni
e anomalie agli arti inferiori, che sembravano riconducibili ad anelli
di costrizione alle gambe. Quando sua madre era incinta, sognò un uomo
che si trascinava sulle ginocchia, che la seguiva e le si avvicinava
sempre più. Quando la piccola fu in grado di parlare, rievocò la morte
terribile di un uomo di nome "Nga Than", che era stato brutalmente
assassinato dalla moglie e dal suo amante, e poi legato con delle
corde per poter essere meglio occultato. Il corpo fu in seguito a
queste informazioni ritrovato e l'omicidio scoperto. E i segni che la
bambina portava sul corpo, corrispondevano esattamente alle legature
traumatiche a cui quell'uomo era stato sottoposto.

Citiamo infine il caso di "Semith Tutusmus", un ragazzino turco nato
con una pesante malformazione all'orecchio destro: anche lui ricordava
la morte violenta di una personalità precedente, dovuta a colpi di
arma da fuoco che, fra le altre cose, gli avevano maciullato un
orecchio. Come si spiegano dunque questi fatti? Il professor Stevenson
ritiene che questi segni presenti in alcuni bambini fin dalla nascita,
confermino i ricordi dei bambini stessi, dimostrando la verità del
processo di reincarnazione, ed anche che un'essenza vitale sopravvive
alla morte fisica, influenzando con un'azione psicocinetica il nuovo
corpo in formazione nel ventre materno.

Le prove della reincarnazione:

La teoria della reincarnazione spiegherebbe dunque alcune alterazioni
della pelle, come le voglie, nonché altri più gravi difetti che alcuni
individui presentano alla nascita. lan Stevenson, al fine di
suffragare la teoria della reincarnazione con prove scientifiche, ha
analizzato nel dettaglio centododici casi di persone, soprattutto
bambini, che presentano segni sul corpo attribuibili ad eventi
traumatici risalenti ad esistenze precedenti, di cui essi stessi hanno
infatti memoria: incisioni chirurgiche, pugnalate, ferite d'arma da
fuoco, morsi di serpente e persino tatuaggi.

Referti medici e autoptici, esame dei segni sui corpi, materiale
fotografico, riscontri in loco delle dichiarazioni dei soggetti
studiati, studio comparato del comportamento, della postura, dei tic ,
nonché interviste con familiari e conoscenti, rappresentano l'ampia
documentazione che il medico ha raccolto per ogni caso, durante un
ventennio dedicato allo studio serio e appassionato di questo
fenomeno. La vasta casistica, l'approccio rigorosamente scientifico e
critico, la cautela con la quale Stevenson azzarda delle conclusioni,
convincono anche gli scettici ad assumere una posizione più
"possibilista", non escludendo "aprioristicamente" una teoria che
affascina e sconvolge le salde certezze del pensiero occidentale.

Nel libro "Reincarnazione - 20 casi a sostegno", Ian Stevenson esamina
l'ipotesi della sopravvivenza della personalità umana (per molti
l'anima, l'essenza vitale eterna) dopo la morte, presentando venti
casi che sembrano suffragarla. I soggetti presi in esame sono in
genere bambini o ragazzi che conservano precisi ricordi di
un'esistenza precedente: se non si ammette l'idea della
reincarnazione, ricordi di questo tipo (che si affievoliscono con il
passare degli anni) rimangono inspiegabili. Il libro mette a
disposizione del lettore tutto il materiale raccolto dall'autore
nell'arco di molti anni di studio, dando vita a una suggestiva
"geografia della reincarnazione", che va dall'India allo Sri Lanka,
dal Brasile all'Alaska sud-orientale.

"Bambini che ricordano altre vite" è un altro libro di Stevenson, nel
quale l'autore presenta una ricerca sistematica e approfondita su
altri dodici tipici casi di bambini (orientali e occidentali,
americani ed europei) che affermano di ricordare vite precedenti. A
questi sono aggiunti numerosi altri casi che illustrano particolari
aspetti della reincarnazione. L'autore fornisce inoltre, un'ampia
analisi delle più comuni convinzioni che negano la reincarnazione,
dimostrandone l'infondatezza, sfatando anche numerosi pregiudizi
sull'argomento. Inoltre, Stevenson sottolinea alcuni aspetti connessi,
e spesso presenti, nei numerosi casi di reincarnazione da lui
studiati: ovvero alcuni fenomeni paranormali quali apparizioni,
impressioni telepatiche, sogni telepatici ecc., studiati anche dalla
parapsicologia in questo ultimo secolo.

Rivisto da Fisicaquantistica.it


Fonte: http://www.viteprecedenti.com/ian_stevenson.html

Il Giornaletto di Saul... notizie reali per "pochi intimi"


Il Giornaletto di Saul

Su internet esiste una sorta di democrazia informativa superpartes, se Berlusconi o Renzi fanno girare una “velina”   una “altra” velina inversa e sugli stessi temi può essere fatta girare anche  dal droghiere all’angolo. Le  diverse comunicazioni sono “pari” appaiono e occupano lo stesso spazio virtuale, teoricamente possono essere lette dallo stesso numero di persone, anzi… molto probabilmente la dichiarazione del droghiere è persino più letta di quella del Berlusca o di Renzie. In verità, diciamocela tutta, chi legge le noiose boutades del Berlusca o di Renzi? Solo  gli addetti al sistema mainstream,  od i politici mestieranti, non certo il popolo
Infine però sono i media ufficiali, pagati da lorsignori della politica e dell'economia, a rimettere le cose nel giusto ordine gerarchico. In primis agiscono le agenzie di notizie che lanciano solo le veline del Berlusca e del Renzie, in secundis le televisioni che le riportano ed in terziis i  media cartacei che sprecano inchiostro per chi li paga. La motivazione è semplice: “Il Berlusca e Renzie rappresentano un potere reale…”. Quindi le loro dichiarazioni passano anche se questi dicono emerite cazzate che farebbero ridere i polli se vivessimo in una società in cui si misura l’intelligenza e non l’apparenza.

In una società in cui la sostanza e la “verità intrinseca” della notizia avesse più peso,  e questo parzialmente avviene su internet, la saggia considerazione di un qualsiasi cittadino, avrebbe la maggiore evidenza.  

E tutto sommato debbo dire che una incidenza su internet è ancora possibile.  Da quando anni fa ho iniziato a pubblicare il mio diario, chiamato il Giornaletto di Saul,  per i pochi affezionati che spesso lo rilanciano,  è diventato un’icona e non per la sua grafica, non per i suoi scaldaletti erotici, non per le sue boutades volgari, non per la scempiaggine dei suoi argomenti, ma forse solo perché dice cose ragionevoli ed alquanto condivisibili….

O forse le "notiziole" che vi appaiono fanno "intelligence", così pare  a giudicare dall'ubicazione geografica dei lettori, situati massimamente negli USA, in Russia, in Germania, in Inghilterra, etc. etc. insomma dove la "notizia reale" ancora conta!

Vostro affezionato,  Paolo D’Arpini 

Pensieri di Deepak Chopra e postilla mortuaria


Finestre di Franco Farina


Pensieri di Deepak Chopra: 
Normalmente noi pensiamo che lo spazio sia freddo e vuoto, ma lo spazio quanto è pieno--è la continuità che unisce tutto nell'universo.
Quando i campi quantum sono attivi danno origine a creazione di eventi spaziali; quando sono inattivi c'è solo spazio quantum.
 
Immaginate la terra circondata da linee di forze magnetiche che si irradiano dai due poli magnetici nord e sud.
Tutti i separati magneti del pianeta partecipano in questo campo. Essi sono piccole, separate fonti di magnetismo, ma anche se un magnete non vi è vicino il campo magnetico vi circonda.

Una calamita a forma di ferro di cavallo è una locale sorgente di magnetismo; mentre le linee di magnetismo circondano la terra è una non locale invisibile presenza, ambedue sono connesse come un unico campo magnetico.
Dato che il vostro corpo emette elettromagnetiche frequenze anche voi siete una espressione dello stesso campo magnetico.
Le pulsazioni dei vostri segnali nervosi che corrono lungo le vostre membra, le elettriche scariche emesse dalle vostre cellule del cuore e il leggerissimo campo di corrente che circonda il vostro cervello, dimostrano che voi non siete separato da qualsiasi forma di energia nell'universo.
Ogni parverza di separazione è dovuta alla limitazione dei vostri sensi che non sono accordati con quelle energie.
 
Immaginate due candele su di un tavolo davanti a voi ad un metro di distanza fra di loro.
Ai vostro occhi appaiono separate e independenti, ma la luce che emettono riempie la stanza di protoni; tutto lo spazio tra le due candele è pieno di luce e perciò non c'è alcuna separazione al livello quantum.
Adesso prendete una delle candele e portatela all'esterno e sollevatela in alto contro il cielo stellato.
I minuscoli puntini di luce nel cielo possono essere a miliardi di anni luce lontano, ma al livello quantum  ogni stella è collegata con la vostra candela nello stesso modo di come lo è con la seconda candela nella stanza.
Il vasto spazio tra di loro contiene onde di energie che le unisce.
Mentre guardate alla candela e alle lontane stelle, fotoni di di luce da ambedue arrivano alle vostre retine.
Quindi fanno scattare lampi di elettrochemicali scariche che appartengono ad una differente frequenza vibratoria dalla luce visibile, ma sono ugualmente parte della stesso elettromagnetico campo.
Perciò siete un'altra candela, o stella le cui concentrazioni locali di materia ed energia sono un germoglio nell'infinito campo che vi circonda e vi supporta.
 
Conclusione: Tutto l'universo è un unico campo magnetico e noi ne siamo parte.

Roberto Anastagi


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Postilla mortuaria:



Venerabile Nagasena, quando gli esseri muoiono, muoiono tutti in pienezza di tempo, o alcuni muoiono fuori tempo?’
‘Vi è una realtà, o re, come la morte a tempo debito ed un’altra realtà come la morte prematura.’
‘Allora chi sono coloro la cui morte è a tempo debito e chi sono coloro la cui morte è prematura?’
‘Avete mai notato, o re, nel caso degli alberi di mango, o degli alberi Gambu o di altri alberi fruttiferi, che i loro frutti cadono quando sono maturi e quando non sono maturi?’
‘Sì, venerabile.’
‘Bene, quei frutti caduti, cadono tutti a tempo debito o alcuni cadono prematuramente?’
‘Alcuni di quei frutti, Nagasena, cadono quando sono maturi, in pienezza di tempo. Ma altri cadono perché sono bacati da vermi, altri perché colpiti da una pertica, altri ancora perché fatti cadere dal vento, altri perché sono marci e tutti questi cadono fuori tempo debito.’
‘Allo stesso modo, o re, quegli uomini che muoiono per effetto della vecchiaia, muoiono in pienezza di tempo. Ma altri muoiono per effetto del Kamma (di azioni cattive), altri ancora per il troppo errare, altri per una eccessiva attività.’ ” - (MILINDAPAÑHA, LE DOMANDE DEL RE MILINDA LIBRO IV – Capitolo 
VIII Mld:IV.8.39/50 – La morte prematura) -
A cura di Aliberth Mengoni